Lo ribadisco, sono dei “Giganti” gli emigranti italiani, specialmente quelli che, tra gli anni 50’ e 70’, furono costretti a lasciare l’Italia per cercare lavoro che gli permettesse di dare un più sicuro avvenire ai loro discendenti. Sono dei “Giganti” perché hanno portato sulle loro spalle il gravoso “fardello” dell’immense difficoltà che hanno dovuto affrontare, come il gigante Atlante nella mitologia reggeva sulle spalle il mondo. Con umiltà, perseveranza ed attaccamento alla Patria d’origine, i “Giganti” hanno costruito l’Australia di oggi (o i Paesi dove ora risiedono), iniettandogli valori ed usanze che ora sono parte integrante della vita quotidiana australiana. Grazie allo stile di vita esemplare, i “Giganti” si sono conquistati la stima, la simpatia e l’apprezzamento di tutti gli “australiani”. Tanto che oggi è diventato di “moda” e vanto essere identificati come italiani. I giovani d’origine italiana di seconda e terza generazione ora sono avvantaggiati da questa situazione positiva e la sfruttino. Giovanna Cardamore, dell’associazione “Generazione G.” (G sta per Giovani) di Wollongog, auspica che i “Giganti” si facciano promotori e sponsor delle associazioni dei giovani italo-australiani. Ha fatto bene Giovanna a ricordare il motto di John F. Kennedy: “Non chiedere cosa può fare il tuo Paese per te, ma cosa tu puoi fare per lui”. I giovani, se veramente vogliono diventare i nuovi protagonisti della comunità italiana, debbono essere più intraprendenti e più disposti a prendere i rischi. In qualsiasi campo della vita, scolastico, lavorativo, sportivo ecc, esiste la “competizione”, ed e’ necessaria. La competizione fa emerge il “merito” e, quindi, chi è il più adatto a ricoprire un certo ruolo. I giovani abbiano più coraggio e si propongano con più decisione alle varie associazioni: “Volere è potere”. Tutto va conquistato. Per autofinanziarsi, non esitino ad organizzare feste e manifestazioni. Portare avanti un’idea o un progetto è possibile. Prima di tutto, pero’, bisogna crederci. Poi è necessario essere sostenuti da una forte volontà e determinazione per affrontare e superare le difficoltà che saranno molte. La maggior parte, dei presidenti delle molteplici associazioni italiane, sembra sia orientata di passare la mano ai giovani ma, apparentemente, nessun giovane si fa avanti. Potrebbe essere anche vero ma, tra le altre varie realtà, c’e’ anche quella che molti “presidenti” non amano lasciare la “carica”. Purtroppo continua il cattivo “vezzo” italiano di pensare che essere “presidenti”, “cavalieri” o “commendatori” possa aumentare il “prestigio” personale. Questi “titoli” ormai sono talmente “inflazionati” che rimanere un “semplice cittadino” e’ molto più distintivo. I giovani si stanno muovendo. La GIA (Giovani Italiani Australia) organizzerà alla Gold Coast dal 5 al 7 settembre un convegno. Sandra Pitronacci, coofondatrice della GIA, invita tutti i giovani italo-australiani a partecipare numerosi (giaenquiries@gmail.com). Si dibatterà d’identità e bicolturalismo, di lavoro, creazione di “industry associations”, scambi culturali e professionali, d’economia e commercio. Da questo “incontro”, ci auguriamo, che i giovani riescano a concretizzare “pochi” progetti ma “realizzabili”, da presentare alla Conferenza mondiale dei giovani che si terrà, tra il 12 e il 15 dicembre, all’Auditorium di Roma. Il sottosegretario Alfredo Mantica, ha previsto la presenza di 4/500 delegati, nell’ordine di uno ogni 2,500 Italiani sotto i 35 anni iscritti all’Aire. Parteciperanno, inoltre, una cinquantina di rappresentanti d’altre categorie. In particolare i ricercatori, nuova generazione di emigranti italiani. E’ importante avere il loro contributo. Ci sarà anche un certo numero d’invitati. Giovani residenti in Italia: studenti, giornalisti, imprenditori, lavoratori, esponenti del mondo dell’arte e dello sport. Sarà, quindi, un’assemblea di giovani italiani e d’origine italiana. Mantica vuole conoscere dai giovani “che cos’e’ l’italianità’”. Cosa accadrà tra 20 anni quando le prime generazioni non ci saranno più e come mantenere il legame con loro. Il sottosegretario, come da sua abitudine, è stato esplicito: “Credo che il rapporto tra l'Italia e i suoi connazionali all'estero sia come un matrimonio. O è per amore o per interesse. Allora cerchiamo di capire quanto amore c'è e quali interessi, legittimi, ci siano”. I giovani italiani dovrebbero subito iniziare ad “interagire”, oltre che con i COMITES e il CGIE, anche con i parlamentari eletti all’estero. Questi ultimi devono interpretare le istanze di tutti gli italiani nel mondo agendo più efficacemente. I rappresentanti esteri sono ormai parte integrante di tutte le Commissioni parlamentari, quindi possono frequentare tutti i settori del Parlamento per portare con forza le loro richieste. Quelle finanziare al ministero delle finanze, quelle sociali al ministro competente e cosi’ via. Non saremo soddisfatti se si fermassero ad una “sterile” protesta o proposta al sottosegretario Mantica. Sono stati eletti perché si diano da fare per trovare le strade più idonee a tutela dei nostri interessi. I 18, uniti, possano lavorare coesi e raggiungere gli obiettivi che ormai tutti conosciamo. La finanziaria ha tagliato 15 milioni d’euro, la metà riguarda i consolati, gli altri sette milioni e mezzo gli Italiani nel Mondo. Un milione e mezzo è stato tolto al Museo delle Migrazioni, un milione alla Conferenza Mondiale dei Giovani, invece di 700 saranno 500, ma il taglio più pesante, cinque milioni di euro, è stato quello all'assistenza. Mantica ha garantito che troverà le risorse per reintegrarlo. Il compito dei parlamentari all’estero è quello di collaborare strettamente con il sottosegretario per raggiungere questo obiettivo. Uniti si vince. Infatti, l’azione congiunta di Mantica con i 18 eletti all’estero, ha portato all’estensione dell’abolizione dell’ICI anche sulle proprietà (non affittate) degli italiani all’estero.
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