Nella lingua italiana il significato di “onorevole” e’ di “una persona che e’ degna di onore, di stima, di rispetto”, quindi, niente di piu’ “sbagliato” che l’appellativo viene attributo ai parlamentari italiani. C’e’ in Italia il “vezzo” di “ostentare” i titoli (più o meno meritatamente conseguiti) come se fossero “blasoni” di una nuova “aristocrazia” e a proposito dei deputati “onorevoli”, sfiorano il “ridicolo”. Ricordo di aver avuto un piacevole scambio di e-mail con un tale che si ostinava a chiamarmi (indebitamente ed enfaticamente) “Dottore”. Gli feci notare, con pacatezza, che “Dottore” non ero e che era lusinghiero per me se si limitasse a chiamarmi semplicemente “Signor” (sarebbe bello valesse anche per gli “onorevoli”!) dal momento che, oggigiorno, e’ assai più facile essere Dottori, Cavalieri, Commendatori, Grand Ufficiali e Onorevoli che “Signori”. Il titolo di “onorevole” ebbe origine all’epoca in cui il mandato “era gratuito” e rappresentava un segno di riconoscimento dei membri delle due Camere legislative eletti dal popolo. Dopo la proclamazione dell’Unità d’Italia, di cui l’anno scorso e’ stato celebrato il centocinquantesimo anniversario, entrarono al Parlamento di Torino avvocati, notai, medici e persone semplici. Accortosi del loro disagio di sedere accanto ai principi, ai duchi, ai marchesi, ai baroni il primo ministro, conte Camillo Benso di Cavour, pensò di dare a tutti i deputati il titolo di “onorevole”, non potendo estendere ai borghesi i titoli nobiliari. Il fatto che questo titolo non esistesse in nessun altro Parlamento del mondo non sfiorò la mente di Cavour né, men che meno, quella dei deputati del Regno d’Italia. E fu così che del titolo di “onorevole” hanno continuato a fregiarsi i nostri parlamentari per circa 78 anni. Fino al 1939. Fu, infatti, in quell’anno, XVII dell’era fascista, che Achille Starace, segretario del Partito Nazionale Fascista, decise di abolirlo col Foglio d’Ordini n. 1277 del 4 marzo 1939 e di sostituirlo col titolo di “consigliere nazionale”. Dopo la caduta del fascismo, e la nascita della Repubblica, i deputati “democratici” hanno ripreso a fregiarsi di questo “inappropriato” titolo. Nel ridurre gli stipendi e nell’abolire i vitalizi e i privilegi dei parlamentari (ma quando?) il governo Monti farebbe bene a cancellare anche il titolo di “onorevole”. Non servirà a ridurre il nostro debito pubblico né a risolvere la drammatica crisi economica, ma almeno si smetterà di chiamare “onorevole” chi di onorevole non ha nulla. Alcuni giorni fa e’ accaduto un fatto “curioso” al Bundestag: il Parlamento tedesco. Nell’iniziare il suo intervento il deputato“Martin Schulz” (quello che ebbe un battibecco acceso con Berlusconi nel luglio del 2003 e che tra tre giorni, 18 novembre, Napolitano nominerà Cavaliere della Repubblica italiana per premiarlo di aver offeso il Primo Ministro italiano) si e’ rivolto all’Assemblea con un sorprendente “onorevoli colleghi”. Il Presidente lo ha subito richiamato: “Signor Schultz, le ricordo che non siamo a Roma nel Parlamento italiano e perciò la invito a non usare più questo strano titolo”. Nessuna meraviglia che nessun giornale italiano ne abbia dato notizia. I nostri giornalisti sono corresponsabili del “malvezzo” dei politici italiani (parlamentari, eurodeputati, consiglieri regionali e, addirittura, certi consiglieri provinciali e comunali) di attribuirsi il “ridicolo” e “inappropriato” titolo di “onorevole”. Riscuotere esagerati stipendi ed avere scandalosi privilegi e “fregiarsi” del titolo di “onorevole” sono le facce della stessa medaglia.
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