Negli ultimi 65 anni di storia all’Italia non sono capitate solo sfortune, almeno in un paio di occasioni e’ stata molto fortunata. Alla conferenza di Yalta (in Crimea sul Mar Nero in Ucraina) l’11 febbraio 1945, Roosevelt per gli USA, Churchill per l’Inghilterra e Stalin per l’Unione Sovietica, vincitori della seconda guerra mondiale, si “spartirono” il mondo. L’Italia ebbe la “fortuna” di finire dalla parte americana, altrimenti sarebbe passata dalla dittatura fascista a quella comunista ed ora si troverebbe come i Paesi dell’est Europa. Pochi mesi dopo l’Italia fu “liberata” dall’esercito americano e dei suoi alleati. Basterebbe visitare i molti cimiteri disseminati lungo la penisola dove giacciono nel riposo eterno le migliaia di giovani americani, molti di origine italiana, e dei loro alleati di molte altre nazionalità. E’ da sfatare la falsa “leggenda” che la “liberazione” fu opera dei circa sei mila partigiani (a guerra finita “miracolosamente” divennero alcune centinaia di migliaia). Se fosse stato solo per il loro ininfluente contributo, il Duce starebbe ancora “sbraitando” dal balconcino di piazza Venezia. Un altro colpo di fortuna, di cui dobbiamo ringraziare il cielo, e’ stato che la profonda crisi mondiale, che ha devastato e continua a devastare l’economia mondiale, sia scoppiata all’indomani dell’insediamento del governo Berlusconi. Con il debito pubblico che l’Italia si ritrova e se fosse stato ancora in carica il governo Prodi, saremmo finiti come la Grecia o a far compagnia al Portogallo, alla Spagna e all’Irlanda che sono sull’orlo del precipizio. La riprova che i mercati internazionali hanno fiducia dell’economia italiana sta nel fatto che, oltre al recente positivo giudizio dell’Ocse (Organizzazione Cooperazione Sviluppo Economico), alcuni giorni, fa sono stati emessi 7miliardi e mezzo di euro di titoli di stato e la richiesta d’acquisto ha superato i 12 miliardi. C’e’ grande fiducia verso l’Italia perché tutti gli indici economici vanno meglio degli altri Paesi europei, che venivano continuamente presi ad esempio dall’opposizione di centrosinistra come modelli da seguire. Il loro “idolo” Zapatero e’ finito a “schifio”. Ormai e’ chiaro a tutti, anche ai Paesi stranieri che sempre ci hanno denigrato, che l’Italia sta agendo bene per superare la crisi mondiale, mentre il centrosinistra continua ad essere confuso su tutto ed e’ “interdetto” per il fatto che di economia non ne ha mai capito un’acca. Ovviamente l’Italia e’ oberata dai mille problemi accumulatisi negli anni precedenti e continua a soffrire dei gravi ritardi delle riforme sempre rimandate. Ma non vi e’ dubbio che, se l’attuale opposizione fosse stata al governo, sarebbero stati forti dolori di pancia. Considerato che il governo Berlusconi ha i numeri per governare, non dovrebbe preoccuparsi piu’ di tanto dei molti “sfascisti” che, ogni giorno, stanno facendo di tutto per bloccarlo o farlo cadere. L’ultima strategia mediatica e’ quella di attaccare i ministri del governo ed i parlamentari del Pdl. Per ora sono il Ministro Claudio Scajola, il senatore Ciarrapico e per ultimo Denis Verdini, ma sembra molto probabile che presto molti altri verranno alla ribalta. Nessuno vuol proteggere chi potrebbe aver commesso reati se accertati dalla magistratura, ma viene spontanea una domanda: “Molte inchieste sono iniziate anni fa, come mai vengono soltanto alla luce oggi?”. Non sarà solo e soltanto per “demonizzare” il governo, per metterlo in difficoltà e bloccare, come sempre, le riforme? E’ risaputo che fatti di corruzioni ne stanno accadendo molti e da molti anni, in tutti gli schieramenti politici. Sicuramente non e’ una “coincidenza” la “contemporaneità” dell’offensiva politica di Fini con la nuova offensiva mediatica: c’e’ un piano be preciso per far cadere il governo. Da un momento all’altro tutto potrebbe precipitare. Fini, subdolamente, ha dichiarato fedeltà al Pdl, ma continua il suo sabotaggio giorno dopo giorno. In ogni istante e’ sempre piu’ evidente la sua frustrazione, il suo miserabile rancore e agisce soltanto per provocare l’apocalisse. La sua vanità e la sua ambizione gli annebbiano la mente: fa solo pena. Con il suo assurdo e sconsiderato comportamento, Fini “delegittima” la carica di presidente della Camera che non potrà gestire con imparzialità come gli imporrebbe il ruolo. Il presidente della Camera ha molti poteri “occulti” che può far valere, grazie ai quali può intralciare il governo. Magari formalmente nessuno potrà incolparlo di violare alcun regolamento ma, nei fatti, avrà messo i famosi bastoni tra le ruote. La situazione di difficoltà del governo rendere felice Fini ed ogni giorno va ogni dove a diffondere il suo “verbo”. In democrazia il “dissenso” e’ ammesso, ci mancherebbe altro! E’ impensabile che nei partiti politici democratici la pensino tutti allo stesso modo. Ma un conto e’ dissentire su alcuni punti, un altro essere contro il partito. Il dissidente e’ colui che non e’ d’accordo su alcuni argomenti e cerca di migliorare l’azione del partito senza, pero’, metterlo a rischio di rottura e, alla fine, si adegua alle decisioni prese a maggioranza. Chi fa finta di discutere ma, in realtà, ha l’obbiettivo di distruggere il partito, non e’ altro che un pazzo “sfascista”. Ci sono altri che sono irritati ed in grande agitazione per la preoccupazione di rimare “appiedati” dalla “velleità” di Alfredo Mantica, il sottosegretario all’emigrazione, per la sua intenzione di “cancellare” organi ormai obsoleti che, finalmente, si e’ scoperto che non hanno mai rappresentato e non rappresentano “niente e nessuno”, mentre “bruciano” ingenti risorse finanziarie. In molti tentano di “soffocare” l’era dell’indispensabile cambiamento, sono i “gattopardi” che si sono “acquattati” negli “organi rappresentativi” della comunità italiana nel mondo. E’ impossibile fermare il processo del’inevitabile cambiamento che sta rivoluzionando il mondo dell’emigrazione italiana, sarebbe da miopi non accorgersene e autolesionisti rifiutare il nuovo corso. C’e’ chi continua a strapparsi le vesti per la decisione che il governo sta maturando per la cancellazione definitiva del CGIE (Comitato Generale degli Italiani all’Estero), dei COMITES (forse non del tutto) e dell’elezione dei 18 parlamentari esteri. In circa 20 anni, il CGIE ed i Comites hanno “sperperato” circa 100 milioni di euro, con quali risultati? La domanda e’ stata posta piu’ volte, ma nessuno, neppure uno, si e’ sentito in “dovere” di darne conto seppure per mera cortesia o educazione. A parte il caos, gli innumerevoli casi di brogli ed altri vergognosi episodi delinquenziali prima, durate e dopo le due elezioni ma, alla fin fine, che cosa sono riusciti a fare i 18 eletti all’estero per chi li ha votati? Tutti quei signori “intruppati” nei cosiddetti “organi rappresentativi” degli italiani nel mondo, sono “autoreferenziali”. Il concetto di “autoreferenzialità” indica l’atteggiamento di chi tiene conto esclusivamente di se stessi, delle persone che frequenta e dei dati che gli fanno piu’ comodo. Nel redigere un programma, questi signori mettono in primo piano esclusivamente i loro interessi individuali, trascurando del tutto quelli di coloro che “pretendono” di rappresentare. Della malattia di “autoreferenzialità” ne soffrono anche i giovani italo/multinazionali. Sono anni che si riuniscono, a determinate scadenze, ma di fatti concreti ZERO. Continuano ad interloquire tra loro, a progettare, ma non producono nulla di tangibile. Un esempio? La GIA (Giovani Italiani Australia), che si autodefinisce “un’entità’ moderna che rispecchia i tempi moderni”, si e’ recentemente riunita a Canberra. Hanno “avvertito” che e’ in atto il “cambio generazionale” e per questo dovranno trovare nuove forme di associazione, nuovi modi per “raggruppare” gli italiani e promuovere l’italianita’. Tutto Ok, ma non e’ stato indicato alcun fatto “concreto” che sia stato realizzato e che fosse andato in quella direzione. Hanno poi “scoperto” che soltanto il 10% degli alunni che imparano l’italiano sono di origine italiana. Si sono domandati perché mai? E’ da anni che attendiamo che i nostri giovani italo/multinazionali si affaccino sulla scena per mantenere e rafforzare l’italianita’ che i “Giganti” sono riusciti ad affermare dopo tante rinunce e sacrifici. Ci siamo forse troppo illusi dei nostri giovani? Sono degli “italo/multinazionali” o “multinational/italian”? C’e’ una sostanziale differenza tra le due definizioni. Sono “italiani”, pur se nati in altri Paesi, chi parla fluentemente la lingua italiana e la scrive. Gli altri, che si esprimono con difficoltà o non parlano affatto l’italiano, sono soltanto “multinational” di origine italiana. Se si vuole capire a fondo la “mentalità” di un Paese, in ogni suo aspetto e comprendere il suo “spirito nazionale”, e’ necessario essere “padroni” della sua lingua. Quanti nostri giovani parlano bene la lingua del bel Paese per considerarsi degli autentici italiani? La lingua di un popolo e’ la sua “anima” che rappresenta il suo modo di essere, di vivere, la sua stessa cultura e la sua storia attraverso i secoli. La lingua non e’ solo un insieme di parole: e’ “sentimento”. E’ questo che dovrebbero capire i “giovani” italo/multinazionali. “E’ la lingua quello che distingue un popolo”, dovrebbe essere il motto degli “enti gestori” dell’insegnamento della lingua italiana, invece sono i primi a “boicottare” il “prodotto” che dovrebbero “diffondere” per aver bandito l’italiano all’interno delle loro organizzazioni. Come possono incrementare il numero di chi desidera imparare la nostra lingua se loro stessi rifiutano di parlarla? Quale credibilità può avere chi afferma che si sta impegnando nel promuovere l’italianita’ e l’insegnamento della lingua italiana quando loro per primi non la parlano e non la scrivono?
Nessun commento:
Posta un commento