Venerdi 10/07/2009
Il guardian s'è risentito. Berlusconi e Frattini l'hanno chiamato piccolo giornale, dopo la polemica degli scorsi giorni. E la risposta dei giornalisti inglesi non si è fatta attendere. E' stata affidata ad Alexander Chancelor, il quale non si spiega perché il nostro primo ministro se la sia tanto presa dopo aver letto che "l'Italia non merita di stare tra i grandi, e potrebbe presto essere defenestata per lasciare spazio alla Spagna". Per avvalorare la sua filippica in difesa del Guardian, Chancelor ricorda tutti i guai di Silvio, e dice che, prima o poi, cadrà. Finemente, poi chiosa: "But if you're in a hurry to see the back of him, the best thing to hope for is another earthquake during the summit in L'Aquila, where there was an encouraging little earth tremor only yesterday morning". Cioé: volete vedere accelerati i tempi della scivolata? La cosa migliore da augurarsi è un'altra scossa di terremoto durante il G8. Ce n'è stata una incoraggiante l'altra mattina. Perdonerà, Chancelor, se tocchiamo ferro. A chi in questi mesi ha soffiato sul fuoco degli stranieri, per incattivirli fino a questo punto verso il nostro Paese, chiediamo: soddisfatti, ora che arrivano a tanto? Contenti di sentire gli inglesi che ci fanno tanti auguri? Di Pietro: mi scuso per Berlusconi- Di Pietro ha voluto invece rispondere di persona, a questo articolo del Guardian. Per dire a Chancelor di pensare ai terremoti suoi? Macché. Per scusarsi a nome dell'Italia. Ora ci si chiede con che diritto Di pietro possa parlare "a nome dell'Italia".
«Mi scuso, a nome dell'Italia, con la redazione di The Guardian per la reazione prevedibile del presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, e del ministro degli Esteri, Franco Frattini. The Guardian è un prestigioso giornale che svolge al meglio il suo lavoro e assolve al dovere di informare i cittadini. In Italia questo governo non è abituato al contraddittorio, nè tanto meno a sentirsi dire la verità. Mentre sulla notizia della preparazione del G8 si può discutere, sul resto dell'articolo c'è poco da ribattere. Alle classifiche da voi riportate nell'articolo di ieri manca quella di Freedom House che classifica l'Italia al 73 esimo posto per libertà di stampa».
Di Pietro aggiunge: «Il vero problema nel nostro Paese è, quindi, l'informazione che oggi è in mano, nel più colossale conflitto di interessi mai visto in un paese occidentale, ad un solo uomo: il Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi»; «il controllo dell'informazione gli consente di mantenere una posizione dominante e una fonte inesauribile di guadagni che consolidano il suo insediamento nelle istituzioni, attraverso un largo sistema clientelare». «All'informazione si è aggiunta, con questo governo, la piaga delle riforme »incostituzionali«. La prima è stata la legge chiamata Lodo Alfano, voluta da Silvio Berlusconi, e che lo rende improcessabile insieme ad altre tre cariche dello Stato», prosegue il leader di Idv. «Concludo invitando The Guardian e la stampa estera a non spegnere i riflettori sull'Italia chiedendo loro di continuare a svolgere, come stanno facendo, l'importantissimo compito di informazione, ruolo che quasi tutti i nostri media hanno delegato vista l'impossibilità a svolgerlo».
Nessun commento:
Posta un commento