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sabato 11 novembre 2017

Feltri epico: "Sfigati e mezze calzette, voi mi fate solo tristezza". I nomi, chi sono i peggiori politici italiani

Entrare in politica significa abbassarsi, cioè accettare le regole di un gioco infantile che obbliga ad umiliarsi. Eppure il Palazzo attira ancora qualcuno, specialmente la gente del Sud, dato che al Nord c' è chi ha voglia di lavorare e di guadagnarsi la pagnotta in proprio.
Il popolo è disgustato dalla attività parassitaria dei partiti e evita persino di andare a votare. L' affluenza alle urne è diminuita paurosamente, essendo scesa addirittura sotto il 50 per cento. Oggi non abbiamo più leader degni di questo nome. Il centrodestra campa alle spalle di Berlusconi, grande imprenditore che ha confessato un fatto importante: non si riesce a governare perché la Costituzione ingessa le istituzioni. Il centrosinistra, con Renzi, ha tentato invano di modificare la Carta e lo ha fatto male, cosicché le sue riforme sono state bocciate. Pertanto restiamo ancorati a schemi obsoleti che non consentono un minimo di agilità nella gestione della cosa pubblica.
I cittadini si lamentano ma non riescono a incidere, capiscono poco o nulla e, sia pur malvolentieri, si fidano talvolta di chi mena il torrone a Roma. Risultato. Il Pd si è sgretolato, è impegnato in liti da ballatoio che lo rendono simile a un pollaio difficilmente frequentabile dagli elettori. Il centrodestra si è sfasciato da tempo: Forza Italia spappolata, Fratelli d' Italia è inchiodato al 5 per cento e la Lega è una macchina da guerra al Nord, tuttavia non sfonda al Sud.
Se diamo un' occhiata al curriculum dei capi ci deprimiamo. A sinistra ci sono i Civati, i Cuperlo, gli Speranza, gli Orlando e i Franceschini. Persone perbene ma che contano zero: ominicchi che si sono rifugiati nella tana progressista per tirare a campare senza avere né arte né parte. Non sono in grado di garantire una conduzione responsabile del Paese.
Ragazzi strappati alla disoccupazione, ai lavori socialmente inutili. Si agitano, litigano, pretendono di emergere dalla mediocrità più avvilente, però, poveretti, non ce la fanno a spiccare il volo in via del Nazareno, figuriamoci se possono ambire a ricoprire posti chiave nazionali. Basta sentirli parlare per capire che sarebbero inadeguati anche quali fruttivendoli.
Forse se la caverebbero come becchini, visto che sognano solo di sotterrare Matteo Renzi, il miglior fico del bigoncio.
Sul versante opposto siamo fermi ai Brunetta, uomo intelligente che usa male la propria intelligenza, a una schiera di donnette di buona volontà e di coscia svelta, niente di più.

Come può l' Italia risorgere stando nelle mani di personaggetti di calibro così minuscolo? La politica non attira più la borghesia illuminata e neppure quella spenta. Acchiappa i mediocri, gli sfigati, gli avvocaticchi privi di studio, i disoccupati rivitalizzati da Grillo, gli ex steward, i frustrati e le mezze calzette. E da costoro c' è da aspettarsi soltanto qualche gaffe, per esempio quella di Di Maio che sfida Renzi in tv e al momento di incrociare le lame si defila come un topo minacciato dal gatto.
In altri termini il seggio di tribuno del popolazzo è scaduto a refugium peccatorum e i cittadini più avveduti e provveduti lo schifano. Pensano alla professione, non alla ex missione degradata a mezzuccio per sbarcare il lunario. Ecco perché il Paese va di male in peggio: è nelle mani dei cretinetti. Con i quali però dobbiamo fare i conti ogni dì, e il saldo è sempre negativo. In 70 anni onorevoli e senatori non sono nemmeno riusciti a modificare la Costituzione in senso moderno ovvero in linea con i tempi. Chi si aspetta lumi e novità dalle elezioni di primavera o è un ingenuo o un fesso.
di Vittorio Feltri - 10 novembre 2017

giovedì 9 novembre 2017

La carica dei lecca-Silvio, assedio a Berlusconi. Chi torna alla sua corte

Non erano ancora passate 24 ore dal risultato definitivo del voto in Sicilia che aziende o associazioni di categoria, piuttosto che imprenditori, avevano iniziato le manovre di riavvicinamento a Silvio Berlusconi. Incuranti di esser stati tutti berlusconiani dieci anni orsono, erano passati in massa a cavalcare un ragazzotto non ancora quarantenne che si illudevano di poter domare, non fosse altro perché non aveva mai lavorato per davvero nella sua vita, e avevano pensato che bastasse stringere i pantaloni sulla coscia e mettere camicie bianche slacciate per essere omologati al nuovo establishment.
Ora il risveglio si fa davvero abrasivo perché la calata dei barbari, come ha chiosato Renzi, è reale, concreta e supportata dagli elettori che dopo aver fatto chiaramente capire la loro volontà coi referendum di Lombardia e Veneto, in Sicilia hanno sparato in faccia che ai cantastorie non ci credono più.
Sarà interessante vedere come ad esempio Assolombarda, guidata da un mini imprenditore che ha 5 dipendenti, giustificherà il suo pieno supporto al referendum del 4 dicembre piuttosto che l' astensione al supporto del voto al referendum lombardo, solo parzialmente salvata da un magistrale endorsment di Rocca due giorni prima del voto giusto per far capire chi comanda ancora in Assolombarda.
Ma la stessa cosa vale, anche se con risvolti più sfumati, in Confindustria, piuttosto che alle grandi multinazionali che, dovendo sempre supportare i governi in carica, ora inizieranno a silenziarsi lentamente fino alle elezioni per poi inneggiare al nuovo eletto. Oppure quelle aziende che per carpire benefici fiscali o condoni agevolati o far passare sotto silenzio licenziamenti di massa, hanno fornito palcoscenici, viaggi in Usa per mascherare mediaticamente scandali di ministri, hanno messo dirigenti in aspettativa per non risolvere i problemi di digitalizzazione del nostro Paese a colui che oggi sarebbe l' unica persona sulla quale sperimentare, alla svelta, la cosiddetta intelligenza artificiale o aumentata per vedere se davvero funziona al di fuori dei quiz.
Il tutto in un contesto dove è bene ricordare che l' unica azienda che non è stata difesa da scalate ostili galliche è proprio Mediaset, forse per la colpa di dar lavoro a migliaia di persone senza aver mai chiesto nulla allo Stato. Si inserisce inoltre un altro fatto, ossia che lo snodo tra questi ascari di sistema e il possibile nuovo governo era Bruno Ermolli, oggi impegnato a combattere altre battaglie decisamente più importanti e al quale vanno tutti i nostri auguri.
Da qui il frenetico tastieraggio telefonico per ricordare agli amici degli amicimi raccomando se lo vedi ricorda che noi, io, la nostra azienda ha sempre simpatizzato per lui e così via. In un Paese dove siamo stati stati tutti fascisti, tutti democristiani, tutti socialisti, tutti berlusconiani, tutti renziani non ci si poteva aspettare altro, francamente. La vera speranza per chi conosce davvero Silvio Berlusconi è che per una volta nella sua vita non si faccia prendere dalla sua immensa bontà e generosità, ma sappia realmente distinguere la coerenza e la lealtà dal mero opportunismo di gente che ancora calca palcoscenici dai quali per decenza dovrebbero scendere per auto-rottamarsi.

mercoledì 8 novembre 2017

Tramortiti

Si vota, vince il centrodestra e perdono tutti gli altri. Questo è l'unico dato che conta delle elezioni siciliane

Il marchese di Grillo

Con la Sicilia e con Ostia inizia il declino dei Cinque Stelle, annunciato dalle disfatte amministrative di Roma e Torino

Vittorio Sgarbi

giovedì 2 novembre 2017

"Indagheranno Silvio Berlusconi fino a quando non creperà. E la sinistra gode"


ITALIETT




Ci risiamo. Berlusconi è di nuovo indagato. Sarà la centesima volta. Che barba. Si è mobilitata la Procura di Firenze per avviare l’ennesimo provvedimento contro il fondatore di Forza Italia. Un caso? Probabilmente sì. Tuttavia giova ricordare che tra qualche giorno si vota in Sicilia per la Regione, e Silvio pare sia destinato, in società con altri partiti, a vincere le elezioni. Uno scandalo insopportabile per i progressisti, i quali pertanto mobilitano le truppe cammellate per evitare la sciagura. La magistratura, notoriamente indipendente da se stessa, si dà da fare in proprio e riapre un fascicolo vintage riguardante due pezzenti mafiosi e canterini. Che venticinque anni orsono, chiacchierando tra loro in cella, dissero che il Cavaliere fece uno sgarbo alla piovra. Ciò dimostrerebbe un legame fra il medesimo e i picciotti. Naturalmente complice di Silvio sarebbe Marcello Dell’Utri, condannato a sette anni di galera per essere stato «fidanzato» con dei capibastone, sia pure in modo platonico; la sentenza a suo carico è paradossale: concorso esterno in associazione mafiosa. Come dire: la mia morosa è rimasta incinta, ma appena appena. Il rovescio del diritto immerso nel ridicolo. Va bene lo stesso. Bisogna accettare anche il vomito della legge approvato da un Parlamento di sbronzi.
Procediamo. Berlusconi è alle prese con la giustizia da un quarto di secolo, forse più. Solo in una circostanza è stato incastrato dai giudici in via definitiva: per un reato di frode fiscale che non poteva aver commesso poiché egli era presidente del Consiglio e non in grado di ricoprire il ruolo di rappresentante legale della propria azienda. Una sentenza incomprensibile servita, però, a infliggere all’imputato la sospensione dei diritti civili in base all’applicazione retroattiva, quindi illegittima, della norma Severino, incautamente votata da Forza Italia; questo per dire quanto fessi siano i personaggi scelti dal re di Arcore per fare politica. Poveri dementi.
Ciò c’entra col nostro discorso odierno. Siamo incapaci di comprendere la ratio della novella inchiesta che ne ricalca una gemella morta e sepolta. L’hanno in pratica riesumata. Su misura? Difficile non sospettarlo. Berlusconi è pieno di difetti, come tutti noi provvisoriamente viventi, ma pensare che sia mafioso e tratti in Sicilia, con i mammasantissima, i propri affari milanesi significa formulare ipotesi azzardate se non completamente folli.
Così è. Poiché Dell’Utri è palermitano immigrato in Lombardia, e ha dato una mano a Silvio in Publitalia, che raccattava inserzioni per la tivù, e poi si è ingegnato nella costituzione del partito azzurro, non può che essere diventato col tempo il trait d’union fra il Cavaliere e la criminalità organizzata. La fantasia sostituisce il rigore necessario per celebrare processi seri. Non solo. L’inchiesta in questione fu chiusa sei o sette anni orsono per mancanza di elementi concreti.
Oggi invece si ricomincia da capo visto che due storditi soldatini dell’onorata società, blaterando dietro le sbarre, hanno accusato l’ex presidente di nefandezze senza esibire lo straccio di una prova, per altro inesistente.
E allora? Avanti con le indagini per stabilire che cosa? Niente, niente c’è da accertare. Eppure la cacca nel ventilatore produce effetti disgustosi che servono a sporcare e a incidere sull’esito della consultazione prossima.
È assurdo vedere che Berlusconi debba difendersi ancora da pettegolezzi riferiti da gentaglia priva di qualsiasi credibilità. Chissà perché i mafiosi più squallidi hanno diritto di essere ascoltati. Forse le loro chiacchiere sventate eccitano le toghe più sensibili alla luce dei riflettori mediatici. Intanto la sinistra sinistrata gode e applaude.

di Vittorio Feltri

lunedì 30 ottobre 2017

Onesta', trallalla'

Il braccio destro del sindaco di Torino, Chiara Appendino, toglie una multa all'amico: altra figuraccia grillina


«La ferocia dei moralisti è superata soltanto dalla loro profonda stupidità», scriveva Filippo Turati.







Ma quanto sono stupidi questi grillini che urlano nelle piazze «onestà, onestà» e poi si fanno beccare a togliere le multe ai loro amichetti? È successo a Torino. Paolo Giordana, capo di Gabinetto e braccio destro della sindaca Chiara Appendino, è stato intercettato mentre pietiva il più classico e stupido abuso di potere, roba da sottobosco di Prima Repubblica. Giordana non è soltanto un tecnico, è l'ideologo della Appendino, il Rasputin dei Cinquestelle, uno organico al movimento degli onesti, che solo poche ore prima aveva subito un altro colpo, cioè l'avviso di garanzia per turbativa d'asta al proprio sindaco di Livorno Filippo Nogarin. Chi fa aumentare lo stipendio al fratello del suo socio, chi toglie le multe agli amici, chi pasticcia con i bilanci e chi con gli appalti. Da Roma a Torino via Livorno è questo il bilancio del partito degli onesti dove è andato al governo.
Del resto che c'è da aspettarsi di diverso da un partito il cui leader, Beppe Grillo - come racconta Antonio Ricci, padre di Striscia la notizia, nella sua biografia anticipata ieri dal Corriere -, non tanti anni fa girava nudo negli hotel di Tokyo facendo agguati ai clienti, copiava le battute da altri autori e millantava di aver scritto famose canzoni? Una simpatica canaglia, un pregiudicato per omicidio che non ha mai smentito di essere stato pure evasore fiscale. Di lui, e degli onesti che impongono ai loro dirigenti di togliere le multe agli amici, si sono innamorati pezzi forti della magistratura moralizzatrice, da Piercamillo Davigo a Nino Di Matteo, eroe dell'antimafia pronto a lasciare la toga per entrare in un eventuale governo Cinquestelle. Piccoli truffatori e feroci moralizzatori in campo al grido di «onestà trallallà». Storia già raccontata da un altro capocomico, Totò, nel celebre film Gli onorevoli, in cui il maldestro e nostalgico Antonio La Trippa tentò di scalzare il potere al motto di «vota Antonio, vota Antonio». Salvo poi scoprire che la sua squadra era più furba e corrotta di quella che si proponeva di sostituire. Abbiamo tutti riso, era solo un film.
Vai a immaginare che Grillo avrebbe provato a metterlo in pratica.

venerdì 20 ottobre 2017

Addio sogni di gloria addio castelli in aria

L’emendamento Lupi, nella nuova legge elettorale, finalmente mette fine alla “ridicola farsa” delle elezione dei 18 parlamentari (12 deputati e 6 senatori) che venivano eletti scegliendoli esclusivamente tra i “mammasantissima” residenti all’estero.  I 18 “magnifici” hanno “brillato” per non essere riusciti ad ottenere neppure “un solo” provvedimento a favore della comunità italiana nel mondo. Non sono neppure riusciti ad “impedire” o mitigare i tagli finanziari adottati dal governo, ovviamente esclusi quelli che era giusto tagliare per essere delle vere e proprie “truffe” tollerate dai governi di sinistra. Non bisogna continuare a fare gli “struzzi” e non vedere che nelle precedenti elezioni estere ha votato soltanto circa il 39% degli aventi diritto. E’ anche accaduto che una parte consistente di questa percentuale e’ stata “pilotata” da certi “organismi” politicizzati della sinistra e che numerosi sono stati i “brogli”, bipartisan, che hanno reso “ridicola” ed “illegale” la votazione. I“mammasantissima”, “annusato” l’odore delle imminenti elezioni 2018, si erano messi in movimento, alcuni lo erano gia’ da qualche mese. Adesso che i candidati verranno scelti direttamente dalle segreterie dei partiti, i “mammamiasantissima” dovranno dare addio ai loro sogni di gloria e ai loro castelli in aria perche’ verranno tagliati fuori. Per noi italiani all’estero non cambiera’ nulla. Niente hanno fatto per  12 anni i 18 “magnifici” che risiedevano all’estero  e di sicuro niente faranno per noi chi risiede in Italia e verra’ candidato ed eletto in una delle quattro circoscrizione estere. La legge Tremaglia, n.459 del 2001, suscitò grande “speranza” negli italiani nel mondo, ma alla luce dei fatti e’ stata una cocente “delusione”. Questo perche’, contro ogni logica, la legge non ha tenuto conto del fatto che il compito del Parlamento italiano e’ quello di fare leggi a favore dell’“interesse generale nazionale”. Di conseguenza, i parlamentari eletti nelle quattro circoscrizioni estere “non rappresentano” chi li ha votati in quanto soggetti, esclusivamente, all’”interesse generale” del Paese. Cosi’ com’era la legge del voto degli italiani nel mondo era una “barzelletta”. E’ stata una “commedia” costosa di cui hanno “beneficiato” (lautamente) soltanto “diciotto” persone, quelle che hanno vinto la “lotteria” delle votazioni. Lo si può affermare senza essere smentiti. Le intenzioni del “buon” Tremaglia andavano oltre al solo diritto di voto, voleva anche che la sua legge permettesse l’applicazione dell’art.35 della Costituzione: “La Repubblica tutela il lavoro in tutte le sue forme ed applicazioni. Cura la formazione e l'elevazione professionale dei lavoratori. Promuove e favorisce gli accordi e le organizzazioni internazionali intesi ad affermare e regolare i diritti del lavoro. Riconosce la libertà di emigrazione, salvo gli obblighi stabiliti dalla legge nell'interesse generale, e tutela il lavoro italiano all'estero”. Chi delle vecchie generazioni (ma anche quelle nuove) di emigranti hanno visto applicato questo articolo della Costituzione? Lo Stato italiano avrebbe dovuto “curare” la formazione e l’elevazione professionale dei lavoratori all’estero, “promuovendo” e “favorendo” gli accordi con le organizzazioni internazionali per “salvaguardare” i diritti dei lavoratori italiani. Non e’ mai accaduto niente di tutto questo. Tutti sappiamo invece come sono andate le cose. La “tutela” del lavoratore all’estero e’ stata lasciata esclusivamente nelle mani dei “patronati” che altro non sono le “filiali” dei maggiori sindacati italiani. Non e’ mai capitato che un “patronato” abbia “tutelato” il lavoratore italiano all’estero. Anche oggi la situazione non e’ cambiata affatto, il lavoratore italiano all’estero trova ancora difficoltà ad individuare quegli enti italiani che dovrebbero “tutelarlo” nel lavoro. Gli eletti all’estero, per giustificare la loro presenza in Parlamento, “almeno” avrebbero dovuto impegnarsi per l’applicazione dell’art. 35 della Costituzione per il fatto che, la “tutela” dei lavoratori italiani all’estero, e’ senz’altro “interesse nazionale”. Purtroppo gli italiani nel mondo continuano ad essere “figli di un Dio minore” abbandonati da tutti e, prima di tutto, dai 18 che gli hanno “carpito” il voto per farsi esclusivamente i “casi propri”. Sappiamo dei loro “lauti” stipendi con annessi benefici e della loro “immeritata” pensione, ma e’ un “mistero” come abbiano trascorso il loro tempo in questi ultimi “dodici anni”. Ogni parlamentare costa al contribuente piu’ di 200mila euro all’anno: totale costo annuo dei 18: tre milioni e 600mila, conseguentemente, 43.200.000 di euro per dodici anni. Con quali risultati? ZERO. Solo interrogazioni, proposte e “chiacchiericcio” e viaggiare in giro per il mondo in “missione”. Piu’ che essere dei “missionari” i 18 da dodici anni sono dei “vacanzieri” e, per giunta, retribuiti "esageratamente". Eppure per farsi eleggere ne hanno raccontate di “balle” e fatte di promesse, come la riacquisizione della cittadinanza italiana. Sapevano benissimo che nessun governo avrebbe mai approvato una legge a tale scopo. E l’eliminazione degli “indebiti” pensionistici? Un’altra vergognosa “presa per i fondelli” dei pensionati. E’ la prova provata che gli eletti all’estero, tranne a se stessi, non sono serviti ne’ per fare l’”interesse nazionale”, ne’, tanto meno, quello degli italiani all’estero. Hanno fallito nel loro compito anche i COMITES (Comitati italiani all’estero, 136 in tutto il mondo) ed il CGIE (Comitato generale italiani all’estero). Dopo ben vent’anni di attività (si fa per dire), questi “organismi”, sconosciuti al 99% degli italiani, ma che si “spacciano” per “rappresentativi” della comunità italiana all’estero, hanno “abbondantemente” dimostrato di non essere stati all’altezza di assolvere al mandato per cui furono istituiti. In piu’ hanno “sperperato” quasi 100 milioni di euro principalmente per far girare il mondo ai propri componenti “confortevolmente” alloggiandoli negli alberghi piu’ esclusivi, incassando anche una “diaria”. L’Italia, nonostante tutto, e’ ancora tra i Paesi piu’ industrializzati nel mondo, ed ha “necessariamente” necessità di far affidamento su una “qualificata rappresentanza” all’estero per mantenere, efficientemente, i contatti con la grande comunità italiana nel mondo, molto bene inserita in tutti i Paesi in cui si e’ stabilita. E’ consapevolezza generale che la comunità italiana nel mondo rappresenta una “grande opportunita’” per l’Italia. Per l’”interesse nazionale” e’ assolutamente necessario costruire, finalmente, quel famoso “ponte”, di cui si parla da lungo tempo, per stimolare maggiormente l’esportazione dei prodotti italiani, favorire le joint venture e promuovere il turismo. Se, da fatti reali, i parlamentari eletti all’estero, i COMITES ed il CGIE sono stati dei “fallimenti”, cosa dovrebbe fare lo Stato perche’ il “ponte” venga costruito per favorire il progresso italiano in Italia e all’estero per l’”interesse nazionale”? I 18 parlamentari per le quattro circoscrizioni estere dovrebbero essere selezionati con un nuovo criterio: esclusivamente per i loro requisiti che garantiscano “alta professionalità” per avere maturato una profonda conoscenza politica/sociale/amministrativa. Ci auguriamo che l’emendamento Lupi rappresenti una svolta epocale e sia l’inizio della costruzione del “ponte”. L’“unico” obbiettivo sarà quello di favorire l’“interesse nazionale” che comprende, ovviamente, anche quello di noi italiani nel mondo.