È da mesi che l’Australia è "invasa" da molte corpose, allegre e spensierate comitive di Presidenti, assessori, portaborse e consiglieri di regione e comuni che viaggiano come ministri degli Esteri. Per aumentare il loro prestigio e sperando in qualche vantaggio personale, vengono accolte calorosamente dai pseudo notabili locali che le “recludono” in ristrette sale riservate. Vogliono evitare che il soggiorno dei loro illustri ospiti venga turbato da spiacevoli incontri con la “base”. I "vacanzieri", con i soldi pubblici, potrebbero imbarazzarsi nell’ascoltare certe domande pertinenti, che potrebbero considerare sconvenienti e persino offensive per loro. È da anni che "subiamo" queste trasferte di nessunissima utilità che coinvolgono anche le opposizioni per evitare polemiche. Mentre la Finanziaria chiede lacrime e sangue, le regioni ed i comuni continuano a darsi al turismo politico. Rigorosamente a spese del contribuente. Proprio per questo, "Panorama", tempo fa, effettuò un censimento nazionale dei viaggi all'estero regione per regione, consiglio per consiglio, assessorato per assessorato. Ne è scaturito un quadro di migliaia di trasferte con spese enormi. Oltre agli stanziamenti per biglietti aerei, alberghi, taxi, ristoranti, ci sono i fondi speciali, i finanziamenti comunitari e una miriade di spese per convegni, manifestazioni pubbliche, esposizioni, sagre, mostre in genere, sfilate di moda, catering, balli, stand, esibizioni canore, di poesia, scultura, pittura, concerti, banchetti, cene, pranzi, promozioni di prodotti tipici: i soliti salami. Non è esagerato calcolare che, tutti insieme, questi importi (sperperati) equivalgano al budget di una nazione in via di sviluppo. Con quali ritorni in termini economici? Zero. Turistici? Zero. D’immagine? Da spreconi. Interrogata in proposito, quasi nessuna amministrazione ha saputo fornire un quadro chiaro e convincente. C’è la sensazione che la stragrande maggioranza di questi viaggi siano superflui, simili a trasferte di piacere, semplice turismo camuffato con la politica. Insomma, uno enorme sperpero di denaro pubblico. Solo la Regione Toscana negli ultimi tre anni ha approvato circa 1.400 delibere per missioni e trasferte, con una media di 1,3 delibere al giorno compresi i sabati e le domeniche. Una faticaccia! Il Presidente, il vice e i consiglieri dell'Emilia-Romagna (2003) hanno partecipato a 42 trasferte in 36 mesi. La giunta, invece, ha organizzato 22 missioni equivalenti, in pratica, a 6 mesi e 6 giorni di viaggi continui. In Lombardia, nel 2004, gli assessori sono partiti per 12 grandi missioni, mentre il presidente Roberto Formigoni nello stesso periodo è andato due volte negli Stati Uniti e una in Australia, Senegal, Cina e Marocco. Come un diplomatico o un ministro degli Esteri, Formigoni in cinque anni si è incontrato con 15 capi di stato, 28 ministri, 52 ambasciatori e 32 consoli. Anche i dirigenti della Liguria non scherzano, girano come trottole: 12 grandi viaggi in 17 mesi. La Regione spende e spande in viaggi mentre il deficit sanitario cresce, e le tasse Irpef e Irap sono state considerevolmente aumentate. L'assessore alla piccola e media impresa del Lazio, Francesco De Angelis, ha fatto più volte il giro del mondo a tappe: Mosca, Los Angeles, New York, Pechino, Shanghai, Nanchino, Canton, di nuovo il Nord America, di nuovo Mosca, Bucarest, Cracovia, Dubai. Quando Bassolino era presidente della Campania, ha dichiarato di aver speso 86.861 euro in viaggi nel 2006 (la giunta 325 mila), più del doppio di due anni prima e più di nove volte rispetto all'anno precedente. Nel Friuli-Venezia Giulia le trasferte (2003) sono state 150 per 370 giorni complessivi. Nei casi in cui le missioni filano lisce, e non lasciano strascichi polemici, è perché vengono preparate bipartisan con la complicità della presenza anche dei consiglieri dell'opposizione. Così tutti sono felici e contenti e al ritorno nessuno fiata. Ormai le regioni ed i comuni, di fatto al di sopra di ogni controllo, hanno carta bianca per i viaggi spendendo fiumi di soldi pubblici tra aerei, soggiorni a cinque stelle, sagre di salami, del fico fiorone e pranzi di gala. Lo sapevate che ciascuna delle venti Regioni italiane possiede un’ambasciata a Bruxelles e una a Roma? Lo sapevate che la Sicilia ha un’ambasciata anche a New York, nel cuore di Manhattan, a due passi dalla 54a Strada? Quanto si può arrivare a sprecare all’incirca in un anno? Gli sprechi raccolti nel libro di "Panorama", che importanti giornali italiani hanno avuto il merito di scovare dandone notizia, non rappresentano che la punta di un iceberg dalle proporzioni ben più gigantesche. Solo nei 170 casi presi in esame si scopre che, in un anno o giù di lì, se ne sono andati in fumo circa 2 miliardi, 352 milioni, 896 mila, 99 euro. Una cifra da capogiro! Appunto: un budget di una nazione in via di sviluppo. Questo spreco è un dato significativo se comparato al debito pubblico nazionale, che ammonta a circa (va su e giù) 1.386 miliardi di euro. Ma se riflettiamo sul fatto che i 170 casi analizzati rappresentano soltanto una piccolissima percentuale degli sprechi, che ogni giorno si consumano negli enti pubblici, si potrebbe presumere, non a torto, che in Italia questi soldi mal spesi dagli enti locali rappresentano il 2% del debito pubblico nazionale. Questo cosa significa? Che, in circa 50 anni, eliminando questi sprechi, lo Stato potrebbe arrivare ad estinguere il debito pubblico, ed investire le risorse in attività e servizi utili e produttivi per tutta la collettività. Gli Enti locali, ad esempio i Comuni, per far fronte (dicono) alla riduzione di trasferimenti statali, hanno dovuto aumentare le tasse ai cittadini, l’Ici prima di tutto, che Berlusconi per fortuna ora ha tolto. Ecco invece, in soli 170 casi riportati dall’inchiesta, come hanno sprecato i soldi dei contribuenti. C’è bisogno di aggiungere altro? La riforma fiscale, appena approvata dal governo, metterà fine a questo vergognoso spreco perpetrato anche per far girare gratis il mondo le numerose bande di "fannulloni". È una riforma dovuta per attuare la Costituzione vigente, è una riforma necessaria per permettere alle istituzioni nazionali e locali di funzionare e spendere meglio, e ai cittadini di controllare le spese di chi li governa, a ogni livello. Una riforma che non penalizza le regioni del Sud ma che rappresenta per loro una grande occasione di riscossa e di rinascita obbligandole a gestire al meglio le risorse a loro disposizione. L’avevo già suggerito. I 18 parlamentari eletti all’estero non stiano piangendo per le poche risorse finanziarie che il governo ha reso disponibili per noi italiani nel mondo: soldi lo Stato non ne ha. I nostri parlamentari, invece di spendere il loro tempo in sterili chiacchiere per difendere la loro parte politica, uniti facciano un’azione congiunta presso tutte le 20 regioni italiane per convincerle ad utilizzare al meglio quei 2 miliardi e mezzo di denaro pubblico che annualmente sprecano. Da questa montagna di soldi facilmente potrebbero essere reperiti qualche centinaio di milioni di euro che, aggiunti alle poche decine di milioni messi a disposizione dal governo, potrebbero essere investiti (quindi con un ritorno finanziario) in azioni economiche all’estero sia a vantaggio dell’economia italiana che, conseguentemente, delle comunità italiane all’estero.
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