sabato 7 agosto 2010

I "finiani" alla prima prova di "fedelta'" al governo hanno "tradito".

Nel mio precedente articolo, che avevo scritto 19 ore prima che avvenisse il “defenestramento” di Fini affermavo che: “Berlusconi ha lasciato a Fini tutta la corda che desiderava per impiccarsi nel modo che meglio preferiva. Il punto di non ritorno ormai e’ stato superato e il premier si sta preparando alla rottura definitiva”. Non sono Nostradamus, al quale qualche lettore con “simpatico” sarcasmo mi ha paragonato. Qualunque avesse seguito attentamente gli avvenimenti, avrebbe capito quale sarebbe stato il naturale epilogo. Fini credeva di continuare all’infinito a fare lo “strafottente”, invece gli e’ stata aperta la porta ed invitato ad uscire. E’ la fine dei “bulletti” da strapazzo. Berlusconi ha fatto bene a liberarsene, tanto era un po’ che aveva un piede fuori. E’ una mossa che doveva essere fatta per liberarsi di un traditore “pusillanime”. Non ci devono essere ripensamenti anche se Fini continuerà (per ora) a fare il presidente della Camera e continuerà il suo “controcanto”. Purtroppo e’ proprio quella carica che lo rende “interessante” ai media e ai partiti di sinistra. Fini, senza la presidenza della Camera, inizierebbe il suo declino e ritornerebbe nell’ombra in cui si trovava relegato prima del 23 novembre 1993. Fu Silvio Berlusconi, che era pronto a scendere in campo, con la sua prima dichiarazione politica, che definì Gianfranco Fini un esponente di un partito moderato, e i giornali scrissero che lo aveva “sdoganato” dal suo passato da fascista. La guerra e’ appena iniziata e non basta vincere la prima battaglia. Bisogna che Fini rassegni le dimissioni dalla presidenza della Camera. Ci sono tre ragioni per cui dovrebbe immediatamente farlo: 1) Per una questione “morale” e di legalità: non ha svolto un ruolo di super partes, ma da uomo politico; 2) Sempre per una questione “morale”: e’ stato sfiduciato dal partito che lo ha eletto alla carica di presidente della Camera (l’opposizione aveva votato contro); 3) infine, sempre per una questione “morale” riguardo alla casa di Montecarlo. Era di proprietà di An e venduta all’insaputa del partito ed ora affittata a suo cognato Giancarlo Tulliani. Merzagora, nel 1967, in un caso del tutto simile, quando capì che c’era il rischio di conflitto con la maggioranza che lo aveva eletto, si dimise. E c’e’ anche l’esempio di Pertini che risale al luglio del 1969. Sandro Pertini era stato eletto alla Presidenza della Camera l’anno precedente con il sostegno del Partito Socialista Unificato (PSU). Nel 1966 il PSI e PSDI si erano fusi. In seguito, per alcune divisioni interne, il 5 luglio 1969 il partito socialista e quello socialdemocratico decisero di dividersi nuovamente. Il fallimento del PSU indusse Sandro Pertini a presentare le proprie dimissioni alla Camera. “Onorevoli colleghi – disse Pertini alla Camera – la situazione di un anno fa, quando voi mi faceste l’onore di eleggermi vostro Presidente, è oggi mutata. Correttezza vuole ch’io metta a vostra disposizione il mandato da voi affidatomi”. La Camera apprezzò la correttezza del gesto di Pertini e rifiutò le sue dimissioni. Fini e’ persona alta di statura “fisica”, ma di bassissima “statura” politica confrontato ai due Statisti sopra citati. Sa benissimo pero’ che verrà messo con le spalle al muro e dovrà lasciare. Allora lui si vendicherà facendo votare i suoi “accoliti” contro il governo? Facciano pure, e si va alle elezioni anticipate. Non ci sono possibilita’ di governi tecnici. Non si illudano Bersani, Casini, Rutelli, Fini e compagnucci vari. Se Napolitano prendesse una decisione del genere, troverebbe un insormontabile ostacolo nel Pdl e la Lega Nord che paralizzerebbero il Parlamento. Sono stati gli elettori a scegliere chi deve governare, non potranno le manovre di palazzo sovvertire la volontà del popolo che e’ “sovrano”. Napolitano si troverebbe di fronte ad una situazione esplosiva ed inestricabile che paralizzerebbe la vita politica ed economica dell’Italia. Fini si sente forte perché, al momento, e’ “spalleggiato” dai partiti e dai giornali di sinistra che hanno messo il “bavaglio” all’inchiesta de “Il Giornale” e di “Libero” a riguardo della casa di Montecarlo. Fini dovrebbe dare in fretta delle spiegazioni, ma preferisce tacere, perché i media e i partiti dell’opposizione gli stanno assicurando protezione e silenzio sulla vicenda. Resta il fatto, indiscutibile che, chi si erge a censore, deve per primo dare l’esempio. Fini, giustamente, ha sempre criticato i comportamenti poco chiari, e allora spieghi perché l'immobile, ricevuto in eredità, fu venduto dal partito per appena 300mila euro a una società off-shore, costituita 40 giorni prima a Saint Lucia (nei Caraibi), Paese nella lista nera dell'Ocse per rischio riciclaggio. L’immobile e’ stato venduto ad un prezzo di molto inferiore alle quotazioni di mercato (oltre 1,5 milioni di euro) e nel bilancio del partito sono stati iscritti 67 mila euro. E’ sempre il discorso di due pesi e due misure. “La Repubblica” (e non solo) ha bombardato per mesi per sapere cosa facesse il premier a letto e in questi giorni riporta le “avventure” di un’altra “escort”, una certa Terry, a Palazzo Grazioli, ma tace su una faccenda alquanto ambigua che riguarda Fini. Gatta ci cova! Non ci vuole molto a capire perché i giornali “antiberlusconiani” vogliono “imbavagliare” l’inchiesta. Se anche loro approfondissero, c’è il rischio che scoprono Fini colpevole di aver violato le leggi dello Stato italiano, direttamente o indirettamente, mentre era presidente della Camera. Se quanto ipotizzato dal “Il Giornale” e “Libero” risultasse vero, Fini dovrebbe dimettersi per una questione “morale” che tanto gli sta a cuore. E se Fini si dimette? Uscirebbe di scena il piu’ forte ed unico oppositore di Berlusconi e la sinistra ed i “suoi” media rimarrebbero senza il “jolly” in mano. Quelli di sinistra hanno tanti difetti, ma mica sono scemi! Non ci pensano affatto ad appoggiare l’inchiesta de “Il Giornale” e di “Libero”, anzi, stanno cercando di “imbavagliarla”. Hanno capito che il punto “debole” dello schieramento “antiberlusconiano” e’ Gianfranco Fini, una volta lui eliminato non rimarrebbe piu’ niente al centrosinistra ed ai giornali per logorare il governo Berlusconi. L’intera opposizione (partiti e media), dunque, sta giocando bene la sua partita. Ma abbastanza rapidamente Fini sarà costretto a far luce sui lati oscuri dell’inchiesta sulla casa di Montecarlo, glielo sta chiedendo anche Di Pietro. Nel frattempo sarà messo alla frusta dal Pdl e dalla Lega Nord con iniziative continue per disconoscere la sua autorità di presidente della Camera. Quando durerà? Quando sarà un uomo finito vedrete che molti di coloro, che avevano deciso di seguirlo, lo abbandoneranno e ritorneranno “all’ovile” per tutelare “i loro interessi personali” e, per questo, non sono interessati a far cadere il governo. Fini, dopo il suo “defenestramento”, aveva indetto una conferenza stampa, ma in verità e’ stato un breve comunicato letto in fretta e furia, al termine del quale e’ scappato subito via per sfuggire alle domande dei giornalisti sull’affare Montecarlo. Nei cinque minuti, ha voluto passare da vittima, cercando di confondere i cittadini che non seguono la politica. Coloro invece che la seguono, soprattutto gli elettori del centrodestra, sanno benissimo che in questi ultimi mesi ha fatto di tutto per intralciare l’attività di governo. Nel suo comunicato ha dichiarato di essere senza colpe e ha considerato “illiberale” la decisione dell’ufficio di presidenza ed infine ha dichiarato che: “Ovviamente non darò le dimissioni, perché è a tutti noto che il presidente deve garantire il rispetto del regolamento e l’imparziale conduzione dell’attività della Camera, non deve certo garantire la maggioranza che lo ha eletto. Sostenerlo dimostra una logica aziendale, modello amministratore delegato-consiglio d’amministrazione, che di certo non ha nulla a che vedere con le nostre istituzioni democratiche”. No, non si tratta di garantire la maggioranza che lo ha eletto. Sono mesi che Fini fa opposizione al governo, al Pdl e a Silvio Berlusconi. L’ufficio di presidenza gli ha addebitato di fare politica di partito, ciò che non può fare ricoprendo la carica di presidente della Camera “Di conseguenza viene meno anche la fiducia del PdL nei confronti del ruolo di garanzia di Presidente della Camera indicato dalla maggioranza che ha vinto le elezioni”. Fini non pensava di essere messo alla porta e tutto quello che ora dice o tace (sulla casa di Montecarlo) non fa altro che mettere in risalto le sue peggiori qualità. Bene ha fatto il Pdl a liberarsene: costi quel che costi. Se, come sostengono i “finiani”, essi resteranno “fedeli” alla maggioranza e al programma votato dagli elettori, il governo potrà continuare a governare. Altrimenti, se vorranno farlo cadere, se ne assumeranno la piena responsabilità e sicuramente gli elettori gli faranno pagare le conseguenze. Intanto mercoledì, alla prima prova di “fedeltà”, i “finiani” hanno “ tradito” astenendosi dal votare la mozione Caliendo. Lo schieramento Pdl-Lega Nord ha ottenuto 299 voti, quindi alla Camera non ha piu’ la maggioranza di 316. Berlusconi e’ sempre piu’ fortemente tentato di andare da Napolitano per chiedere imminenti elezioni. Probabilmente lo farà entro questo mese per votare ad ottobre/novembre o, al massimo al marzo 2011. Inevitabilmente le elezioni sono alle porte: questione di mesi.

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