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sabato 6 febbraio 2016

Bambini geneticamente modificati

Gli scienziati britannici sono stati autorizzati a modificare i geni di embrioni umani a scopo di ricerca, usando una tecnica che secondo alcuni potrebbe essere impiegata per creare ‘bambini su ordinazione’”.
Per alcuni questa sarà una pessima notizia. Gli idealisti, già quando si tratta di mais o di patate, rifiutano gli organismi geneticamente modificati come fossero veleno, mentre la loro pericolosità non è mai stata provata; figurarsi come reagiranno quando non si tratterà di modificare le fragole in modo che resistano agli insetti nocivi, ma addirittura di cambiare le caratteristiche di un bambino. Per loro sarà un delitto degno di un castigo come quello che gli dei inflissero a Prometeo.

Cionondimeno, si può star certi che questa non sarà la reazione di tutti. Ci saranno persone, magari meno sensibili ai valori trascendentali e più attente ai vantaggi concreti, per le quali ora sarà lecito sperare che – chissà – non si possa curare un bambino Down prima che nasca, evitandogli i fastidi di quell’inferiorità e a volte il dramma di una morte prematura.
È sciocco parlare di cose del genere come se, dalla discussione, dovesse derivare la decisione di permettere o no una data ricerca. Se le previsioni del tempo annunciano che pioverà, si potrà esserne contenti o scontenti, ma ciò non influirà sulla situazione meteorologica. Bisognerà soltanto ricordarsi di prendere l’ombrello, se si deve uscire di casa. Nello stesso modo, le battaglie contro le novità scientifiche sono sempre state di retroguardia e tutte perdenti.
Il progresso non si ferma. I moralisti hanno a lungo lottato contro lo studio dell’anatomia, ed oggi essa è una normale materia d’esame per chi studia medicina. Sono stati risolutamente contro la ginecologia, e grazie al cielo essa si è sviluppata lo stesso. 
Hanno lottato contro il telaio meccanico, contro le ferrovie, contro ogni novità scientifica che, a loro giudizio, usurpava il campo delle decisioni riservate al Creatore, ed hanno sempre perso. Dunque si può serenamente stabilire il principio che ostacolare la ricerca scientifica non serve a niente. Anche a riuscire a vietare qualcosa in un dato posto, per motivi morali, la cosa si farà in un altro posto. Soprattutto se ha ricadute utili.
Gli esempi sono infiniti. Seguendo i pregiudizi del popolo, l’Italia ha vietato tutto ciò che sa di “nucleare”. Così abbiamo perso il treno della scienza in quel campo e per giunta compriamo l’energia elettrica francese prodotta con l’uranio. E se ci sarà un serio incidente in una centrale francese, con i venti prevalenti da ovest, mentre Lione non ne soffrirà molto, l‘intera pianura padana sarà avvelenata. 
Noi ci siamo scioccamente vietati le centrali nucleari, mentre hanno la bomba atomica Paesi democratici ed affidabili come il Pakistan, la Corea del Nord e fra non molto l’Iran. Per fortuna abbiamo lo scudo della nostra superiorità morale!!!!
La lotta contro gli ogm è stata ed è perfettamente stupida. Quella branca della scienza dà risultati economicamente eccellenti e dunque non ci sarà barba di profeta che potrà fermarla. Fra l’altro, il cosiddetto “principio di precauzione” è di una stupidità abissale. Se dovessimo vietarci tutto ciò che è potenzialmente pericoloso, chi oserebbe andare in automobile? Dei danni provocati dagli ogm non abbiamo nessuna prova, mentre i morti e i feriti, fra gli incoscienti che vanno in automobile, sono milioni e milioni di morti.
Certo, i bambini su ordinazione sono inquietanti. Ma invece di vietare questa ricerca – la cui sola menzione fa rabbrividire – bisognerebbe disciplinarla perché non si facciano danni. Per se, ogni tecnica non è né buona né cattiva: tutto dipende dall’uso che se ne fa
Gli esplosivi fanno paura soltanto a nominarli ma Dio sa quanto abbiano facilitato il lavoro delle miniere e negli sbancamenti. E se anche sono studiati per fini militari, che c’è da obiettare? Dovremmo forse lasciarne lo studio e il progresso ai nostri nemici, perché poi li usino contro di noi?
È difficile sapere in concreto che cosa si riuscirà a fare con questa ricerca. Una cosa è certa: se un giorno gli scienziati riusciranno a curare il bambino prima che nasca, sollevandolo dalle sofferenze che producono alcune malattie, bisognerà benedirli.  
pardonuovo.myblog.it

mercoledì 27 gennaio 2016

Chi è il colpevole del debito pubblico?

 
Se si dice per l’ennesima volta che un giorno pagheremo il fio del nostro debito pubblico si rischia d’essere monotoni. Se si aggiunge che come noi lo pagheranno la maggior parte dei grandi Stati del mondo, in particolare Stati Uniti e Giappone, si rischia d’apparire catastrofisti. Ma la realtà è monotona, e le catastrofi di cui si sono poste le premesse poi si verificano.

Quando vanno a caccia, i leoni mirano prevalentemente ai cuccioli o agli animali vecchi o malati. Addirittura, se possono rubano la carcassa di un animale ucciso da altri. Semplicemente perché non vogliono strapazzarsi: l’ideale di tutti è quello d’avere tutto gratis, cioè di consumare senza produrre. Nella realtà della savana, le leonesse (si parla delle leonesse perché i leoni sono un po’ sfaticati, quando si tratta di lavorare) per avere il cibo devono comunque darsi da fare, fosse pure per rubarlo; l’uomo invece può momentaneamente ottenere qualcosa senza produrlo, se si impegna a restituire maggiorato il suo valore.
Contrarre debiti, cioè consumare senza produrre, è più comodo che rimborsarli, cioè produrre senza consumare. Per conseguenza in materia di finanza si può stabilire l’assioma: i debiti hanno piuttosto tendenza ad aumentare che a diminuire. Lo si vede anche nell’epoca attuale. 
Mentre l’Europa predica tutti i giorni l’austerità; mentre la Banca Centrale Europea immette nel mercato decine di miliardi di euro per sostenere il corso dei debiti sovrani; mentre l’Italia ha un tale debito pubblico da dover temere il fallimento, se le Borse non le comprano una quantità sufficiente di bond alla prossima asta dei titoli di Stato, la montagna del denaro che dovremmo rimborsare continua malgrado tutto ad aumentare. Ed anzi il nostro Primo Ministro non fa altro che chiedere maggiore flessibilità, cioè la libertà di aumentare ulteriormente il nostro debito pubblico, che già supera il 130% della ricchezza prodotta in un anno. 
In Italia si reputa che non soltanto non siamo in grado di onorare i vecchi impegni, ma abbiamo bisogno di avere ulteriori dosi di ricchezza non prodotta da consumare.
Qual è la soluzione del problema, quando l’indebitamento raggiunge questi livelli? La risposta è semplice: non esiste
Da qualunque punto di vista si consideri la cosa, il dovuto non è rimborsabile.  
È come per il cancro dei fumatori: per certi problemi l’unica cura, se possibile, è quella di non farli sorgere. Una volta che il morbo si è dichiarato, è inutile smettere di fumare e sperare in un miracolo. 
Bisognava non avere fumato. 
In questo campo sarebbe stato necessario che i governanti ascoltassero Einaudi e non i cattivi discepoli di Keynes. Il pareggio di bilancio – su cui si batte tanto, mentre ormai non serve quasi a niente – è indispensabile quando l’economia è sana, non quando il male si è ormai dichiarato. 
L’acqua della cisterna si risparmia quando la cisterna è piena, dice un proverbio siciliano. Ché quando la cisterna è vuota, si risparmia da sé.
La mentalità per la quale fare debiti era una buona idea è stata esiziale. Quei geni pensavano che l’espansione economica avrebbe colmato tutti i buchi, e gli pareva una furbizia firmare cambiali che avrebbero pagato i figli e i nipoti. 
In realtà è allarmante un debito pubblico del 5%. Perché già se si arriva al 10% diviene improbabile che si riesca un giorno a ripagarlo. È difficile che i cittadini abbiano la buona volontà di devolvere un decimo della ricchezza prodotta nell’anno per far fronte ai loro precedenti impegni. E di fatto questa buona volontà gli italiani non l’hanno dimostrata né quando il debito è salito al 40, al 60, al 90, al 100% e nemmeno ora che è al 130% del prodotto interno lordo.
Qualcuno potrà dire che la colpa è dei governanti scialacquatori che avrebbero dovuto dire di no alle richieste eccessive del popolo
Ma si dimentica che, se ci avessero provato, gli elettori li avrebbero mandati a casa. 
Dunque è corretto dare la colpa tanto ai cittadini quanto ai politici.
L’economia della massaia che fa la spesa è più fondata e ineluttabile delle più complicate ed astratte teorie economiche. Soprattutto quelle fondate su una cattiva comprensione di Keynes
Fare debiti e non rimborsarli conduce prima o poi al disastro. 
È per non avere ascoltato questa lezione degna di Bertoldo che il mondo intero è destinato a vedersi presentare un conto molto salato.
pardonuovo.myblog.it

 

Rohani smaschera Renzi: "Nudi coperti? decisione del governo italiano.

Il presidente iraniano: "Gli italiani fanno di tutto per mettere a proprio agio gli ospiti". L'oscurantista Renzi fa imbarazzare l'Italia davanti al mondo intero. E sottomette la millenaria cultura occidentale all'islam. Ma Franceschini fa lo scaricabarile: "Non eravamo informati della scelta"









Il presidente iraniano Hassan Rohani prova a tagliare corto, ma la decisione di coprire alcune antiche statue di nudi dei Musei Capitolini ha già mostrato al mondo l'imbarazzante sottomissione dell'Italia all cultura islamica
"Non ci sono stati contatti a questo proposito", assicura Rohani scaricando tutta la responsabilità della scandalosa decisione sul governo italiano
"Posso dire solo che gli italiani sono molto ospitali - continua il presidente iraniano - cercano di fare di tutto per mettere a proprio agio gli ospiti, e li ringrazio per questo".
L'Italia oscurantista copre la propria cultura per non offendere il presidente iraniano e la sua religione, l'islam
Una premura che non era stata chiesta da Teheran
Anzi, pare proprio che il cerimoniale di Stato iraniano non ne sapesse nulla. 
Ha fatto tutto Roma. Dietro a osceni pannelli bianchi sono state nascoste la Venere Esquilina, il Dioniso degli Horti Lamiani e un paio di gruppi monumentali perché nudi. Uno sfregio alla bellezza dei Musei Capitolini e, soprattutto, uno schiaffo alla cultura italiana e, più in generale, a quella occidentale. L'ingresso della sala Pietro da Cortona sarebbe stato addirittura chiuso da un pannello per impedirne la vista. Ma non finisce qui. Come fa trapelare la Bbc News"l'Italia ha anche scelto di non servire vino nei pranzi ufficiali, un gesto che la Francia, dove Rohani andrà poi, si è rifiutata di compiere"
Gli inquientanti particolari della visita del capo di Stato negazionista, che (coincidenza imbarazzante) è stata fissata alla vigilia della Giornata della Memoria, hanno trovato eco anche su tutti i media internazionali, in alcuni casi con malcelata ironia.







In Francia, per esempio, Le Figaro ha ricordato a Renzi il detto "A Roma fai come i romani". Oltremanica ci ha pensato il Guardian a prendere in giro il nostro governo: "Roma copre lestatue di nudi per evitare al presidente iraniano di arrossire"
Ma aldilà delle facili e ovvie ironie suscitate all'estero, è in Italia che Matteo Renzi è finito al centro di una asprissima polemica.
Dopo aver portato Rohani in giro per il Colosseo, il ministro per i Beni culturali Dario Franceschini si è subito fiondato a difendere il premier. "Né io né Renzi - ha detto - eravamo stati informati della scelta di coprire le statue". Uno scaricabarile che non convince le opposizioni. Tanto che al Senato Maurizio Gasparri ha presentato un'interrogazione a Renzi perché renda noti tutti i nomi della "banda di idioti" che ha ordinato la copertura di statue. 
"Questo gesto di prostituzione culturale - denuncia il senatore di Forza Italia - è stato ordinato dalle autorità italiane a beneficio di un personaggio che nel suo paese applica la pena di morte, che minaccia la libertà e la vita di Israele e che viene da noi omaggiato e tollerato nei suoi abusi solo per interessi commerciali"
Lo sdegno attraversa tutta la politica."Roba da matti", scuote la testa Matteo Salvini ricordando che Rohani è "lo stesso 'signore' che vorrebbe eliminare Israele"
Anche all'interno del Pd non mancano le critiche, anche se i più si limitano a parlare di. "improvvido eccesso di zelo". Ma da Forza Italia gli fanno notare che coprire le statue "non è rispetto" ma "annullamento delle differenze o addirittura sottomissione"
Il presidente di Fratelli d'Italia, Giorgia Meloni, parla di un "livello di sudditanza culturale di Renzi e della sinistra" che "ha superato ogni limite di decenza".

mercoledì 30 dicembre 2015

Sulla Svizzera

Qualcuno ha detto che questo piccolo popolo - stretto fra tre civiltà di un tale livello che darebbe complessi anche agli arcangeli - è forse l’unico capace di compiere il miracolo di sentirsi superiore a tutti. E così siamo passati alla critiche. 
Gli svizzeri non sono amati. Gli stranieri che più o meno stabilmente vivono nel Paese li giudicano arroganti, compiaciuti di sé, e soprattutto oltraggiosamente limitati. Il loro orizzonte non varca i confini della Confederazione. Uno straniero colto, di mentalità tendenzialmente cosmopolita, si sente soffocare. Naturalmente non facciamo di tutta l’erba un fascio e parliamo soltanto di linee di tendenza. Ma sono caratteristiche che sarebbe difficile negare: almeno quanto sarebbe difficile negare che Napoli sia più sporca di Zurigo e Palermo meno sicura di Berna.
Qui non si tratta di condannare un’intera nazione, che fra l’altro ha grandi meriti anche umani: basti pensare alla Croce Rossa; lo scopo è quello di capire come mai, mentre il genio tedesco si è manifestato in maniera tanto gloriosa in campo musicale e filosofico, quello svizzero sembra si sia limitato alla pura prassi. Quasi soltanto all’invenzione dell’orologio a cucù, come diceva Orson Welles nel film “Il Terzo Uomo”. Anche se in realtà quella è un’invenzione tedesca. Comunque nella concretezza l’impegno degli elvetici ha dato risultati straordinari. Oggi la Svizzera è un costante rimprovero per tutti: essa dimostra che, anche senza disporre di risorse naturali, si può essere ricchi e felici. Infatti gli svizzeri sono più contenti di sé di quanto lo siano i tedeschi, con i loro tanti scheletri nell’armadio, e soprattutto di quanto lo siano gli italiani, che addirittura esagerano nell’autodenigrazione.
Purtroppo, questo successo ha le sue controindicazioni. L’italiano vive in un Paese disordinato, in cui impera la legge del più forte e in cui lo Stato è più spesso il nemico che il protettore del singolo. Dove da ragazzi si copia dal compagno bravo e da adulti si cercano raccomandazioni - persino per reclamare i propri diritti! - senza che nessuno se ne scandalizzi. Siamo profondamente scontenti di questa società (che spesso ha il cattivo gusto di favorire gli altri e non noi) e passiamo la vita a cercare il modo di destreggiarci in questo mare in tempesta. A volte, disperati, ci chiediamo quale partito potrebbe migliorare le cose e perfino se, votando per una formazione (M5S) che vuole buttare giù tutto, non miglioreremmo le cose. Insomma la sofferenza ci rende “filosofi”, nel senso che ci interroghiamo su tutto, da mane a sera. Gli svizzeri invece, in tutti i campi di cui noi ci lamentiamo, vantano grandi successi, e per questo non sentono la necessità di profonde riflessioni o di atteggiamenti autocritici. Queste attività intellettuali non sono necessarie al loro vivere concreto. Non più di quanto abbia tendenza ad interessarsi di medicina una persona in buona salute.
I benefici che ricerca dovunque l’uomo comune sono la pace, la prosperità e la sicurezza. Il cittadino svizzero li ha ottenuti e se nessuno lo spinge a coltivarsi, cioè ad invidiare l’arte italiana, la letteratura francese o la musica austriaca, gli basta e avanza il quieto vivere. L’ignorante che sta bene è inevitabilmente filisteo. Cessa di esserlo soltanto se spinto dalla fame o da una tale oppressione da pensare alla rivoluzione. Ma se non ce n’è bisogno, perché spremersi le meningi? 
Ecco perché gli svizzeri possono apparire ottusi. Perché sono attrezzati infinitamente meglio degli altri per la sopravvivenza. La scimmia è un animale intelligente ma corre ogni sorta di rischi e vive nell’apprensione. Lo squalo invece è stupido ma è così meravigliosamente fornito di strumenti per la sopravvivenza, che abitava gli oceani quando ancora mancavano milioni di anni alla comparsa dell’uomo, e probabilmente sarà ancora lì quando noi scompariremo. L’intelligenza è un ripiego. Imperfetto.
Non dobbiamo criticare gli svizzeri. Anche noi, se fossimo riusciti ad avere una società ordinata come un orologio svizzero, somiglieremmo a loro. Invece siamo obbligati al caleidoscopio delle opinioni, all’arcobaleno delle teorie, al setticlavio delle soluzioni, perché sopravviviamo con tante difficoltà da essere continuamente alla ricerca di un miglioramento. 
La più spregiudicata lotta per la sopravvivenza produce i crimini del Duca Valentino, ma anche il genio di Machiavelli che ne commenta le imprese. A nord delle Alpi Calvino (che era francese) ha trovato un terreno fertile per impiantare l’oppressione moralistica e il quieto conformismo. 
La Svizzera è comunque un bellissimo Paese. Per il turismo.

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venerdì 25 dicembre 2015

La credibilita' di Renzi

 

Un inglese confessava: “Conosco poche cose più crudeli della verità, ma in questo momento non mi vengono in mente”, e tuttavia l’ideale astratto sarebbe che tutti la dicessero sempre. Se quello è l’ideale astratto, l’ideale concreto - e un po’ cinico - è che la verità la si dica tanto spesso da essere creduti quando si ha veramente bisogno di dire una bugia. In ogni caso, mentire troppo spesso non è contro la virtù, è contro l’intelligenza
La sanzione che la vita infligge al bugiardo è un crudele contrappasso: chi comincia cercando di spacciare molte bugie per verità, finisce col non essere creduto nemmeno quando dice la verità.
Queste considerazioni vengono in mente a proposito dell’attuale Presidente del Consiglio. Matteo Renzi è un notevole politico. Poco importa se il suo comportamento sia sempre di buon gusto e perfino se egli sia corretto e leale. Dal punto di vista di Niccolò Machiavelli non ci sono molte cose che gli si possano rimproverare. Affascina le folle, convince gli indecisi e, se non riesce a farsi seguire per amore o per interesse, si fa seguire, anche nel suo stesso partito, per la paura di essere annientati. Il gioco gli riesce perfino con l’intero Parlamento che spesso è posto dinanzi all’alternativa: o gli vota la fiducia su qualunque cosa lui abbia deciso, oppure “tutti a casa”. Chapeau. 
Dopo avere pagato la cambiale del riconoscimento dei suoi meriti, sarà pure lecito criticarlo
Nei suoi discorsi Renzi ha un atteggiamento monomaniacale. Il paranoico è uno che deve dare la colpa di tutto al Papa, oppure agli ebrei, oppure agli americani. E qualunque argomento tratti, presto finirà col dire peste e corna del Papa, degli ebrei o degli americani, tanto che alla fine non lo si ascolta più perché – si sa – è la solita solfa
Col tempo si va anche oltre: dal momento che notoriamente qualunque occasione per lui è un punto di partenza per andare a parare al solito argomento, non lo si ascolta più sin dal principio, prima ancora di sapere di che cosa parlerà. È ciò che avviene con Renzi
Bisogna essere onesti: è più o meno normale che un Capo di Governo spanda ottimismo e vanti i risultati presenti e futuri della propria azione. Ma se lo fa continuamente, e per lo più con totale sprezzo della verità (o almeno dell’intera verità) gli ascoltatori meno ingenui presto si stancano e non l’ascoltano più. E col tempo questo atteggiamento si diffonde. I meno acuti e i più benevoli resistono più a lungo, ma non indefinitamente. Sicché oggi, per molti, ciò che dice il Fiorentino non è né necessariamente vero, né necessariamente falso: è indifferente. È un rumore di fondo, da tollerare aspettando che finisca.
E tuttavia quest’uomo agisce. Dunque, parole a parte, qualcosa fa. E fa bene o fa male? La domanda è particolarmente pertinente riguardo alle riforme di cui si vanta tanto spesso e che ormai – a suo dire – sono numerose. Pare che abbiamo avuto la riforma della scuola, la riforma della tassazione, la riforma della pubblica amministrazione, la riforma della Rai, la riforma della legge elettorale, la riforma della Costituzione, per non dire che ci avrà ripetuto mille volte (al mese) di avere rimesso in moto l’economia della nazione. Ma poiché è lui che dice di avere realizzato tutte queste belle cose, la persona di buon senso si chiede: qual è la verità? 
Ha cambiato qualcosa o ha ribattezzato qualche istituzione lasciandola com’era? 
E se ha cambiato qualcosa, è stato in meglio o in peggio? La risposta non si può avere né da lui, che è come se fosse muto, e neppure dai partiti, che tirano sempre l’acqua al loro mulino: la risposta può darla soltanto la realtà
E per questo bisogna armarsi di pazienza ed aspettare.
Non che sia facile. Senza saperlo, siamo più che abituati ad occuparci più del futuro che del presente. E soprattutto quando ne va della qualità della nostra vita, ameremmo sapere subito che cosa dobbiamo aspettarci. 
Del resto, è di questo che vivono i giornali. 
La loro materia prima non è il presente, per il quale sono meglio attrezzate le televisioni che le notizie le dànno immediatamente dopo il fatto, quanto le riflessioni sulle conseguenze di quelle stesse notizie. E qui invece siamo frustrati: non sappiamo se dobbiamo prepararci a fischiare o ad applaudire.
Nell’attesa, quando in televisione appare Matteo Renzi (fin troppo spesso) possiamo togliere l’audio: non perdiamo niente. E poi lui è un bel ragazzo, come si dice, ed è un bel vedere.

pardonuovo.mybl

venerdì 11 dicembre 2015

Berlusconi e la lezione di Pratica di Mare

Il Cavaliere per primo ha capito il ruolo fondamentale della Russia

Berlusconi è stato spesso criticato, ma un merito comunque secondo me gli andrebbe riconosciuto da tutti: il disegno di considerare la Russia un paese europeo amico, con cui avere stretti rapporti e da inserire nella Nato.







Quando l'impero sovietico si è dissolto e si stava creando il nuovo assetto delle repubbliche ex sovietiche, gli europei e gli Usa avevano la possibilità di integrare economicamente e politicamente la Russia, nell'Europa occidentale a cui appartiene culturalmente e storicamente. Ma gli europei furono meschini e gli americani si opposero decisamente a questo progetto perché non volevano che l'Europa insieme alla Russia diventasse una grande potenza. Essi perciò hanno lasciato la Russia fuori dall'alleanza atlantica e gli europei non l'hanno mai invitata a entrare nella comunità.
L'unico uomo politico europeo che ha cercato di cambiare le cose è stato Silvio Berlusconi che, grazie all'amicizia con Bush jr e con Putin, nella riunione Nato a Pratica di Mare era addirittura riuscito a far assistere la Russia mettendo le basi per un'alleanza fra tutti i paesi occidentali. Berlusconi aveva anche una visione strategica nei riguardi dei paesi del Mediterraneo dove tendeva ad appoggiare e a fare accordi con gli stati laici. Per questo fu in disaccordo con Bush jr quando invase l'Irak di Saddam Hussein e criticò l'attacco franco-inglese a Gheddafi. La visione strategica di Berlusconi venne però totalmente distrutta dall'arrivo del presidente Obama che, approfittando della crisi ucraina, ruppe con la Russia, le mobilitò contro la Nato e le pose delle sanzioni. Nel Mediterraneo, approfittando della primavera araba, attaccò i regimi laici in Egitto, in Libia e in Tunisia, alimentò la guerra civile in Siria e lasciò nascere e crescere il Califfato. In sostanza, mentre Berlusconi voleva una grande alleanza fra Usa, Europa, Russia e paesi mediterranei laici, Obama ha combattuto la Russia, si è appoggiato agli stati islamici tradizionali, ha dato spazio agli islamisti e ha messo in gravi difficoltà l'Europa con le migrazioni africane gestite dalla Libia e con quelle dei profughi gestite dalla Turchia.

lunedì 7 dicembre 2015

Il rapporto 2015 CENSIS: L'Italia e' il letargo, non sa piu' progettare il futuro, "perso il gusto del rischio"

Un paese prigioniero della cronaca tra scandali, corruzione e contraddittorie spinte per fronteggiarli. 
Un paese dove crescono le disuguaglianze e gli egoismi, dove le riforme realizzate dal governo faticano a suscitare consenso, dove la crescita avviene puntando su 'cio' che resta' dei grandi soggetti economici, politici e sociali. Un paese che non sa più progettare il futuro: è questa la fotografia dell'Italia scattata nel 2015  

Padoan: "Abbiamo riacceso motori, l'Italia è piena di energia" Istat: migliora la situazione economica, ma l'Italia resta spaccata tra Nord e Sud e ricchi e poveri 
Istat: italiani più diffidenti, diminuisce la fiducia negli altri. 
Una societa' in letargo esistenziale, un Paese non piu' capace di progettare il futuro, ne' di produrre interpretazioni della realta', per cui finisce per restare prigioniero della cronaca (scandali, corruzioni, contraddittorie spinte a fronteggiarli). 
E' la fotografia dell'Italia scattata dal 49esimo Rapporto del Censis. "Nella nostra storia - osserva il direttore de Censis, Giuseppe De Rita - il resto del mito della grande industria e dei settori avanzati e' stata l'economia sommersa e lo sviluppo del lavoro autonomo. Il resto della lotta di classe nella grande fabbrica e' stata la lunga deriva della cetomedizzazione. Il resto della spensierata stagione del consumismo e' la medieta' del consumatore sobrio. Il resto della lunga stagione del primato delle ideologie e' oggi l'empirismo coninuato della societa' che evolve"
Spicca il rilancio del primato della politica, ma resta la crisi dialettica con la società Rispetto agli anni passati - si legge nella Considerazioni generali del Rapporto - quest'anno spicca il rilancio del primato della politica, "con un folto insieme di riforme di quadro e di settore, e la messa in campo di interventi tesi a incentivare propensione imprenditoriale e coinvolgimento collettivo rispetto al consolidamento della ripresa. 
E c'e' stata la ricerca del consenso d'opinione sulle politiche avviate, per innescare nella collettivita' una mobilitante tensione al cambiamento". Ma questo sforzo e' in parte fallito
La dialettica tra societa' e politica e' entrata in crisi: non riesce a produrre un progetto generale di sviluppo del Paese, e di conseguenza non produce una classe dirigente. Si torna alla saggezza popolare Cosi' gli italiani sono costretti ancora una volta ad arrangiarsi, facendo ricorso ai pilastri di sempre: la "saggezza popolare", la capacita' inventiva, aiutati da una composizione sociale poliedrica, lontana dagli schemi di classe e di ceto. "Esempio ne sono o teni giovani che vanno a lavorare all'estero o tenttano la strada delle start up. 
Oppure le famiglie che accrescono il proprio patrimonio e lo mettono a reddito (con l'enorme incremento dei bed&breakfast), le imprese che investono nella green economy, i borghi turistici, la silenziosa integrazione degli stranieri nella nostra quotidianita', l'intreccio tra successo gastronomico e filiera alimentare". Si è perso il "gusto del rischio" 
E' "l'Italia dello zero virgola", annota il Censis, in cui le variazioni congiunturali degli indicatori economici sono ancora minime e continua a gonfiarsi la bolla del cash cautelativo. Gli italiani, cioe', preferiscono tenere fermi i risparmi, perche' temono il futuro
D'altro canto il risparmio e' ancora la scialuppa di salvataggio nel quotidiano, visto che nell'anno trascorso 3,1 milioni di famiglie hanno dovuto mettere mano ai risparmi per fronteggiare gap di reddito rispetto alle spese mensili. Riparte il mattone, la casa torna a essere il bene rifugio Riparte il mattone, come sembra segnalare il boom delle richieste di mutui (+94,3% a gennaio-ottobre 2015 rispetto allo stesso periodo del 2014) e si diffonde la propensione a mettere a reddito il patrimonio immobiliare: 560.000 italiani dichiarano di aver gestito una struttura ricettiva per turisti, come case vacanza o bed&breakfast, generando un fatturato stimabile in circa 6 miliardi di euro, in gran parte sommerso
Ripartono i consumi. Più acquisti di auto ed elettrodomestici In un quadro di criticita', il turismo verso l'Italia rappresenta invece un record positivo: siamo una destinazione tra le piu' ambite dagli stranieri, che tra il 2000 e il 2014 hanno incrementato la loro presenza del 47,2%
L'altro dato incoraggiante riguarda la maggiore propensione all'acquisto di beni durevoli, nonostante la situazione di incertezza. Il 5,7% delle famiglie (piu' del doppio rispetto all'anno scorso) ha intenzione di comprare un'auto nuova e se andra' cosi' si avranno nel 2016 circa 1,5 milioni di immatricolazioni, come non si vedeva dal 2008. Il Rapporto Censis conferma il trend digitale degli italiani: ormai in 15 milioni fanno acquisti su internet, e l'home banking e' praticato dal 46,2% degli utenti del web. 
Ma a 5 milioni di famiglie i conti non tornano Ripartono i consumi, ma si riapre la forbice sociale. Per la prima volta dall'inizio della crisi, la quota di famiglie italiane che nell'ultimo anno hanno aumentato la propria capacità di spesa è superiore a quella delle famiglie che l'hanno invece ridotta (il 25,6% contro il 21,3%). Continua però a crescere, sfiorando ormai il 20% del totale, il numero di famiglie che non riescono a coprire tutte le spese con il proprio reddito: circa 5 milioni di famiglie hanno difficoltà a far tornare i conti e tra quelle di livello socio-economico basso la percentuale sale al 37,3%. 
Il primato del cibo sull'abbigliamento Infine, uno sguardo a come cambiano "i piani terra" delle nostre citta'. In calo i negozi di abbigliamento, calzature, ferramenta, macellerie. Crescono invece i take away (+37% tra il 2009 e il 2015), i ristoranti (+15,5%), i bar (+10%), le gelaterie e le pasticcerie (+8,2%). Cio' dipende dal fatto che il cibo e' sempre piu' pervasivo nella nostra vita, dal ridotto capitale necessario per avviare queste attivita', e dall'iniziativa degli stranieri nel commercio.