Powered By Blogger

venerdì 13 agosto 2010

"Futuro e liberta'" dove vuole andare e con chi o si sta "squagliando?


L’affare dell’appartamento di Montecarlo, sottratto con “sotterfugio” alla legittima proprietà del partito di Alleanza Nazionale, va chiarendosi in ogni suo aspetto. Fini non ha parlato, ha preferito affidare le sue spiegazioni in una nota con otto punti che lo “inguaiano” definitivamente. Fini si da la zappa sui piedi con l’ultima frase: “Qualche tempo dopo la vendita ho appreso da Elisabetta Tulliani che il fratello Giancarlo aveva in locazione l’appartamento. La mia sorpresa ed il mio disappunto possono essere facilmente intuite”. Parla di suo disappunto? Ipocrita! Come non poteva non sapere che quella casa era finita nella disponibilità del cognato? E’ stata una “sceneggiata” poco credibile il suo ridicolo invito rivolto al fratello di “Ely” (cosi’ “Gianfry” chiama Elisabetta): “Adesso torni e mi spieghi cos’hai combinato". Fini sostiene di non aver saputo del “trasloco” a Montecarlo di Giancarlo Tulliani. Difficile sostenere questo. Fini e’ andato ad abitare, prima ancora di avere figli con Elisabetta, nel palazzo di proprietà dei Tulliani, infatti, nello stato di famiglia Fini risulta residente con i “suoceri”. Nella stessa casa abitava Giancarlo. Fini e suo “cognato”, in pratica, vivevano insieme. Ma non finisce qui. La Russa, ministro della difesa ed ex colonnello di AN, alla domanda di un giornalista del Corriere della Sera, risponde che Fini, durante i lavori di ammodernamento dell’appartamento di Montecarlo, fu visto con Elisabetta recarsi ad osservare come andavano le cose. Anche molti inquilini del palazzo sostengono di aver visto Gianfranco Fini, insieme la compagna, all’interno dell’androne del palazzo, in tempi prossimi alla famosa vendita di quell’appartamento. Povero “Gianfrego” ha trovato qualcuno piu’ scaltro ed intelligente di lui che l’ha “fregato” e l’ha messo negli “impicci” che decreteranno la sua morte politica. Presto ritornerà un signor “nessuno” al pari di Follini, Casini e Rutelli. Vista la mala parata, molti “finiani” stanno “manovrando” per ritornare presto all’ovile. Fini, con la sua dichiarazione di otto punti, ha “confessato” tutto. E’ stato lui che, dietro suggerimento del “cognato”, ha trovato “normale” vendere l’appartamento ad una società residente nei paradisi fiscali. Ed in piu’ il prezzo di vendita e’ stato di un quinto del prezzo di mercato. Il tesoriere di AN, Pontorno, sicuramente l’ha avvertito che stava vendendo l’appartamento ad una società off-shore. Il senatore di AN Caruso, ma anche Lamorte (sempre AN), hanno dichiarato al quotidiano “Il Tempo” che: Fini era da sempre l’unico ad esser informato di tutto. Lo dico perché lo so, Pontone lo ha sempre detto e ripetuto: rispondo al presidente e tanto basta. Questo è nel costume di An. Anche i cosiddetti colonnelli, li ho sempre visti estranei al problema dell’amministrazione del partito, forse colpevolmente, ma estranei”. Chi volete ora che creda che Fini non sapesse che le società dei paradisi fiscali nascono proprio per nascondere alla legge qualche inghippo? Fini doveva “pretendere” di conoscere chi c’era dietro quella società. Tutti l’abbiamo “intuito” chi potrebbe esserci, meno lui. Che, infatti, e’ andato avanti con lo scopo di favorire la famiglia Tulliani. Dunque la responsabilità di avere “defraudato” il partito di AN e’ di Fini e questo basta e avanza perché si dimetta. E’ “gravissimo” ed inammissibile che la terza carica dello Stato abbia consentito un’operazione con una società con sede in un paradiso fiscale messo all’indice dall’Ocse. E lui vuol cavarsela scaricando tutte le colpe sul cognato? La compagna di Fini, Elisabetta Tulliani, e' da molti considerata una donna intelligente ed in piu' e' una bella bionda che le amiche hanno ribattezzato la “Zarina”. E’ diplomata al liceo linguistico Nazzareno di Roma ed e’ laureata in giurisprudenza. Tra il 1997 e il 2004, Elisabetta era la “compagna” di Luciano Gaucci: trentatre anni di differenza tra i due. Inizialmente era fidanzata al figlio di Gaucci. Lucianone, “l’uragano”, la nomina presidente della Sambenedettese Calcio (Ascoli Piceno), consigliere di amministrazione del Perugia, non ancora fallite. Sistema anche il fratello Giancarlo alla Sambenedettese e alla Viterbese. A 22 anni, nel 1999, il ragazzo entra nel CDA (Consiglio di amministrazione), a 23 e’ già vicepresidente esecutivo. Alle politiche del 2001, Gaucci si da’ da fare per candidare il padre, Sergio Tulliani, nel collegio di Viterbo nord. E nel 2004 prova anche ad “infilare” la “fidanzata” in una lista di Forza Italia per le europee. Luciano ed Elisabetta fanno anticamera nell’ufficio di Sandro Bondi. Bondi li fa entrare, li ascolta, sorride e li congeda. Di sicuro non disse niente di quell’incontro a Berlusconi. Elisabetta, infatti, non viene candidata e poco dopo la sua storia con Gaucci finisce ed inizia quella “travolgente” con Fini. Ora Luciano Gaucci, dal suo ranch vicino Bavaro Beach a Santo Domingo, in quell’isola caraibica che l’ha salvato dall’arresto quando il Perugia calcio fallì, racconta i suoi anni con la sua “compagna” ora “passata” a Fini. Di come le ha intestato una parte del suo patrimonio per salvarlo dai creditori. Gaucci ha patteggiato la bancarotta fraudolenta del Perugia calcio con tre anni di reclusione, non ha mai scontato un giorno di carcere (a differenza di suo fratello e dei suoi figli) perché si e’ rifugiato a Santo Domingo. Oggi, grazie ai suoi bravi legali, e’ un libero cittadino e vive tra Roma e l’isola caraibica. Fini ha trovato pane per i suoi denti con Elisabetta e il fratello, il loro obbiettivo e’ di far fessi i ricchi e i potenti. Giancarlo, il “cognato”, e’ protagonista di un altro episodio. Nel novembre 2008, ha un incontro a Montecitorio con Fini e il dirigente Rai Guido Paglia, per anni amico personale del presidente della Camera. Secondo la ricostruzione di Franco Bechis, presente all’incontro, Fini avrebbe sollecitato Paglia a facilitare Giancarlo Tulliani nel settore della produzione televisiva, facendo sì che il “cognato” ottenesse dalla Rai un minimo garantito sulla fiction e l’intrattenimento. “Gianfranco, non è possibile, la Rai ha delle regole, l’iscrizione all’albo fornitori, bisogna fare piccoli passi, presentare progetti”, avrebbe risposto Paglia. Suscitando le ire di Giancarlo: “Lei sta facendo un fracco di difficoltà. Ma solo a me. Barbareschi e Bocchino invece li aiuta”. L’incontro finisce burrascosamente. Giorni dopo Fini chiama Paglia al telefono e gli dice: “L’altro giorno ti sei comportato malissimo”. Quel giorno e’ finita un’amicizia e Paglia in Rai non e’ piu’ diventato vicedirettore generale, ma i Tulliani iniziarono a lavorare con la Rai. Ricordate quando Berlusconi venne indagato di corruzione in concorso con Sacca’ dirigente Rai? Il pm Vincenzo Piscitelli contestò il reato di corruzione a Sacca’ in quanto avrebbe dovuto favorire le attrici "raccomandate" (che mai lavorarono) per la loro partecipazione a fiction televisive in cambio della promessa di un sostegno, da parte di Berlusconi, alle sue future attività private. Vista l’aria che tira, e’ notizia di questi giorni, che la Rai ha “cancellato” ogni contratto alla “At Media” di cui e’ proprietaria al 51% la signora Francesca Frau madre di Elisabetta e Giancarlo Tulliani. Ma per Fini i guai non finiscono qui. Paolo Fabbri, nipote della signora Anna Maria Colleoni (discendente del famoso Bartolomeo Colleoni capitano di ventura del 1400) che ha lasciato una generosa eredità ad Alleanza Nazionale costituita da immobili e terreni, tra cui l’appartamento situato nel Palais Milton di Boulevard Princesse Charlotte al numero 14 a Montecarlo, ha deciso d’impugnare il testamento perché i beni donati “non sono serviti allo scopo al quale la zia l’aveva vincolati”. La signora Anna Maria Colleoni era una convinta fascista e nel suo testamento era “chiaramente” indicato che il lascito doveva servire per “la continuazione della buona causa”. E quale era questa “buona causa”? Come e’ indicato nelle volontà testamentarie, la buona causa era quella nella quale la Signora credeva: “la causa fascista”. Nel 1995 a Fiuggi Fini sotterrò il MSI (Movimento sociale italiano, erede del Fascismo) per fondare Alleanza Nazionale “dichiaratamente” antifascista. Il suo presidente, Gianfranco Fini, era diventato “antifascista” pur avendo “giurato” solennemente sulle bare di Almirante e Romualdi che sarebbe stato l’artefice del Fascismo del 2000. Quindi, non esaudendo il desiderio della signora Colleoni, Fini ha tradito anche lei. “Il tradito sarà un ingenuo, ma il traditore e’ sempre e comunque un infame”, ha detto qualcuno. A questo punto anche lo stesso Fini avrà capito che per lui ormai la situazione e’ insostenibile. Se gli rimane un po’ di dignità e buon senso dovrebbe rassegnare le dimissioni. La magistratura definisce l’affare di Montecarlo una “truffa aggravata” anche se procede “contro ignoti”. Ora che la questione dell’appartamento “sottratto” ad AN e’ diventata impossibile da tenere “imbavagliata”, per deviarne l’attenzione i giornali “antiberlusconiani”, capo fila La Repubblica, sono ritornati a riparlare di “teoremi” che ipotizzano Berlusconi colluso con la mafia. Bocchino chiede le dimissione del premier per essere imputato in piu’ processi. Il solito armamentario abusato da 16 anni. Stanno alzando un polverone per cercare di salvare Fini. Ma per lui e’ fini…ta, e tutto per una questione (diciamo cosi’) di “cuore”. Ah l’amore che fa fa’!

Nessun commento: