Dio strabenedica Barack Obama. Bisogna sperare con tutte le forze che il nuovo Presidente si riveli all’altezza del suo compito. La sua inesperienza non è un fattore negativo perché e’ ben compensata dalla freschezza della giovinezza, dall’energia e dalla voglia di agire. Ma questo ragazzo giovane, intelligente, carismatico ed “abbronzato”, si e’ caricato sulle spalle un fardello pesantissimo. Ha acceso i sogni e le illusioni di tutti gli americani e di alcuni miliardi di persone in tutto il mondo, se realizzerà i sogni di alcuni, distruggerà quelli di altri che inizieranno ad odiarlo. Sarà un grandissimo successo per lui se riuscisse a mantenere anche soltanto il 30% di quello che ha promesso. Gli Stati Uniti d’America ha circa 60 milioni di diseredati. Se Obama decidesse di dare ad ognuno di loro un dollaro al giorno non risolverebbe il loro problema, ma costerebbe agli USA 60 milioni di dollari. Per farli uscire dalla povertà, il sussidio dovrebbe almeno essere di 100 dollari giornalieri. Pur essendo gli USA il Paese piu’ ricco al mondo, non sarebbe in grado di accollarsi quell’enorme carico. Questo poi e’ uno dei molteplici e gravissimi problemi che Obama ha di fronte a se. Le fabbriche stanno chiudendo in massa e, conseguentemente, aumenteranno le persone costrette a vivere con il misero l’assegno di disoccupazione. Di sicuro ancora non sono terminati i danni dell’uragano distruttivo della finanza speculativa. Sta incombendo su tutti noi una catastrofe inimmaginabile. Il Titanic sta affondando e, per non allarmarci, i governanti fanno suonare la banda per confonderci. La storia di Obama ha molte similitudini con quella di duemila anni fa. Gesù’ era acclamato ed osannato da folle immense. I Suoi seguaci si convinsero che Lui avrebbe risolto, prima di tutto, i loro guai terreni. Gesù’ trasformò l’acqua in vino, moltiplicò i pani ed i pesci, guarì i ciechi, resuscitò i morti ma fece l’errore di scacciare i mercati dal tempio. La “casta” dominante di quel tempo, visti in pericolo i suoi affari (oggi sono il petrolio, la vendita delle armi e gli affari delle multinazionali), gli mise contro il popolo. Un discepolo Lo vendette per trenta denari. Un altro, che doveva fondare la Sua Chiesa, Lo rinnegò per ben tre volte. Fu trascinato di fronte al governatore romano per essere giudicato. Ponzio Pilato, convinto della Sua innocenza, tentò di salvarlo facendo scegliere alla folla chi doveva essere crocifisso, l’assassino Barabba o Gesù’. Sappiamo come e’ andata. Sicuramente Obama non farà quella fine, ma rischia grosso. La realtà politica e sociale americana e’ troppo differente di quella europea ed italiana. La sinistra italiana e’ convinta di trovare in Obama un alleato alle loro politiche. Quando si insedierà alla Casa Bianca, il nuovo presidente privilegerà i leader di governo, di destra o di sinistra, che più si avvicineranno agli interessi e alle aspirazioni degli Usa. Obama e’ sempre un Jankee americano e c’entra pochissimo con l’essere “democratico” come l’intende Veltroni. Vartere, presuntuosamente, ritiene di avere delle caratteristiche in comune con Obama e si sente rappresentato dalla sua vittoria elettorale, ma è solo una sua pia illusione. Molti simpatizzanti e militanti della sinistra italiana non sanno che Obama e’ favorevole alla pena di morte e che e’ favorevole alla vendita delle armi da fuoco. Se lo sapessero sarebbero molto meno entusiasti. Obama, una volta alla Casa Bianca, sarà diverso rispetto a quello che è apparso sinora in campagna elettorale, sia in campo economico che nella politica estera. Sull’Iraq aveva iniziato la campagna elettorale promettendo un ritiro immediato, da quella che considerava una “guerra sbagliata”. Ora mantiene la promessa del ritiro, ma solo ”non appena possibile”. In politica estera Obama avvierà una fase di dialogo, ma se fallirà sia con l'Iran, che con la Siria e con Hamas, allora sarà costretto a fare le guerre come Bush e come i suoi predecessori “democratici” Kennedy, Carter e Clinton. Quando poi dovesse esserci una situazione di crisi che richiederebbe un intervento militare, Obama userebbe la forza. Allora come la metterà il “povero” Veltroni che ha organizzato (di nuovo!?) un “party” a piazza del Pantheon per festeggiare: “Il mondo che cambia. Festa per Barack Obama”? Qualcuno dica a Veltroni che Obama e’ stato eletto in America e non in Italia. Ma ormai chi non ha capito Veltroni? Lui ne può fare e dire di tutti i colori, ma non fa passare una “battuta”. Ogni occasione e’ buona per scatenare un putiferio per attaccare Berlusconi e “sputtanare” l’Italia in tutto il mondo. E’ così retrogrado e tetro che non sa coglie la spontanea e naturale simpatia delle uscite di Silvio. L'umorismo é un'arte raffinata, sottile....troppo complessa per chi é grigio, invidioso e senza spirito. I giornali di tutto il mondo hanno sempre scritto il “primo presidente nero”, il “primo presidente di colore”, sono allora tutti razzisti? Il vero significato in italiano di “abbronzato” e’ sinonimo di “esteticamente bello e piacevole” o no? Dopo un primo momento anche i giornali stranieri hanno scoperto il vero significato. La sinistra italiana si e’ ancora una volta dimostrata palesemente incapace di poter essere una forza alternativa di governo. Ma si ricorda chi bruciava le bandiere americane e i fantocci di Bush in piazza? Gli italiani dovrebbero sentirsi orgogliosi di avere un Presidente affabile, sorridente ed intelligente dotato di ironia e sarcasmo. Obama ha capito la “carineria” poiché anche lui è ironico, come lo sono tutte le persone intelligenti. Abbiamo sentito Obama in televisione dire che ha scelto per le figlie un cane “meticcio” come e’ lui. L'humour di Obama e’ strepitoso come quello di Berlusconi. Chi poi ha stabilito che il linguaggio “istituzionale” debba essere per forza stupidamente conformista, serioso e privo di qualunque spunto di spirito intelligente? Berlusconi ha trasformato il “politichese” incomprensibile in un linguaggio chiaro, più allegro, più comunicativo. La sua spontaneità e simpatia gli sono riconosciute universalmente, eccetto da quelli di casa nostra, privi di qualsiasi intelligenza e genialità. Obama e’ rimasto divertito per lo spirito di Berlusconi, sa che l'humour e’ il sale del mondo. Lo conferma la sua cordiale telefonata con il nostro Presidente del Consiglio. Le dichiarazioni di reciproca amicizia tra i due Leader e i rispettivi Paesi commentano la vicenda. Sarebbero obbligatorie pubbliche scuse da parte di Veltroni, Di Pietro, Franceschini e degli altri compagnucci al Presidente Berlusconi, al suo Governo ma, soprattutto, al popolo italiano. Per l’ennesima volta, con un loro fallimentare tentativo a fine politico, hanno cercato di screditare Berlusconi e l’intero Paese. Si vergognino! Ma il paradosso sta che nessun giornale ha riportato che Berlusconi non era andato in Russia per fare una battuta, era andato per portare a casa del lavoro per le industrie italiane, ma questo sembra del tutto insignificante per Veltroni, per l’opposizione di sinistra e per i giornali loro amici. E, senza pudore, sostengono che stanno facendo un’opposizione seria e costruttiva!
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