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lunedì 13 marzo 2017

Il Papa e 4 anni di rivoluzione. A parole

  Il Papa e 4 anni di rivoluzione. A parole

Francesco è papa da quattro anni, e lo possiamo ormai definire il papa delle sorprese. Per dire la prima racconto - con un atto di autocritica - la mia, di sorpresa: mentre si teneva il conclave, in una trasmissione televisiva mi venne chiesto chi sarebbe stato il nuovo pontefice: «Non ne ho idea - risposi -, ma di certo non si chiamerà Francesco».

Che ai nostri giorni un successore di Pietro abbia un atteggiamento francescano è una bella novità, anche se più mediatica che di sostanza. Sembra che alloggiarlo al Santa Marta comporti un costo organizzativo più alto che se fosse rimasto nell'appartamento in Vaticano, e far portare la borsa a un collaboratore non costerebbe niente. Sono ben altre le spese sulle quali la Santa Sede potrebbe e dovrebbe tagliare. Ma di certo piace il segno simbolico che Francesco ha voluto manifestare.
Ci sono state anche aperture attese, per esempio quelle verso il mondo omosessuale, verso quei povericristi dei divorziati, segnali di maggiore apertura verso l'esercito femminile di suore, che nella Chiesa fanno ma non contano, di maggiore durezza (per ora davvero troppo teorica) verso l'intollerabile cancro della pedofilia nel clero. Altri potranno, meglio di me, elencare segnali di cambiamento nell'organizzazione della curia e delle finanze vaticane, nella liturgia e puranco nella teologia.
La sensazione di fondo, tuttavia, è che si tratti della promessa di una rivoluzione e non di una rivoluzione; ovvero che, come nel coro dell'Aida, si canti «Partiam! Partiam!», senza mai muoversi davvero. E provocando l'identico struggimento senza esito.
I risultati sono evidenti anche a un laico e non credente. La tenerezza che suscita questo papa, la sua abilità mediatica, il suo non sbandierare la minaccia dell'inferno ha portato nuove o rinnovate simpatie alla Chiesa; d'altra parte ha irritato, anche sconvolto e fatto infuriare, i tradizionalisti, i conservatori, che sono in genere i detentori delle leve del potere, anche intorno agli altari. Gente che non ama sentir cantare «Partiam! Partiam!».
Se non si vuole credere che Francesco come il Gattopardo finga che tutto cambi affinché nulla cambi - si può supporre che senta di non avere le forze, né il tempo, per compiere la rivoluzione. Si può credere che il suo sia un comportamento prudente e strategico - non dimentichiamo mai che è pur sempre un gesuita per preparare il terreno al vero cambiamento: una Chiesa più vicina agli uomini che al sacro, di per sé immutabile.
Di certo gli auguriamo lunga vita. E che possa scegliersi il successore: magari donna. Allora sì.
@GBGuerri

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