sabato 31 maggio 2008

Il Governo del Presidente? Certamente, ma soprattutto Governo del fare.

Il nuovo esecutivo è più il “Governo del Presidente” o il “governo dei partiti”? Il dilemma tormenta soltanto i dirigenti dell’opposizione. Semmai il vero interrogativo da porsi è se si tratta di un governo del “fare” o di un governo delle “chiacchiere”. E su questo nessuno è in grado di fare previsioni. L’unica risposta chiara ed inequivocabile potranno essere gli atti concreti. E per questi non c’è che da aspettare almeno le prossime settimane. E’ sbagliato ed azzardato dare giudizi preventivi. Impossibile ora sapere se ha ragione chi sostiene che Berlusconi ed i suoi ministri faranno “rialzare” l’Italia o porteranno altre nuove e più pesanti sventure. L’unica valutazione fondata che si può sostenere è che il governo nasce con condizioni particolarmente favorevoli. Gli elettori hanno scelto un leader forte che e’ a capo del più grande partito italiano. Il suo governo può contare su una maggioranza ampia e molto più coesa di tutte le maggioranze del passato. Può contare su un’opposizione che è debole ma consapevole che l’unica strada per “rivalutarsi” e ritrovare “futuro e forza”, deve partecipare al processo d’innovazione del Paese e alla grande riforma delle istituzioni. Non può permettersi più di fare un “bieco” ostruzionismo preconcetto come si distinse negli anni passati, ma dovrà collaborare per il bene del Paese. E’ finito il tempo delle “chiacchiere”, ognuno e’ chiamato a “fare” la sua parte. L’antipolitica” può essere sconfitta in un modo solo: non con il “teatrino” della politica della quale i “politicanti” italiani sono maestri, ma con la politica “d’azione” fatta per trovare soluzioni ai problemi della società e non per accaparrarsi poltrone e privilegi. Fare politica significa “governare” i fenomeni che si presentano nel corso della storia, come fa l’equipaggio di una nave sfruttando i venti e le correnti. Certo non può impedire l’approssimarsi di una tempesta, ma può prepararsi per affrontarla al meglio. La politica è “azione” e “attività”, non apatia o remissività. La politica “dell’immobilismo” e del “galleggiamento”, cara a Prodi e ai precedenti governi del centrosinistra hanno distrutto l’Italia. La netta vittoria di Berlusconi ha sentenziato, con inequivocabile chiarezza, la voglia di “decisionismo”. Basta al lassismo, alla criminalità, ai privilegi delle varie “caste”, agli sprechi, all’assistenzialismo, al malaffare, alle troppe tasse per averne nulla in cambio. Insomma basta al “non governo”. Ragionevolmente nessuno si aspetta miracoli da Berlusconi e dai suoi ministri, ma tutti si aspettano che sappia cogliere il momento propizio che gli si è presentato. Le aspettative degli italiani sono moltissime e non trovare soluzioni efficaci ai problemi irrisolti sino adesso sarebbe l’ennesima truffa ai loro danni. C’e’ una speranza: in vita sua Silvio ha sempre fatto cose egregie. Non resta altro che incrociare le dita. La probabilità che Berlusconi riesca a governare bene, “rode” al giornale L’Unita’. Dalle sue colonne appare un’analisi totalmente sbagliata, sarcastica e “delirante” del fanatico Furio Colombo. Vede nientemeno la rinascita del partito fascista e camicie nera in ogni dove. Lo segue a ruota Marco Travaglio, degno “compare” di Santoro, il conduttore di “Annozero” che si spera i dirigenti RAI lo trasformino in “Sottozero” e lo mandino ad esibirsi in Siberia. L’Unita’ in prima pagina titolava: “Governo, poche donne, molte poltrone” un titolo ridicolo. Non menzionava che la compagine del nuovo governo e’ composta da soli 60 componenti, al contrario di quella precedente di Prodi con “l’ammucchiata” di 103, fra ministri con e senza portafogli, viceministri, sottosegretari. Leggendo il lungo servizio all’interno, colpisce quella “spocchiosita’” tipica dei primi della classe i quali, dopo una sconfitta grave, lungi dal provare vergogna, hanno il coraggio ancora di “pontificare”. L’Unita’ fa critica “preconcetta”, un modo di far politica che non fa più presa su gli italiani che, infatti, l’hanno bocciata drasticamente con il voto. L'apertura fatta da Berlusconi all'opposizione, nel discorso alle Camere, è politicamente importante. Conseguenza logica di questo nuovo clima voluto dagli elettori è la necessità di dialogare con l'opposizione “non di sciabola ma di fioretto”. Ecco che il “governo ombra” del PD “può esser d'aiuto” per trovare punti d’incontro. Oggi, venerdì 16 maggio, Veltroni incontrerà Berlusconi. Tra le priorità ci sono le riforme istituzionali, da discutere nelle sedi parlamentari e non con Bicamerali, e provvedimenti che migliorino da subito la vita dei cittadini, come i salari e la sicurezza. Dalle dichiarazioni dei maggiori esponenti, il Pd non ha alcuna intenzione né di fare un'opposizione pregiudiziale né di far governare Berlusconi sul velluto, ma di valutare nel merito i provvedimenti in base al proprio programma. Quindi niente “inciuci”. Un confronto rigoroso senza risse per trovare “larghe intese” alla luce del sole, trasparenti, che guardi esclusivamente all'interesse del Paese. C’è pero’ nell’opposizione chi ripudia ogni apertura perché ha fondato la propria sopravvivenza sull’antiberlusconismo viscerale. Il campione di questo fronte è Di Pietro, che va a occupare lo spazio lasciato libero dalla scomparsa parlamentare della sinistra radicale. Per quanto riguarda noi italiani nel mondo, nelle dichiarazioni programmatiche di Berlusconi non vi è traccia dell’esistenza delle nostre comunità. Auspichiamo che al più presto si corregga questa dimenticanza. Non e’ che ci aspettavamo un Ministero degli Italiani nel Mondo come vagheggiato da Tremaglia, ma almeno un “viceministro” che doveva essere ricoperto da un eletto all’estero. Probabilmente sarà data la delega per gli italiani nel mondo ad uno dei tre sottosegretari agli esteri, che seguirà insieme a tante altre deleghe. Se Berlusconi si e’ “dimenticato” degli italiani nel mondo e’ un brutto segno. Non è mai stato favorevole all’elezione dei parlamentari esteri. Se aveva assecondato Tremaglia e’ per premiarlo per la sua lunga battaglia. Berlusconi avrà riflettuto sulle cose “stravaganti” che sono accadute durante le due campagne elettorali. Ne ha dedotto che l’elezioni all’estero non sono una cosa “seria” ne’“utile”. Non dobbiamo sorprenderci se alla prima occasione cancellerà la legge Tremaglia.

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