Carlo De Benedetti (1934) e Silvio Berlusconi (1936) da anni sono i principali protagonisti dell’economia e della politica italiana. Carlo De Benedetti e’ nato da una famiglia benestante ebrea ed e’ fratello di Franco Debenedetti (nonostante il cognome diverso per errore dell'ufficiale d’anagrafe) ex senatore Ds-Ulivo. Si e’ laureato in ingegneria elettrotecnica nel 1958 al Politecnico di Torino per poi entrare nella “Compagnia Italiana Tubi Metallici” del padre. Assieme al fratello Franco acquisì, nel 1972, la “Gilardini”, una società quotata in borsa che i due fratelli trasformeranno in una “holding” di successo, impiegata soprattutto nell'industria metalmeccanica. Nel 1974 Carlo De Benedetti fu nominato presidente dell'Unione Industriali di Torino e ricoprì nella “Gilardini” le cariche di presidente ed amministratore delegato fino al 1976 quando, grazie all'appoggio di Umberto Agnelli, suo vecchio compagno di scuola, ottenne la carica di amministratore delegato della FIAT. Come “dote” portò il 60% del capitale della “Gilardini”, che cedette agli Agnelli, in cambio di una quota azionaria della FIAT (il 5%). De Benedetti tentò di mettere nei posti strategici manager a lui fedeli (a cominciare dal fratello Franco). Dopo quattro mesi, a causa di “divergenze strategiche”, abbandonò la carica in FIAT. Per alcuni, i due fratelli avrebbero trovato un ostacolo insormontabile in una parte della dirigenza FIAT, piu’ legata alla famiglia Agnelli, che avrebbe scoperto un tentativo di scalata della società da parte di Carlo De Benedetti e fratello, appoggiata da gruppi finanziari elvetici. Vatti a fidare degli amici, avranno pensato gli Agnelli! Con il denaro ottenuto dalla cessione delle sue azioni FIAT, De Benedetti rilevò le “Compagnie industriali riunite” (CIR), garantendosi anche il controllo azionario del quotidiano “La Repubblica” e del settimanale “L'espresso”. Silvio Berlusconi e’ nato a Milano. Suo padre era un impiegato di banca. Dopo aver completato i suoi studi secondari nella scuola Salesiana, ha studiato legge all’Università Statale di Milano, laureandosi nel 1961 con una tesi sugli aspetti giuridici sulla pubblicità. Aveva già quel pallino! Durante i suoi studi universitari suonava il contrabbasso in un’orchestrina formata anche dall’attuale Presidente di “Mediaset” Fedele Confalonieri, che suonava il piano. Spesse volte il complesso musicale lavorava nelle navi da crociera che facevano spola da Genova a New York. Ma sin dal 1960 Berlusconi, collaborando con lo zio che era un piccolo costruttore edile, sviluppò l’idea di costruire Milano 2, una città-giardino di circa 10.500 appartamenti, che fu costruita a Segrate nella periferia est di Milano. Successivamente, nel 1973, entrò nel mondo dei media con la creazione di una piccola società di televisione via cavo: Telemilano. Quindi acquistò due nuovi canali, iniziando a trasmettere via etere. Nel 1978 formò il gruppo “Fininvest”. Complessivamente, nei cinque anni successivi (dal 1978 al 1983), guadagnò 113 miliardi di lire (circa 55/57 milioni di Euro). Le reti televisive della “Fininvest” si espansero in tutto il Paese. Nel 1980 Berlusconi organizza in Italia la prima rete privata nazionale costituita da “Canale 5”, nel 1982 gli affianca canale “Italia 1” acquistato dalla famiglia Rusconi ed infine, nel 1984, acquista “Rete 4” da Mondadori. Il 16 ottobre 1984, i giudici in Torino, Pescara e Roma, ordinarono le cessazioni delle trasmissioni dei canali televisivi di “Mediaset” in esecuzione di una legge vigente. Quattro giorni dopo, 20 ottobre 1984, il governo in carica di Bettino Craxi varò un decreto di emergenza nazionale per legalizzare le stazioni televisive di “Mediaset”. Dopo molte battaglie politiche, nel 1985 il decreto fu approvato definitivamente. Ma per alcuni anni, i tre canali di Berlusconi rimasero nell’incertezza, e non avevano il permesso, per esempio, di trasmettere notizie e commenti politici. La questione fu risolta definitivamente nel 1990 con la legge che “disciplina il sistema radiotelevisivo pubblico e privato”, detta “legge Mammi’” dal nome dell’allora ministro delle poste e telecomunicazioni il repubblicano Oscar Mammi’. Nel 1995, Berlusconi vende una parte delle sue quote. Il gruppo “Finivest”, che e tra le dieci piu’ grandi aziende italiane ed impiega circa 60 mila persone, oltre alle televisioni, e’ azionista di aziende assicurative come la Mediolanum, bancarie, finanziarie, di editoria come la Mondadori, della squadra di calcio AC Milan ed altre decine di aziende. Berlusconi, insieme al Principe saudita Talal Al-Walled, e’ azionista di “Mediaset” che e’ quotata in borsa. Sono 300 mila i pensionati italiani che posseggono azioni “Mediaset”. Secondo la rivista “Forbes”, Berlusconi e’ la terza persona piu’ ricca d'Italia (dopo Ferrero, Nutella e Del Vecchio, Luxottica). E’ evidente che le carriere professionali di Carlo De Benedetti e di Silvio Berlusconi ebbero inizi molto diversi. Il primo e’ partito da una solida base finanziaria, il secondo e’ il classico “self made man” che e’ partito da zero. Tra i due non c’e’ mai stata simpatia e spesso si sono trovati l’uno contro l’altro. Una delle loro battaglie piu’ famose (oltre al cosiddetto “Lodo Mondadori”) e’ stata l’affare SME (Small and Medium Enterprise). Nell'aprile 1985 Romano Prodi, a quell’epoca presidente dell’IRI (Istituto per la Ricostruzione Industriale fondato nel 1932), “sceglie” a sorpresa Carlo De Benedetti come azionista di maggioranza della SME, fiore all'occhiello dell'industria agro alimentare italiana, definita dallo stesso Prodi “perla del gruppo IRI” che raggruppava Motta, Alemagna, Bertolli, Supermercati GS e Autogrill. Altre ditte concorrevano alla trattativa. Oltre alla cordata Barilla-Ferrero-Fininvest, la Lega delle Cooperative, Unicoop e la Cofima (gruppo di imprenditori meridionali). La vendita, un “regalo” di Prodi all’amico De Benedetti, era incomprensibile sia da un punto di vista economico che da quello procedurale. Fu venduto il 64% della SME per 497 miliardi di lire, con pagamenti “rateali”. La società aveva disponibilità di cassa per 80 miliardi di lire (40 milioni di euro) e utili (nel 1985) per 60 miliardi di lire. Inoltre aveva una capitalizzazione di 1.300 miliardi di lire, era “scandaloso” che si vendeva la società per una cifra molto inferiore al suo valore di mercato, e per questo motivo la vendita fu bloccata dall’allora presidente del Consiglio, Bettino Craxi. De Benedetti citò l'IRI in giudizio davanti al Tribunale di Roma, presieduto dal giudice Filippo Verde, e nel 1986 il ricorso fu respinto. Nel 1995 Silvio Berlusconi, Cesare Previti e Attilio Pacifico furono accusati di aver corrotto i giudici del processo SME, Filippo Verde e Renato Squillante (Giudice delle Indagini Preliminari), che bocciarono il ricorso di De Benedetti. Berlusconi e’ stato “assolto”. Nel 1993, durante “Mani Pulite”, Carlo De Benedetti, allora presidente dell’Olivetti, fu “arrestato” per aver ammesso di aver pagato una “bustarella” di 10 miliardi di lire ai partiti che erano al governo per ottenere la fornitura allo SPI (Servizio postale italiano) di nuove telescriventi e computers. De Benedetti non fu mai processato perché il reato cadde in “prescrizione”. Politicamente qual’e’ la differenza tra Berlusconi e De Benedetti? Berlusconi ha avuto il coraggio di scendere in campo in prima persona. Da quel momento, e’ entrato nell’occhio del ciclone della magistratura politicizzata che sta tentando di eliminarlo con tutti i mezzi. L’azione dei magistrati e’ sempre stata sostenuta dalle campagne diffamatorie de “La Repubblica” e de “L’Espresso” di proprietà di De Benedetti. L’ingegnere "furbescamente", rimane sempre nascosto dietro le quinte e con piu’ “rilassatezza” può contrastare e mettere in difficoltà il suo “nemico” giurato continuando, nel frattempo, a guadagnare “montagne” di denaro “parassitario” speculando in borsa. Da italiano che non ama l’Italia, nel 2009 De Benedetti si e’ “naturalizzato” svizzero. Ha giustificato questa scelta con motivi “affettivi”. Si, quelli di pagare meno tasse? Francamente pero’ mi ha sorpreso l’intervista che De Benedetti ha rilasciato pochi giorni fa riportata dal Corriere della Sera. Pensa questo di Berlusconi: “E’ talmente così fuori di testa che pensa di fare il bene del Paese. Non e’ un mascalzone, e non e’ assolutamente una carogna. Silvio Berlusconi e’ quello che siamo tutti noi, solo che nel caso suo e’ portato all'estremo. E’ l'Alberto Sordi della politica. Noi siamo un po' bugiardi, un po' mascalzoncelli, un po' gradassi. Per questo anche un po' simpatici. Lui ha messo insieme tutte queste cose e le ha elevate al cubo. E infatti ha avuto pure successo”. Queste dichiarazioni, rilasciate da un acerrimo nemico, sono al pari di lusinghieri complimenti. Ma intanto senza interruzione De Benedetti continua ad usare come bombe “La Repubblica” e “L’Espresso” che da anni diffondono calunnie sul premier. I due giornali sono i maggiori responsabili della pessima reputazione che gode l’Italia all’estero. La differenza tra De Benedetti e Berlusconi e’ sostanziale. Mentre il primo, comodamente in poltrona dalla Svizzera, “specula” in borsa e studia come eliminare Silvio, il secondo, che tranquillamente potrebbe godersi la vita per i prossimi mille anni, rischia ogni giorno la pelle e si sta dannando l’anima per cercare di salvare il salvabile della “disastrata” Italia dove, si e’ vero, ci sono tanti “mascalzoncelli”, ma anche molti autentici “mascalzoni”.
sabato 19 giugno 2010
venerdì 11 giugno 2010
Abbiamo degni e capaci parlamentari? Nino Randazzo e Marco Fedi, chi sono costoro?
Uno dei padri della Costituzione sosteneva che: “I cittadini per essere sicuri di essere bene governati dovranno eleggere persone “degne”: cioè i più capaci, intellettualmente moralmente e tecnicamente”. Sono passati molti anni da quando Piero Calamandrei elencava essere questi i requisiti per chi si proponeva come “rappresentante” del popolo. Alla luce di quanto e’ accaduto in questi primi 64 anni di Repubblica, e’ triste constatare che, quasi del tutto, e’ rimasto irrealizzato l’auspicio di Calamandrei. L’alta professionalità è senz’altro un requisito fondamentale per chi vuole sedere in parlamento. Dalle statistiche e’ evidente una massiccia presenza di giuristi, il 13,5% dei deputati sono, infatti, avvocati, ai quali si aggiungono 17 magistrati tra Camera e Senato, senza contare i laureati in giurisprudenza. Niente di strano in tutto questo visto che il principale compito del parlamento e’ quello di fare leggi. Non mancano in Parlamento anche illustri accademici e ricercatori universitari. Giornalisti e direttori di periodici costituiscono poco meno del 10% dei parlamentari. Nelle democrazie di tutto il mondo la stampa svolge il compito di “controllore” della politica, quindi i giornalisti in Parlamento sono in evidente conflitto d’interessi. Sono poi molti anche gli imprenditori e i dirigenti di aziende, spesso private, anche loro in palese conflitto d’interessi. Ovviamente non e’ sorprendente che anche i sindacalisti siedano nelle poltrone del Parlamento. Una piccolissima percentuale di parlamentari provengono dagli operai e dal mondo dello spettacolo. E’ ovvio che l’elezione di questi ex operai o attori e’ una mossa “populista” dei partiti, perché non e’ chiaro quale ruolo questi potranno avere nella formazione di nuove leggi o nella rettifica di quelle in vigore. Perché e’ esattamente questa l’attività’ che le due camere sono chiamate a svolgere, e per adempiere a questo compito, fondamentale per la vita di una democrazia, dovrebbero essere eletti solo “i più degni per capacità”, cosi’ come auspicava da Piero Calamandrei. Viene spontanea una domanda? Sono “degni e capaci” chi ci rappresenta? Su 232 parlamentari che si sono presentati al test volontario sull’uso di droghe, suggerito dal sottosegretario Carlo Giovanardi, uno solo e’ stato riscontrato positivo. Sembrerebbe un risultato straordinario, se non fosse che coloro che si sono fatti avanti sono una piccolissima parte di quanti avrebbero dovuto presentarsi. Infatti, il totale dei parlamentari delle due Camere e’ di 952, se si sono sottoposti al test soltanto 232, il che significa meno di un quarto dei nostri parlamentari. Una cosa è certa: su 720 parlamentari che hanno rifiutato il test, ci sono dei drogati. Eppure questi signori “rappresentano” il popolo e hanno nascosto a tutti i cittadini la verità. C’e’ dell’altro. Ogni parlamentare percepisce una somma per pagare un suo “portaborse”. Risulta che soltanto 194 di questi hanno un contratto e quindi uno stipendio regolare, tutti gli altri non hanno contratto e vengono pagati in “nero”. Il che e’ evidente che i primi “evasori fiscali” sono in Parlamento. Non finisce qui. Era in voga, sino al 4 marzo 2009, la pratica di votare per i colleghi assenti, per non fargli perdere la diaria giornaliera (che alla Camera e’ di 206 euro, mentre al Senato e’ di 258 euro al giorno), pratica spesso ripresa dalle telecamere che dimostrava la mancanza di moralità (invocata da Calamandrei) fra i parlamentari. I deputati votavano per i loro colleghi assenti sporgendosi dai propri posti per premere i pulsanti degli altri. Questi deputati “imbroglioni” furono chiamati “pianisti”. Per evitare questa immorale pratica (che disgustò Franca Rame tanto che diede le dimissioni per non essere “collega” di “truffatori” – cosi’ scrisse), si e’ pensato d’installare un nuovo sistema di votazione che e’ costato ben 450 mila euro, ma e’ stato subito trovato il sistema per “raggirarlo”. Se e’ vero che i nostri parlamentari fanno ben poco (o niente) per risolvere i problemi di chi li ha eletti, di certo hanno nel loro DNA una parte della genialità di Leonardo da Vinci. “L’inventore” del sistema “‘mo te frego io” e’ un certo Massimo Maria Berruti del Pdl che “candidamente” ha dichiarato: “Io metto il dito quando devo mettere il dito per il riconoscimento, e ho questa pallina dentro, un pezzo di carta che blocca il tasto per evitare di tenere il dito sopra. Ammetto che per evitare di stare a volte anche otto minuti con un dito su un voto... utilizzo un blocco del tasto…..”. Nella precedente legislatura sedevano in Parlamento ex brigatisti, pornostar e travestiti, ma ora non mancano, all’allegra compagnia, i condannati per estorsione, per truffa, i mentitori, i riciclatori di denaro mafioso e di altri reati. Sono una novantina che rappresenta il 10% circa dell’intera “combriccola” di “mattacchioni” che abbiamo eletto perché facessero i nostri interessi. Macché: si fanno i loro. Per chiudere in bellezza, non poteva mancare il ”fattivo” contributo dei 18 parlamentari eletti all’estero per aumentare lo “sputtanamento” del Parlamento e, quindi, dell’Italia. Alcuni hanno “negoziato” le candidature. Per acquisire voti, molti hanno “escogitato” un singolare e ben organizzato traffico di accaparramento del maggior numero possibile di schede bianche. Infatti, la stragrande parte degli elettori italiani all’estero gettavano via le schede o erano disposti a cederle in cambio di una “bevuta” o per una promessa di viaggio in Italia, ovviamente pagato dalle varie regioni di provenienza, dietro “intercessione” dell’eletto. Alcuni “candidati”, pur non risiedendo all’estero, come prescrive la legge Tremaglia, sono riusciti ad iscriversi all’AIRE (Anagrafe Italiani Residenti all’Estero). Avevano svolto un lavoro saltuario all’estero o vi avevano sostenuto un corso scolastico. Questo stratagemma avrebbe funzionato anche per Nicola Di Girolamo, infatti, la “casta” politica, pur sapendo dell’imbroglio, aveva chiuso un occhio. Se Di Girolamo e’ finito in galera e’ perché era coinvolto in traffici illeciti mafiosi. L’ha sostituito Raffaele Fantetti ed il Pdl (il partito che l’ha candidato) non lo vuole nel suo gruppo parlamentare, sino a quando non sarà “chiarita” la sua posizione residenziale. Al tempo dell’antica Roma, chi si presentava al popolo per farsi eleggere, indossava una veste “bianchissima” come simbolo di onestà, di purezza, di pulizia morale e di sincerità. L’etimologia della parola "candidato" deriva dalla veste bianchissima, “candida” appunto. Di quale colore dovrebbero vestirsi gli attuali nostri parlamentari? Bisognerebbe inventarne uno nuovo per non “squalificare” i colori esistenti. L’altra settimana ricorreva l’anniversario della Festa della Repubblica e si sono svolte migliaia di manifestazioni in Italia e nel mondo. Anche a Sydney e Melbourne, ma anche in altre città australiane, ce ne sono state e, in alcune occasioni, sono “intervenuti” Nino Randazzo e Marco Fedi, i nostri “rappresentanti” (cosi’ credevamo) al Parlamento italiano. I due dovevano “curare” i nostri interessi ma, in quattro anni, non hanno combinato un bel niente, ma ci sono costati circa un milione e mezzo di Euro. La loro manifesta incapacità l’addossano al Governo Berlusconi che, a loro dire, ha abbandonato gli italiani nel mondo per voler cancellare gli organismi “spreca soldi” come sono il CGIE, i COMITES e i 18 parlamentari esteri. E’ assolutamente vero che l’attuale governo italiano ha tagliato (e taglierà) numerosi costi inutili e moltissimi “sussidi assistenziali” fasulli elargiti scandalosamente, al tempo del centrosinistra, tanto da ridurre l’Italia in miseria, come oggi e’ evidente a tutti. Berlusconi dice e fa cose serie senza ingannare la gente. Ricordate la famosa “quattordicesima” di Prodi che fu elargita per scopi elettorali del 2006? I Patronati, dichiarando situazioni reddituali non reali, l’hanno fatta ottenere al maggior numero possibile di pensionati, ora chi l’aveva percepita, senza averne i requisiti, ha dovuto rifonderla. Un vera beffa! Sarà perché noi italiani nel mondo siamo persone democratiche, generose, pazienti e comprensive che invitiamo ugualmente Nino Randazzo e Marco Fedi a “presenziare” la Festa della Repubblica o l’inaugurazione del Centro Culturale dell’Italian Forum. Ma chi sono questi due per noi? Non ci stanno neppure rappresentano “coscientemente e dignitosamente” come hanno “solennemente” promesso a pagina 40 della La Fiamma il 18 aprile 2008. Probabilmente e’ per pura cortesia (o dabbenaggine) che gli sono stati tributati timidi applausi per i loro insulsi “discorsetti”. Randazzo e Fedi, di fronte agli ospiti australiani, non dovevano “sparlare” del governo italiano e, conseguentemente, dell’Italia, era loro preciso dovere esaltare l’eccellenze italiane che sono molte. Come fai a fidarti di gente così? Come fai a credergli? Ma la colpa e’ solo ed e’ tutta nostra. Sino a quando noi italian nel mondo dimostreremo di provare grande piacere nel farci prendere per i fondelli, chi volete che ci rispetti e ci tenga in considerazione?
venerdì 4 giugno 2010
La riforma non ha tagliato niente. Napolitano e' stato indeciso nel firmare perche' si tagliava alle "caste".
Sembra passato un secolo da quando giorni fa Tremonti annunciava agli italiani: “Taglio del 5% degli stipendi dei parlamentari? È solo l’aperitivo”. Tutti si attendevano che la manovra avrebbe tagliato tutto. Ahimè, alla luce di quanto e’ accaduto in Parlamento purtroppo non e’ andata cosi’. Sono stati in molti a fermare la mano del Ministro del Tesoro che voleva “veramente” procedere a tutti i tagli degli sprechi e dei privilegi. A bloccare Tremonti sono stati, tra gli altri, Silvio Berlusconi, Gianni Letta e Giorgio Napolitano. Stiamo attenti che a scherzare con il fuoco ci si può bruciare. I cittadini sono pronti a sopportare qualche sacrificio se tutte le classi dirigenti sono le prime a dare l’esempio. In passato, quando le “pesantissime” manovre erano fatte “esclusivamente” a discapito dei cittadini, sono state approvate senza alcun problema dal Presidente della Repubblica. Ma se si tagliano gli stipendi ai magistrati, ai parlamentari ed ai burocrati con 80 mila Euro l’anno in su, ecco che al Presidente della Repubblica gli “trema” la mano e ci pensa due volte prima di firmare. Quando la nave rischia di affondare per troppo peso, si getta a mare la zavorra e tutto quanto rende difficile il galleggiamento dell’imbarcazione per salvare il carico di lingotti d’oro e di oggetti preziosi (l’Italia laboriosa e la gente seria), salvando la nave (l’Italia) e la vita dell’equipaggio (i cittadini italiani). Il Governo, le parti sociali, i vari ministeri, i magistrati, i partiti, i gruppi di pressione ed il Presidente della Repubblica diventano troppo “sensibili” quando invece ad essere sacrificate sono le varie “caste” ed il loro “sottobosco” . Un esempio? Mentre il governo chiede di fare in fretta la manovra, il Parlamento “cincischia” su una decisione che ormai e’ insostenibile, si tratta della questione dei doppi e tripli incarichi dei parlamentari. Il che significa doppi e tripli “stipendi” piu’ rimborsi e prebende di ogni specie e sottospecie. La giunta delle elezioni ha rinviato ancora una volta la decisione sugli incarichi plurimi. Gli “sfruttatori”, ogni tanto vanno in Parlamento, poi fanno la loro “comparsata” come Sindaci in comune e come consiglieri in regione o nella provincia senza che sentono la minima vergogna. Dovrebbero scegliere soltanto una tra le “cadreghe” pubbliche che occupano. Non si tratta di una questione giuridica, ma di buon senso, di buon gusto e di rispetto del cittadino al quale oggi si chiedono sacrifici. E’ vero o no che l’esempio viene dall’alto? La manovra doveva essere di sacrifici e di responsabilità politica e si sapeva che avrebbe scontentato un po’ tutti, ma che era necessario varare per “accumulare” risorse per far ripartire l’economia e mettere l’Italia a riparo di guai futuri piu’ seri. Ma quando ci si trova a dover fare sul serio ci si accorge che chi e’ al governo agisce con “timidezza”. Tutti, ma proprio tutti, gli schieramenti politici da anni vanno ripetendo che e’ “urgente” tagliare i costi della politica e ridurre il numero dei parlamentari, ma poi, quando si trovano al governo, cercano di rimandare la palla nel campo avversario e non si fa mai nulla. Qual’e’ il problema? Presto detto. Negli ultimi anni chi si e’ trovato a governare ha sempre tenuto conto degli “onnipotenti” sondaggi e ha sempre agito per continuare a “piacere” per mantenere sempre alto il suo “gradimento”. Cosi’, alla fine, ogni riforma non ha tagliato un bel niente a nessuno mentre ha sempre aumento le tasse. Se tutte sommate le finanziarie degli ultimi venti anni fossero state “vere”, l’Italia sarebbe uno dei Paesi piu’ economicamente virtuosi ed avrebbe di molto ridotto il suo debito pubblico che ora non sarebbe piu’ “mostruoso”. Il problema di sempre e’ che, il Governo che e’ in carica, deve evitare di far “dispetti” alle “caste”, sempre potentissime ed ora come non mai, ma, nello stesso tempo, deve “illudere” gli elettori che non sta guardando in faccia a nessuno: e’ sempre stata una finzione. L’art. 1 della Costituzione recita: “L'Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione”. Quindi, chi e’ al governo ha l’obbligo “primario” di favorire il lavoro per tutti, perché lavorare e’ la massima e piu’ nobile espressione democratica. Chi e’ povero non solo e’ schiavo del bisogno, ma e’ indifeso da tutti. Se “la sovranità appartiene al popolo” chi e’ stato eletto deve curare “principalmente” gli interessi dei cittadini e deve avere il coraggio di assumersi anche gravi responsabilità per il benessere dell’intero Paese. E’ triste affermarlo, ma in questi primi 64 anni dalla fondazione della Repubblica, l’articolo uno della Costituzione (ma non solo questo) non ha avuto mai applicazione. Per creare lavoro “produttivo” per le nuove generazioni e i disoccupati, la manovra doveva tagliare di piu’ intervenendo piu’ in profondità nella struttura della spesa “parassitaria” e dei “privilegi”, ma il governo si e’ astenuto da farlo per evitare che le “caste” si mettessero di traverso. Tremonti e’ stato costretto a “frenare”, ma lui personalmente avrebbe tagliato tutto quello che era veramente necessario tagliare. Purtroppo la classe dirigente politica, che comprende maggioranza e opposizione, non ha una “visione” condivisa sul futuro dell’Italia. Allora prevale il “volemose bene” facendo correre il rischio all’Italia di finire come la Grecia se nessuno deciderà di invertire la rotta. Berlusconi ha detto che non ha i poteri del premier inglese o del Presidente della Repubblica francese. Si sente come un barcaiolo che governa la barca con un solo remo, in un mare in tempesta, mentre chi e’ fuori dalla barca cerca di farla “affondare” e quelli che sono dentro passano il tempo ad “azzuffarsi”. Quanto al popolo, non e’ mai contento ed e’ convinto che ogni governo sia peggiore dell’altro. Non capisco perché mai una persona dovrebbe vivere continuamente in ansia, avere giornate di lavoro senza fine, sentirsi insultare da mane a sera dai giornali e da tutti i media, prendersi cavalletti fotografici in testa e riproduzioni del Duomo di Milano in faccia, non vedersi mai riconosciuto un merito, e ancora insista a voler continuare a fare il suo dovere. Sicuramente e’ una questione di mentalità. Lui e’ ancora convinto che abbia “l’obbligo” morale ed il “dovere” di impegnarsi per trasformare l’Italia in un Paese che sia al pari dei migliori al mondo. Pensate un momento solo che cosa accadrebbe se Berlusconi ad un tratto dicesse: “Andate tutti a farvi benedire e cercatevene un altro”. Provocherebbe immediatamente una crisi ministeriale e una crisi di identità nazionale. L’era post Berlusconi porterebbe un inesplicabile caos e darebbe inizio a spietate ed infinite lotte intestine dentro ogni fazione politica per prevalere l’una sul’altra. L’Italia rimarrebbe a lungo disorientata e precipiterebbe negli ultimi posti di qualsiasi classifica mondiale. E’ vero che nessuno e’ insostituibile, ma se Berlusconi decidesse di andarsene, di certo per l’Italia sarebbe un disastro. Le “caste” delle classi dirigenti riprenderebbero il sopravvento, non solo quelle politiche, ma anche quelle accademiche e della cultura, il sindacato e le professioni, le banche e le grandi imprese, l’alta amministrazione e i magistrati, e per l’Italia sarebbe la fine per sempre. Visto che Berlusconi e’ “condannato” a rimanere al suo posto, almeno sino al 2013, se vuole essere ricordato nei libri di storia come il miglior Premier di tutti i tempi, deve tentare con tutte le sue forze d’imporre le riforme che l’Italia attende da anni e che non può piu’ fare a meno.
venerdì 28 maggio 2010
E' iniziato il taglio degli sprechi, ora le riforme strutturali. Fini se continua a gonfiarsi scoppiera' come la rana nella favola di La Fontaine.
I Paesi che fanno parte dell’Unione europea, per non rischiare di fare la fine della Grecia, hanno capito che e’ necessaria la concertazione della politica economica europea comune. La crisi della Grecia non e’ maturata per colpa della crisi finanziaria mondiale in corso, ma perché amministrata da una classe politica che ha “foraggiato” il clientelismo e l’assistenzialismo, tollerando l’evasione fiscale e diffondendo la convinzione che si poteva vivere spendendo soldi che non si hanno. Il crollo greco e prima di tutto politico e morale, successivamente e’ diventato finanziario. Lo shock della crisi greca ha ricompattato l’Unione europea che ora deve difendere l’Euro dagli attacchi della speculazione finanziaria internazionale, e i singoli governi hanno capito, ora piu’ che mai, che debbono coordinarsi per una massiccia riduzione dei rispettivi deficit e debiti pubblici. Per evitare quella fine, allora, non basta “tagliare” i costi superflui, come pure e’ necessario e opportuno, ma si deve agevolare le forze produttive sane, premiare chi studia, chi fa ricerca, chi lavora, chi eccelle nel suo mestiere o professione e punire le rendite di posizione, i profittatori, gli evasori, i somari e i fannulloni. Servono riforme profonde e strutturali, e non una “curetta” provvisoria come sembra l’attuale manovra del governo italiano. La manovra risente di un clima politico difficile, ma soprattutto di molta preoccupazione per la forte crisi recessiva interna. In una fase di lenta crescita della produzione industriale e’, infatti, da evitare che la riduzione della spesa pubblica finisca col diminuire la possibilita’ di far ripartire i consumi interni, penalizzando la ripresa e l’occupazione. L’attuale manovra consistente in tagli, risparmi ed entrate per 12 miliardi per i prossimi due anni, ma il costo per interessi del debito pubblico e’ pari a circa 70 miliardi di Euro all’anno, si capisce che saranno inevitabili altri forti tagli. Se non arrivera’ la ripresa, e se non aumenteranno le entrate, sara’ sempre piu’ difficile contenere la spesa senza fare tagli strutturali come, ad esempio, la riforma del Parlamento. La Germania, il Paese più forte dell'eurozona, ha avviato una politica all’insegna del rigore, decidendo di inserire nella propria Costituzione una disposizione che obbliga di ridurre il “deficit” di bilancio di 10 miliardi di euro ogni anno, eliminando il debito degli “Stati Federali” entro il 2020. Il Governo Berlusconi e’ intenzionato ad agire con decisione nei confronti della delicata situazione attuale che vede "cricche" di spregiudicati personaggi arricchirsi ai danni dei cittadini e un numero elevato di evasori fiscali campare sui sacrifici di altri. Dunque, come ha rimarcato Tremonti, “si darà a chi ha bisogno e si toglierà a chi non ne ha, riducendo i trasferimenti che non hanno ragione di essere e l'uso distorto del denaro pubblico”. A essere nell'occhio del ciclone non saranno i cittadini onesti, bensì coloro che continuano ad ingannare lo Stato facendo aumentare il debito pubblico dell’Italia: falsi invalidi ed evasori su tutti. Dunque il Governo taglierà tutte quelle spese improduttive e ingiustificate che da anni zavorrano l’Italia, sono talmente tante da consentire allo Stato di iniziare a ridurre sensibilmente anche il mostruoso debito pubblico. Il taglio dell'indennità’ dei parlamentari, come ha giustamente sostenuto Tremonti, non e’ che “l’antipasto” di un’operazione che, sotto il profilo dei tagli, si annuncia molto piu’ consistente. Certo, in una situazione di crisi come quella attuale non basterà solamente ridurre le spese e tagliare i privilegi, ma sarà fondamentale far ripartire il sistema produttivo ed economico e ricominciare a crescere. Per un Paese esportatore come l’Italia la svalutazione dell’euro e’ un vantaggio che favorirà sicuramente l’export, che rappresenta un punto di forza dell’economia italiana. Già nel primo trimestre di quest’anno le esportazioni hanno dato segnali molto positivi, facendo registrare una crescita del 17%. Anche il sistema industriale, nel suo complesso, e’ in ripresa. Se a ciò aggiungiamo le positive stime del Fondo Monetario Internazionale e che il sistema italiano del’occupazione ha tenuto molto piu’ che in altri Paesi, l’Italia può guardare al futuro con un po’ di ottimismo e di speranza. Il Governo continuerà a tenere i conti pubblici in ordine come ha fatto finora con una politica prudente, coniugando il rigore con l’equità’ sostenendo lo sviluppo che ha messo l’Italia al riparo dalla crisi, e questo è stato riconosciuto da tutte le autorità monetarie internazionali, anche da quelle che in passato sono sempre state molto critiche con l’Italia. Il Governo sta facendo tutto quello che e’ nelle sue possibilita’ e si attende la massima collaborazione responsabile sia dai componenti della maggioranza che lo sostiene e dell’opposizione. Il Presidente della Repubblica Napolitano e’ stato categorico: “Bisogna mettere nel conto anche le proteste, che fanno parte della democrazia, ma e’ importante che le decisioni siano prese responsabilmente dalla maggioranza ed io spero siano condivise dalle forze di opposizione in Parlamento, nel comune interesse”. Cosa continua invece a fare "Gianfrego" Fini? Continua a fare il “controcanto” a Berlusconi e va in ogni dove a spese dei contribuenti italiani, non gli passa per la testa di dover anche lui risparmiare. E’ talmente roso dall’invidia che se Silvio dice bianco, lui dice nero. Solo per ripicca. Si e’ convinto che se Berlusconi ha carisma, come gli riconoscono tutti, lui ne ha molto di piu’. Cosicché si è messo a scimmiottarlo. La sua ambizione e’ tale che prima o poi finirà come la rana nella favola che si gonfia per non essere piu’ piccola del bue fino a scoppiare. Se davvero nella sua testa frulla l’idea di prendere il posto di Berlusconi o di sedersi al Quirinale, se lo scordi! Nessuno piu’ scommette su di lui. È arrivato alla terza carica dello Stato per “grazia ricevuta” da Berlusconi, si accontenti e lo ringrazi. Possibile che non si accorge che e’ “telecomandato” dalla sinistra e si muove nella direzione da loro voluta? Oggi Fini alla sinistra serve e lo tiene stretto al guinzaglio. Nel momento in cui, però, non servirà più anche lui finirà nella discarica. Il Pd, suo sponsor, cambia idea a secondo del tempo, capace di dire oggi tutto il contrario di ieri. Un esempio? La sinistra odiava le intercettazioni telefoniche, ed oggi “protesta” contro un disegno di legge che vuole disciplinarle visto che, ormai e’ stato provato, spesso infangano persone innocenti. La legge non “impedisce” le intercettazioni, ma vuole “esclusivamente” impedire che i contenuti non vengano pubblicati sulla stampa prima che la magistratura abbia concluso le indagini preliminari. Torniamo invece a Fini che fa da spalla al Pd e sta tramando con gli altri “lillipuziani” della politica per far nascere un “governassimo” defenestrando Berlusconi ed il suo Governo. Ve lo immaginate Bersani, Fini, Casini, Di Pietro, Franceschini, D’Alema, Rutelli, Rosa Bindi tutti insieme magari “riesumando” anche Prodi, Visco, Padoa Schioppa, Pecoraro Scanio, Diliberto, Bertinotti e altre “eccelse” menti? Al momento di agire, cioè di fare decreti e leggi, quando troveranno l’accordo? MAI! Emergeranno le diverse visioni della società, e non si concluderà un bel nulla. No, la crisi la deve governare chi e’ stato scelto dalla maggioranza degli italiani. A lui le responsabilità di uscire da questa gravissima crisi. In Grecia, in Spagna, in Portogallo, in Irlanda, o in Francia, e Germania, mica stanno pensando ad un governo di “salute pubblica” di emergenza. Chi e’ al governo e’ chiamato a far vedere quanto vale. Caso mai sta alla responsabilità dell’opposizione rendersi conto e prendere coscienza che una collaborazione responsabile è necessaria. Come in tempo di guerra. Se Casini vuole collaborare con il governo ne guadagnerà politicamente, più che rimanere all’opposizione a litigare e a fare le pulci. Gli italiani sanno riconoscere chi si impegna per aiutare il Paese a superare la tremenda crisi e chi invece vuol mandarlo allo sfascio. Che razza di democrazia ha l’Italia, quando per il puro piacere di occupare una posizione piu’ prestigiosa, magari di sedersi su una poltrona di ministro o addirittura di presidente del Consiglio, si organizzano “ribaltoni” che invece di curare la malattia l’aggravano? Ma che razza di parlamentari sono stati mandati in parlamento? Fini si nasconde dietro la sua carica istituzionale e crede che quello che va facendo in giro a danno del Pdl nessuno lo veda e se ne accorga. Molti suoi fedeli di An, sono stati costretti ad abbandonarlo perché non lo riconoscono piu’. Gli e’ rimasto un “sparuto” manipolo di seguaci piu' "sciocchi" di lui.. Come possono guardare in faccia i compagni di partito se continuamente ostacolano gli obiettivi del governo? Dentro un partito la lealtà e’ cosa fondamentale. Non si può accettare chi continuamente mette i bastoni fra le ruote senza reagire politicamente. Se non se ne andranno spontaneamente, gli si apra la porta e s’invitino ad uscire.
venerdì 21 maggio 2010
Silvio Berlusconi contro una masnada di grassatori che stanno riducendo l'Italia in miseria.
Nel 1959, ventenne, assistetti ad alcune sedute della Camera dei deputati e mi convinsi che l’Italia era governata da una “banda” di politicanti quasi tutti “malavitosi”. Ora non ho piu’ dubbi per quello che e’ accaduto in questi ultimi cinquantun anni, soprattutto, dal 1994 ad oggi. Da “antipolitico” convinto quale sono sempre rimasto, il giorno che Berlusconi scese in campo, mi sono schierato con lui rimanendoci sempre nel bene e nel male. La riconferma che la mia intuizione di giovane ventenne era esatta, e’ nei fatti di questi ultime settimane. Berlusconi sa che i cittadini capiscono quanto le inchieste sono a fini politici, nelle quali lui e’ stato numerose volte coinvolto, da quelle fondate sulle prove inequivocabili come il caso di Claudio Scajola. Non e’ stato ancora accusato formalmente, ma come non ritenere politicamente gravissime le dichiarazioni di un ministro della Repubblica che dice di “non sapere chi ha pagato” 900 mila euro per contribuire all’acquisto della sua casa? No, e’ troppo! Ci ha trattato come se fossimo degli “imbecilli” ai quali raccontare qualsiasi “cavolata” senza alcuna vergogna. Berlusconi, che notoriamente e’ una persona paziente ed un instancabile “mediatore”, si e’ rotto le scatole: basta! Chi viene pescato con le mani nella marmellata, deve lasciare il partito. Silvio deve prendere a calci nel sedere tutti i “mascalzoni” nel Pdl, e ce ne sono tanti. Sedici anni fa entrò in politica con l’obbiettivo di realizzare un “sogno”: un’Italia piu’ efficiente, trasparente, moderna, con libera concorrenza e veramente libera, ma dopo tanti anni il Paese non e’ molto cambiato, colpa dei suoi “alleati” di turno che hanno messo, e continuano a farlo, bastoni tra le ruote per bloccare qualsiasi cambiamento. Berlusconi ha costruito la sua fortuna facendo l’imprenditore, e’ un “self made man” che ama fare i “fatti”. Non ha trascorso la sua vita a “collezionare” poltrone per riscuotere stipendi pubblici. Il suo stipendio da parlamentare e’ da sempre devoluto in beneficenza. Questa differenza, con gli uomini che della politica ne hanno fatto una “professione”, spiega perché il suo “carisma” e’ ancora forte, nonostante le ignobili campagne durissime che gli sono state fatte contro e il “sabotaggio” che sta attuando Fini all’interno del Pdl. Silvio e’ l’unico capitano d’industria che ha avuto il coraggio di scendere in campo in prima persona e non dietro le quinte, come Carlo De Benedetti presidente del gruppo “Repubblica-Espresso”. Il suo conflitto di interessi lo sottopose subito al giudizio degli elettori. La maggioranza degli italiani l’ha votato sapendo che i problemi dell'Italia erano altri e non il suo conflitto d’interessi. Il suo amico d’infanzia, ora presidente di Mediaset Fedele Confalonieri, sul Corriere della Sera ha riassunto bene questo punto: “Il conflitto d'interessi c'è. Se prendi Silvio prendi tutto. Ma l'elettore sa anche che Silvio non ha bisogno di fare soldi con la politica: ne ha già tanti...”. Sedici anni dopo, il consenso personale del premier resta altissimo. Ora si vuol far credere che il governo non abbia piu’ i numeri sufficienti per affrontare il particolare momento storico che l’Europa sta attraversando. L’Euro e’ sotto forte attacco speculativo, il debito pubblico dell’Europa si e’ gonfiato a dismisura. I governi europei hanno compreso la causa e la natura della crisi e sono decisi a intervenire con cospicui piani di forte riduzione della spesa pubblica. Grazie a Berlusconi e Tremonti l’Italia e’ uscita bene dalla crisi, ma deve provvedere a tagliare gli sprechi e le spese improduttive, come dovranno fare tutti gli altri Paesi europei. Il cittadino e’ pronto a fare sacrifici, solo se la classe dirigente da’ per prima il buon esempio. Non vogliono vedere amministratori che prendono case a “sbafo”, che girano in auto blu, i deputati e senatori che “lavorano” poche ore settimanali con stipendi da ”nababbi”. Negli enti locali le cose vanno ancor peggio: le Regioni “sprecano” montagne di soldi pubblici. Il cittadino si chiede: cosa potrà fare Berlusconi? Di fronte a una situazione economica difficile e a riforme non rinviabili, un allargamento della maggioranza e’ cosa buona e giusta? Ma e’ possibile? E con chi? L'Udc ha rotto con la sinistra di Bersani, rimasta prigioniera di Di Pietro, ma Casini resta un “giocoliere” inaffidabile. Nel Pd i “centristi”, Franceschini e Veltroni, sono in “fuga” da Bersani, ma non “disponibili” alle riforme con il governo. Rutelli non conta niente. Come se non bastasse, Berlusconi, per forza di cose, dovrà presto “scaricare” Fini e tutti coloro che hanno tradito il Pdl e quelli che, con il loro comportamento, l’hanno moralmente danneggiato. Come, ad esempio, chi si e’ fatto eleggere all’estero senza averne i requisiti. L’attuale “caotico” scenario politico italiano potrebbe essere favorevole agli “avventurieri” di ogni risma per realizzare il sogno, a cui mai hanno rinunciato, di liberarsi del Premier. I professionisti della politica, i cinici ed irresponsabili “gattopardi”, stanno ipotizzando che il governo verrà travolto dagli scandali e di sostituirlo senza andare al voto. Ogni giorno viene alla luce “putridi intrecci” politico/affaristi che gestiscono il sistema economico della pubblica amministrazione. Vengono scoperti episodi che dimostrano quanto siano radicate e profonde l’immoralità’ e l’impunità di molti amministratori pubblici. Al bene comune si preferisce quello personale. Non e’ piu’ rinviabile una drastica riduzione dei costi della politica e quelli delle varie “caste” che “taglieggiano” l’Italia. Bisogna eliminare inesorabilmente le spese della burocrazia, gli stipendi ai burocrati e quelli dei manager pubblici. Bisogna far “rendere” il patrimonio pubblico. Colpire gli abusi ed i piccoli e grandi furti. Togliere le agevolazioni. Licenziare i fannulloni che rubano lo stipendio. Le doppie e triple pensioni e persino i rimborsi spese “gonfiati”. C’è una giungla di costi inutili e di sprechi esagerati che comprendono il CGIE, COMITES, i Patronati e i 18 eletti all’estero. Il Governo sa che deve avere il coraggio di tagliare senza pietà altrimenti si finirà come la Grecia. “Ho sentito parlare di tagli agli stipendi dei parlamentari nell’ordine del 5%. Mi viene da ridere. Per me è solo un aperitivo” ha detto Tremonti. Bene, siamo sulla strada giusta! Ma i “gattopardi”, annidatisi nella maggioranza, al momento di votare le riforme saranno con Berlusconi? Questo e’ il dilemma! Chi voterà contro i propri privilegi, contro il taglio della metà dei parlamentari che significa la loro eliminazione? Una volta la politica era gestita da persone che si erano distinte nella società per onestà e capacità professionale e svolgevano questa “missione” gratuitamente tanto da meritarsi l’appellativo di “Onorevole”. Giustamente le elezioni democratiche ha aperto a tutti di essere protagonisti della politica. Ma appena si e’ capito che entrare in politica era un’occasione per far soldi, senza aver competenze professionali e senza saper far niente, ci si sono buttati tutti. Pochi s’impegnano al servizio dei cittadini e, senza che gli tremino le mani, incassano ogni mese uno “stratosferico” stipendio che un lavoratore medio impiega piu’ di un anno per incassarlo. Ma non finisce qui. Chi e’ stato parlamentare per due anni sei mesi ed un giorno, riceve una lauta pensione che i normali lavoratori se la sognano, anche in importi minori, dopo 40 anni di dura fatica. La verità e’ che si entra in politica per far soldi e per assicurarsi un vitalizio vita natural durante. E sì perché, se per disgrazia non si venisse rieletti, la “casta” elargisce un “bonus” per il “reinserimento” nella vita civile. Un esempio fra tutti: Clemente Mastella ha riscosso 380.000 euro per non essere stato rieletto parlamentare italiano, nonostante continua a far politica essendo al parlamento europeo. Siamo comprensivi! Ma questi “poveracci” che non hanno mai lavorato e che non sanno fare niente, di che cosa potrebbero vivere una volta non piu’ parlamentari? Ed ecco che la “mafia” politica, oltre al “bonus” di “reinserimento”, ha “inventato” migliaia di enti “inutili” per i cittadini, ma “utilissimi” per riciclare i “trombati”. L'Italia dei valori di Antonio Di Pietro, si e’ fatta promotrice di ben tre referendum (acqua, nucleare, legittimo impedimento). Mi domando come mai non ha pensato a fare un quarto referendum per abrogare i punti piu’ “scandalosi” della legge 1261 del 1965, che all'art. 1 stabilisce l'indennità parlamentare equiparata allo stipendio del presidente di sezione della Corte di Cassazione. Soltanto chiedendo l'abrogazione dell’articolo 2, il quale prevede un’indennità aggiuntiva (la diaria) per il rimborso delle spese di soggiorno a Roma, si risparmierebbero una montagna di soldi. Oltre al cospicuo risparmio si dimostrerebbe ai cittadini che i sacrifici devono farli tutti: “prima di tutti” i politici. L’Italia e’ “saccheggiata” dai privilegi delle molte “caste” tra cui quella politica che ha tradito i cittadini che l’ha eletta. I parlamentari, che dovevano tutelare gli interessi dei loro elettori, hanno legiferato per approvarsi “scandalosi” privilegi. Da qui la resistenza al cambiamento di moltissimi “gattopardi” che, pero’, ogni giorno sentiamo ripetere che vogliono le riforme. Contro questa “masnada” coalizzata di “grassatori” bipartisan, cosa può fare il solo Berlusconi? Deve presentare in Parlamento una “raffica” di riforme e cosi’ scopriremo chi veramente e’ a favore o contrario al cambiamento.
venerdì 14 maggio 2010
Con la politica del "cu-cu" e la sua "goliardia" Berlusconi e' diventato uno "Statista" a dispetto dei suoi "dileggiatori" che ammutoliti l'ammirano.
Gli italiani hanno tanti difetti, tranne quello di essere stupidi ed e’ per questo che hanno ben capito cosa sta realmente accadendo nella politica italiana. Si sono ormai persuasi che sono in molti a voler “far fuori” Berlusconi per da fastidio ai tanti “gattopardi” di professione. Tutti si dicono pronti ad appoggiare il governo per approvare le riforme che l’Italia aspetta da anni, ma a patto che tutto rimanga com’e’. Presto le Camere saranno chiamate ad esaminare importanti riforme tra cui quelle del fisco, della giustizia e del Parlamento. Al momento del voto si capirà chiaramente chi saranno i “gattopardi” e chi invece vuole l’improrogabile ed indispensabile cambiamento. Scopriremo chi difenderà e vorrà continuare a fare esclusivamente i propri meschini interessi, che non hanno niente a che vedere con quelli del popolo. Soprattutto i “finiani” saranno messi alla prova e si constatera’ se saranno fedeli al programma del PdL da loro sottoscritto prima delle elezioni politiche. Vedremo Fini come si comporterà per appagare la sua smodata ambizione. Intanto continua il suo “distinguo” con Berlusconi che aveva criticato l’autore di “Gomorra” Roberto Saviano per essere un finto eroe. Il presidente della Camera l’ha invece invitato per un lungo colloquio per esternargli la sua solidarietà “con chi combatte la criminalità”. Sfugge a Fini che chi con i fatti combatte la criminalità e’ il governo in carica, in prima persona il ministro Maroni insieme a tutte le forze dell’ordine che talvolta pagano con la vita il loro impegno. Saviano non ha fatto altro che raccontare fatti ben risaputi da tempo ed il suo libro gli ha permesso di diventare ricco grazie alla casa editrice Mondadori che l’ha pubblicato. Saviano si lamenta per vivere sotto scorta, ignora di essere invece un fortunato privilegiato mentre, quelli che combattono in prima linea la malavita, magistrati, questori e forze dell’ordine pubblico, girano indifesi. Mai nella storia dell’Italia c’e’ stato un attacco forsennato che dura da 16 anni da parte di forze politiche ed economiche contro i governi Berlusconi. Per eliminarlo giudizialmente, Silvio Berlusconi e’ stato accusato di molti reati che sono scaturiti in numerosi procedimenti penali, nessuno dei quali si è concluso con una sentenza definitiva di condanna. Alcuni di questi procedimenti sono stati archiviati in fase di indagine ed in alcuni e’ stato assolto. Altri ancora si stanno avviando alla conclusione. Visto che per via giudiziaria non si e’ ottenuto alcun effetto sperato, allora si e’ dato avvio ad un altro “filone” per tentare di “squalificare” moralmente il premier. Si sono inventate storie con minorenni e fatto un gran baccano (propagandandolo soprattutto all’estero) di incontri, nella sua casa privata, con “escort” con tanto di registratore nascosto chi sa dove. Come se non bastasse, per continuare il discredito del premier (e dell’Italia), si sono organizzate manifestazioni e cortei per denunciare il “gravissimo” pericolo dell’imminente avvento di un nuovo “fascismo” che avrebbe soppresso, nientemeno, la libertà di stampa ed altri diritti mettendo in serio pericolo la democrazia italiana. Nell’approssimarsi del G8 dell’Aquila, “preoccupato” della deriva “dittatoriale” che stava avvenendo in Italia, Antonio Di Pietro pubblicò il suo “grido” di “dolore” in un’intera pagina dell’Herald Tribune, sborsando 38 mila euro di denaro pubblico. Anche questi ultimi ennesimi tentativi non raggiunsero l’obbiettivo immaginato ma, come conseguenza deleteria, hanno danneggiato “gravemente” l’immagine dell’Italia nel mondo. Berlusconi e’ rimasto al suo posto piu’ saldo che mai rafforzando il suo gradimento personale. Ha permesso al Pdl di vincere le elezioni regionali anche se, con ogni piu’ spregevole sotterfugio, e’ stato impedito al Pdl di partecipare nel Lazio dove ha comunque vinto. Insomma, visto che neppure con le “cannonate” sparategli addosso l’hanno potuto far “sloggiare”, hanno nuovamente cambiato “strategia”. Attualmente il premier e’ coperto dalla legge sul “legittimo impedimento” e nessuno può processarlo, ed allora che ti pensano? Cominciamo a fargli fuori uno ad uno i suoi collaboratori piu’ stretti e fidati. Questa e’ la manovra in atto contro Berlusconi che e’ ripresa con maggior vigore dopo gli ottimi risultati delle regionali che in molti speravano (soprattutto Gianfranco Fini) fossero una “catastrofica” disfatta per il premier. Dai oggi e dai domani, chi sa se riusciranno a far fuori Berlusconi facendo cadere il suo governo? Se questo dovesse accadere l’Italia intera cadrebbe nel baratro piu’ profondo. In una situazione di crisi mondiale, come quella che si sta attraversando, lavorare per la caduta del governo e da “pazzi” irresponsabili. Un governo “istituzionale” non farebbe altro che “scaraventare” l’Italia in compagnia della Grecia. Certamente il partito di Berlusconi non sarà eterno, come non lo e’ stato l’impero Romano, la Democrazia Cristiana ed il Partito Comunista Italiano, ma nel suo interno e’ cresciuta, e sta maturando, una classe dirigente che sarà in grado di far fronte, senza traumi, al dopo Berlusconi e saprà gestire l’inevitabile evoluzione per adeguarsi ai tempi. I risultati che sta ottenendo l’ottima squadra del governo riuscirà senz’altro a modernizzare l’Italia, nonostante all’interno del Pdl sono molto attivi alcuni “sfascisti” capitanati da Fini. Nel Pdl potrebbe star accadendo lo stesso processo che portò alla rovina l’impero Romano. Dopo le grandi conquiste cominciarono le guerre intestine che portarono alla spartizione dell’impero, alla decadenza ed infine al crollo. L’impero Romano non e’ stato abbattuto dai “barbari” che erano diventati piu’ forti, ma dalle “fazioni” interne tra romani che avevano perso lo spirito iniziale facendo prevalere gli interessi dei “singoli” al posto di quello nazionale. Nelle dovute proporzioni, e’ questo che sta accadendo nel Pdl. Non solo ha vinto le elezioni politiche del 2008, non solo ha vinto le europee e le ultime regionali, ma ha anche conquistato il favore degli italiani. L’opposizione e’ inesistente e si sta continuamente frantumando, viste le ultime uscite dei redivivi Franceschini e Veltroni che hanno dato l’ultimatum a Bersani: o cambia strada, oppure il Pd si dividerà, come era stato ampiamente previsto durante le “primarie”. Nessuno degli italiani intervistati sono stati in grado di “dire” cosa vuole e che cosa propone di concreto il Pd. Quindi il centrodestra non e’ minacciato politicamente dall’esterno, ma dalle lotte “intestine” per succedere a Berlusconi. Ma nonostante tutto il discutere che si fa della decadenza del Pdl, delle sue scissioni, della corruzione di alcuni suoi personaggi, almeno fino al 2013 il governo rimarrà stabile, ma non solo. In Europa l’Italia sta svolgendo un ruolo “determinante” come si e’ potuto vedere in questi ultimi giorni ricevendo un pubblico elogio dal Presidente della Repubblica Napolitano. Con “disappunto” l’opposizione ha dovuto constatare che, il tanto da loro “dileggiato” Berlusconi, e’ un vero “statista” che gode di grande considerazione sia fuori che dentro l’Europa per il suo dinamismo e la sua capacità di relazione. Sono lontani anni luce dal valore del premier i “nanerottoli” della politica italiana che, invece di pensare al bene dei cittadini collaborando con il governo, non fanno altro che programmare “ammucchiate” di partiti politici o fondare associazioni culturali. Vanno in ogni dove per esibirsi in convegni dove si parla del “nulla”. Intanto l’Europa stava per essere travolta da una crisi pericolosa. Se l’Europa non e’ fallita lo si deve anche molto a Berlusconi e al suo governo. Se non fosse stato specialmente per l’intervento dell’Italia, ora tutti i lavoratori europei (non solo quelli grechi o spagnoli) avrebbero avuto ridotto il loro già misero salario ed i loro risparmi si sarebbero volatilizzati. Tutto questo e’ “lingua araba” troppo difficile da capire per Fini, Bersani, Rutelli, D’Alema, Franceschini, Fassino, Di Pietro e per gli altri “lillipuziani” della politica italiana che perdono il loro tempo impegnandosi nei talk show per dimostrare di essere degli autentici “cerebrolesi”. Solo l’uomo imprenditore Berlusconi con la sua “fermezza”, avendo intuito la gravità della situazione, ha “forzato” la decisione dell’Europa che continuava a “cincischiare”. Mai l’Italia ha avuto un tale prestigio in Europa. La si ascolta e, sempre piu’ di frequente, i suoi suggerimenti vengono messi in atto. Si ha finalmente fiducia nel nostro Paese, considerato da sempre parassitario, sprecone, superficiale e confusionario, non e’ piu’ “l’Italietta” del passato, ma e’ diventato un Paese “guida”. Ci si e’ resi conto in Europa e nel mondo che l’Italia ha oggi un governo di gente seria, professionalmente competente e capace. Non c’e’ miglior modo di festeggiare orgogliosamente l’Unità d’Italia per quello che abbiamo visto giorni fa’ a Bruxelles con il nostro governo ed il premier tra i grandi protagonisti, tutti dovremmo esserne fieri. Dove sono spariti i giornali stranieri che denigravano il governo italiano? Se ne ricordi la sempre piu’ evanescente opposizione. Se ne ricordino tutti i “terroristi” politici. Se ne ricordino, specialmente, Fini, Di Pietro, Bersani, Casini, D’Alema, Rutelli, Follini, Santoro, Travaglio, Scalfari, Mauro, se i loro “consistenti” risparmi non sono andati in fumo, dovranno dire grazie a Berlusconi. Ed anche loro dovrebbero unirsi al coro e cantare: Meno male che Silvio c’e’!
venerdì 7 maggio 2010
Le fortune dell'Italia. Fini fa solo pena. Puo' mantenere l'italianita' chi non parla e non scrive la lingua italiana?
Negli ultimi 65 anni di storia all’Italia non sono capitate solo sfortune, almeno in un paio di occasioni e’ stata molto fortunata. Alla conferenza di Yalta (in Crimea sul Mar Nero in Ucraina) l’11 febbraio 1945, Roosevelt per gli USA, Churchill per l’Inghilterra e Stalin per l’Unione Sovietica, vincitori della seconda guerra mondiale, si “spartirono” il mondo. L’Italia ebbe la “fortuna” di finire dalla parte americana, altrimenti sarebbe passata dalla dittatura fascista a quella comunista ed ora si troverebbe come i Paesi dell’est Europa. Pochi mesi dopo l’Italia fu “liberata” dall’esercito americano e dei suoi alleati. Basterebbe visitare i molti cimiteri disseminati lungo la penisola dove giacciono nel riposo eterno le migliaia di giovani americani, molti di origine italiana, e dei loro alleati di molte altre nazionalità. E’ da sfatare la falsa “leggenda” che la “liberazione” fu opera dei circa sei mila partigiani (a guerra finita “miracolosamente” divennero alcune centinaia di migliaia). Se fosse stato solo per il loro ininfluente contributo, il Duce starebbe ancora “sbraitando” dal balconcino di piazza Venezia. Un altro colpo di fortuna, di cui dobbiamo ringraziare il cielo, e’ stato che la profonda crisi mondiale, che ha devastato e continua a devastare l’economia mondiale, sia scoppiata all’indomani dell’insediamento del governo Berlusconi. Con il debito pubblico che l’Italia si ritrova e se fosse stato ancora in carica il governo Prodi, saremmo finiti come la Grecia o a far compagnia al Portogallo, alla Spagna e all’Irlanda che sono sull’orlo del precipizio. La riprova che i mercati internazionali hanno fiducia dell’economia italiana sta nel fatto che, oltre al recente positivo giudizio dell’Ocse (Organizzazione Cooperazione Sviluppo Economico), alcuni giorni, fa sono stati emessi 7miliardi e mezzo di euro di titoli di stato e la richiesta d’acquisto ha superato i 12 miliardi. C’e’ grande fiducia verso l’Italia perché tutti gli indici economici vanno meglio degli altri Paesi europei, che venivano continuamente presi ad esempio dall’opposizione di centrosinistra come modelli da seguire. Il loro “idolo” Zapatero e’ finito a “schifio”. Ormai e’ chiaro a tutti, anche ai Paesi stranieri che sempre ci hanno denigrato, che l’Italia sta agendo bene per superare la crisi mondiale, mentre il centrosinistra continua ad essere confuso su tutto ed e’ “interdetto” per il fatto che di economia non ne ha mai capito un’acca. Ovviamente l’Italia e’ oberata dai mille problemi accumulatisi negli anni precedenti e continua a soffrire dei gravi ritardi delle riforme sempre rimandate. Ma non vi e’ dubbio che, se l’attuale opposizione fosse stata al governo, sarebbero stati forti dolori di pancia. Considerato che il governo Berlusconi ha i numeri per governare, non dovrebbe preoccuparsi piu’ di tanto dei molti “sfascisti” che, ogni giorno, stanno facendo di tutto per bloccarlo o farlo cadere. L’ultima strategia mediatica e’ quella di attaccare i ministri del governo ed i parlamentari del Pdl. Per ora sono il Ministro Claudio Scajola, il senatore Ciarrapico e per ultimo Denis Verdini, ma sembra molto probabile che presto molti altri verranno alla ribalta. Nessuno vuol proteggere chi potrebbe aver commesso reati se accertati dalla magistratura, ma viene spontanea una domanda: “Molte inchieste sono iniziate anni fa, come mai vengono soltanto alla luce oggi?”. Non sarà solo e soltanto per “demonizzare” il governo, per metterlo in difficoltà e bloccare, come sempre, le riforme? E’ risaputo che fatti di corruzioni ne stanno accadendo molti e da molti anni, in tutti gli schieramenti politici. Sicuramente non e’ una “coincidenza” la “contemporaneità” dell’offensiva politica di Fini con la nuova offensiva mediatica: c’e’ un piano be preciso per far cadere il governo. Da un momento all’altro tutto potrebbe precipitare. Fini, subdolamente, ha dichiarato fedeltà al Pdl, ma continua il suo sabotaggio giorno dopo giorno. In ogni istante e’ sempre piu’ evidente la sua frustrazione, il suo miserabile rancore e agisce soltanto per provocare l’apocalisse. La sua vanità e la sua ambizione gli annebbiano la mente: fa solo pena. Con il suo assurdo e sconsiderato comportamento, Fini “delegittima” la carica di presidente della Camera che non potrà gestire con imparzialità come gli imporrebbe il ruolo. Il presidente della Camera ha molti poteri “occulti” che può far valere, grazie ai quali può intralciare il governo. Magari formalmente nessuno potrà incolparlo di violare alcun regolamento ma, nei fatti, avrà messo i famosi bastoni tra le ruote. La situazione di difficoltà del governo rendere felice Fini ed ogni giorno va ogni dove a diffondere il suo “verbo”. In democrazia il “dissenso” e’ ammesso, ci mancherebbe altro! E’ impensabile che nei partiti politici democratici la pensino tutti allo stesso modo. Ma un conto e’ dissentire su alcuni punti, un altro essere contro il partito. Il dissidente e’ colui che non e’ d’accordo su alcuni argomenti e cerca di migliorare l’azione del partito senza, pero’, metterlo a rischio di rottura e, alla fine, si adegua alle decisioni prese a maggioranza. Chi fa finta di discutere ma, in realtà, ha l’obbiettivo di distruggere il partito, non e’ altro che un pazzo “sfascista”. Ci sono altri che sono irritati ed in grande agitazione per la preoccupazione di rimare “appiedati” dalla “velleità” di Alfredo Mantica, il sottosegretario all’emigrazione, per la sua intenzione di “cancellare” organi ormai obsoleti che, finalmente, si e’ scoperto che non hanno mai rappresentato e non rappresentano “niente e nessuno”, mentre “bruciano” ingenti risorse finanziarie. In molti tentano di “soffocare” l’era dell’indispensabile cambiamento, sono i “gattopardi” che si sono “acquattati” negli “organi rappresentativi” della comunità italiana nel mondo. E’ impossibile fermare il processo del’inevitabile cambiamento che sta rivoluzionando il mondo dell’emigrazione italiana, sarebbe da miopi non accorgersene e autolesionisti rifiutare il nuovo corso. C’e’ chi continua a strapparsi le vesti per la decisione che il governo sta maturando per la cancellazione definitiva del CGIE (Comitato Generale degli Italiani all’Estero), dei COMITES (forse non del tutto) e dell’elezione dei 18 parlamentari esteri. In circa 20 anni, il CGIE ed i Comites hanno “sperperato” circa 100 milioni di euro, con quali risultati? La domanda e’ stata posta piu’ volte, ma nessuno, neppure uno, si e’ sentito in “dovere” di darne conto seppure per mera cortesia o educazione. A parte il caos, gli innumerevoli casi di brogli ed altri vergognosi episodi delinquenziali prima, durate e dopo le due elezioni ma, alla fin fine, che cosa sono riusciti a fare i 18 eletti all’estero per chi li ha votati? Tutti quei signori “intruppati” nei cosiddetti “organi rappresentativi” degli italiani nel mondo, sono “autoreferenziali”. Il concetto di “autoreferenzialità” indica l’atteggiamento di chi tiene conto esclusivamente di se stessi, delle persone che frequenta e dei dati che gli fanno piu’ comodo. Nel redigere un programma, questi signori mettono in primo piano esclusivamente i loro interessi individuali, trascurando del tutto quelli di coloro che “pretendono” di rappresentare. Della malattia di “autoreferenzialità” ne soffrono anche i giovani italo/multinazionali. Sono anni che si riuniscono, a determinate scadenze, ma di fatti concreti ZERO. Continuano ad interloquire tra loro, a progettare, ma non producono nulla di tangibile. Un esempio? La GIA (Giovani Italiani Australia), che si autodefinisce “un’entità’ moderna che rispecchia i tempi moderni”, si e’ recentemente riunita a Canberra. Hanno “avvertito” che e’ in atto il “cambio generazionale” e per questo dovranno trovare nuove forme di associazione, nuovi modi per “raggruppare” gli italiani e promuovere l’italianita’. Tutto Ok, ma non e’ stato indicato alcun fatto “concreto” che sia stato realizzato e che fosse andato in quella direzione. Hanno poi “scoperto” che soltanto il 10% degli alunni che imparano l’italiano sono di origine italiana. Si sono domandati perché mai? E’ da anni che attendiamo che i nostri giovani italo/multinazionali si affaccino sulla scena per mantenere e rafforzare l’italianita’ che i “Giganti” sono riusciti ad affermare dopo tante rinunce e sacrifici. Ci siamo forse troppo illusi dei nostri giovani? Sono degli “italo/multinazionali” o “multinational/italian”? C’e’ una sostanziale differenza tra le due definizioni. Sono “italiani”, pur se nati in altri Paesi, chi parla fluentemente la lingua italiana e la scrive. Gli altri, che si esprimono con difficoltà o non parlano affatto l’italiano, sono soltanto “multinational” di origine italiana. Se si vuole capire a fondo la “mentalità” di un Paese, in ogni suo aspetto e comprendere il suo “spirito nazionale”, e’ necessario essere “padroni” della sua lingua. Quanti nostri giovani parlano bene la lingua del bel Paese per considerarsi degli autentici italiani? La lingua di un popolo e’ la sua “anima” che rappresenta il suo modo di essere, di vivere, la sua stessa cultura e la sua storia attraverso i secoli. La lingua non e’ solo un insieme di parole: e’ “sentimento”. E’ questo che dovrebbero capire i “giovani” italo/multinazionali. “E’ la lingua quello che distingue un popolo”, dovrebbe essere il motto degli “enti gestori” dell’insegnamento della lingua italiana, invece sono i primi a “boicottare” il “prodotto” che dovrebbero “diffondere” per aver bandito l’italiano all’interno delle loro organizzazioni. Come possono incrementare il numero di chi desidera imparare la nostra lingua se loro stessi rifiutano di parlarla? Quale credibilità può avere chi afferma che si sta impegnando nel promuovere l’italianita’ e l’insegnamento della lingua italiana quando loro per primi non la parlano e non la scrivono?
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