martedì 29 luglio 2008

Il "NO CAV DAY" una dimostrazione che l'imbecillita' e' infinita.


L’hanno chiamato il "No Cav Day", ma è stato un giorno in più a sostegno di Berlusconi. Più lo demonizzano più aumentano i consensi. Certo che sì, la politica è anche partecipazione di piazza, anche forte. È anche indignazione se motivata. Cosa c’entra insultare il Papa, il Presidente della Repubblica, il PD e contestare il governo Berlusconi (compresa la Ministra Carfagna) con la volgarità a sfondo sessuale solo per ottenere il consenso del pubblico? Turpiloquio, niente a che fare con la vera politica. Con la volgarità delle parole hanno dimostrato la miseria desolante della pochezza del loro pensiero politico. Di Pietro chiama il suo partito Italia dei valori. Quali? La manifestazione di Piazza Navona è stato un clamoroso autogol che ha squalificato i suoi promotori e fiancheggiatori che ora, tra loro, fanno a gara a dissociarsi gli uni dagli altri. Alla fine della manifestazione, viste le offese a Napolitano, Berlusconi, Veltroni, al PD, alla Carfagna, al Papa, le volgarità gratuite e gli insulti triviali dei comici intervenuti, Furio Colombo sale sul palco e si dichiara indignato per quanto accaduto nella serata. Tonino Di Pietro, immediatamente, condivide quanto ha detto Colombo e si “dissocia” dalle affermazioni della sgangherata banda di scalzacani quali Grillo, Travaglio e Guzzanti. Ma se erano così indignati, perché non hanno interrotto quegli interventi? Era nel loro diritto in qualità di organizzatori. Perché, invece, hanno aspettato la fine della manifestazione? "Sono molto avvilito e frastornato per quello che è successo in piazza Navona. Gli organizzatori sono stati degli irresponsabili". Ad esprimersi con tanto rammarico è Nanni Moretti, l’inventore dei "girotondi". Comincia la farsa dell'indignazione generale. Tutti a denunciare gli eccessi, le ingiurie, il linguaggio volgare, le offese. Gli organizzatori, in particolare Di Pietro e Colombo, avevano assicurato che non sarebbe stata una manifestazione contro il PD o contro il Quirinale. E invece si è "sparato" anche contro Veltroni, il PD e Napolitano. Walter prende subito le distanze ed intima a Tonino: "O con noi o con la piazza". All'ultimatum Tonino risponde: "Io non mi dissocio dal senso vero delle parole di Beppe Grillo, dalle parole di Travaglio e della piazza". Ma come, prima si era dissociato! Si rimangia tutto: Tonino si dissocia da Di Pietro che si era dissociato. A quel punto, Furio Colombo, che si era già dissociato, si dissocia da Pardi che non si dissocia. Finirà qui? Poniamo che la rottura col PD crei qualche problemino a Tonino ed all'intera coalizione. Potrebbe così accadere che Di Pietro cambi ancora parere e, di nuovo, si dissoci da Tonino che si era dissociato da Di Pietro. Poi, magari Travaglio si dissocia da Grillo, Grillo si dissocia da Guzzanti, Guzzanti si dissocia da Di Pietro, Di Pietro si dissocia da quelli che si dissociano…..Insomma, la politica della sinistra è tutta una "dissociazione generale". Dopo i vari Eco, Camilleri, Colombo e Moretti, anche il direttore di Repubblica Ezio Mauro cerca di rimediare al disastroso risultato della manifestazione, promossa ed appoggiata dal suo giornale. Ormai la frittata è fatta, ma è stata data un’insperata opportunità a Veltroni di smarcarsi da Di Pietro. Ora che Berlusconi, con l’approvazione del lodo Alfano, non potrà più essere "eliminato" per via giudiziaria, è cominciata un'altra partita. La volontà degli elettori sarà rispettata senza impedire alla magistratura di fare il suo corso. In Francia, sia il ministro Juppé che il presidente Chirac sono stati giudicati dalla magistratura dopo la fine del loro mandato. E così sono ricominciate le grandi manovre nell’area di sinistra. D'Alema dichiara morto il bipartitismo e archivia la "vocazione maggioritaria" del Pd. Lancia un "appello ai riformisti" e il "ReD" (Riformisti e Democratici) è quasi pronto. Rilancia il sistema elettorale tedesco (3% di sbarramento per fare rientrare i partitini della sinistra radicale estromessi dagli elettori) ed organizza un convegno al quale invita molti, anche Bossi e Casini. Vuole costruire con loro uno schieramento "alternativo" a quello di Berlusconi. Sognare si può. Di Pietro continuerà con la sua strategia che, nel medio/lungo periodo, lo porterebbe alla conquista dell’egemonia dell’intera sinistra. Veltroni è l’unico a non avere una strategia da perseguire ed un progetto da realizzare e, al momento, il Pd è dilaniato da numerose correnti che lo stanno devastando e paralizzando: Democristiani: Veltroni e Bettini; democristiani prodiani: Parisi; sinistra d’alemiana: D’Alema, Bersani e Turco; centristi: Bindi; centristi ex popolari: Marini, Fioroni e Castagnetti; Centristi rutelliani: Rutelli e Gentiloni. È iniziata l’agonia del PD e di Veltroni. La sua unica speranza è legata alla manifestazione di ottobre dove conta di portare in piazza un mare di gente per contestare il governo sperando che, quest’ultimo, non abbia mantenuto le promesse. Povero Veltroni, i guai non vengono mai soli, ora deve vedersela anche con "I Mille", l’assemblea degli under quaranta del PD. Si sono riuniti all’insegna dello slogan "La necessità di uccidere il padre". Niente di truculento, soltanto un ragionamento sul ricambio generazionale tanto sbandierato dal PD ma rimasto lettera morta. Nel suo intervento Walter, per una volta tanto, è stato chiarissimo: "voglio farvi una raccomandazione e cioè uccidete pure il padre, il nonno, lo zio o il cugino, ma non diventate come il padre, il nonno, lo zio, il cugino". Come dire: ammazzateci tutti, ma non diventate come noi, non aggrovigliatevi in discussioni che sfiniscono su "manca il progetto", "serve una maggiore democrazia" o "bisogna approfondire l'analisi". Veltroni, insomma, dice "basta" all’uso si parole che sente “dai tempi di Spartaco” e conclude dicendo: "facciamo uno sforzo, dobbiamo ritrovare il gusto di stare dove c'è la vita reale". Si fosse reso conto che sta vivendo nel mondo dei sogni?

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