venerdì 8 maggio 2009

Invidia & meritocrazia. 25 aprile "festa della Liberta'" di tutti. Primo maggio.

I “sessantottini”, molti politici e molti intellettuali italiani hanno criticato la meritocrazia, cioè il principio secondo cui i piu’ meritevoli devono guadagnare di piu’ e fare carriera. L’idea che prevalse, nel famigerato ’68, era che tutti, qualunque cosa facessero e qualunque risultato ottenessero, dovessero essere trattati nello stesso modo. Se l’Italia oggi si trova in una delle piu’ profonde crisi sociale, morale ed economica (che purtroppo si aggiunge a quella mondiale) lo si deve all’applicazione di quell’incosciente e deleteria “idea”. Il mondo ha sempre progredito solo ed esclusivamente per la competizione, che e’ un elemento naturale della vita, e si può vedere chiaramente nella specie animale e vegetale. Battersi per aver successo e chi fa meglio debba guadagnare di piu’ e ricevere onori e’ normale, ma tutto deve svolgersi con “equità”: bisogna dare a tutti la possibilità di competere alla pari e venire apprezzati quando riescono a superare piu’ ostacoli, piu’ difficoltà. I piu’ svantaggiati, i piu’ poveri debbono essere aiutati per colmare l’handicap iniziale, ma nessuno deve sottrarsi alla competizione. Una società che teme la competizione e’ piu’ invidiosa. L’invidia, infatti, nasce quando ci accorgiamo di venire superati da qualcuno che non siamo capaci di emulare e di competere con lui. A quel punto ci comportiamo in due modi: o accettiamo il suo successo e lo applaudiamo, oppure incominciamo a desiderare la sua rovina. E’ stato accertato che, in una società che ammira il successo, l’invidia e’ quasi del tutto sconosciuta perché tutti sono stimolati ad emulare chi primeggia. Ecco spiegato perché gli USA hanno sempre progredito mentre l’Italia e’ rimasta molto indietro in questi ultimi 40 anni. La stragrande maggioranza delle persone, non solo in Italia, sono invidiose. Chi e’ invidioso rinuncia ad agire, non vuole confrontarsi perché ha paura di perdere. Si convince che l’uomo veramente virtuoso e’ quello povero, debole, quello che resta indietro: un vinto come lui. Chi ha successo, per l’invidioso, e’ sempre da condannare. E’ chiaro che in Italia, tanto il cattolicesimo quanto il marxismo, il “cattocomunismo”, hanno rafforzato questo tipo di convincimenti. Il risultato e’ che, spesso, l’invidia diventa un vero e proprio ostacolo sociale. Ma, come prima detto, l’invidia e’ un sentimento universale. Sabato 2 maggio 2009 sul “Daily Telegraph” in Australia e’ apparso un “articoletto”. Aveva l’intento di “sbeffeggiare” Silvio Berlusconi. Periodicamente appaiono articoli simili sulla stampa australiana. Quello che e’ molto grave e’ che spesso vengono avallati e sostenuti da Nino Randazzo e Marco Fedi, i nostri due “rappresentanti” (?) che disgraziatamente abbiamo mandato al Parlamento italiano. L’articolo (non firmato) titolava: “Berlusconi says he is world's most popular leader”. E il sotto titolo: “ITALIAN Prime Minister Silvio Berlusconi, who has compared himself to Jesus Christ and Napoleon, boasted today that he was the world's most popular leader”. L’anonimo giornalista poi snocciola una serie di banalità chiaramente frutto dell’invidia. “L'onorevole Berlusconi deve tenere almeno un occhio vigile sulla politica australiana. Il Primo Ministro Kevin Rudd in aprile aveva il 67% di popolarità quindi solidamente al secondo posto dietro il settantaduenne vecchio politico italiano ma Rudd e’ in grande rimonta”. Dovrebbe tenere lui un occhio sulle vicende “berlusconiane”. Scoprirebbe che Berlusconi mai si e’ paragonato a Gesu’ Cristo e neppure a Napoleone: sono esclusivamente invenzioni giornalistiche della “La Repubblica”. Sempre secondo l’anonimo giornalista, la popolarità di Berlusconi e’ arrivata al 75,1% dopo aver: “messo le mani sul micidiale terremoto in Abruzzo”. Questo e’ dovuto anche al fatto, sempre secondo il “Daily Telegraph” la cui “fonte” d’informazione (o disinformazione?) e’ “La Repubblica”, che, direttamente o indirettamente, controlla il 90% della televisione italiana. Affermando questo, e’ piu’ che evidente che il “pseudo” giornalista non sa nulla delle cose italiane. Sicuramente, l’autore dell’articolo ha voluto rimanere nell’anonimato vergognandosi per le banalità e le falsità da lui scritte. Lo ha fatto soltanto roso dall’invidia. Chi sa se poi l’invidia non sia dovuta anche al fatto che la FIAT e’ diventata la salvatrice dell’industria automobilistica degli USA? L’accordo FIAT Chrysler oramai è stato raggiunto. Il presidente Obama si è impegnato a fondo in questo accordo, per rilanciare la Chrysler per le famiglie americane, grazie al contributo che FIATcon le sue tecnologie e con la sua capacità manageriale alla ristrutturazione. Salvo gli immancabili “invidiosi”, tutti noi italiani siamo orgogliosi di questo successo. L’invidia, invece, continua ad albergare nell’animo degli “antiberlusconiani” e gli annebbia la mente. Se masticassero politica, invece di masticare sempre e sola bile, capirebbero la “storica” svolta che vi e’ stata il 25 aprile 2009. Persino Eugenio Scalfari (nemico giurato di Berlusconi) su “La Repubblica” ha ammesso che qualcosa di diverso dal solito e’ successo: Berlusconi col fazzoletto partigiano al collo! Il discorso di Berlusconi del 25 Aprile rappresenta un importante messaggio politico. Il compito di Berlusconi non era semplice: doveva cambiare la falsa tesi politica su cui la sinistra aveva costruito la sua egemonia. La Resistenza veniva rivendicata esclusivamente da un ristrettissimo movimento partigiano che si appropriava dell’esclusiva “liberazione” dell’Italia dal fascismo e della scrittura della nuova Costituzione. Berlusconi poteva accettare di celebrare il 25 aprile solo se si fosse ristabilita l’intera verità per una “storia condivisa”. La storia dice che il “popolo italiano” aveva scelto la libertà liberandosi dal fascismo. Berlusconi ha accettato il tricolore partigiano della Brigata Maiella, perché vede nei partigiani “una parte” del grande movimento popolare che si fonda su un valore assoluto: la libertà. Con questa storia condivisa, il 25 aprile, legittimamente, diventa una “festa nazionale”, non piu’ una festa di “parte”: ma di tutti. La festa della Liberazione diviene così la festa della Libertà. La Libertà fu conquistata non da una minoranza, ma dall’intero popolo italiano. Gli e’ costata infinite sofferenze ed e’ stato forte il desiderio di ritrovare se stesso dopo la sciagurata esperienza del fascismo e la sua alleanza col nazismo. I postcomunisti si erano “appropriati” del 25 aprile “delegittimando” tutti i partiti democratici. Dagli accordi di Yalta, per nostra fortuna, l’Italia fu assegnata all’Occidente. E’ così che il Pci, diventato egemone, fu costretto a rinunciare a fare in Italia la rivoluzione comunista. Berlusconi ha restituito il vero significato e valore al 25 aprile: non piu’ festa dei pochissimi “liberatori” (erano circa 8000 i partigiani. Dopo il 1945 “divennero” oltre 500mila!!!), ma festa della Libertà riconquistata con il sacrificio di tutti gli italiani. Alcune considerazioni sul primo maggio. I sondaggi del “Sole 24 Ore” fa sapere che in Italia gli operai e i lavoratori non hanno più niente a che fare con la sinistra e che votano compatti (58%) per Berlusconi. Le piazze di Berlino, Istanbul, Salonicco e Atene si sono infiammate per gli incidenti in occasione della festa del Lavoro. Persino Manhattan era bloccata da un grande corteo delle Unions americane, in un Paese in cui il primo maggio non è festivo. La sinistra italiana ha trasformato quello che fu un “glorioso giorno di lotta”, in una celebrazione della “Casta parassitaria" (impiegati dello Stato, studenti, pensionati) quale oggi si è ridotta a rappresentare. Il concerto di Vasco Rossi a San Giovanni, è stato un mega spettacolo che nulla, nulla ha a che fare col primo maggio. La sinistra e’ ormai una “destra conservatrice” e “spocchiosa”.

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