Non ha altra scelta il Ministro Giulio Tremonti, obbligatoriamente deve tagliare tutte le spese ed i costi superflui per salvare l’Italia dal disastro economico/finanziario che potrebbe travolgerla insieme agli altri Paesi della Comunità Europea. Ogni euro di spesa parassitaria ed inutile deve essere risparmiato: non si può piu’ “scialacquare”. Occorre “potare” con decisione per far ricrescere la pianta piu’ forte per farla riprendere a produrre frutti abbondanti. Si e’ iniziato a tagliare la spesa pubblica che, al piu’ presto, subirà altri tagli. Gradualmente saranno abolite le province, tagliate le spese inutili in tutti ministeri, alle regioni e ai comuni, le spese della sanità e delle pensioni (non quelle correnti, ma ritardando l’età’ pensionistica), si attuerà il blocco delle assunzioni nel pubblico impiego, decurtati gli stipendi dei parlamentari e degli alti “papaveri”. Le risorse finanziarie, quelle poche disponibili, tassativamente verranno “investite” per progetti utili o perché producano reddito per essere poi ridistribuito. Questa e’ la “filosofia” del governo italiano in carica. La stessa filosofia adottata dai governi responsabili di altri Paese per evitare di finire in bancarotta come e’ accaduto alla Grecia. Maggioranza ed opposizione sono d’accordo della necessità di un drastico ridimensionamento degli sprechi, la divergenza sta nel modo di procedere. Ebbene, nonostante tutto questo sia a conoscenza di tutti, ottusamente alcuni “strepitano” per l’intenzione del governo Berlusconi di cancellare i cosiddetti “organi rappresentativi” degli italiani all’estero, ossia il CGIE, i COMITES e i 18 parlamentari eletti all’estero, ovviamente senza abolire il diritto di voto agli italiani nel mondo. C’e’ qualcuno che possa spiegare a che cosa sono serviti questi “organi rappresentativi”? Certamente il governo non agisce in “dispregio” degli emigrati italiani, come vorrebbero far intendere la parte politica piu’ “retrograda” (altroché progressista!) rappresentata dal PD e da tutto il centrosinistra. La finalità del governo Berlusconi e’ di non “sprecare” piu’ le scarse risorse finanziare, ma impiegarle con piu’ oculatezza a vero vantaggio degli italiani nel mondo. Sono certo che moltissimi di voi che state leggendo questa nota, vi starete domandando: il CGIE ed i COMITES, e’ roba che “se magna”? Che cosa sono? A che cosa servono? I COMITES (Comitati Italiani all’Estero) sono stati istituiti con legge 23 agosto 1988, n.400 modificata con la legge 23 ottobre 2003, n.286. Il CGIE (Comitato Generale Italiani all’Estero) è nato con la legge del 6 novembre 1989 n.368, modificata il 18 giugno 1998, n.198, il Regolamento e’ stato emanato con D.P.R. 14 settembre 1998 n.329. Quindi parliamo di organismi in attività da oltre vent’anni. Nonostante la loro “vetustà” e nati per rappresentare gli italiani all’estero, non sono conosciuti da nessuno, tranne che da una “infinitesima” percentuale di persone per lo piu’ addette ai lavori.“Teoricamente” dovevano essere molto utili alla comunità italiana nel mondo, ma la realtà dei fatti ha dimostrato. “inequivocabilmente”, che non sono serviti a nulla, ma hanno bruciato una montagna di milioni di euro (circa 100) senza risultati apprezzabili a favore della comunità italiana nel mondo. Il CGIE, senza se e senza ma, deve essere cancellato. È stato totalmente inutile a raggiungere le finalità per cui fu istituito. E’ stato soltanto utile per far fare del turismo gratis intorno al mondo ai “magnifici” 94 che lo compongono. Invece, se la legge venisse opportunamente modificata, i COMITES potrebbero svolgere un ruolo importante. Sino ad ora sono stati un’istituzione “invisibile”, quando avrebbe dovuto essere la “vera” voce degli italiani nel mondo. Se la loro istituzione verrà confermata, intanto bisogna evitare che l’elezione, per scegliere i componenti, non sia la solita “farsa” gestita dai “patronati” quasi esclusivamente di sinistra. Poi che non si strasformi, di nuovo, nel solito “medaglificio” per assegnare titoli onorifici, che non aspettano a chi “semplicemente” fa il proprio dovere. Sono mosche bianche i presidenti e i membri dei COMITES che non si sono “impataccati” con “cavalierati” o con “commende” da tenere incorniciati in bella mostra nel salotto buono. Se i COMITES verranno riformati, come e’ auspicabile, dovrebbero essere organi non politici, ma costituiti solo da noti professionisti (di ogni settore) che conoscano profondamente la realtà locale per individuare le “vere” e specifiche esigenze nelle varie comunità italiane sparse per il mondo. Il tempo di rodaggio della legge Tremaglia (per eleggere 18 parlamentari residenti all’estero) e’ finito e non ha dato i frutti sperati. Il voto degli italiani all’estero ha creato più problemi di quanti ne doveva risolvere, gli unici a beneficiarne sono stati i 18 eletti. Troppe cose non hanno funzionato e il governo, prima delle nuove elezioni del 2013, intende porre mano al sistema di voto all’estero, ma non e’ ancora chiaro come. Questo concetto l’ha ribadito Berlusconi durante la sua recente visita in Brasile, dopo il G8 ed il G20 in Canada. Tempo fa’ Alfredo Mantica (sottosegretario agli esteri con delega per gli italiani all’estero), nel suo intervento al Senato, di fronte le Commissioni Affari Costituzionali ed Esteri, ha dichiarato senza mezzi termini, che non e’ piu’ il caso che ci siano persone che ancora difendono “strutture antiche” che non rappresentano piu’ “niente e nessuno”. Le stesse cose l’ha poi ripetute durante l’ultima recente assemblea plenaria del CGIE in un’aula deserta, abbandonata per protesta da quasi tutti i delegati. Sarebbe da “incoscienti ed autolesionisti” continuare ancora a spendere 5 milioni all’anno per mantenere i COMITES ed il CGIE. Spendere 9 milioni per consentire le elezioni del COMITES e 16 milioni per il voto all’estero: totale 30 milioni ai quali andrebbero aggiunti altri 30 milioni per il “mantenimento” degli “inutili” 18 parlamentari esteri. Con 60 milioni si potrebbero risolvere moltissimi problemi degli italiani nel mondo, iniziando con l’assistere i piu’ sfortunati, il rafforzamento dell’insegnamento della lingua ecc. La “riforma” degli “organi rappresentativi” degli italiani nel mondo e’ stata prorogata al 31 dicembre 2012, con la fondata speranza che alla fine si deciderà per la loro totale cancellazione sia delle elezione dei 18 parlamentari esteri che del CGIE e, probabilmente, dei COMITES. Il povero Elio Carozza, l’attuale segretario generale del CGIE, “eroicamente” ha dichiarato che dovranno passare sul suo cadavere prima di cancellare il CGIE. Mantica non si e’ commosso e l’avvertito che e’ meglio che si tolga subito dai piedi, se non vuole finire stritolato dai cingoli del carro armato dell’inevitabile “cambiamento”. Povero Carozza, e’ preoccupato! Non sarà piu’ “scarrozzato”, a spese degli italiani nel mondo, in ogni dove nel globo. Non potrà piu’ visitare località esclusive dell’Australia, Stati Uniti, Sud America, Tunisia, Francia, Sud Africa, Canada, Germania ecc. Certamente a lui, ed ai “magnifici”, mancherà i “succulenti” piatti delle “specialità” locali preparati dai piu’ rinomati chef dei ristoranti piu’ in voga. Non soggiornerà piu’, insieme agli altri “magnifici”, in lussuosi alberghi di 4/5 stelle, ovviamente il tutto era “necessario” per raggiungere la necessaria “concentrazione” per risolvere i problemi degli italiani nel mondo. Ma come mai l’agenda degli “allegri” incontri era sempre la stessa? Come pure il “documento finale” e’ sempre stato tale e quale a quello di tutte le altre precedenti riunioni? Erano le solite fotocopie? Qualche volta abbiamo letto di “furiose” litigate per “ripicche” personali. Non sono neppure mancati “pettegolezzi” boccacceschi che hanno creato “attriti” insanabili e “minacce” di querele tra i “magnifici”. Quello che invece e’ sempre mancato, nonostante in molti l’abbiamo richiesto a piu’ riprese, e’ un “pubblico” rendiconto dei costi di queste “feste” organizzate ad esclusivo uso e consumo dei “magnifici”. Non c’e’ piu’ nessun dubbio: il CGIE e’ “cosa loro”, noi italiani nel mondo non c’entriamo un “fico secco”, siamo un alibi per i “magnifici” per farsi indisturbati i “casi” loro. Tutte le nostre speranze erano riposte nei nostri giovani, ma siamo rimasti molto delusi da loro. Come possono avere le stesse motivazioni e sentire gli stessi sentimenti di chi e’ nato e vissuto in Italia e poi costretto ad emigrare in un Paese straniero? Come possono avere la “grinta” e la “determinazione” di chi ha dovuto combattere con le unghie e con i denti per la pura “sopravvivenza” prima e, successivamente, per affermarsi socio/economicamente? La differenza tra i chi e’ nato e vissuto in Italia e poi ha emigrato, con chi e’ nato e vissuto in un altro Paese, e’ sostanziale. Gli “emigranti” hanno un “viscerale” attaccamento ad alcuni valori, come la Patria, la bandiera, i propri costumi, le proprie tradizioni, i propri dialetti, mentre i giovani “multinazionali” NO. Non sono attaccati a niente dell’Italia alcuni la “dileggiano” e la stragrande maggioranza non parlano neppure la sua lingua. I giovani “multinazionali” e’ naturale che abbiamo ideali distanti, e per questo incomprensibili, dalla generazione dei “Giganti” che e’ in via di “estinzione”. Le loro “origini” sono diverse e vivono in un contesto socio/economico molto diverso di 40/50 anni fa’. Ecco perché il governo non sbaglia nell’abolire il CGIE, i COMITES e i 18 eletti all’estero. Non sono serviti quando avrebbero potuto, risultano inutili ora e tanto piu’ lo saranno negli anni futuri.
Nessun commento:
Posta un commento