Il Globo & La Fiamma - Australia
Venerdi 18 settembre 2009
di Giampiero Pallotta
Antonio Laudati, il Procuratore della Repubblica dell’inchiesta di Bari nella quale sono indagati tutti i partiti della sinistra ha dichiarato che: “Le indagini riguardano un sistema criminale". In merito alle indagini su Berlusconi ha precisato: “E’ di tutta evidenza che il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, è assolutamente fuori da qualsiasi responsabilità penale”. Eppure alcuni giornali, in prima fila La Repubblica e L’Unita’, hanno continuamente pubblicato fantasiose ricostruzioni di fatti privati senza alcun riscontro reale. Ecco perché Berlusconi si e’ visto costretto di querelare i due giornali. Quanto prima si terrà a Roma una manifestazione per la libertà di stampa in “pericolo”! Era stata programmata per sabato 19 settembre, rimandata per la morte dei sei militari italiani in Afghanistan. La Repubblica si vanta che l’appello dei tre giuristi ha raggiunto oltre 390 mila firme. Qualcuno e’ andato a verificarle e ne ha trovate molte “fasulle”. Ad esempio vi e’ ripetuta molte volte la firma di Silvio Berlusconi, Giuseppe Garibaldi, Giuseppe Verdi e molte altre di “fantasia”. Gli italiani non di sinistra saranno anche un po’ fessi, ma una cosa gli è chiara. La libertà d’informazione che intende la sinistra è la libertà di infangare con la menzogna Berlusconi e qualsiasi cosa faccia il suo governo. Non e’ stata messa la censura alla stampa, non sono stati chiusi i giornali o dato alle fiamme le loro redazioni. La manifestazione per la liberta' di stampa e' ridicola, arrogante e patetica , e' una manifestazione “anti italiana”. Questa vicenda e’ una “pochezza morale”, prima ancora che intellettuale dell’intellighenzia di sinistra. Condividiamo e siamo sostenitori convinti del principio della libertà di stampa. Se davvero in Italia fosse in pericolo, D’Alema, Franceschini, Bersani, Di Pietro e Santoro non potrebbero sparare le “cavolate”’ che sparano. D’Avanzo e Travaglio non scriverebbero le “cavolate” che scrivono. Non crediamo che la politica del governo Berlusconi sia quella cupa e irreale che dipingono Scalfari e Bocca, Furio Colombo e Concita De Gregorio, Umberto Eco e Oscar Luigi Scalfaro. Siamo convinti che i veri regimi autoritari siano altri, “stranamente” ignorati da quelli che oggi sostengono di combattere un “bavaglio” alla stampa italiana che non esiste, e' solo e soltanto una manifestazione di "ipocrisia”. Il 13 aprile 1993, D’Alema dichiarò: “In questo Paese non sarà mai possibile fare qualcosa finché ci sarà di mezzo la stampa. La prima cosa da fare quando nascerà la Seconda Repubblica sarà una bella epurazione dei giornalisti in stile polpottiano”. Ossia Pol Pot il capo dei khmer rossi, il sanguinario dittatore della Cambogia. Non si lamenta invece questa volta. Gli organi della “libera” informazione hanno messo il “tappo” alla vicenda della Puglia, si “scatenano” soltanto quando c’e’ di mezzo Berlusconi. La “scossa”, che doveva “spazzar via” Berlusconi, sembra invece che stia per “sconquassare” l’uomo che l’aveva annunciata: Massimo D’Alema. “Baffino” sta subendo la stessa sorte che capita a molte volpi, che si sa sono “astute”, ma prima o poi finiscono appese in bella mostra in pellicceria. Da Bari giungono notizie sempre più imbarazzanti per l’ex “leader Maximo”. Alcuni suoi “compagni” di partito sono indagati. Sospettati perfino d’aver usufruito della compagnia di belle e disinibite “escort”, che Giampaolo Tarantini procurava loro per avere in cambio generosi appalti. Anche D’Alema ha incontrato Tarantini, ma si e’ subito affrettato di dichiarare: “Non lo conosco”. Ma “Giampi” (Tarantini per gli amici) ha replicato: “Mi conosce eccome”. Ora, dal Corriere della Sera, sappiamo che hanno cenato insieme e, infatti, è stato intervistato anche il proprietario del ristorante, e sono stati nella stessa barca andando o tornando da Ponza. D’Alema lo ammette, però insiste: “Questo non significa che io lo conosca”. Ma se hanno mangiato e navigato insieme? Nel 1994 la sinistra era fortissima e ancora pensava di essere “moralmente superiore”, oggi invece si e’ resa conto di essere una “ciofeca”. Allora aveva grande capacità d’attrazione nel popolo e nei confronti di larga parte del mondo imprenditoriale. D’Alema, appoggiato dalla magistratura (leggi: Di Pietro) e dai giornali, riuscì ad ingannare Bossi e separarlo da Berlusconi e il governo cadde. Oggi, invece, l’opposizione è semplicemente “inesistente”, ma non solo: lo stesso D’Alema è sull’orlo del baratro e rischia di esplodergli in mano la bomba che, incautamente, aveva preparato per Berlusconi. L’inchiesta di Bari, infatti, tocca tutto il gruppo di potere “dalemiano” in Puglia. Tutti i suoi “fiduciari” personali sono indagati e, soprattutto, vede un Pd in Puglia tragicamente diviso. Il sindaco di Bari, Emiliano (ex procuratore della Repubblica), da sostenitore di D’Alema è diventato suo principale antagonista. In aggiunta ci sono poi le gravi e dettagliate rivelazioni di Tarantini sui “dalemiani” pugliesi. Più di una caduta o di una crisi del governo Berlusconi, sarebbe bene, dunque, che i giornali si occupassero di quello che sta per accadere a D’Alema, che viene preso a pesci in faccia dai suoi ex amici ad iniziare dal sindaco di Bari a cui si stanno aggiungendo in molti, vedi Bassolino, Minniti, Folena, Finocchiaro ecc. In Italia la sinistra, anti patriottica per vocazione, ha creato ad arte una grandissima confusione: sulla sicurezza, l’immigrazione, la giustizia, a cui hanno aggiunto il “gossip” calunnioso su Berlusconi “sputtanando” l’Italia in tutto il mondo. Si e’ scatenata una polemica confusa per cui si parla a vanvera di assenza di libertà, di fascismo, di razzismo, di mafia e di moralismo. Di Pietro, Franceschini, D’Alema, Bersani e compagnucci belli colgono l’occasione per fomentare la rissa contro Berlusconi. Preannunciano “scosse” ed usano lo scontro per distogliere l’attenzione degli italiani dai grandi ed importanti successi del governo. E che fa Fini, “co-fondatore” del Pdl e della maggioranza? Da man forza all’opposizione. La causa e’ del sistema politico attuale. Sono sbagliate le alleanze politiche per formare le coalizioni, non fanno altro che dar spazio a decine di “capetti” che poi pensano soltanto a come mantenersi il “trono” che sono riusciti ad “acchiappare”. Con il bipartitismo il premio di maggioranza premierebbe il partito con il maggior numero di voti e non la coalizione. Dentro al partito ci saranno senz’altro discussioni, contrasti, ma una volta votato e deciso il programma, il partito si esprimerà con una sola voce. Sia quello al governo, sia quello all’opposizione. Altrimenti i politicanti di professione continueremo a giocare ai quattro cantoni. Ecco spiegata la “maretta” che c’e’ ora nella maggioranza. Piu’ probabilmente si tratta soltanto di un furioso temporale di fine estate. Centinaia di fulmini e fragorosi tuoni che creano sgomento e preoccupazione. Presto ritornerà “la quiete dopo la tempesta” e “passata la tempesta odo augelli a far festa”, come recita una bella poesia dell’eccelso recanatese Giacomo Leopardi. Le acque agitatissime nel Pdl e nella Lega e’ la riprova che nello schieramento di governo c’e’ libertà di parola, di esprimere le proprie idee. Non esiste un “sovrano” regnante, non esiste il “pensiero unico”, come amano fare intendere i disfattisti irresponsabili “gossipari” della sinistra. Ognuno nella maggioranza al governo ha tutto il diritto di esporre problemi e temi al dibattito. Si può essere d’accordo o contrari a Fini o a Bossi, ma il confronto, schietto, anche aspro e non ipocrita, alla fine rafforzerà la maggioranza. Nonostante tutto e’ facile prevedere che Gianfranco Fini non abbandonerà mai Silvio Berlusconi. Non gli farà lo sgambetto fondando un suo nuovo partito o con altri. Non darà una mano ai nemici di Silvio annidati nel Palazzo, nelle redazioni dei giornali e nelle procure. Bossi, finita la “ricreazione”, ritornerà a fare il bravo e disciplinato scolaretto e smetterà di creare problemi, politicamente e’ ”pazzerello”, ma non stupido. Sa che tirare troppo la corda alla fine si spezza. In questi giorni gli italiani hanno ancor piu’ compreso cosa distingue Silvio Berlusconi dalla sinistra e dai “politicanti” di professione. La differenza e’ sostanziale: il “fare” contrapposto a fantasiose ”teorie”. Una parte della classe politica si diverte e perde tempo a vagheggiare formule politiche e disegni improbabili: “grande centro”, che si tenta di ricostruire da un paio di decenni; “risuscitare” il Pd, morto e putrefatto da tempo; “Padania” libera e corbellerie varie. Berlusconi si sta sacrificando, impegnandosi sino al limite estremo delle sue energie (compierà 73 anni il 29 settembre). Lavora intensamente e professionalmente per tutelare “concretamente” gli interessi di tutti gli italiani. L’Italia, come tutto il mondo, si trova nel vivo di una gravissima e drammatica crisi economica. Il governo Berlusconi l’ha affrontata tempestivamente senza lasciare indietro nessuno. Sono poi sotto gli occhi di tutti alcuni esempi di assoluta ed incontestabile concretezza. Dopo il “miracolo” di Napoli e della Campania ripulite dall’immondizia, la “miracolosa” ricostruzione dell’Aquila e dei 49 centri distrutti dal terremoto del 6 aprile 2009. Per Franceschini la consegna delle prime case: “È un reality in cui i terremotati sono trasformati in comparse”. L’invidia e’ il sentimento delle persone meschine. “Il Vangelo condanna chi chiacchiera e non fa fatti, ma premia chi agisce correttamente”, ha detto il vescovo dell'Aquila, Giuseppe Molinari. Berlusconi fa i fatti rinunciando al suo stipendio che devolve in beneficenza, tutti gli altri o lo calunniamo o discutono del nulla e di sciocchezze e, senza alcuna vergogna, continuano mensilmente a ritirare il “lauto” stipendio che gli italiani gli passano.
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