martedì 26 febbraio 2013

Il Pd ha vinto ma non potra' governare.

Ormai è chiaro che Bersani  non solo non e’ riuscito a “smacchiare il giaguaro” ma ci ha rimediato una bella “zampata”. Il Pd, vincendo sul Pdl di qualche decimo (0,40%) alla Camera, ha la maggioranza assoluta per aver ottenuto il premio di maggioranza, ma non ha la maggioranza in Senato. Come farà a governare? Che il Movimento 5 Stelle otteneva moltissimi voti e seggi ormai lo aveva capito tutti. Si spera che finalmente questo serva almeno a far comprendere ai partiti tradizionali che e’ arrivato il momento di tenerne conto e di dare all’Italia quella svolta che aspettiamo tutti da tempo. L’ipotesi di dare stabilità al Paese, con un nuovo governo di centro sinistra, che è stato il “chiodo fisso” di Napolitano, di Mario Monti e di Pierluigi Bersani fin dal momento della caduta del governo di Silvio Berlusconi e della nascita del governo tecnico, si e’ dissolta come neve al sole. Ora a Bersani e al Pd, ma soprattutto a Napolitano, che è poi quello che decide davvero, si prospettano diverse strade. La più classica da prima repubblica: “raccattare” i voti del “centrino” di Monti, rendendo palese l’accordo da tempo raggiunto, spartirsi le poltrone, iniziare a litigare dal giorno dopo, tirare a campare finché si può senza fare nulla, mantenendo l’Italia nella ingovernabilità perenne in cui vive da 65 anni. Il “centrino”, che non è altro una nuova versione del consociativismo “cattocomunista”, nonostante il suo scarso peso politico, non rinuncerà a “ricattare” il Pd. Forse non riuscirà a imporre Mario Monti presidente del consiglio, ma nelle decisioni importanti, o si fa come dicono loro, oppure “ciccia”. Per “neutralizzare” Monti, Bersani pensa di avere l’asso nella manica convincendo gli eletti del Movimento 5 Stelle di “saltare il fosso”. Quando questo lo fa Berlusconi e’ “corruzione”, se lo fa Bersani e’ “scouting”. Non riuscirà a convincerne molti, salvo non intervenga Vendola a convincere qualche nostalgico comunista duro e puro a tornare alle origini. Per fare questo, però, bisognerebbe ritornare al”statalismo puro che il Pd, con tutti gli intrecci economico/finanziari (vedi Monti dei Paschi di Siena) ha creato negli ultimi anni, non può permettersi per non perdere l’appoggio dei “poteri forti” che lo sostengono più o meno palesemente. Il nuovo Parlamento “a tempo” sarà formato da soggetti che fanno politica per professione da sempre e da chi ha alle spalle, come unica esperienza politica, i comitati No-Tav, i centri sociali, le dimostrazioni violente di piazza o qualche altra esperienza di protesta, insomma  da “qualunquisti”. Bersani e i suoi dirigenti sono convinti di aver facile gioco nel dividere e gestire questa “massa di dilettanti” allo sbaraglio mandati in Parlamento da Grillo e dalla rabbia popolare. Infatti, sono convinti che anche questi, una volta in Parlamento, subiranno la “metamorfosi” di trasformarsi da “brave e oneste persone” a “normali” parlamentari che pensano “esclusivamente” ai “casi” loro. La natura dell’uomo è sempre la stessa ed è molto probabile che questo avvenga. Bersani & Co. s’illude se pensa che un Paese, in crisi profonda, possa essere governato in maniera continua e stabile da un’armata Brancaleone. Quindi e’ bene incominciare a pensare fin da ora alle prossime elezioni. Berlusconi tenterà di tirare fuori dai guai Bersani e il Pd proponendo, come già aveva fatto con Prodi nel 2006, di accordarsi per un governo che si occupi solo degli affari correnti, trasformando questa legislatura in “costituzionale” per “svecchiare”, finalmente, una Costituzione del tutto “inadatta” a rendere “governabile” e “competitiva” l’Italia. Solo i due principali partiti lo possono fare, perché sono gli unici che possono aspirare a governare in una democrazia moderna. Stop a governi “ricattati” dai piccoli partiti che sono stati la principale fonte di crescita della spesa pubblica e della “corruzione”. Stop alla magistratura che deve tornare al servizio dei cittadini e non dei magistrati. Tutto sommato un risultato positivo queste elezioni l’ha ottenuto. Con l’Udc di Casini all’1,8% e il Fli di Fini allo 0,5% i due vecchi “marpioni” sono fuori dal Parlamento. Sembra però che Casini possa salvarsi ottenendo un seggio al Senato, invece nessuna poltrona per Fini e per Di Pietro.

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