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giovedì 19 marzo 2009

Cancellare il CGIE, i COMITES ed i 18 parlamentari esteri. Lo Stato italiano avrebbe decine di milioni a beneficio degli italiani nel mondo.

Sydney, 19 marzo 2009
Lo scrissi molto tempo fa e lo ribadisco. Tutti i 62 governi, che si sono succeduti negli ultimi 60 anni, si sono sempre infischiati degli italiani nel mondo. C’e’ stato pero’ un tentativo per valorizzare le loro grandi potenzialità. Per la prima volta nella storia della Repubblica, il secondo governo Berlusconi (2001-2006) istituì il Ministero per gli italiani nel mondo che fu affidato a Mirko Tremaglia. Nei cinque anni del suo mandato, purtroppo il ministro Tremaglia non riuscì ad ottenere risultati “tangibili”, e questo deluse molto Berlusconi ed il ministro delle finanze Giulio Tremonti. Tremaglia si limitò esclusivamente ad organizzare dispendiose e sterili assemblee “oceaniche” di notabili italiani nel mondo, dagli industriali e finanzieri ai ristoratori, dagli artisti e ricercatori ai missionari ecc. Morale della favola: ha speso un mucchio di soldi senza generare scambi commerciali che avrebbero dovuto produrre utili economici come si auspicava. La realtà e’ crudele: soltanto se ci sono di soldi si possono aiutare i meno fortunati ed attuare i progetti a favore degli italiani nel mondo. Il governo Prodi (2006-2008) cancellò il Ministero degli italiani nel mondo sostituendolo con uno “scialbo” sottosegretario. Come e’ ormai a tutti noto, il suo governo si reggeva per un solo voto al Senato: quello di Luigi Pallaro eletto all’estero nel Sud America. E fu esclusivamente per la pressione di Pallaro, piuttosto che dei parlamentari del centrosinistra (che anche a quel tempo contavano come il due di briscola), che Prodi fu costretto a fare qualche “minima” concessione. Come l’assistenza in alcuni Paesi sudamericani sotto forma di polizze sanitarie, che ora non ci sono piu’ per esaurimento dei fondi. Non e’ stato fatto niente per l’insegnamento della lingua italiana. Tremaglia e Danieli (sottosegretario del governo Prodi) non si sono mai “imposti” perché si facesse una riforma organica della legge 153 del 1971. Anche il CGIE (Comitato Generale degli Italiani all’Estero) ed i COMITES, (Comitati degli italiani all’estero) si sono dimostrati del tutto inefficaci ed ininfluenti (nei 20 anni della loro pseuda attività) per affrontare questo problema ma anche tutti gli altri. Infine del tutto inutili sono risultati i 18 parlamentari eletti all’estero. Sono considerati dei dilettanti sprovveduti dal Parlamento italiano e nessuno se li filano. Per oltre un secolo solamente gli emigranti italiani hanno garantito la trasmissione della lingua italiana, maggiormente in forma dialettale, mantenendo un certo legame culturale, sociale e commerciale con l’Italia. Un fatto e’ certo, se fossero state fatte le riforme, sia per l’assegno sociale, sia per l’insegnamento della lingua italiana ed altro, oggi il governo Berlusconi sarebbe stato costretto a rispettarle senza ma e senza se. Per l’insegnamento della lingua italiana, un drastico cambiamento si e’ avuto nel 1993. Beniamino Andreatta, il Ministro degli esteri del Governo Ciampi (composto da: DC, PDS, PSI, PLI, PSDI, Verdi e Indipendenti), tagliò drasticamente il numero degli insegnanti di ruolo all’estero ed avviò la privatizzazione dell’insegnamento, fino allora gestito direttamente dallo Stato. Gli Enti Gestori cominciarono così a promuovere e organizzare i corsi di lingua e cultura italiana assumendo il personale docente con finanziamenti del Ministero degli esteri. Un sistema che ha funzionato (e funziona) molto bene in alcune realtà, ma in altre sono servite ai soliti “furbetti” per intascare i soldi. In tutto il mondo ci sono scuole italiane che funzionano egregiamente, ma ce ne sono alcune che sono dei veri e propri “bluff”. Erano stati istituiti corsi “farsa” e gonfiati i dati per ricevere finanziamenti. Non lavoravano professionalmente e i loro livelli di qualità erano molto scarsi e “vivacchiavano” soltanto grazie ai contributi che ricevevano dallo Stato italiano. Il governo Berlusconi ha l’intenzione di dare esclusivamente ai privati la gestione delle scuole italiane nel mondo. Chi investe i propri soldi cercherà il guadagno, e quindi starà attento a spendere bene i contributi che riceverà dallo Stato sotto forma d’incentivo, altrimenti fallirebbe e perderebbe il capitale proprio. Deve finire il deplorevole costume di amministrare i fondi pubblici talvolta in maniera truffaldina e spesso in maniera poco efficiente, senza raggiungere mai risultati buoni e concreti. In questo momento il mondo intero sta vivendo una gravissima crisi economica. La colpa di questo disastro e’ di quei pochi che hanno tentato di accumulare enormi capitali a spese di miliardi di persone. Purtroppo il governo italiano e’ stato costretto a fare tagli economici pesanti in tutti i settori. Ha tagliato fortemente anche i fondi destinati a noi italiani nel mondo. Ma ci troviamo in questa situazione anche perché quel denaro, che veniva distribuito a “pioggia”, e’ stato sperperato dai piu’ “furbi” a danno di chi ne aveva veramente bisogno. Se si esamina la lista dei “beneficiari”, si scoprono piccoli e grandi “approfittatori” che il governo Berlusconi ora ha fatto rimanere a “secco”. Nonostante questo particolare grave momento di recessione economica, che si accentuerà sempre di piu’ (il peggio dovrà arrivare), ci sono grandi “opportunita’” da cogliere per “realizzare” validi progetti. Come e’ sempre avvenuto nella lunga storia dell’umanità’, i momenti difficili sono sempre serviti da stimolo per portare drastici cambiamenti alla società, per farle fare un balzo in avanti. Siamo in attesa che i giovani italo-mondiali comincino a mettere in pratica i loro buoni propositi che hanno “esternato” durante la Conferenza di Roma di tre mesi fa’. Ormai spetta a loro fare “sistema”, creare le condizioni per un interscambio culturale e sociale ma, soprattutto, economico fra l'Italia e il loro Paese di residenza. Fondi economici non ne avranno, per l’ingordigia e la mala gestione di chi li ha preceduti. Chiedano la soppressione immediata del CGIE e dei COMITES per amministrare in modo piu’ proficuo quei fondi. Si preoccupino, prima di tutto, di sostenere i più deboli, poi indirizzino le risorse rimanenti verso quei settori e quelle organizzazioni che dimostrano di lavorare bene per le comunità italiane nel mondo e l’Italia, e non per meschini interessi personali o di parte. I giovani (e non solo) di origine italiana hanno una grande fortuna che debbono sfruttare al meglio: con i sistemi telematici e la rete internet, ormai il mondo e’ un piccolo villaggio globale dove i contatti interpersonali sono facilitati. Le varie comunità italiane, sparse in tutti i Paesi del mondo, ora possono diventare un tutt’uno. Ognuno potrà mettere a disposizione il proprio talento per costruire un futuro comune ed integrato in qualsiasi parte del mondo si trovi. I giovani non commettano l’errore di schierarsi con i partiti politici italiani. In Italia è tutta una finzione. Che cosa abbiamo avuto dai 62 governi italiani che si sono succeduti in questi 60 anni? Il diritto al voto? Chi ne ha beneficiato? Soltanto i 18 eletti che, come ormai verificato, non servono a nulla ma ci costano una fortuna. Lo Stato italiano dovrebbe cancellare il CGIE, i COMITES ed i parlamentari esteri. Risparmierebbe decine di milioni di euro all’anno per impiegarli a risolvere i problemi degli italiani nel mondo, dall’assegno di solidarietà, all’insegnamento della lingua a tutto il resto.

venerdì 13 marzo 2009

Franceschini tale e quale a Veltroni. Come il governo Berlusconi combatte la recessione. CGIE e COMITES da cancellare.

Sydney, 13 marzo 2009
Veltroni ha abbandonato la barca soltanto per la grande delusione per la pesante sconfitta in Sardegna? O i motivi vanno ricercati di non essere riuscito a convincere gli italiani dei presunti attentati alla democrazia di Berlusconi? Oppure l’aver gettato la spugna e’ dovuto per le continue delegittimazioni all’interno del PD? La verità è un’altra. Veltroni ha mollato tutto ed è scappato via perché si è accorto che il suo avversario non era Berlusconi, ma la mancanza del suo buonsenso. Ha fronteggiato Berlusconi senza avere un programma, senza proporre obiettivi realizzabili e senza fornire risposte valide alle emergenze della crisi economica mondiale. Un partito fallisce se non riesce a capire concretamente l’esigenze dei cittadini. Oggi gli elettori sono “pragmatici”, non sono piu’ interessati alle “ideologie”. Odiano le “chiacchiere” retoriche e demagogiche: sono interessati esclusivamente alle questioni reali della ed alle prospettive future e chiedono efficienza, lavoro e sicurezza. Un partito e’ un insieme di idee e di progetti per affrontare il futuro che migliori la qualità della vita dei cittadini. Falliscono miseramente i dirigenti di un partito se non sanno comprendere le ansie, le speranze del Paese. Veltroni ha fallito per tutto questo ed ora Franceschini continua, imperterrito, sulla stessa strada. E’ sciocco perseverare su una linea perdente. All’elettore del Pd non interessa che il nuovo segretario del Pd sia un antiberlusconiano accesissimo: non serve per risolvere i problemi del Paese. All’elettore del Pd interessa, invece, sapere se siederà al tavolo delle riforme. Se la Costituzione, che va difesa nei suoi principi democratici, verrà modificata per rafforzare la governabilità e per rendere trasparenti e piu’ efficienti i poteri dello Stato. Gli elettori del Pd vogliono proposte concrete per una politica che risolva i problemi dei cittadini, non sono interessati alla criminalizzazione di Berlusconi che poi, alla fine, gli fa aumentare i consensi. L’Italia ha bisogno di una forte e responsabile opposizione democratica che operi, e non si limiti soltanto a “demonizzare” gli avversari. Un’opposizione responsabile che collabori per cercare di attutire i danni della forte crisi economica mondiale per cercare di uscirne al piu’ presto. Le recessioni sono un fenomeno economico ciclico, ma e’ preoccupante quando diventa “psicologico” perché qualcuno, con la disinformazione, ci specula per motivi politici. Recessione significa: tornare indietro. Si e’ in recessione, quando per due trimestri consecutivi il Pil (Prodotto interno lordo: la ricchezza che produce un Paese) va in dietro rispetto al periodo precedente. I governi adottano misure per controllare le fasi dell’economia, sia quando e’ in espansione sia quando e’ in recessione. Lo fanno attraverso la politica monetaria, adottando misure che favoriscono la restrizione o l’aumento del credito. In una fase d’espansione troppo veloce, la Banca Centrale aumenta il costo del denaro, per diminuire la circolazione monetaria e per ridurre i consumi. In una fase di recessione, diminuisce il costo del denaro per incentivare i consumi. Nella fase attuale e’ utile favorire il credito e quindi gli investimenti per stimolare i consumi, ed e’ quello che stanno facendo molti Paesi. La recessione, infatti, si sconfigge con gli aumenti degli investimenti e dei consumi. Molti governi danno impulso alla ripresa aumentando la realizzazione delle grandi opere pubbliche. Sono progetti di viabilità, edilizia ed infrastrutture governative (scuole, ospedali, carceri ecc.). L’apertura dei cantieri produrrà effetti economici benefici, perché incideranno positivamente sull’occupazione e sui consumi. Gli investimenti sulle opere pubbliche saranno un sostegno all’imprese e miglioreranno l’efficienza strutturale del Paese. Pero’ la cosa piu’ importante e’ la “fiducia dei consumatori”. E’ necessario continuare a fare con saggezza gli acquisti “utili” per sostenere l’economia. Bisogna isolare i predicatori di sventura che diffondono sfiducia. Non “assistenzialismo”, ma apertura di cantieri. Bene quindi il rilancio del settore della casa, bene primario della famiglia. E, come dice Berlusconi, quando l’edilizia va, tutto va. Questo piano geniale, che ha preparato il governo per contribuire al rilancio dell’economia italiana, non ha bisogno dei soldi pubblici: sarà attuato dall’iniziativa privata. Mentre aiuta a risolvere problemi sociali gravosi, come quello dell’alloggio, può creare subito molti posti di lavoro nell’edilizia e nelle industrie del cemento, dei laterizi, del vetro, delle macchine per l’edilizia, degli elettrodomestici, dell’arredamento ecc. E’ vero, il piano nasconde qualche insidia. Visto che saranno sufficienti le auto-certificazioni di un architetto o di un ingegnere, forse qualche “furbetto” ne approfitterà’, ma e’ meglio rischiare e dare fiducia piuttosto che finire in miseria. Quale soluzione propone il neo segretario del Pd Dario Franceschini per uscire dalla crisi? Un assegno per tutti i disoccupati. Il problema da risolvere non è quello di pagare i disoccupati con i soldi dello Stato, ma quello di “mantenere in vita” le imprese e i posti di lavoro. Se le imprese chiudono, con quali soldi si pagano i disoccupati? L’Italia, a differenza di Barack Obama, non può chiedere alla banca centrale di stampare moneta e, comunque, il rischio che Obama sta correndo è gravissimo, perché le sue proposte di spesa sociale in deficit, creano nuove preoccupazioni nel mondo delle imprese e delle banche USA e nella borsa mondiale. L’Italia, al contrario degli USA, ha strumenti sociali per evitare la disoccupazione, come la cassa integrazione straordinaria e il “contratto di solidarietà”. E perché mai si dovrebbero licenziare dei lavoratori che si possono tenere in cassa integrazione straordinaria o tenere ad orario ridotto con “contratti di solidarietà”? Forse Franceschini preferisce che le imprese licenziano? Ma se le imprese licenziano in massa si crea panico e si disperde un capitale umano prezioso, utile ed “allenato” per quando ci sarà la ripresa. Il governo Berlusconi ha stanziato oltre 9 miliardi per gli ammortizzatori sociali. Ossia per la cassa integrazione straordinaria, anche per le piccole aziende con non più di 15 addetti e per i lavoratori autonomi, nonché i lavoratori con contratti a tempo determinato e gli apprendisti. Bisogna evitare la disoccupazione in tutti i modi. Tra l’impresa e i lavoratori c’e’ l’accordo (approvato dai sindacati) per cui si accetta la settimana corta distribuita su tutti gli addetti (contratto di solidarietà), con conseguente riduzione della loro retribuzione. Il governo, pero’, interviene con un sostegno finanziario, che può essere pari alla metà della perdita di paga (o altra percentuale) dovuta alla riduzione dell’orario di lavoro. Queste misure sono sempre un tampone, ma molto migliore del sussidio di disoccupazione (che in Italia esiste già ma non e’ adeguato). Ciò che occorre contro la crisi, come ha segnalato Emma Marcegaglia presidente della Confindustria, è anche un maggior credito alle imprese, per aiutarle a comprare i mezzi produttivi, a investire in ricerca e ad esportare. E’ per questo che il governo ha creato i Tremonti-Bond, strumenti che non servono per finanziare le banche, ma per “indurle” a prestare i soldi alle piccole e medie industrie. Fatti e non “chiacchiere”, come abitualmente fanno quelli del centrosinistra. Vedi Randazzo e Fedi che sprecano il loro tempo per “fondare” sedi in Australia del “defunto” Pd. I due disattendono continuamente al loro “unico” dovere: quello di risolvere i veri problemi di tutti gli elettori della IV Circoscrizione estera. Dal 19 al 21 marzo poi saranno a Brisbane in “vacanza”, mascherata da una riunione della Commissione CGIE dei Paesi anglofoni. Parteciperanno delegati dagli USA, Canada, Sud Africa che parleranno del nulla. Ancora uno spreco ingente di denaro pubblico. Oltre alle solite cose che discutono da sempre, tenteranno di salvare i COMITES ed il CGIE che nessuno sa che cosa sono e che fanno, ma che in circa 20 anni hanno “bruciatopiu’ di 100 milioni di euro per combinare un bel nulla. Finalmente il governo Berlusconi probabilmente ha deciso di cancellarli per destinare le risorse risparmiate a progetti piu’ utili agli italiani nel mondo.

Gianfranco Fini e' stato sempre un ingrato con Berlusconi.

Sydney, 06 marzo 2009

Il Pd e’ in rapida “decomposizione” a causa dei suoi leaders privi d’idee e di programmi. Il Pdl rimarrà unito sino a quando ci sarà Berlusconi. Anche se la sua salute e’ ottima, che gli permetterà sicuramente di diventare centenario, Silvio ha già da tempo annunciato che fra qualche anno si ritirerà a vita privata. In tanti pensano a Fini come suo successore, ma l'attuale Presidente della Camera ha dimostrato negli anni “ambiguità” politica. E’ vero che ha saputo evolvere l’MSI-DN in “Alleanza Nazionale”, ma grazie a Berlusconi. Alle elezioni amministrative di Roma del 1993, Fini sino allora era stato quasi ignorato dai gradi mezzi di comunicazione. Le sinistre, coalizzate intorno al PDS, lo consideravano un nemico pericoloso piuttosto che un avversario. Fu provvidenziale lo “sdoganato” di Silvio Berlusconi che, il 23 novembre 1993, pronunciò a suo favore una clamorosa dichiarazione politica definendolo esponente di uno schieramento moderato. Il 22 gennaio 1994 Fini fondò “Alleanza Nazionale” e fu eletto coordinatore per acclamazione. Dapprima sembrò che AN avrebbe dovuto partecipare isolata alle elezioni politiche del 27 e 28 marzo. Infatti Berlusconi, che ufficialmente scese in campo il 26 gennaio 1994 come presidente del Movimento politico “Forza Italia”, era alleato con la “Lega Nord” che escludeva ogni possibilità d’intesa con AN di Fini. Ma il 10 febbraio AN stipulò un accordo elettorale con FI, dando vita al “Polo del Buon Governo”. Nel Nord Italia fu durissima la contrapposizione tra AN e la Lega Nord, che dominava il “Polo della Libertà”, fondato da Berlusconi e da Bossi. Il “Polo della Libertà” era presentato come coalizione politica, mentre il “Polo del Buon Governo” era presentato come una coalizione esclusivamente elettorale. Durante la campagna elettorale volarono insulti tra Bossi e Fini. L’alleanza di centrodestra appariva dunque fragilissima e contraddittoria, ma trionfò ugualmente nelle elezioni del 27 e 28 marzo 1994. “Alleanza Nazionale” ebbe nel Parlamento della XII legislatura ben 109 deputati e 48 senatori, quasi il doppio della massima rappresentanza mai ottenuta dal MSI-DN. Nel governo Berlusconi, che si insedio l’11 maggio 1994, Fini fece nominare vicepresidente vicario Tatarella ed ottenne cinque ministri. Tatarella, la Poli Bortone e Matteoli furono i primi tre ministri del MSI nella storia della Repubblica italiana. Ottenne inoltre dodici sottosegretari tra i quali, al ministero dell’interno, Maurizio Gasparri, collaboratore di Fini fin dai tempi della comune militanza nel “Fronte della Gioventù”. Dopo i successi elettorali e l’entrata di AN e del MSI nel governo Berlusconi, Fini avviò la completa trasformazione del vecchio partito nel nuovo soggetto politico: “Alleanza Nazionale”. Per ironia della sorte, la svolta dal MSI ad AN fu pero’ completata solo dopo la fine del breve primo governo Berlusconi, dimessosi il 22 dicembre 1994 in seguito alla defezione della Lega Nord e sostituito il 17 gennaio 1995 con il governo “tecnico” di Lamberto Dini. A Fiuggi, dal 25 al 27 gennaio 1995, si svolse il XVII ed ultimo congresso nazionale del MSI, cui segui il 28 e 29 gennaio, nella stessa località, il primo congresso nazionale di AN. Il 27 gennaio Fini dichiarò sciolto il MSI, le cui componenti confluirono tutte in AN, meno la corrente di Rauti. “Alleanza Nazionale” si presentava come forza di destra liberaldemocratica, aspirante protagonista del grande rinnovamento della politica italiana che era cominciato con le lezioni del 1994. Nei successivi cinque anni, tra la fine del primo governo Berlusconi e la nascita della Casa delle Libertà, nella quale il centrodestra recuperava la Lega Nord (febbraio 2000), Fini sembrò, contemporaneamente, il piu’ fedele degli alleati di Berlusconi e il suo rivale piu’ acceso per la guida del centrodestra. Veramente momenti di forte tensione tra Berlusconi e Fini si ebbero già nei primi anni dell’alleanza tra FI e AN. Nel luglio 1994 si dissociò dal decreto del ministro Biondi (FI) sulla limitazione della custodia cautelare. Nel 1995 Fini non escluse di poter raggiungere un’intesa politica sulla questione giustizia con Di Pietro, del quale era buon amico di Mirko Temaglia. Nel settembre 1995, attaccò duramente gli amici di Bettino Craxi entrati nel Polo, senza citare Berlusconi. Alla fine della XII legislatura, Fini fece fallire il tentativo di Berlusconi di un governo di larghe intese tra il Polo e il centrosinistra per la riforma costituzionale. Si andò dunque ad elezioni politiche anticipate del 21 aprile 1996, ed il Polo perse di strettissima misura. Nel corso della XIII legislatura, Fini era sicuro che Berlusconi era ormai sulla via del tramonto per la sconfitta elettorale e per i processi penali a cui era imputato. Cosi’ mise in atto varie iniziative in dissenso di Silvio o addirittura in aperta contrapposizione, ma tutte si conclusero con delle sue pesanti sconfitte. Nel 1999 Fini s’impegno moltissimo a fianco dei DS e di Di Pietro per il “si” del referendum del 18 aprile sull’abolizione del voto di lista. FI era contraria e si astenne, determinando il fallimento di quel referendum per la mancanza del quorum. Dopo la sconfitta referendaria. Per le elezioni europee del 13 giugno 1999, Fini stipulò un’assurda alleanza con Mariotto Segni, fortemente ostile a Berlusconi. Entrambi subirono una sonora sconfitta e Fini, con la coda tra le gambe, tornò da Berlusconi, ormai leader indiscusso e indiscutibile del centrodestra. Dopo la vittoria elettorale del centrodestra del 2001, Fini si “accucciò’” docilmente e ricoprì l'incarico di vicepresidente del Consiglio. Nel febbraio del 2002 fu nominato rappresentante del governo italiano alla Convenzione europea per la stesura della bozza di costituzione europea. Nel novembre 2004 divenne ministro degli Esteri, dopo che il precedente ministro Franco Frattini fu nominato Commissario Europeo. Il centrodestra perse di un soffio l’elezioni del 2006. Durante il tragico e travagliato governo Prodi, Fini ricominciò a fare le bizze e a creare fastidi a non finire a Berlusconi. Il 16 novembre 2007 dichiarò: “E’ venuta meno la fiducia, a Berlusconi l'ho anche scritto per lettera d'ora in poi procediamo per conto nostro”. Ricattò Berlusconi aggiungendo: ”D’ora in poi di giustizia e comunicazione mi occuperò io personalmente”. Il 18 novembre 2007 a piazza San Babila, dal “predellino” di un’auto, Berlusconi annunciò la nascita del nuovo partito: “Popolo della Libertà”. Fini andò su tutte le furie: “Berlusconi con me ha chiuso, non pensi di recuperarmi, io al contrario di lui non cambio posizione. Se vuole fare il premier deve fare i conti con me, che ho pure vent’anni di meno”. Il 28 novembre aggiunse: “Casa delle Libertà: Se non esiste piu’, ognuno ha le mani libere sulle questioni relative alle televisioni e alla giustizia”. L’8 dicembre: “Silvio, siamo alle comiche finali”. Il giorno successivo: “Non esiste alcuna possibilità che AN confluisca nel nuovo partito di Berlusconi”. Sempre irritatissimo il 16 dicembre: “Berlusconi ha creato il Pdl senza neanche avvertire quelli di FI, quindi ha distrutto la Casa delle Libertà. Conclusi i giochi dovremmo bussare alla porta? Non siamo postulanti. Io non sono una pecora!”. Caduto il governo Prodi (27 gennaio 2008), “immediatamente” Fini si accorda con Berlusconi per presentare An e FI sotto il simbolo del “Popolo della Libertà” alle imminenti elezioni del 13 e 14 aprile. Da “buon politico” si era rimangiato tutto. Con Fiuggi tutti abbiamo capito che Fini non e’ mai stato fascista. Certe sue dichiarazioni recenti fanno dubitare che non sia mai stato neppure di destra e che, fondamentalmente, non creda in nulla. Il suo partito e tutto il centrodestra fanno sempre più fatica a capirlo. Di certo non potrà essere lui il successore di Berlusconi.

giovedì 5 marzo 2009

La fuga di Veltroni e lo "spettacolino" di Franceschini. Addio Partito Democratico!

Sydney, 27 febbraio 2009
A Carnevale ogni scherzo vale. Lo “scherzetto” di Veltroni e’ stato di scappare all’improvviso a gambe levate. Nessuno sa le motivazioni. Dario Franceschini ha “scherzato” entrando in scena cinematograficamente alla “Veltroni” con lo “spettacolino” del giuramento sulla Costituzione. Su quale testo a giurato? Su quello originale oppure su quello cambiato dalla sinistra con quattro voti di maggioranza compreso il suo? Per il Pd si tratta sempre e solo di un problema d’immagine e di tattiche. Infatti l’intenzione di Franceschini e’ di ricostituire l’armata Brancaleone con i partitini della sinistra radicale cacciati dal Parlamento dagli elettori. Soltanto il 45% (su tremila) dei delegati aventi diritto e’ intervenuto per nominare Franceschini ex Dc, ex Ppi ed ex Margherita, ora a capo anche degli ex Pci, Pds e Ds (sai come saranno felici!). Il nuovo segretario Pd ha già annunciato la sua squadra. Ha lasciato pero’ fuori i personaggi piu’ validi che li considera di “rottura” (di scatole?). Come Matteo Renzi (ex Margherita), giovane rampante (34 anni e tre figli) presidente della provincia di Firenze da cinque anni. Vincitore delle recenti primarie per la candidatura a sindaco del capoluogo toscano per il Pd, apparso due volte sulla copertina della rivista americana Time che lo considera l’Obama italiano. Renzi e’ stato molto esplicito: “Sabato è stata un'occasione persa. Non avrei votato Dario: se Veltroni è stato un disastro, non si elegge il “vicedisastro” per gestire la transizione. In questi anni Franceschini è stato una delusione, percepito come il guardiano di Quarta Fase, l'associazione degli ex popolari: basta con questa storia degli ex. Sono pronto a collaborare con lui, ma è fondamentale che cambi praticamente tutto rispetto agli ultimi mesi”. Un altro e’ il Sindaco di Venezia, il filosofo Massimo Cacciari, per aver dichiarato: “Che Dio accolga coloro che vogliono perdere. La soluzione Franceschini e’ la peggiore. L'unica soluzione era il congresso. Ma così hanno deciso... pace all'anima loro. Certo che un partito chiamato a decidere tra Franceschini e Parisi il leader rasenta il ridicolo”. Veltroni, Franceschini, D’Alema, Rutelli, Fassino, Parisi, Bersani, Rosy Bindi ed altri sono i “simboli” di una classe dirigente incapace, inconcludente e, anche, pericolosa. Hanno grandi responsabilità verso il loro partito ma anche verso la democrazia italiana: per l’odio che hanno seminato avvelenando il clima politico accusando Berlusconi di ogni nefandezza. Non li hanno mai sfiorati, e questo e’ la prova della pochezza di questi personaggi, che Silvio Berlusconi continua a vincere perché e’ in sintonia con il Paese. Perché riesce ha comprende il “sentire comune” della gente. Perché e’ cento miglia avanti rispetto ad ogni altro politico: avversari e gli stessi alleati. Sa anticipare il futuro senza mai fughe azzardate avanti. Le dimissioni di Veltroni da segretario del Pd significano la fine dei postcomunisti. Il partito si dissolverà per la guerra di tutti contro tutti al suo interno: non vanno d’accordo in niente, e’ una ”anarchia politica”. Veltroni porta la responsabilità di questo. Se fosse rimasto con l’idea originale di far nascere un vero bipolarismo italiano, non avrebbe dovuto accettare Di Pietro nella sua alleanza politica. Il centrosinistra ed il centrodestra dovevano legittimarsi vicendevolmente per una via bipolare europea. Veltroni ha scelto la via dell'opposizione ideologica e dell’insulto, invece di quella ferma ma costruttiva. La cultura postcomunista e’ rimasta quella dei rivoluzionari capaci di alimentare una guerra civile nella politica italiana. Veltroni ha scelto la fuga, ha abbandonato il suo partito e i suoi elettori. Da direttore dell’Unità tentò di rilanciare il giornale con la vendita delle figurine Panini. Nel’89 ebbe la spudoratezza di dire che “non era mai stato comunista”. Fu vicepresidente del primo governo Prodi (1996-1998), quello dei sacrifici di “sinistra” per l’euro. Uscito di scena Prodi (ottobre 1998), D’Alema divenne primo ministro e lui andò a fare il segretario dei Ds. Dopo il fallimento di D’Alema, e mentre si avvicinavano le elezioni politiche del 2001, con la prevista vittoria di Berlusconi, il “valoroso condottiero”, ancora una volta, se la diede a gambe. Anziché affrontare l’avversario da segretario del principale partito del centrosinistra, cercò un posticino come sindaco di Roma. E qui si realizzò un altro scambio: questa volta con Rutelli a prendere le “bastonate” da Berlusconi durante l’elezioni politiche e lui al posto del “bamboccione” (così Prodi definì Rutelli) alla guida della capitale. Veltroni da sindaco di Roma divenne famoso più che altro per le notti bianche, le feste del cinema e le buche nelle strade lasciando un debito miliardario. La carriera di Sindaco s’interruppe con la chiamata (primavera 2007) del nascente Partito Democratico: la credibilità del centrosinistra stava andando a “rotoli” ed i principali azionisti (Ds e Margherita) avevano perciò deciso di cambiare nome alla ditta. Una bella fusione (il Partito Democratico) da consegnare ad un “nuovo e giovane” leader. Veltroni fu scelto proprio in virtù della sua “estraneità” al confuso programma di 281 pagine che aveva riportato Prodi al governo nel 2006. Il suo arrivo alla guida del Pd era dunque un segnale di rottura: il “nuovo” (fa ridere, ma e così) con il quale ci si preparava a “licenziare” il bofonchiante Prodi. La chiamata alla guida del Pd ebbe una preparazione mediatica straordinaria: non si eleggeva un “segretario", ma un “salvatore”. Ed il “messia” apparve il 14 ottobre 2007 con le “primarie farsa" (volutamente non c’erano veri competitori) indette per la sua “incoronazione”. Di lì a poco la situazione prese a precipitare, la maggioranza che sosteneva Prodi si incrinò sempre più fino al “patratac” del gennaio 2008. Nel frattempo si preparava un altro scambio. Rutelli voleva riprendersi la poltrona di Sindaco, che l’aveva già occupata per due mandati (1993 – 2001) ed era pronto a lasciare la vice presidenza del Consiglio dei ministri. Il resto è storia recentissima. La scelta di rompere con la sinistra radicale sfidando Berlusconi era una battaglia persa in partenza. L’illusione che il Pd fosse un partito “maggioritario”. La perdita del comune di Roma. L’incapacità di svolgere un minimo di opposizione. L’autobus “salva l’Italia” abbandonato in strada. Fallita la raccolta di cinque milioni di firme contro Berlusconi. Il “patetico” governo ombra (subito cancellato da Franceschini). La crisi di credibilità, per l’emersione della corruzione in molte amministrazioni di centrosinistra, ha portato alla perdita della presunta “supremazia morale”. Le sonanti sconfitte elettorali in Abruzzo ed in Sardegna. Nel bel mezzo, la folkloristica “scampagnata” romana di ottobre 2008 al Circo Massimo. E’ tutto da ridere. Una carriera del genere e’ più che sufficiente a diventare un “esempio”: di come non si deve dirigere un partito. Certo, sarebbe ingiusto addossare a Veltroni responsabilità che appartengono ad un’intera classe politica. Ma sarebbe altrettanto ingiusto non addebitare a Walter Veltroni la fine del Pd a cui il becchino Franceschini sta preparando il funerale.

Fine dell'esperimento: Walter, Non se po fa! I "ciarlatani" si affollano ai microfoni della radio e Tv.

Sydney, 20 febbraio 2009
La settimana scorsa concludevo il mio articolo scrivendo che: “D’Alema, Bersani, Parisi e molti altri del Pd hanno preso atto che l’operazione del Partito democratico è fallita, non ha unito la sinistra e non ha preso voti a destra ed e’ giunta l’ora di girare pagina ed hanno, di fatto, accantonato Veltroni, ma lui ancora non se ne e’ accorto”. Dopo la sonora sconfitta (l’ennesima) alle regionali della Sardegna, finalmente Walter se ne e’ accorto e ha dichiarato: “C’è chi dentro il partito rema contro e questi sono i risultati”. Non e’ corretto ed umano dileggiare l’avversario finito KO, ma e’ doverosa una ricostruzione dei pochi mesi di vita del Pd che, per il bene dell’Italia, deve continuare a vivere. Dopo le “primarie” farsa per scegliere il segretario (era stato tutto stabilito in anticipo), Veltroni, 16 mesi fa al Lingotto di Torino, si e’ presentato come l’uomo giovane e nuovo della politica italiana. Si e’ paragonato nientemeno ad Obama prendendo in uso il suo motto: “Yes, we can” che per una migliore comprensione e’ stato tradotto (in romanesco): “Se po’ fa’”. Francamente Walter, in quella occasione, riuscì ad accendere molte speranze in molti, anche non di sinistra. Persino Berlusconi apprezzò la svolta “veltroniana” e l’incontro’ molto volentieri. Il suo faccione da bravo “boy scout” era rassicurante. Subito dopo, accentuandosi con il passare dei mesi, e’ iniziata la stranissima metamorfosi contraddittoria di Veltroni, che l’ha portato alla disastrosa situazioni di oggi. Era partito con la “vocazione maggioritaria” del Pd, giurando che avrebbe corso da solo, poi si e’ alleato con Di Pietro che ha contribuito, e di molto, alla distruzione del Pd. E per cercare di vincere in Sardegna si e’ alleato anche con Rifondazione Comunista e i Comunisti italiani ricostituendo, di fatto, la famosa armata “Brancaleone” che portò al disastro Prodi. Aveva detto che non avrebbe piu’ demonizzato l’avversario come era stata fatto sin dal ’94. Invece ha “assoldato” l’ultraconservatore e “antiberlusconianoOscar Luigi Scalfaro, oratore unico alla recente manifestazione di Roma (in una piazza non proprio piena), in difesa della Costituzione che Berlusconi starebbe per “stracciare” attentando alla libertà del Paese! Non e’ comprensibile come mai gli elettori del Pd hanno pagato un “obolo” (alle primarie) per eleggere un segretario che, in un’occasione così importante, manda avanti un personaggio molto discusso ed impopolare. Quando Scalfaro era Presidente della Repubblica, non ha voluto rendere conto dei cento milioni mensili dei quali aveva disponibilità. E’ rimasto ancora negli orecchi degli italiani il suo: “…non ci sto…”. Tutto questo e’ apparso ancora poco a Walter per mettere in “difficoltà” Berlusconi, e quindi ha appoggiato lo sciopero (fallito) della Cgil (ormai isolata dagli altri sindacati) che ha scelto la via dell’immobilismo e il conservatorismo sociale piu’ estremo e dannoso, per risolvere la crisi economica mondiale. La situazione interna al Pd e’ indecifrabile, tanto e’ confusa. Lo scontro “finale” fra le correnti si è fatto acceso ed estenuante. Pierluigi Bersani ha ufficializzato da tempo la propria candidatura alla segreteria del Pd. Massimo D’Alema sostiene che, solo grazie a Bersani, si potrà realizzare il riavvicinamento fra i militanti che si sono allontanati. Il partito temporaneamente sarà guidato da Franceschini. Aspetta e spera. Staremo a vedere. In attesa di conoscere la nuova evoluzione del Pd esaminiamo come viene gestita l’informazione attraverso i media. La televisione e la radio sono spesso invase dalle mezze figure “bipartisan” della politica. Passano ogni giorno, ad ogni ora, su la radio e sui teleschermi solo per apparire e “chiacchierare” di qualsiasi argomento. Fanno a gara per conquistarsi cinque, dieci secondi per proporre le loro “ricette” dai Radiogiornali e dai Telegiornali, pur di far vedere che ancora sono vivi. E’ questo uno dei motivi principali che alimenta l’antipolitica. Le persone non ne possono piu’ nell’ascoltare sempre gli stessi che dicono cose che non interessa nessuno. La colpa e’ dei media? In realtà la colpa non e’ dei mezzi d’informazione, piuttosto e’ la “smania” dei politici che si “accalcano” ai microfoni e alle telecamere per lanciare i loro messaggi, ma e’ solo per appagare la loro vanità. Le loro esibizioni spesso sono da “avanspettacolo” che fa storcere il naso al grande pubblico e lo allontana sempre piu’ dalla politica. Questi “parolai” spesso rappresentano più se stessi che una parte della popolazione che li ha “disgraziatamente” eletti. E’ sempre di più una fiera delle vanità. E’ un “circo equestre” composto da un ristretto numero di parlamentari che vengono “cortesemente” interrogati, si fa per dire, su ogni cosa, senza mai controbattere a fondo, senza mai cercare di “confutare” a fondo le loro dichiarazioni. I cittadini gradirebbero conoscere meglio la realtà che li circonda con veri approfondimenti ed inchieste sulla realtà della società. I media hanno il preciso dovere di essere piu’ vicini ed in sintonia con la gente. Ormai, gran parte della politica “politicante” si fa attraverso gli schermi TV e la radio, quando vengono sempre meno visti ed ascoltati. Anche i giornali su carta giornalmente perdono i loro lettori. E’ con Internet che oggi viaggiano le idee e questo Obama l’ha capito e ha applicato il metodo per far arrivare il suo messaggio nelle case di tutti. Molti movimenti della società civile, molte associazioni ed anche molte singole persone, assenti del tutto dalla TV dalla Radio e dai giornali, sono collegati nella rete Internet e diffondono i loro messaggi ed idee in contemporanea in tutto il mondo. E’ nato un nuovo modo “globale” ed “interattivo” di comunicare senza confini con un rapporto immediato. Non e’ importante essere dei personaggi noti o essere dei politici, l’importante e’ mettere in evidenza e parlare dei veri problemi dell’uomo della strada e proporre idee innovative. In fondo la stessa elezione di Obama negli USA si e’ basata sullo stesso principio: riconoscersi nelle idee nuove di uno “sconosciuto” piuttosto che in quelle vecchie del passato. Le persone hanno visto in Obama una persona “vera”, capace di portare cambiamenti perché conosce veramente i problemi dell’uomo della strada. Ma attenzione! Subito inizia l’azione di “delegittimazione” da persone che non riescono a vedere avanti, che sono attaccate alle logiche del passato: ogni persona nuova, ogni nuova idea e’ da combattere e da distruggere. Ricordate nel 1994 quando Berlusconi “scese in campo”? Prima di quella data era considerato un “genio”, una persona “eccezionale”, così lo definì lo stesso D’Alema. Poi sappiamo tutti come e’ andata e come sta continuando. Ma dopo quindici anni Berlusconi continua ad essere sempre piu’ apprezzato dalla maggioranza degli italiani. E’ stato demonizzato in tutti i modi ma diventa sempre piu’ credibile. Forse perché ha sempre affrontato concretamente i problemi?

lunedì 16 febbraio 2009

Il caso Eluana Englaro doveva essere una questione familiare. A specularci e' stato soltanto Veltroni.

Sydney, 13 febbraio 2009
Veltroni non e’ capace di scelte strategiche, sa solo chiacchierare a vanvera. Ora che Berlusconi non può essere piu’ attaccato giudizialmente perché coperto dal lodo Alfano, insieme a Di Pietro tentano di delegittimarlo accusandolo di essere un “dittatore” che mette in pericolo la democrazia in Italia. Veltroni ha perso il contatto con la realtà che lo circonda. "È veramente fantasioso e inaccettabile il veltroni-pensiero. Mai in questi mesi abbiamo ascoltato una proposta costruttiva ma solo insulti e illazioni. Veltroni vede complotti in ogni parola, in ogni pensiero ed in ogni azione del presidente Berlusconi, auspicando purghe di staliniana memoria. La verità è un’altra, la manifestazione promossa dal PD in difesa della Costituzione è solo la solita trovata propagandistica di Veltroni e di una sinistra priva di argomenti seri che deve fare i conti con le diverse anime, laiciste e radicali, che la compongono. In più gli attuali dirigenti del PD hanno un’istintiva e incontenibile propensione alla propaganda più rozza pur di non assumere mai la responsabilità di compiere scelte coraggiose". Questo ha dichiarato Enrico La Loggia, vicepresidente del gruppo Pdl alla Camera. Visto che Tonino Di Pietro gli sta portando via molti elettori, Veltroni sceglie lo stesso metodo dell’ex questurino e preferisce accusare Berlusconi che, secondo lui, vuole cambiare da solo la Costituzione, che nessuno mette in discussione, almeno nei suoi valori fondamentali. E poi, per cambiarla, occorre il voto dei tre quarti del Parlamento, non solo quello della maggioranza. Veltroni, per non prendere una posizione chiara sulla legge del testamento biologico, accusa Berlusconi di ogni nefandezza antidemocratica. Con tutto l’umano rispetto che si deve per il dolore di un padre, sembra pero’ che il padre di Eluana Englaro non abbia avuto il coraggio di assumersi la responsabilità di decidere cosa fare della propria figlia. E’ vero che si tratta della scelta più difficile che esista, ma che doveva fare in accordo con la sua famiglia. Tutti noi italiani, i giudici, il parlamento, il governo, il presidente della Repubblica non c’entravamo nulla e dovevamo restarne fuori. No, non è stata la politica a entrare nella vicenda di Eluana che doveva restare assolutamente privata. E’ stato un padre che ha preteso con tutte le sue forze che fosse lo Stato a entrare nella sua vita ed a decidere di quella di sua figlia. Può la politica, lo Stato, un giudice decidere se far morire o no una ragazza? Qui non c’è destra o sinistra, cattolicesimo o ateismo, ma il problema di fondo e’: fino a dove lo Stato può arrivare a decidere sulla libertà dei cittadini? Se lo Stato fa una legge sul testamento biologico, sull’eutanasia, sull’accanimento terapeutico, siamo sicuri che non violi la libertà dei cittadini? Siamo davvero convinti che la Cassazione e i giudici milanesi su Eluana abbiano emesso una sentenza giusta e liberale? Lo Stato non può, attraverso il suo ordine giudiziario, decidere al posto di Eluana. I giudici, commettendo una grave violazione costituzionale, si sono arrogati di un potere che compete esclusivamente al Parlamento, alle istituzioni politiche dello Stato, le uniche che hanno il mandato popolare per legiferare. E poi perche degli estranei, giudici o parlamentari che siano, debbano prendere una decisione così tanto privata ed esclusivamente personale? Ogni caso e’ diverso, ogni malato e’ diverso, ogni famiglia ha una propria convinzione. Nessuna legge, nessuna sentenza potrà mai davvero dirci cosa e’ meglio fare e, in ogni caso, limiterebbe la nostra libertà. Un genitore potrà decidere che preferisce credere in un miracolo, che preferisce seguitare a curare quello che sembra un vegetale, piuttosto che perderlo per sempre. Un altro potrà decidere di non avere più speranza e decidere di porre fine a quella che ritiene un’agonia, sia per se che per la figlia malata. In tutti i casi bisogna avere il coraggio di assumersi la responsabilità delle proprie scelte libere e consapevoli. Il padre o la made, o le persone piu’ care possono decidere di far morire o di far vivere, ma la responsabilità e’ esclusivamente la loro. Pretendere che sia lo Stato con una legge o con una sentenza dei giudici a decidere al posto loro, significa solo rifiutare la propria responsabilità. L'opposizione, capitanata dal sempre piu’ traballante ed ormai “provvisorio” Veltroni “indignato” dagli “strappi” alla Costituzione attuati da Berlusconi, e’ pronto a scendere in piazza per la “deriva mussoliniana” del primo ministro. Mentre, sono molti nell’opposizione che si preparano a dare una mano al governo a votare la legge presentata dall’esecutivo. Sono i cattolici del Pd che hanno dichiarato che sono pronti “in coscienza” a votare, in pratica, il testo del decreto respinto da Giorgio Napolitano. Sono quasi tutti gli ex Ppi (Partito Popolare Italiano), buona parte dei “rutelliani” ed anche alcuni “veltroniani”. E comunque il Pd, nel suo insieme, e’ pronto ad approvare la legge: nessun ostruzionismo, nessuna battaglia in Parlamento. “Non faremo questo piacere a Berlusconi, e’ questo l'unica disciplina che ci daremo come gruppo al di là del giudizio di merito su questa legge”, è la sconcertante dichiarazione del presidente dei deputati del Pd, Antonello Soro. Una persona normale rimarrebbe del tutto confusa e si chiederebbe perché mai, allora, lo stesso Pd ha organizzato una manifestazione a Roma in difesa della Costituzione? Che strappo c'è mai stato, visto che la legge verrà votata in Parlamento con i loro voti e, addirittura, con la loro esplicita approvazione? La manifestazione, ancora una volta, e’ servita a tentare di coprire la grande confusione che regna nel Pd che e’ sempre piu’ lacerato nel suo interno. Buona parte dei laici e post-comunisti del Pd sono contrarissimi alla legge, e il suo elettorato e’ confuso e diviso come dimostrano le piazze che si sono riempite spontaneamente nei giorni passati sul caso Englaro. Qualcosa il principale partito di opposizione deve pur dirlo, ma siccome non può dire nulla nel merito, perché non ha una linea unitaria sulla questione del testamento biologico, Veltroni ha deciso di buttarla sul “pericolo” che la Costituzione venga “strappata” da Berlusconi. D’Alema, Bersani, Parisi e molti altri del Pd hanno preso atto che l’operazione del Partito democratico è fallita, non ha unito la sinistra e non ha preso voti a destra ed e’ giunta l’ora di girare pagina ed hanno, di fatto, accantonato Veltroni, ma lui ancora non se ne e’ accorto.

venerdì 13 febbraio 2009

Alla larga dai "politicanti" italiani se vogliamo fare i nostri interessi.


Noi italiani nel mondo,
se vogliamo fare i nostri interessi,
dobbiamo stare alla larga dalla politica e dai politici italiani.


La stragrande maggioranza dei “politicanti bipartisan” sono identici a Speedy Gonzales (alias Marco Zacchera) e alla Caterpillar (alias Barbara Contini). Personaggi insulsi e patetici che pensano esclusivamente ai loro interessi e se ne fregano di quelli degli italiani nel mondo.
Purtroppo esista ancora, tra gli italiani nel mondo, molti personaggi di scarsissimo valore personale e morale senza alcuna dignità. Credono di sentirsi importanti vantando la conoscenza di qualche "parlamentare" italiano. Pensano di ottenere da loro qualche favore o, semplicemente, farsi nominare "cavaliere", "commendatore", o avere la “stella al merito ”. Di che cosa? Con questo loro atteggiamento da “lecchini” discreditano tutti noi italiani nel mondo e sono i peggiori miserabili della specie umana.

Nel suo sito internet Marco Zacchera ci fa sapere che:
Ho viaggiato per ora in 132 paesi del mondo e per me una svolta della vita è venuta nel 1980 quando ho iniziato a lavorare in Africa sul Lago Turkana, in un villaggio di poveri pescatori. Da allora mi sono reso conto che i problemi non sono mai solo personali, ma anche di tutta l'umanità e che dobbiamo essere comunque grati e contenti per quello che abbiamo. Per dare una risposta ho fondato i VERBANIA CENTER che operano per dare una mano in molti paesi, dal Kenya al Mozambico, al Sud America.Dal Darfur all'Afghanistan, dal Burundi a Timor Est ho visto anche i drammi di tante guerre dimenticate, così come la realtà di tantissimi italiani all'estero che meriterebbero più attenzione e rispetto.
Non mi piace che mi chiamino "onorevole" e non per niente i miei genitori mi hanno chiamato Marco, il che suona molto meglio. Qualcuno dice che sono un deputato anomalo...non so, io so soltanto che di dentro mi sento davvero sempre il ragazzo di una volta e vorrei essere capace di cambiare sul serio, in meglio, questa Italia che amo ed una società dove ci sono ancora tante, troppe ingiustizie.
A pag. 171 del suo libro “Staffette” (leggetelo, vi diventerà chiaro cosa significa “predicare bene e razzolare male”) Marco Zacchera e’ orgoglioso del suo il nomignolo di “Speedy Gonzales” ma, come anche lui stesso afferma, e’ piu’ un “Peter Pan”: l’eterno schiocco bambino. E’ impegnato intensamente a “coltivare” il suo hobby preferito: quello di girare il mondo esclusivamente per migliorare il record del numero dei Paesi visitati (erano 133 quando il 4 gennaio 2007 venne in Australia) per vincere la gara ingaggiata con l'altro suo collega “fannullone” che milita nel Pd. Tiene a precisare che viaggia a sue spese. Ma chi gli passa l’immeritato e sproporzionato stipendio che incassa mensilmente? La media degli operai non lo incassa neppure in un anno.

E’ risaputo che oltre il 70% dei parlamentari sono inutili.

Speriamo che Brunetta prenda a calci nel culo anche questi imbecilli idioti scansa fatiche e goderecci. La stragrande maggioranza dei parlamentari “BIPARTISAN” sono permanentemente in VACANZA: con lo stipendio che percepiscono se la godono un mondo. Poi vengono a raccontarci che “lavorano” per noi!!!

Il governo Berlusconi ha una grande maggioranza alla Camera. Ma in alcuni casi e’ riuscito ad andare sotto, una volta di 3 voti. Speedy Gonzales ha ammesso di essere stato uno dei tre assenti. Ma non era andato a zonzo per Roma come gli altri, vista la bella giornata. No, non era neppure andato a mangiare il gelato al bar vicino al Parlamento, dove lo fanno “speciale”, lui era all’Ambasciata Israeliana!!! A che fare?
Questi vacanzieri PERMANENTI, quando sono assenti, si organizzano per non perdere la non disprezzabile diaria di 206,58 euro. Tra “colleghi” ci si aiuta! Quando qualcuno e’ assente, chi si e’ “sacrificato” a rimanere in Parlamento, vota anche per lui. Questi “votatori” per interposta persona sono i famosi "pianisti". Questo e’ stato uno dei principali motivi per cui Franca RameSCHIFATA” ha dato le dimissioni da Senatrice: non voleva piu’ essere una collega dei “TRUFFATORI”.

La Ministra Mara Carfagna, in un’intervista rilasciata al Il Giornale (il 28 gennaio 2008 a pag. 9), ha definito Barbara Contini una “Caterpillar”. Questa “giovane” ragazzotta, arrogante, irascibile, bisbetica e incompetente, con la mentalità da vecchia bacucca della prima Repubblica, dove e’ andata ha combinato soltanto disastri, vedi nel Darfur dove si e’ “baruffata” con tutti (visitate www.itablogs4darfur.blogspot.com). Il suo ultimo obbiettivo era quello di "acchiappare" (nel senso di metterci sopra le sue possenti chiappe) la poltrona da senatrici e poi…… chi se ne frega: ormai si sarebbe sistemata per tutta la vita. Ora si limita a sciocchi ed inutili sporadici "comunicati" stampa ed a viaggi di piacere (anche lei) intorno al mondo.

Quando Caterpillar giunse in Australia, per “SOSTENERE” i suoi “pupilli” candidati (mi vien da ridere!), ha millantato di essere una emigrante come noi. Che faccia!!! Siccome gli sembrava di aver detto troppo poco, a chi l’ha intervistata, ha fatto intendere che Berlusconi le avrebbe assegnato un ruolo importantissimo e strategico per risolvere l’emergenza “monnezza” a Napoli. E qualcuno ci ha creduto! Per “strafare” aggiunse che, se Casagrande fosse stato eletto “senatore” insieme (a lei “senatrice”), avrebbero “costruito” gli inceneritori per Napoli e per tutta la Campania. Roba da matti! Da MEGALOMANI! Ha preso per i fondelli chi l’ha ascoltata.
Berlusconi sta ancora ridendo!!!
Andate poi a riascoltare i suoi “eloquenti” discorsi e quelli dei suoi “candidati” durante la campagna elettorale. Roba da mettersi le mani nei capelli. Barzellette, per giunta raccontate malissimo da commedianti di terzo ordine.

Speedy Gonzales e Caterpillar, piu’ che responsabili della campagna elettorale all’estero del centrodestra, sono stati degli “IRRESPONSABILI”. Una figuraccia dietro l’altra ed il risultato finale in tutto il mondo e’ stato molto deludente, ma loro hanno “esultato” per la grande vittoria!! Piu’ sciocchi ed idioti di così?

Per candidare i loro “amici” hanno buttato fuori 3 dei 4 parlamentari in carica: Romagnoli, Ferrigno e Rebuzzi che avevano lavorato abbastanza bene nella legislatura precedente ed avevano acquisito una buona esperienza, che sarebbe stata molto utile se riconfermati. L’unico “miracolosamente” salvatosi dal massacro e’ stato Picchi.

I due “IRRESPONSABILI” hanno cacciato tutti per far posto a dei veri e propri “GENI” politici. Un certo Avvocato Nicola Paolo Di Girolamo, ora agli arresti domiciliari per avere dichiarato il “FALSO”, salvato dalla galera dalla “CASTA” dei parlamentari. Un altro genio e’ un certo Juan Esteban Caselli, che ha ottenuto 48.128 preferenze.

Chiocchietti, responsabile del Pd all’estero ha chiesto alla Caterpillar:
di spiegarci che ci faceva il 26 marzo 2008 insieme ad Aldo Micicchè a Caracas, come riportato da diversi giornali, e soprattutto come mai i voti alla destra sono in ogni ripartizione elettorale estera gli stessi di due anni fa mentre in Sud America, improvvisamente, sono diventati il doppio, passando da 50 a 100.000".
(aise) 17/04/2008

Sulla vicenda Juan Esteban Caselli, qui sotto un articolo del Corriere della Sera:

Il voto 2008. il caso (17 aprile 2008 pagina 13)
Cotroneo Rocco

Pallaro resta fuori «Schede compilate dalla stessa mano»
Roma, inchiesta sul voto in Sudamerica. Escluso a sorpresa l' uomo che contava su 50 mila consensi: qualcuno ha raccattato migliaia di buste e le ha votate. Il nome «nuovo». Il «senador» superato dal pdl Caselli, vicino alle dittature militari argentine e al Vaticano BUENOS AIRES - Da ago della bilancia al Senato - due anni fa - a oggetto di sospetti, denunce e strani travasi in queste ore. Come allora, attenzione puntata sul Sudamerica, dove il voto degli italiani all' estero ha sempre un significato speciale. Le proteste di alcuni rappresentanti di lista, durante lo spoglio, hanno spinto la Procura di Roma ad aprire un' inchiesta. Troppe schede compilate con la stessa calligrafia (all' estero si potevano indicare le preferenze) e sospetti sui voti arrivati da Argentina e Venezuela. Quanto l' episodio sia collegato all' altra inchiesta, aperta dalla procura di Reggio Calabria in seguito ad intercettazioni, resta da vedere. La vicenda coinvolge Marcello dell' Utri, che ieri ha presentato una querela contro ignoti per la fuga di notizie. In ogni caso la geografia politica del continente è uscita rivoluzionata dal voto. L' Argentina elegge quattro dei cinque parlamentari del Sudamerica, tre sono nuovi e due confermati. La sorpresa è l' esclusione di Luigi Pallaro, senatore indipendente di Buenos Aires, l' uomo che aveva 50.000 voti personali. Ed è lui a parlare di episodi oscuri. «Già nella notte di lunedì venni informato per telefono dell' esistenza di un migliaio di schede, tutte con la stessa calligrafia e il nome di Caselli», racconta Pallaro. Non si dà pace, il Senador. Non capisce come la sua lista «Associazioni» possa in due anni essere finita dal primo al quarto posto in Argentina. «L' aumento dell' affluenza è sospetto: qualcuno ha raccattato migliaia di buste non ricevute e consegnate e le ha votate - denuncia -. Sono andato bene ovunque tranne che nel mio Paese e in Venezuela: molto ma molto strano. Mi supera un personaggio che non ha niente a che vedere con la nostra comunità, conosciuto in Argentina per ben altri motivi». Pallaro parla di Juan Esteban Caselli, nuovo senatore del Pdl. Una volta appresa la sua candidatura, battezzata da Berlusconi in persona, la stampa argentina si è ricordata di un personaggio del quale anni addietro si era occupata parecchio. Il nome di Caselli appare in varie inchieste e libri denuncia. Prima collaboratore delle giunte militari, poi del governo Menem, è chiamato «il Vescovo» per gli stretti legami con il Vaticano, dove è stato per tre anni ambasciatore del governo argentino. Il coordinamento del Pd per gli italiani nel mondo, qualche settimana fa, lo aveva denunciato come «protagonista di una impressionante carriera finanziaria, fino a condizionare la politica del governo argentino». Il principale accusatore di Caselli fu il ministro dell' Economia Domingo Cavallo. Disse che l' italo-argentino era coinvolto nelle accuse di traffico di armi (che portarono in galera a certo punto lo stesso Menem) e nella protezione ai colpevoli di un attentato antiebraico che uccise 80 persone a Buenos Aires nel 1994. Alla Stampa, un mese fa, Caselli ha smentito tutto e annunciato querele. In un italiano assai approssimativo. Ieri gli uomini del Pd per l' estero hanno definito «strano» il raddoppio secco dei voti per il Pdl in Sudamerica. In Venezuela, per esempio, la percentuale ha toccato al Senato il 72 per cento, nonostante l' assenza di candidati locali con chance di vittoria nella circoscrizione. 5 i parlamentari eletti in Sudamerica (4 in Argentina)

I “due” “IRRESPONSABILI” hanno appoggiato anche la candidatura (in Europa) di un certo Aldo Di Biagio, permanentementeresidente” a Roma, dove ha sempre svolto attività di dirigente del patronato ENAS/UGL. Qui di seguito uno stralcio di un articolo riportato nel giornale “La Voce del Pololo” di Fiume:

La Voce del Popolo di Fiume: ROMA – "Entro il 10 aprile noi italiani residenti in Europa saremo chiamati a rieleggere i nostri rappresentanti al Parlamento italiano. Un’occasione di grande responsabilità per la nostra Comunità, le cui scelte contribuiranno in maniera determinante a dare un nuovo volto al nostro Paese". Inizia così la lettera che Aldo Di Biagio, candidato alla Camera nella lista del Popolo della Libertà nella ripartizione Europa (con residenza evidenziata a Fiume - Croazia) ha scritto ai connazionali residenti all'estero.

Di Biagio, vicinissimo a Tremaglia, conosceva benissimo la legge 459/2001 ed ha agito con piu’ furbizia dell’Avvocato Nicola Paolo Di Girolamo finito in galera.
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Tutti i grandi “amori” finiscono. E così tra la Caterpillar e Speedy Gonzales, sono incominciate le “baruffe” e le furiose liti ed ora si guardano in cagnesco. Il motivo della “dissoluzione” del loro grande amore sono state le nomine dei “responsabili” del Pdl nei diversi Paesi esteri. E’ stato divertente vederli litigare come bambini scemi a chi le faceva per primo. Gareggiavano per favorire i loro personali “pupilli” per sottrarsi “POTERE” l’uno a l’altro. Cosi’ la Caterpillar si e' INCAZZATA di brutto e ha intimato al poveraccio Speedy Gonzales di smetterla. Soltanto lei aveva il DIRITTO e il POTERE di nomina, SOLTANTO lei era stata INCARICATA direttamente da Berlusconi. Hai capito Speedy Gonzales? Quindi zitto e a cuccia!!

Tra una litigata ed un altra, nessuno dei due si sono sbilanciati a nominare il "responsabile" del Pdl in Australia. Oggettivamente la scelta e’ molto difficile per la grande disponibilità di "personalità": una piu’ “prestigiosa” dell’altra!!! Non e' facile scegliere tra "un fasullo" ingegnere, una fasulla” Baronessa, un cavaliere senza cavallo, tra dame di “cortese” compagnia, eroi nazionali, dottori Ballanzone e avvocati Azzeccagarbugli. Ma ci ha pensato il cavaliere senza cavallo a rimediare autoproclamandosi “CAPOCATZ” del Club dei “bulli & pupe” del Pdl in Australia.
Nel frattempo la “DELFINA” di Speedy Goanzales (all’inizio contraria ad agevolare la visita di Zacchera in Australia), usando una “fine strategia” politica, e’ riuscita a CONQUISTARE la sua “stima” tanto da essere nominata “presidentessa” di un circolo di AN che pero’ mai nessuno ha mai visto e sentito. Dai siti “australiani” del Pdl e di AN, la “presidentessa” non e’ mai citata e non fa parte di nessun “direttivo” (diciamo cosi’). A nominare la “presidentessa” e’ stato unicamente Peter Pan (Marco Zacchera), ma gli altri l’hanno SCARICATA velocemente e, per non averla tra i piedi, hanno fondato una “associazione culturale AN”.

Il “giannizzero” tira piedi del “CAPOCATZ” del Club dei “bulli & pupe” del Pdl in Australia ha voluto far sapere che il Pdl in Australia e’ unito e forte. Contenti loro!!

La realta’ e’ che, dopo l’umiliante batosta rimediata nell’ aprile 2008, il Pdl in Australia (e nella IV Circoscrizione estera) fa RIDERE ed ha credibilità ZERO.

L’occasione delle elezioni politiche dell’aprile 2008 e’ servita per dimostrare quanto realmente valevano e contavano ogni singolo soggetto coinvolto nel PdL in Australia e nella IV Circoscrizione estera.

Gli “irresponsabili” esteri del PdL, Barbara Contini e Marco Zacchera, la prima cosa saggia ed intelligente che avrebbero dovuto fare, era di riportare concordia e unità nel PdL in Australia. Con molta “presunzione” ed “arroganza” consideravano già acquisiti i due seggi parlamentari, in base ai risultati elettorali del 2006 e avevano dato credito alle informazioni dei loro fidati “consiglieri”. Quindi, senza alcun indugio, hanno pensato che la cosa migliore piu’ efficace e rapida, per riportare “ordine” in Australia, era di “espellere” Giampiero Pallotta (Fattore “P”). Attendevano un qualsiasi futile pretesto e l’hanno trovato quando furono tacciati da “spocchiosi” per non rispondere a precise domande in riguardo alle candidature.

P” riteneva assolutamente non idonee le candidature di Luigi Casagrande, Teresa Todaro Restia e Joe Cossari, che avevano già perso nel 2006, mentre la Contini e Zacchera volevano riconfermarle.

La Contini e Zacchera hanno dimostrato la piu’ assoluta incompetenza nel valutare le persone, un grave handicap per chi ricopriva un’importante carica come la loro. Hanno agito da dilettanti inesperti. Hanno insistito nel voler candidare persone non stimate, come il verdetto elettorale ha certificato senza equivoci.

Confrontando i voti acquisiti nel 2006 con quelli ottenuti nel 2008 i candidati “selezionati” dalla Caterpillar e da Speedy Gonzales, nell’intera IV Circoscrizione estera, sono riusciti a perdere 4.023 voti alla Camera e 2,383 voti al Senato. Soltanto in Australia hanno perso 902 voti al Senato e 1,692 alla Camera.

Un ulteriore riprova che non erano affatto stimati, e’ stato l’umiliante calo delle preferenza confrontate con quelle che ottennero nel 2006:
Nel 2008: Luigi Casagrande -1,208; Teresa Todaro Restia -713; Joe Cossari -513.


Berlusconi si e’ accorto della nullità e dell’idiozia
della Caterpillar e di Speedy Gonzales
e li ha relegati a ruoli insignificanti
per evitare che combinassero altri disastri.