Sul “Corriere della Sera” del 4 marzo 2003 Silvio Berlusconi dichiarò che: “Questi giudici sono doppiamente matti! Per prima cosa, perché lo sono politicamente, e secondo sono matti comunque. Per fare quel lavoro devi essere mentalmente disturbato, devi avere delle turbe psichiche. Se fanno quel lavoro è perché sono antropologicamente diversi dal resto della razza umana”. Ora sappiamo che non fu un puro e semplice sfogo ma, visto il modo di agire di certa magistratura, era un’analisi esatta. E quella dichiarazione, certi magistrati, se l’hanno legata al dito ed hanno intensificato l’accanimento per “assassinare” politicamente (ma non solo) Berlusconi. E’ stato un “furibondo assalto” quello dei magistrati di Napoli che, pur non avendone competenza, hanno effettuato piu’ di 100mila intercettazioni (quanti spacciatori di droga sarebbero ancora in circolazione se si fossero dedicate loro centinaia di migliaia d’intercettazioni telefoniche?), hanno sistematicamente violato il segreto istruttorio e non hanno rispettato i diritti costituzionali. Intercettazioni tantissime. Prove pochissime. Tutto e’ servito solo per fare “audience” e per far vendere qualche copia in più ai giornali italiani e stranieri. E tutto in nome del Popolo italiano. “E soprattutto a sue spese”. Ma ai magistrati che importa? L’obiettivo politico e media¬tico, complici stampa e tv, è stato raggiunto. Berlusconi e’ stato “sputtanato” alla grande in Italia ed in tutto il mondo. Cosa importa se la borsa ha “bruciato” qualche milione di euro nell’ipotesi di un premier in manette? Chi pagherà adesso? A questo punto Berlusconi deve fare una sola cosa: “non mollare”. Quello che avrebbe dovuto fare era di dimettersi appena dopo aver vinto le elezioni del 2008. In questo momento gli italiani starebbero ancora cercando disperatamente un “premier” senza trovarne uno. Mentre se ora Berlusconi si dimettesse, gli darebbero la colpa della crisi economica mondiale. Le ultime “sconcertanti” azioni giudiziarie contro Berlusconi sta facendo cambiare idea a molti. Sta producendo un “boomerang” presso l’opinione pubblica in generale ed in particolare tra gli elettori di centrodestra, anche tra chi non ha mai risparmiato critiche al premier, come l’aver evidenziato i suoi “limiti politici”, messo in evidenza la totale “imprudenza” nella sua vita privata e l’assenza di “tatto istituzionale”. È un segnale che dovrebbe far riflettere: significa che si è oltrepassato ogni limite. Tutti ormai sono consapevoli che se Berlusconi cadrà, il Paese finirà completamente nel caos per l’assenza di una concreta alternativa che possa sostituirlo. Ma il “berlusconismo”, come espressione politica sociale moderata, torneremo’ più forte che prima anche senza Berlusconi e questo e’ evidente sempre di piu’ ogni giorno dalle parole e dall’azione di Angelino Alfano. Voglio pero’ essere chiaro a scanso di ogni equivoco. Nessuna democrazia può essere governata da chi nella vita privata è dedito alle orge e passa ore al telefono con personaggi “mezze calzette” squalificate. E’ impossibile che poi gli effetti non si trasferiscano sulla vita pubblica. Tutto questo, però, deve essere portato davanti ad un solo tribunale: “quello elettorale”. Sono gli elettori a dovere stabilire se il bilancio di chi li ha governati è attivo o passivo, anche mettendo nel conto lo stile di vita. Questo non è solo legittimo, ma “doveroso”. Invece si pretende di risolvere la questione in sede penale e chi se ne occupa usa “trucchi”, come quello di pretendere d’interrogare “una falsa vittima”, per poi trasformarla in “un vero indagato” per incriminarlo di “sfruttamento della prostituzione” e, quindi, “arrestarlo”. Questo era il “trappolone” che volevano tendergli i magistrati di Napoli. Hanno diffuso migliaia di intercettazioni “che la legge proibisce”. Tutto questo e’ “illegittimo ed illegale”, solo l’elettorato ha il “potere” di “condannare” o “assolvere”: gli aspetta di diritto. La sinistra e le opposizioni, assecondando il gioco “assassino” della magistratura si rivelano un manipolo di “squadristi” che per giunta “pretendono” che il loro “nemico” si uccida volontariamente. Per l’interesse nazionale, il Presidente della Repubblica dovrebbe essere favorevole al decreto legge per proibire la pubblicazione delle intercettazioni che si dovrebbe usare per indagare e mai pubblicarle. Invece Napolitano pone il “veto”, per prolungare la lotta “fratricida” e il “suicidio” collettivo. La vita politica italiana e’ completamente impazzita. Poche settimane fa tutti i titoli, dei giornali e delle televisioni, riguardavano la crisi economica e l’opposizione la prendeva a pretesto per denigrare il governo e evidenziarne la sua incapacità ad affrontarla. Tutto questo poteva essere considerato ancora nell’ambito della legittimità democratica. In questi giorni, la crisi economica mondiale è quasi sparita dai media, come se, miracolosamente, l’uragano si fosse allontanato dall’Italia. Ma sappiamo che non e’ cosi’. Oggi l’informazione preferisce interessarsi delle “escort” di Berlusconi. Il Paese è sommerso dalla “monnezza” piu’ triviale. Mai la stampa aveva raggiunto livelli così bassi. I giornalisti che si reputano “eccelsi professionisti” dovrebbero vergognarsene. “A nessuno importa dell’immagine dell’Italia che si sta diffondendo in tutto il mondo”. Il patriottismo per il 150esimo dell’unita’, di cui molti si riempiono la bocca (soprattutto la sinistra), è solo di facciata: se ne fregano altamente per cercare di “abbattere” Berlusconi. “L’Unita’” ha voluto “deridere” la lettera (senza pubblicarla) che Berlusconi ha inviato al direttore del “Foglio” Giuliano Ferrara, lettera che, praticamente, era rivolta a tutti gli italiani. Si tratta di una forte denuncia dello stato di degrado in cui versa la democrazia in Italia. Non funziona ed è malata gravemente. La magistratura pretende di fare il bello ed il cattivo tempo e di cancellare ogni legge o regola che non condivide. La lettera di Berlusconi e’ una “denuncia” è un “grido” affinché sia udito e compreso nella sua forza e nella sua drammaticità. La nostra democrazia è “agonizzante” e, sicuramente, il grido e la richiesta di aiuto di Berlusconi non cadranno nel vuoto. Ma, alla fine, la sorte di Berlusconi ha poca importanza. La situazione è gravissima e non preoccupano tanto i guai attuali dell’Italia, quanto il fatto che potrebbe accadere di molto peggio.
sabato 24 settembre 2011
Quanti uomini italiani vanno a "puttane"?
Scritto da Paolo Della Sala
Una buona parte dei maschi italiani è caduta almeno una volta in questo vizietto. Questo si evince dalle statistiche e andando in alcune strade di notte. Secondo il Dipartimento per le pari opportunità della Presidenza del Consiglio, in Italia sono “9 milioni” i clienti delle prostitute, stimate in “70 mila”, di cui più della metà straniere e moltissime “minorenni”, con un giro d’affari di circa 90 milioni di euro al mese. Facciamo due conti. Gli italiani sono 60 milioni, togli la metà delle donne, quindi i bambini, gli anziani, i preti, i giovani appena fidanzati e sposati, quanti restano? 10 milioni? Ecco, quindi “tutti” gli uomini vanno a prostitute. Forse non proprio tutti sono andati a “prostitute”, ma certo suona strano che i lettori de “La Repubblica” de “Il Fatto” e dell’ “Espresso” siano una sorta di una setta di “Santi laici”, di nuovi “Skoptsy”, coloro che si “castravano” allo scopo di non cedere alle tentazioni della carne. Erano russi del '700. Spero che a La Repubblica, Il Fatto e L'Espresso non siano degli Skoptsy. Immagino che i lettori e redattori di Repubblica- Fatto-L’espresso non siano dei Superuomini, e nemmeno dei “pretini” in stile “Ieri Oggi e domani” di Vittorio de Sica. Se dunque il quadro è questo L'Espresso dice al “mondo intero” che Berlusconi va a “donnine” (come lo fa la maggioranza dei maschi italiani). A questo punto l'operazione suona illogica. Se tu (che sei un ladro) dici a un ladro che anche il sindaco della città è un ladro forse lo rendi più ladro di prima, forse no. Verosimilmente tutto rimane come prima. A meno che non ci siano persone (i lettori e redattori di Repubblica-Il Fatto-L'Espresso?) che, pur andando a “mignotte”, con le stesse percentuali del resto degli italiani, non si sentano invece “schizofreneticamente” diversi dagli altri, così da poter condannare alla “lapidazione” Silvio Berlusconi. Mentre lanciano la prima pietra, di notte continuano a peccare come sempre, come tutti noi comuni mortali. Sono “papisti” rossi, non sono degli “Skoptsy”: non si “castrano”, ma “castrano gli altri”, a partire dalle teste dei loro lettori. Sono sempre pronti a concedere l’Indulgenza universale nei confronti di se stessi, mentre intanto emettono catastrofici “Giudizi Universali” nei confronti degli altri. In una società ormai priva di ogni direzione etica, anche grazie al loro "progressismo", tutto ciò suona beffardo e suicida, col risultato che il Pd affonda per mano dei suoi stessi “psicologi”. Gli italiani in fondo non sono così tanto “ipocriti” e tra i “papi” e gli “antipapi” scelgono i “papi”, difetti inclusi, anche se costoro si chiamano Borgia o Berlusconi, visto che gli “antipapi” sono “peggiori” dei papi.
Quanti uomini italiani vanno a "puttane"?
Scritto da Paolo Della Sala
Una buona parte dei maschi italiani è caduta almeno una volta in questo vizietto. Questo si evince dalle statistiche e andando in alcune strade di notte. Secondo il Dipartimento per le pari opportunità della Presidenza del Consiglio, in Italia sono “9 milioni” i clienti delle prostitute, stimate in “70 mila”, di cui più della metà straniere e moltissime “minorenni”, con un giro d’affari di circa 90 milioni di euro al mese. Facciamo due conti. Gli italiani sono 60 milioni, togli la metà delle donne, quindi i bambini, gli anziani, i preti, i giovani appena fidanzati e sposati, quanti restano? 10 milioni? Ecco, quindi “tutti” gli uomini vanno a prostitute. Forse non proprio tutti sono andati a “prostitute”, ma certo suona strano che i lettori de “La Repubblica” de “Il Fatto” e dell’ “Espresso” siano una sorta di una setta di “Santi laici”, di nuovi “Skoptsy”, coloro che si “castravano” allo scopo di non cedere alle tentazioni della carne. Erano russi del '700. Spero che a La Repubblica, Il Fatto e L'Espresso non siano degli Skoptsy. Immagino che i lettori e redattori di Repubblica- Fatto-L’espresso non siano dei Superuomini, e nemmeno dei “pretini” in stile “Ieri Oggi e domani” di Vittorio de Sica. Se dunque il quadro è questo L'Espresso dice al “mondo intero” che Berlusconi va a “donnine” (come lo fa la maggioranza dei maschi italiani). A questo punto l'operazione suona illogica. Se tu (che sei un ladro) dici a un ladro che anche il sindaco della città è un ladro forse lo rendi più ladro di prima, forse no. Verosimilmente tutto rimane come prima. A meno che non ci siano persone (i lettori e redattori di Repubblica-Il Fatto-L'Espresso?) che, pur andando a “mignotte”, con le stesse percentuali del resto degli italiani, non si sentano invece “schizofreneticamente” diversi dagli altri, così da poter condannare alla “lapidazione” Silvio Berlusconi. Mentre lanciano la prima pietra, di notte continuano a peccare come sempre, come tutti noi comuni mortali. Sono “papisti” rossi, non sono degli “Skoptsy”: non si “castrano”, ma “castrano gli altri”, a partire dalle teste dei loro lettori. Sono sempre pronti a concedere l’Indulgenza universale nei confronti di se stessi, mentre intanto emettono catastrofici “Giudizi Universali” nei confronti degli altri. In una società ormai priva di ogni direzione etica, anche grazie al loro "progressismo", tutto ciò suona beffardo e suicida, col risultato che il Pd affonda per mano dei suoi stessi “psicologi”. Gli italiani in fondo non sono così tanto “ipocriti” e tra i “papi” e gli “antipapi” scelgono i “papi”, difetti inclusi, anche se costoro si chiamano Borgia o Berlusconi, visto che gli “antipapi” sono “peggiori” dei papi.
Una buona parte dei maschi italiani è caduta almeno una volta in questo vizietto. Questo si evince dalle statistiche e andando in alcune strade di notte. Secondo il Dipartimento per le pari opportunità della Presidenza del Consiglio, in Italia sono “9 milioni” i clienti delle prostitute, stimate in “70 mila”, di cui più della metà straniere e moltissime “minorenni”, con un giro d’affari di circa 90 milioni di euro al mese. Facciamo due conti. Gli italiani sono 60 milioni, togli la metà delle donne, quindi i bambini, gli anziani, i preti, i giovani appena fidanzati e sposati, quanti restano? 10 milioni? Ecco, quindi “tutti” gli uomini vanno a prostitute. Forse non proprio tutti sono andati a “prostitute”, ma certo suona strano che i lettori de “La Repubblica” de “Il Fatto” e dell’ “Espresso” siano una sorta di una setta di “Santi laici”, di nuovi “Skoptsy”, coloro che si “castravano” allo scopo di non cedere alle tentazioni della carne. Erano russi del '700. Spero che a La Repubblica, Il Fatto e L'Espresso non siano degli Skoptsy. Immagino che i lettori e redattori di Repubblica- Fatto-L’espresso non siano dei Superuomini, e nemmeno dei “pretini” in stile “Ieri Oggi e domani” di Vittorio de Sica. Se dunque il quadro è questo L'Espresso dice al “mondo intero” che Berlusconi va a “donnine” (come lo fa la maggioranza dei maschi italiani). A questo punto l'operazione suona illogica. Se tu (che sei un ladro) dici a un ladro che anche il sindaco della città è un ladro forse lo rendi più ladro di prima, forse no. Verosimilmente tutto rimane come prima. A meno che non ci siano persone (i lettori e redattori di Repubblica-Il Fatto-L'Espresso?) che, pur andando a “mignotte”, con le stesse percentuali del resto degli italiani, non si sentano invece “schizofreneticamente” diversi dagli altri, così da poter condannare alla “lapidazione” Silvio Berlusconi. Mentre lanciano la prima pietra, di notte continuano a peccare come sempre, come tutti noi comuni mortali. Sono “papisti” rossi, non sono degli “Skoptsy”: non si “castrano”, ma “castrano gli altri”, a partire dalle teste dei loro lettori. Sono sempre pronti a concedere l’Indulgenza universale nei confronti di se stessi, mentre intanto emettono catastrofici “Giudizi Universali” nei confronti degli altri. In una società ormai priva di ogni direzione etica, anche grazie al loro "progressismo", tutto ciò suona beffardo e suicida, col risultato che il Pd affonda per mano dei suoi stessi “psicologi”. Gli italiani in fondo non sono così tanto “ipocriti” e tra i “papi” e gli “antipapi” scelgono i “papi”, difetti inclusi, anche se costoro si chiamano Borgia o Berlusconi, visto che gli “antipapi” sono “peggiori” dei papi.
venerdì 16 settembre 2011
Sono alla ricerca di un nuovo Dino Grandi ma, questa volta, per far rinascere il fascismo.
Come sempre e’ accaduto nel passato, pur “arrancando” faticosamente, anche questa volta l’Italia ce la farà nonostante i numerosi “disfattisti” intensamente al lavoro. I soliti giornali “terroristi” si dedicano alla “fuga di Berlusconi” dai giudici napoletani. Sui Tg3 non si parla d’altro con commenti “imbecilli”. Danno piu’ importanza alle “chiacchiere” napoletane che alla crisi internazionale e all’urgente necessità di sostenere all’estero l’immagine dell’Italia per evitare ulteriori danni. Al momento l’Italia può essere rappresentata come una vecchia corriera “sgangherata” che sta per fermarsi su una ripida salita. Bisogna che molti viaggiatori scendano per andare a piedi, almeno fino in cima all’erta. Il problema è quello del peso della corriera (debito pubblico) e del suo motore malandato (apparato politico), l’autista (il premier) e’ ininfluente. Se il motore sta per fermarsi, e se non si permette a nessuno di ripararlo, come si può sperare di superare la salita? Guardiamo quello che e’ accaduto nella “tragicomica” manovra finanziaria. Se Berlusconi avesse avuto il potere di un vero Premier, come accade in alcuni Paesi, avrebbe potuto imporre la propria volontà sin da principio. Se ne sarebbe infischiato se le proteste fossero arrivate “nell’alto dei cieli”. Se si sarebbe parlato di crudeltà verso i più poveri, di incostituzionalità, di provvedimenti antisindacali, di rinnegamento delle promesse fiscali e, in una parola, di “macelleria sociale”. Per salvare l’Italia Berlusconi sarebbe andato avanti. Ma non essendo un Premier “con pieni poteri” e’ stato “costretto” ad invitare la maggioranza e la minoranza a suggerire “la soluzione giusta”. Ed e’ per questo che abbiamo assistito ad un vero “caos” di proposte, tanto che la manovra è stata modificata cento volte, sino al “ridicolo”. Ma perche’ stupirsi? In Italia non c’è nessuno che accetti il minimo sacrificio e tutti sono pronti a mettersi di traverso in Parlamento. Se alla fine Berlusconi ha dovuto prendere in mano la situazione e decidere l’aumento dell’Iva, contro la sua personale volontà, è perché, quando la corriera sta per fermarsi, non si può perdere tempo di sapere qual è il modo più “politicamente corretto” per far funzionare il motore. Ma siamo poi sicuri che questa “riparazione” basterà per far arrivare in cima alla ripida salita la corriera? Il problema e’ difficile da risolvere e delle cento proposte che vengono presentate ciascuno rimane convinto che la propria sia quella giusta. Se, ad esempio, al governo ci fosse Rifondazione Comunista ci sarebbe un enorme incremento della tassazione con in più “l’esproprio” dei beni dei ricchi e la conseguenza sarebbe un tracollo economico di tipo sovietico. Ma di questo gli italiani si accorgerebbero a cose fatte. Finché non si cede il volante ad un altro, si “inveisce” contro l’autista che è al volante. Nella politica italiana non esiste la “buona fede” per riconoscere la gravità reale del momento che per risolverla occorrerebbe la “solidarietà” nazionale. Si approfitta della situazione solo per dare addosso a Silvio Berlusconi. Ed, infatti, e’ ripreso il “coro” per chiedere un suo “passo indietro”. Chiedono questo perche’ sanno che non potranno mai vincere le elezioni. E se anche il centrodestra le perdesse, non vincerebbe il Pd, ma una “accozzaglia” d’antagonisti e giustizialisti. Come farebbero a governare? Non si vuole salvare l’Italia: si vuole ottenere un posto al governo. Nient’altro! E’ soltanto un “imbroglio” che sta mettendo in grave pericolo la “democrazia”. Le dittature si abbattono con “insurrezioni” violente e con le armi, mentre i governi democratici si battono soltanto in due modi: mettendoli in minoranza in Parlamento e vincendo le elezioni. Se si usa nella lotta politica democratica gli stessi metodi per abbattere le dittature, si “distrugge” la democrazia e si prepara la strada alla “dittatura”. Siamo arrivati al punto che, se Berlusconi si dimette, gli viene promesso un “salvacondotto” per metterlo al riparo dai processi giudiziari. Insomma, viene trattato come se fosse Gheddafi che per togliersi di mezzo gli avevano promesso un “salvacondotto” e non ci sarebbero state “vendette” e sarebbe potuto andarsene indisturbato. Eugenio Scalfari il “vate” de “La Repubblica” e’ alla ricerca di “un Dino Grandi che convochi il Gran Consiglio del fascismo e faccia cadere Berlusconi”. Intanto bisogna ricordare che da giovane Scalfari fu fascista che piu’ fascista non si poteva. E poi non esiste nessuna analogia tra la situazione odierna e quella del 1943. Vale anche la pena ricordare che Mussolini fu l’unico dittatore della storia costretto alle dimissioni “per un voto di sfiducia di un organo costituzionale” e che, in seguito a quel voto, andò a presentare le sue dimissioni nelle mani del capo dello Stato (il re) che lo fece arrestare rinchiudendolo in un’ambulanza scortata da carabinieri fedeli al re. Dunque, l’allusione a Dino Grandi e’ una delle tante “cretinate” di Scalfari. La sua fervida e “malata” fantasia ha individuato il nuovo Dino Grandi nel Senatore del Pdl Beppe Pisanu che ha chiesto a Berlusconi di dimettersi per far nascere un nuovo governo d’emergenza. Di sicuro e’ in corso (per l’ennesima volta) una grande manovra per “estromettere” Berlusconi. Ma per mettere in piedi un nuovo governo occorrono che si realizzino due condizioni. La prima è che Berlusconi si dimetta e la seconda è che tutta, o larga parte dell’attuale maggioranza berlusconiana, voti la fiducia ad un nuovo governo senza Berlusconi. Anche se, probabilmente, la seconda condizione potrebbe realizzarsi, per ora Berlusconi, nonostante pensi che l’Italia sia un “paese di merda”, non ha alcuna intenzione di dimettersi. Ed allora? Per costringerlo a mollare, sta aumentando il “pressing” della magistratura per costringerlo ad andarsene. Secondo le voci che circolano, nuove intercettazioni, nuove richieste di arresti, nuovi colpi di scena dovrebbero funzionare come un “bombardamento a tappeto” per indurre Berlusconi alla resa. Ed ecco che, alla “sciocca” promessa (praticamente inattuabile) del “salvacondotto”, si aggiunge la promessa, anzi la garanzia, di “sospendere o impedire” ogni “vendetta”. Siamo alla pura “follia”! Naturalmente nessuno pronuncia “piazzale Loreto”, ma dopo l’allusione a Dino Grandi (il fascista che fece cadere il fascismo) e al “salvacondotto” (che fu offerto a Mussolini prima dell’arresto) a Chianciano Francesco Rutelli, ospite del convegno dell’Udc di Casini, ha detto che: “Se Berlusconi dovesse fare un passo indietro deve essere chiaro che non ci sarà da parte nostra alcun proposito di vendetta”. L’ha ripetuto a “La Repubblica” lo “sparaballe” Italo Bocchino: “Ci attendiamo da lui un gesto di grande generosità e non si consumerà alcuna vendetta”. Cose pazzi! Qui si tratta di difendere il buon nome dell’Italia non tanto quello di Silvio Berlusconi. E’ incredibile che in “democrazia” si prometta “salvacondotti” (irrealizzabili) e si giuri che non ci saranno “vendette” come chi e’ al potere l’ha “usurpato” ed abbia governato con ferocia brutale o anticostituzionalmente. E’ vero che la politica e’ un mondo in “ebollizione continua”, ma che cosa c’entrano i “salvacondotti” e la “sospensione della vendetta”? Non si rendono conto, coloro che usano questo linguaggio “irresponsabile”, delle inesistenti analogie con il fascismo? Non si rendono conto che così “stanno facendo morire” la democrazia e il Parlamento? Se la democrazia crollasse, chi concederà loro il “salvacondotto” e “la sospensione della vendetta” per le gravi responsabilità di aver distrutto la democrazia spianando la strada ad un nuovo fascismo?
I "disonorevoli" ci hanno fregato ancora una volta.
E poi non si lamentino se un giorno o l’altro verranno presi a “forconate”: se le sono cercate. Mesi fa, alla “chetichella”, i parlamentari, rigorosamente “bipartisan”, si erano aumentati gli stipendi di circa 1100 euro mensili. Poche settimane fa l’avevano “sbandierata” come una delle misure piu’ “sacrosante” da inserire nella manovra. Dopo l’annuncio ufficiale, il “super contributo di solidarietà” applicato agli stipendi dei membri degli organi costituzionali, doveva essere doppio rispetto a quello che era stato studiato per i cittadini normali (che poi è stato cancellato). Con il solito gioco di “prestigio” delle tre carte il “super contributo di solidarietà”, che avrebbero costretto i parlamentari a rinunciare a circa 67mila euro, si e ridotto ad appena 9mila come riportato nell’articolo 13 del “maxi emendamento” della manovra appena approvata al Senato e alla Camera. Le “opposizioni” hanno “sbraitato” contro molti provvedimenti contenuti nella manovra, ma nessuno, “ma proprio nessuno”, nemmeno l’Italia dei Valori di Tonino Di Pietro, ha condannato l’enorme “sconto” concesso ai parlamentari nel giorno dell’aumento dell’Iva che colpirà tutti i redditi. Silenzio assoluto. Nonostante che ci “turlupinano” quasi giornalmente, molti italiani nel mondo correranno ad abbracciare e osannare i “disonorevoli” quando, tra poco, inizieranno a venire a frotte in “missione” per visitare noi “poveri derelitti”, ora che in Italia inizia il freddo e il caldo nell’emisfero sud. Smettiamola di abbracciarli e baciarli altrimenti si convinceranno sempre di piu’ che siamo degli emeriti ”coglioni”. Non suggerisco di prenderli a “forconate” o “scaraventargli” addosso uova marce, se lo meriterebbero, ma soltanto di non andarli a ricevere all’aeroporto. Dobbiamo ignorarli completamente. Gli deve giungere “forte e chiaro” il messaggio che non vogliamo piu’ che ce lo mettano a quel posto.
I "disonorevoli" ci hanno fregato ancora una volta.
E poi non si lamentino se un giorno o l’altro verranno presi a “forconate”: se le sono cercate. Mesi fa, alla “chetichella”, i parlamentari, rigorosamente “bipartisan”, si erano aumentati gli stipendi di circa 1100 euro mensili. Poche settimane fa l’avevano “sbandierata” come una delle misure piu’ “sacrosante” da inserire nella manovra. Dopo l’annuncio ufficiale, il “super contributo di solidarietà” applicato agli stipendi dei membri degli organi costituzionali, doveva essere doppio rispetto a quello che era stato studiato per i cittadini normali (che poi è stato cancellato). Con il solito gioco di “prestigio” delle tre carte il “super contributo di solidarietà”, che avrebbero costretto i parlamentari a rinunciare a circa 67mila euro, si e ridotto ad appena 9mila come riportato nell’articolo 13 del “maxi emendamento” della manovra appena approvata al Senato e alla Camera. Le “opposizioni” hanno “sbraitato” contro molti provvedimenti contenuti nella manovra, ma nessuno, “ma proprio nessuno”, nemmeno l’Italia dei Valori di Tonino Di Pietro, ha condannato l’enorme “sconto” concesso ai parlamentari nel giorno dell’aumento dell’Iva che colpirà tutti i redditi. Silenzio assoluto. Nonostante che ci “turlupinano” quasi giornalmente, molti italiani nel mondo correranno ad abbracciare e osannare i “disonorevoli” quando, tra poco, inizieranno a venire a frotte in “missione” per visitare noi “poveri derelitti”, ora che in Italia inizia il freddo e il caldo nell’emisfero sud. Smettiamola di abbracciarli e baciarli altrimenti si convinceranno sempre di piu’ che siamo degli emeriti ”coglioni”. Non suggerisco di prenderli a “forconate” o “scaraventargli” addosso uova marce, se lo meriterebbero, ma soltanto di non andarli a ricevere all’aeroporto. Dobbiamo ignorarli completamente. Gli deve giungere “forte e chiaro” il messaggio che non vogliamo piu’ che ce lo mettano a quel posto.
venerdì 9 settembre 2011
La tragicomica "sceneggiata" della manovra finanziaria.
In due settimane il governo ha commesso una serie spaventosa d’errori. Aveva pensato di toccate le pensioni, ma poi si e’ rimangiato tutto. Aveva rinunciato impaurito dalla reazione, ma poi ci ha di nuovo “ripensato”. Ha dato occasione agli enti locali di formare un fronte comune, con sfilate di sindaci d’opposta fazione, ed anche qui’ ha fatto in “parte” dietrofront. Aveva deciso che i redditi più alti avrebbero dovuto “giustamente” pagare il “contributo di solidarietà”, ma ha cambiato subito idea, salvo poi “parzialmente” ripensarci. Ha fatto arrabbiare tutti senza ottenere quasi niente. Invece si sarebbe dovuto dire chiaramente che anche i cosiddetti “diritti acquisiti” possono essere toccati, e che l’età pensionabile “deve” essere modificata ed anche Bossi deve capirlo. Ora si promette il carcere agli evasori, commettendo l’ennesimo errore. Quando gli si metterà le manette all’evasore? Quando vuole l’Agenzia delle entrate? Oppure lo si sbatte in galera dopo la condanna definitiva? Campa cavallo! Ammesso poi che la lentezza della magistratura ci si riesca. E dove li mettiamo? Le carceri sono strapiene. Ai domiciliari sulle loro barche o dentro le ville intestate a società “off shore”? E sai che paura che si mettono! In Italia il governo si paralizza di fronte a chi protesta. Anche se il recente sciopero generale della CGIL, del Pd e dell’Idv e’ stato un “fiasco” colossale in partecipazione. Il comizio di Susanna Camusso, segretaria della Cgil, e’ terminato intonando una versione moderna di “Bella Ciao”. Ma che “ciazzecca”? Chi sarebbe “l’invasore”? Un sindacato che pensa ancora di vivere fra i “partigiani”, che preferisce la “protesta” alla “solidarietà’”, è uno dei pezzi dell’Italia “peggiore” che dobbiamo lasciarci alle spalle. Ma il “bello” e’ che i cittadini dicono di volere le riforme. Il governo ci prova, ma poi i cittadini protestano. Allora il governo fa marcia indietro, ma il popolo insiste nel chiedere di nuovo le riforme. Il governo le promette, ma si guarda bene dal realizzarle, ragione per la quale, il popolo protesta. E’ il cane che si morde la coda. La manovra? Tagliare sì, ma ad altri. Togliere qualche vantaggio sì, ma ad altri. Riformare le pensioni sì, ma senza cambiare nulla. Aumentare le entrate sì, ma senza aumentare le tasse. Con la “sceneggiata” della manovra finanziaria si e’ avuta la riprova che il Primo Ministro conta come il due di coppe quando a comandare e’ un’altra carta. E’ una situazione “paradossale” che dispiace alla stessa maggioranza. E’ evidente a tutti che il Pdl ha dimostrato di non “appiattirsi” sul governo, ma di svolgere fino in fondo la sua funzione di partito politico di maggioranza, che non vuol dire “servo” dell’esecutivo che sostiene, ma vuole dare un contributo decisivo a superare il momento di grave difficoltà. Non deve sorprendere la crisi che attanaglia la coalizione governativa evidenziata dal “pasticcio” della manovra che pur e’ stata approvata ala Senato. La maggioranza, ed in particolare il Pdl, non e’ mai riuscita ad applicare il suo programma come la ricostruzione sociale nazionale, la modernizzazione delle istituzioni, il rinnovamento economico soprattutto per far fronte alla globalizzazione dei mercati. Il centrodestra avrà un futuro se ritornerà allo spirito del 1994. Sin da quel tempo si doveva avere piu’ “pragmatismo” politico. Berlusconi, per non aver saputo imporsi su alcune riforme strutturali dello Stato, che pure aveva promesse andando al governo, rischia che la Storia gli imputi (ingiustamente) tutte le colpe per l’attuale situazione italiana. Del tracollo dell’Italia, sarebbe ricordato come il maggior responsabile, facendo finalmente felici le opposizioni. Berlusconi doveva avere piu’ coraggio “decisionale” nel momento in cui si assumeva l'onere di guidare il cambiamento per raggiungere l’obiettivo. Non è andata così. L’occasione è stata sprecata e chi poteva dargli una mano ha pensato solo e soltanto di farsi i fatti propri.
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