Il comunismo è morto come esperienza
storica, ma è vivo come “religione”,
in particolare in Italia. Nel nostro Paese i comunisti, pur non avendo mai
conquistato il potere, non per questo sono meno “fanatici” delle “avanguardie
rivoluzionarie” sovietiche. Anzi, non avendo mai conosciuto la terribile
esperienza concreta del “socialismo reale”,
hanno potuto mantenere tutte le proprie “utopie”.
Sono convinti chi è di fede “comunista”
è intelligente, colto, ha moralità e pieno di buone intenzioni. I non comunisti
non possono che essere stupidi, ignoranti, malvagi e dannosi: “impresentabili”, come ha detto la
giornalista “comunista” della Rai
Lucia Annunziata ad Angelino Alfano, segretario del Pdl: “Forse non è possibile che possiate eleggere qualcuno al Quirinale
perché voi siete impresentabili”. È
scoppiata una polemica prima con lo stesso Alfano, poi su tutti i giornali,
tanto che il Direttore Generale della Rai, Luigi Gubitosi, si è scusato per
l’accaduto. E ha costretto l’Annunziata a chiedere scusa. Il fatto non sarebbe
importante se fosse stato un “lapsus”.
E’ necessario distinguere l’insulto dal lapsus. Con l‘insulto s’intende
offendere “deliberatamente” l’interlocutore,
col lapsus no. Con l’insulto si ha l’intenzione di ferire e si può scegliere un
epiteto esagerato (chiamando per esempio “delinquente”
un oppositore politico), dunque l’intenzione di ferire c’e’. Nel caso del
lapsus c’è “incoscientemente” una “convinzione vera”. Il lapsus è una “confessione involontaria”. L’Annunziata,
qualificando tutti gli uomini e le donne del Pdl come “impresentabili” forse non intendeva offendere nessuno. Se avesse
pensato per alcuni secondi in più, avrebbe detto: “non è probabile che riuscirete a far eleggere qualcuno dei vostri a
presidente della Repubblica vista l’opposizione della sinistra”. Invece,
nella fretta, ecco il “lapsus” che
tradisce la sua “mentalità da comunista”.
Quelli di sinistra non si limitano a contraddire le idee di chi la pensa
diversamente, usano, come mezzo di lotta politica, la “dequalificazione”, il “disprezzo”,
“l’odio” dell’avversario. Non ha tolleranza
alcuna nei confronti degli avversari politici: sono e saranno sempre “nemici assoluti” da “distruggere” con ogni mezzo. Giorni a
dietro i “compagni” si fregavano le
mani per la probabilità (secondo loro) che Silvio Berlusconi potesse essere
giudicato con il “rito immediato” per
l’accusa di aver “comprato” il
senatore Sergio Di Gregorio per far cadere il governo Prodi. A parte che tutti
sanno che Prodi è caduto per altri motivi, ma intanto la notizia rendeva felici
i “compagni”. Se l’accusa fosse stata
provata, probabilmente Berlusconi poteva finire in galera. Che “felicità”! Finalmente fuori dalle “balle”! Ma il Gip (Giudice Indagini
Preliminari) Marina Cimma, ha “gelato”
i “compagni” e i magistrati Henry
John Woodcok e Vincenzo Piscitelli che voleva arrestare Berlusconi. Il Gip ha
dichiarato che: “Non è così evidente, che la scelta di De
Gregorio di votare contro la maggioranza di governo, sia destinata ad
assicurare a Berlusconi il massimo beneficio e, soprattutto, che la stessa sia
ricollegabile al compenso dal medesimo ricevuto. Le indagini svolte,
per quanto complete, non consentono di ritenere allo stato superflua la
celebrazione dell’udienza preliminare in vista della celebrazione del
dibattimento”. In poche parole: non esistono le “prove” che fanno pensare che Berlusconi abbia corrotto Sergio De
Gregorio. Ma i “compagni” se ne
fregano. La loro “sentenza” è che
Berlusconi è “sicuramente” un “corruttore” e deve andare in galera!
Dal 1994 è un “nemico” pericoloso per
la loro sopravvivenza politica. Anche questa volta era arrivato ad un passo da
far perdere ai “compagni” le
elezioni. Una settimana ancora in più di campagna elettorale e Berlusconi
avrebbe vinto. Va “arrestato” e “interdetto” dalla vita politica per
sempre. E dicono di essere “democratici”!!
Bersani si sta “arrabattando” per
costituire un governo che, come primo atto, deve far ripartire “urgentemente” l’economia, il che
significherebbe creazione di posti di lavoro per chi l’ha perso e per i giovani
e riduzione del debito pubblico. Niente di tutto questo. Bersani non pronuncia
mai la parola “crescita”, la parola “sviluppo”, niente di niente. Il suo “unico programma” è togliere di mezzo
Berlusconi facendo approvare un decreto legge per la sua “ineleggibilità’”. Così stando le cose, l’insistenza di Bersani
non può non apparire una “irresponsabile
testardaggine”. Ha la smania di istallarsi a Palazzo Chigi per entrare
nella storia come il primo comunista nominato alla guida del governo per
volontà popolare. Bersani si trova davanti ad un bivio. O il “mercato delle vacche” acquisendo i “grillini” (almeno in parte), prassi
sempre rimproverata a Berlusconi. O l’abbraccio del Pdl per un governo di
larghe intese. Insomma, Bersani o si abbassa a praticare il “mercato delle vacche”, oppure s’inginocchia
ai piedi di Berlusconi raccomandandosi che appoggi il suo governo.
Indubbiamente, un brutto scherzo del destino “cinico”. Il centrodestra, è il solo che può salvare Bersani dalla
probabile “scomparsa dalla scena politica”.
Se fallisse, lascia il suo posto all’astro nascente del Pd, Matteo Renzi. Qualunque
strada decida di percorrere, delle due offertegli dal “destino”, la sua “umiliazione”
come politico è inevitabile. La tragedia di Bersani è che si rende conto della
morsa umiliante in cui è stato stretto, ma si rende conto pure che la terza via
è quella della “sua dissoluzione politica”.
Rinunciare all’incarico per “manifesta
impossibilità” a raccogliere i voti necessari a dar vita al suo governo,
oppure andare alle elezioni anticipate costituirebbe per Bersani “la fine della sua leadership”, a cui
seguirebbe un rapido tramonto “fino alla
scomparsa definitiva”. Bersani
ha di fronte a lui tre strade una più umiliante
dell’altra. Mi viene in mente quel pifferaio che andò per suonare e fu suonato.
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