sabato 3 ottobre 2009

I giovani italo-multinazionali se non parlano italiano non possono considerarsi italiani, ma soltanto di "origine" italiana.

Il 19 dicembre 2008 diedi dell’"ignorante” a Vittorio Feltri, allora Direttore di “Libero”. Dall’8 al 12 dicembre si era svolta a Roma la prima Conferenza mondiale dei giovani italo-multinazionali. L’importante Conferenza fu “snobbata” dai media italiani, mentre “Libero” se ne occupò per sbeffeggiare i discendenti dei “Giganti”: gli emigranti italiani con le valige di cartone, costretti ad abbandonare l’Italia, soprattutto negli anni ‘50/’60. Partirono senza soldi, senza conoscere la lingua del Paese dove approdavano, per cercare un migliore avvenire per se stessi, per i loro figli e discendenti. Il piu’ degli italiani residenti in Italia “ignorano” totalmente il fenomeno dell’emigrazione italiana, ma impossibile che fosse “ignorato” dal Direttore di “Libero”. Fuori dai confini geografici dell’Italia esiste un’“altra Italia” di 60 milioni di oriundi. Questa “altra Italia” e’ sempre stata una grande risorsa per l’Italia che non ha mai saputo o mai voluto valorizzare. Il famoso “boom” economico italiano degli anni ’60 e’ vero che e’ stato possibile per l’intraprendenza e la genialità degli italiani in Italia (“di allora”), ma furono determinanti le rimesse in valuta pregiata dei “Giganti”. Purtroppo gli italiani in Italia “di oggi” sono assai diversi di quelli di quel tempo, che erano di poche chiacchiere e molti fatti e raggiunsero importantissimi successi in tutti i settori: economici, scientifici, sportivi, culturali ecc. Feltri, ed i nostri connazionali in Italia, non dovrebbero “ignorare” che “l’altra Italia” ha circa 400 parlamentari di livello statale o federale nelle Americhe, in Europa ed in Oceania originari da tutte le regioni italiane. Ad essi vanno aggiunte le oltre 50.000 industrie e ditte commerciali, fondate e mantenute tra enormi sacrifici. Hanno dato un contributo inesauribile all’occupazione e allo sviluppo economico in tutti i Paesi del mondo ma, soprattutto, all’Italia, importando notevoli quantitativi dei suoi prodotti. E’ inaccettabile che un giornalista come Feltriignorasse” tutto questo. Probabilmente ha tacciato da “Papponi” gli eredi dei “Giganti” per essere rimasto “schifato” dal metodo di “selezione” dei giovani delegati. La Conferenza fu “orchestrata” dal CGIE e dai COMITES che Feltri considera (come moltissimi altri) enti “Papponi”: in 20 anni hanno “pappatooltre 100 milioni di Euro con risultati ZERO. Due piu’ due fa quattro e Feltri ha concluso che, se la stragrande maggioranza dei giovani sono stati “raccomandati” dai vari presidenti o membri dei due enti “Papponi”, conseguentemente anche loro erano dei “Papponi”. “Libero” riportava alcune interviste di alcuni giovani che, “ingenuamente”, ammisero di essere a Roma perché “raccomandati”. In effetti, la selezione non era avvenuta per “meriti” o per il “valore professionale” dei candidati, ma per favorire gli amici degli amici: il solito metodo tipico e deprecabile italiano dello “inciucio”. Quello che fu molto piu’ grave, e’ che i “giovani” coinvolti si prestarono al disonesto gioco per non rinunciare ad una gita di una settimana a Roma, spesati di tutto e con un bonus di 350 Euro cash da spendere a piacimento. Dovevano ribellarsi a questo deprecabile “rito mafioso”, perché non l’hanno fatto? Forse perché avevano già acquisito i “difetti” dei “furbacchioni” che li “selezionarono”? Comunque dalla Conferenza di Roma arrivarono segnali molto positivi. Molti giovani dimostrarono professionalità e pragmatismo, qualità acquisite nei loro Paesi di residenza. Bastava attendere il tempo necessario perché si organizzassero ed iniziassero a fare i “fatti” bandendo le “chiacchiere” e smentire Feltri di non essere dei “Papponi”. Opportunamente il rinnovo dei COMITES e’ “slittato” al 2010. E’ auspicabile che il CGIE venga definitivamente cancellato. Se i COMITES dovessero essere confermati, deve essere impedita la candidatura di coloro che vi hanno precedentemente partecipato. La gestione dovrà essere affidata esclusivamente a giovani che abbiamo dato “prova” della loro competenza professionale, che godano della stima della comunità italiana e di quella del Paese di residenza. Basta con la vecchia “nomenclatura”. I fatti parlano chiaro: non hanno mai fatto un bel niente a favore della comunità italiana nel mondo. E’ giunto il tempo di proiettarsi con i giovani decisamente verso il futuro. Non bisogna disperdere l’italianita’ e tutto quello che i “Giganti” hanno conquistato e costruito con grandi rinunce ed enormi sacrifici. Seppure con i loro grandi limiti, i “Giganti” sono riusciti a diffondere e a mantenere viva l’italianità’ nei Paesi in cui sono emigrati. Hanno fondato numerose associazioni (5000), grandi club e persino importanti enti. Organizzato migliaia di feste e manifestazioni per autofinanziarsi. Il tempo e’ trascorso inesorabile e quello che era attuale 30/40 anni fa ora non lo è più. C’e’ la consapevolezza che occorre un drastico cambiamento, per non far scomparire l’italianità nel mondo. E’ l’ora di passare le “consegne” alle nuove generazioni. Siamo in attesa che i giovani di seconda, terza e passa generazione “irrompano” numerosi ed uniti sulla scena per portare una ventata di novità, adeguata ai tempi, per rivitalizzare il moribondo associazionismo italiano. Il segreto per riuscire in ogni impresa è avere grandi motivazioni. Sono sempre state queste che hanno spinto una persona o un gruppo ad ottenere grandi risultati. Se le “motivazioni” sono forti, se si sente dentro la spinta di appagare un profondo desiderio o convincimento, allora non c’e’ ostacolo che tenga: il successo e’ sicuro. I “Giganti” emigrarono senza soldi, senza conoscere la lingua, gli usi e costumi del Paese in cui si recavano e, magari, senza avere uno specifico mestiere. Il loro unico “capitale” e’ stato il “bisogno” che li ha “motivati” fortemente per uscire con decisione dalla povertà e poter dare un migliore avvenire ai loro figli e discendenti. Ora i giovani italo-multinazionali hanno le vere “motivazioni” che li spingeranno a lottare tenacemente per mantenere l’italianità’ nel mondo? Intanto dovrebbero fare loro il motto di John F. Kennedy: “Non chiedere cosa può fare il tuo Paese per te, ma cosa tu puoi fare per lui”. Non aspettino i soldi da Roma: non ci sono. Per autofinanziarsi organizzino feste e manifestazioni. Se veramente vogliono diventare i nuovi protagonisti della comunità italiana nel mondo, siano intraprendenti e disposti a prendere rischi. Seguano l’esempio dei “Giganti” che, superando mille ostacoli sono riusciti a far affermare l’italianita’ nel mondo. I giovani abbiano coraggio e si propongano con più determinazione, e ricordino quello che disse il Sottosegretario Mantica alla Conferenza mondiale dei giovani: “Credo che il rapporto tra l'Italia e i suoi connazionali all'estero sia come un matrimonio. O è per amore o per interesse. Allora cerchiamo di capire quanto amore c'è e quali interessi, legittimi, ci siano. Penso che vi sia la necessità di Rifondare la comunità degli italiani all’estero. Per me gli italiani nel mondo sono una comunità di gente giovane, dinamica, che vive una realtà differente rispetto a quella dell’Italia. Rappresentano, dunque, un valore importante, una diversità che può dare molto all’Italia, e alla quale l’Italia, può attingere con passione e lungimiranza. Quella che vorremmo costruire é la comunità degli “Italofoni” perché la lingua diventi elemento forte per una comunità italiana allargata. Solo chi sa esprimersi in italiano può considerarsi tale, gli altri sono soltanto di “origine” italiana”. Il 21 settembre abbiamo appreso dai giornali italiani in Australia che la GIA (Giovani Italiani Australia) ha formato il suo direttivo nazionale consistente di ben 19 posizioni e composto da giovani residenti in tutti gli Stati e Territori australiani. Ottimo! La GIA sta preparando un “forum” a Sydney dal 27 al 29 novembre prossimo: “Linguaggio, Cultura, Identità” e’ il tema chiave del “forum” che avrà luogo allo Y-Hotel, Hyde Park. “You’d be a baccala’ to miss it” e’ lo slogan. Il 28 novembre, al The Sydney Harbour Marriot Hotel, l’Italian Australian Younth Association NSW si riunirà per un evento di “fine anno” denominato Dolce Amaro”. All’evento parteciperanno, oltre alla GIA, altri sei gruppi di giovani italo-australiani. Le due iniziative sono molto apprezzabili, ma contengono due gravi errori di fondo. Primo. Le manifestazioni dovevano essere organizzate nei bellissimi club italiani (Marconi e Club Italia) che sono il vanto di tutta la comunità italiana. Anche il nuovo Centro Culturale Italiano all’Italian Forum di Leichhardt, di recente inaugurazione, doveva essere usato, anche se non completamente terminato. Queste sono le UNICHE sedi “naturalidell’italianita’. I giovani avrebbero dato alla comunità italiana un segnale di “continuità”: dai “Gigantialle nuove generazioni. Sarebbe stato l’inizio del “passaggio delle consegne”. Probabilmente i giovani italo-australiani hanno voluto inviare un preciso messaggio aiGiganti”? Se hanno organizzato il “forum” e “Dolce Amaro” in due costosi alberghi al centro di Sydney, che non hanno nulla d’italiano, hanno voluto prendere le distanze con il loro glorioso passato? Secondo errore. Tutte le dichiarazioni rilasciate dai giovani, che abbiamo letto sul giornale, sono “esclusivamentein inglese. Mantica e’ stato esplicito: “Solo chi sa esprimersi in italiano può considerarsi italiano, chi non sa parlare l’italiano e’ soltanto di “origine” italiana”. Viene spontanea una domanda: “I giovani italo-australiani al “forum”e a “Dolce Amaro” parleranno in italiano per acquisire la legittimazione d’italiani autentici discendenti dai “Giganti" o dimostreranno di essere soltanto di “origine” italiana”?

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