- Paolo Guzzanti
- Mercoledì, 05 Giugno 2013
Uno dirà, già lo sento: e che cavolo c'entra questa vicenda di gas russi e
turkmeni con la requisitoria della Boccassini e l'imminente sentenza di Milano
contro Berlusconi accusato di prostituzione minorile e di concussione? Risposta:
ecco, vorremmo saperlo anche noi. Proprio io, che sono stato molto severo con
Berlusconi per certe sue intemperanze comportamentali, che ho inventato un
termine che era già nell'aria - Mignottocrazia che è anche il titolo di
un mio libro - proprio io di fronte a quel processo sento, come dire, puzza di
bruciato. Voglio dire: possiamo discutere e giudicare politicamente tutti i
comportamenti di chi rappresenta lo Stato, fin da quando al mattino si allaccia
le scarpe; ma tutt'altra faccenda è tradurre il life style, il modo di
comportarsi e di apparire, in reati previste dal codice penale e in processi che
emettono sentenze devastanti senza disporre di una sola vera prova: la famosa
«pistola fumante» che Bush non trovò per giustificare l'invasione dell'Irak, ma
che invece va benissimo, anche se non fuma, per liquidare un uomo politico di
prima grandezza per via giudiziaria. Sia ben chiaro subito: non penso affatto
che il procuratore Ilda Boccassini sia il braccio armato di un complotto. Penso
anzi che l'infaticabile procuratore sia in cuor suo in perfetta buona fede. Ma
penso anche, come altri milioni di persone, che la pretesa criminalità di
Berlusconi che a casa sua, nella sua sala da ballo fa il galante e il gaudente,
basti a giustificare, o anche soltanto a spiegare una campagna, per dirla con
Brecht, di mille galeoni e mille cannoni. Questa impressione di una vasta
operazione l'abbiamo avuta quando Berlusconi tornò dalla famosa riunione in cui
Frau Merkel ridacchiava, Sarkozy faceva marameo, mentre Obama in quel periodo
giocava all'uomo invisibile e sembrava una festa un po' diabolica come quella di
Rosemary's baby di Polanski. Tutti sembravano sapere già tutto, salvo
l'interessato, profondamente turbato e incredulo.
Qualcosa di molto vasto e di molto collettivo - per questo è meglio parlare di una operazione su vasta scala e non di un complotto - era accaduto e andava a compimento dopo un lungo lavoro fatto di incontri, telefonate (centinaia, si presume) e lavoro lobbistico sul tema: far fuori Berlusconi. Il quale, però, è un tipo strano. Cocciuto, riesce quasi sempre a spiazzare e sparigliare, sicché, dopo essersi dimesso dalla politica pronto a costruire ospedali in Africa, vedendo che l'accanimento contro di lui non diminuiva ebbe l'impressione che la grande rete dell'operazione lo volesse proprio morto, politicamente e umanamente annientato. E siccome è, come dicono i romani, un tipo fumantino, organizzò la propria resurrezione, spolverò la sedia di Travaglio, risalì la china e il resto è storia di questi giorni, come è storia di questi giorni l'esito del processo Ruby e degli altri processi.
Ci sono molte storie dentro questa storia. Molti dettagli e risvolti che meritano di essere rivisitati e connessi. Non voglio citare il solito Andreotti dell'a pensar male si fa peccato ma in genere ci si azzecca. Ma certo è che giornalisti e storici, oggi e domani, avranno un gran da fare per tentare di stabilire ciò che realmente accadde, come accadde con quali moventi, chi mosse le pedine, qual era la posta in gioco. Un primo tentativo può essere fatto anche adesso e la verità, questo famoso bene supremo che dovrebbe animare il giornalismo non può che avvantaggiarsene.
Qualcosa di molto vasto e di molto collettivo - per questo è meglio parlare di una operazione su vasta scala e non di un complotto - era accaduto e andava a compimento dopo un lungo lavoro fatto di incontri, telefonate (centinaia, si presume) e lavoro lobbistico sul tema: far fuori Berlusconi. Il quale, però, è un tipo strano. Cocciuto, riesce quasi sempre a spiazzare e sparigliare, sicché, dopo essersi dimesso dalla politica pronto a costruire ospedali in Africa, vedendo che l'accanimento contro di lui non diminuiva ebbe l'impressione che la grande rete dell'operazione lo volesse proprio morto, politicamente e umanamente annientato. E siccome è, come dicono i romani, un tipo fumantino, organizzò la propria resurrezione, spolverò la sedia di Travaglio, risalì la china e il resto è storia di questi giorni, come è storia di questi giorni l'esito del processo Ruby e degli altri processi.
Ci sono molte storie dentro questa storia. Molti dettagli e risvolti che meritano di essere rivisitati e connessi. Non voglio citare il solito Andreotti dell'a pensar male si fa peccato ma in genere ci si azzecca. Ma certo è che giornalisti e storici, oggi e domani, avranno un gran da fare per tentare di stabilire ciò che realmente accadde, come accadde con quali moventi, chi mosse le pedine, qual era la posta in gioco. Un primo tentativo può essere fatto anche adesso e la verità, questo famoso bene supremo che dovrebbe animare il giornalismo non può che avvantaggiarsene.
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