giovedì 12 giugno 2008

Quale futuro per i giovani italo-australiani?

Nella mitologia greca Atlante era un gigante che reggeva sulle spalle il mondo. C’è una similitudine tra questa leggenda e gli emigranti italiani in Australia (e non solo): anche loro sono dei Giganti (con la "G" maiuscola). Hanno portato (e portano) con abnegazione sulle loro spalle pesi enormi per offrire un migliore avvenire ai loro figli e discendenti. I Giganti non sono esclusivamente quelli che, per capacità o per fortuna, hanno ottenuto successi finanziari. Almeno sono stati ricompensati dalla buona sorte. I veri Giganti sono tutte quelle umili ed anonime persone che ogni giorno si alzano all’alba e vanno al lavoro, anche il più umile ed il meno pagato. Gli organizzatori delle feste sociali o celebrative dovrebbero premiarne molti di questi anonimi Giganti, dei veri e propri "Eroi". Si sono annullati, fatto mille rinunzie e sacrifici, subito sprezzanti umiliazioni per dare ai figli quello che loro non avevano potuto avere. Gli immigrati contadini, che erano la stragrande maggioranza, prevalentemente parlavano il dialetto. Per inserirsi nel nuovo contesto hanno dovuto apprendere alla meno peggio la nuova lingua. La seconda generazione fu costretta a imparare l’inglese a scuola e, per accelerare la loro integrazione, gli insegnanti proibirono di parlare l’italiano anche in famiglia. Questa "violenza" non riuscì a soffocare del tutto il mantenimento della lingua italiana. Dopo gli anni della politica dell’assimilazione, il multiculturalismo degli anni ’70 ha posto fine a queste restrizioni e ha favorito la diffusione e il mantenimento di tutte le lingue etniche. Per quanto riguarda l’italiano ora coesistono quattro lingue: il dialetto, l’italiano, l’inglese e "l’italianese". La difficoltà d’imparare rapidamente e sufficientemente la nuova lingua, spinse gli emigranti a fondare numerose associazioni, per non rimanere isolati nel modo ostile che li circondava. Molte associazioni sono circoscritte alla provenienza di uno stesso paese, altre a feste religiose ed altre ancora alla provenienza regionale. Questi Giganti, con umiltà, perseveranza ed attaccamento alla Patria d’origine, hanno costruito l’Australia di oggi, iniettando nel Paese valori ed usanze che ora sono parte integrante della vita di tutti giorni dell’Australia. Pensiamo soltanto al cappuccino, che è diventato la bevanda più diffusa della birra. Un tempo, gli emigranti italiani erano denigrati come loschi individui e bollati con l’epiteto di "wog". I loro figli nati in Australia ora sono invidiati per il loro stile nel vestirsi, per il gusto innato del bello e per essere esperti nella cucina italiana. A differenza dei loro genitori, la propria origine è motivo di vanto: è, infatti, diventato di moda essere identificati come italiani. La parola "wog" ha assunto un significato positivo, grazie allo stile di vita esemplare che hanno condotto i Giganti conquistandosi così la stima, la simpatia e l’apprezzamento di tutti gli australiani. Questa evoluzione positiva serve ora agli italo-australiani, di seconda e terza generazione, per affermare la loro italianità. Sono orgogliosi di essere dei "wog", ma, nello stesso tempo, vogliono essere accettati come "kangaroo", perché non vogliono rinunciare ad essere australiani. È iniziata da tempo la scomparsa graduale della “autentica” italianità, che giorno dopo giorno si disgrega e s’indebolisce per essere sostituita con "l’australianità". Gli appartenenti alla seconda e terza generazione partecipano raramente, in qualità di ospiti, alle attività delle associazioni fondate dai Giganti. La maggior parte non partecipa alle attività sociali. Non partecipano neppure alla festa della Repubblica. Eppure bisogna riconoscere che i giovani italo-australiani, cresciuti con la politica del multiculturalismo, hanno avuto un ruolo di cruciale importanza nella creazione di una identità italiana internazionale positiva. I giovani italo-australiani sono esuberanti, sono dinamici e hanno caratteristiche uniche da offrire sia all’Australia che all’Italia. Sono cittadini di una nuova cultura multiculturale e globale. La loro tendenza è di avere rapporti sociali tra di loro al di là dei confini paesani o regionali, al contrario dei loro genitori che hanno dato origine ad associazioni specifiche. La seconda e terza generazione concepisce del tutto artificiale e limitato l’associazionismo fondato dai Giganti.
Le associazioni dei giovani italo-australiani, che riscuotono maggior successo, sembrano invece essere quelle che non sono legate alle regioni o alla prima generazione (paesane, religiose, militari ecc.). Le iniziative delle singole regioni italiane, come il finanziamento di viaggi in Italia a gruppi di giovani, in genere sono apprezzate per l’opportunità di andare in Italia, ma non legheranno mai i partecipanti a vincoli d’alcun genere nei confronti delle Regioni. Con i loro finanziamenti le Regioni sbagliano nel mantenere le associazioni di tipo regionale. Questi finanziamenti sono contrari, e quindi dannosi, sia ai bisogni dei giovani della nuova generazione e sia alla vera politica per far affermare una completa italianità. Gli italiani in Australia sono in grande pericolo di perdere la loro identità a causa della perdita delle generazioni future. Sino ad ora siamo stati capaci di trasmettere marginalmente la nostra cultura e corriamo il pericolo che vengano dispersi i sacrifici ed il grande lavoro fatto dai Giganti. Quale sarà il futuro degli eredi degli italiani in Australia? In che modo le Regioni ed il Governo italiano stabiliranno un rapporto con le nuove generazioni? Come riusciranno a mantenere un legame con quelli che non parlano italiano, che hanno poco a che fare con l’Italia contemporanea e stanno perdendo la loro eredità italiana? Continueranno a finanziare corsi di lingua all’estero? E gli istituti di cultura verranno migliorati e potenziati? Tra i diversi impegni che si sono assunti Nino Randazzo e Marco Fedi, quello di non far scomparire l’italianità in Australia è di primaria importanza morale, sociale ed economica. I due nostri rappresentanti dovranno fare il massimo per sviluppare un concreto legame tra i giovani italo-australiani e l’Italia. Devono cercare di sostenere e sviluppare ogni forma di collaborazione sia a livello commerciale, che culturale, sportiva ecc. Questo favorirebbe anche l’Italia per risolvere meglio e più rapidamente i suoi problemi interni e mondiali. Per aver successo, i nostri due parlamentari, dovranno però essere stimolati e coadiuvati concretamente dalle varie associazioni dei giovani italo-australiani. Sino ad ora, nonostante siano numerose, non sono riuscite a conquistarsi un ruolo importante. L’era dei Giganti sta rapidamente volgendo al termine. È il momento che i giovani italo-australiani dimostrino con i fatti di essere degni dell’eredità che stanno per ricevere.

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