sabato 15 gennaio 2011

Gli antiberlusconiani & Federalismo.

Succede sempre cosi’. Quando qualche eccezionale personalità e’ in vita viene spesso molto criticata, osteggiata e persino calunniata, quando e’ morta diventa un eroe. Rapportato a Silvio Berlusconi, mezza Italia lo odia con tutta l’anima. Tuttavia si può essere ragionevolmente certi che fra cinquant’anni questa mezza Italia sarà dimenticata e Silvio verrà ricordato nei libri di storia. Non sarà difficile elencare le ragioni che hanno fatto grande quest’uomo. La “Storia”, quella con la “S” maiuscola, lo ricorderà non come “un” protagonista, ma come “il” protagonista della vita politica italiana dal 1993 in poi. Un vero“statista”. Quando saranno dimenticati tutti gli altri nomi, quello di Berlusconi sarà ricordato per secoli. Tutti sappiamo chi erano Francesco Crispi e Giovanni Giollitti, ma chi furono i ministri del loro governo? Come si chiamavano i loro oppositori? Figuriamoci se i posteri ricorderanno Prodi, Veltroni, Fini, Casini, D’Alema, Di Pietro e tutta la “pipinara” delle mezze calzette. I libri di storia non sprecheranno un solo rigo per loro. Naturalmente questo che sto scrivendo farà infuriare i “fans” della sinistra. Proprio quelli che da sessantasei anni non fanno che parlare di Mussolini, a riprova che non potranno negare che la storia ricorda solo le personalità eccezionali. Nessuno ora parla dei difetti di Alcide De Gasperi che, come essere umano, doveva averne. Magari non erano quelli, vergognosi e terribili, che la sinistra di allora gli attribuiva, ma qualcuno certo ne aveva. Oggi la stessa sinistra lo considera uno statista senza macchia. Da morto De Gaulle è venerato dalla Francia intera, sinistra inclusa. Da vivo fu ferocemente attaccato dalla stampa, dalla sinistra e, soprattutto, dai suoi “intellettualoidi”, fino all’irrisione continua ed implacabile. Un leader che fa la “Storia” e’ una persona intelligente e non ha soltanto una mente migliore, ma anche maggiore onestà. Ha sempre le idee molto chiare, coerenti, convincenti e condivisibili ed e’ per questo che il suo consenso diventa sempre piu’ consistente. Così nasce e si consolida la figura del leader, legata a doti in parte innate, in parte acquisite dalle sue esperienze personali. E’ fuor di dubbio che Silvio Berlusconi abbia queste doti, che gli dovrebbero essere riconosciute anche dagli avversari, “se onesti”. Eppure, molti di loro impegnano molta parte del loro tempo, non solo per negare ciò che è universalmente evidente, ma anche per danneggiarlo in tutti i modi e, di conseguenza, causando gravi danni d’immagine all’Italia. E’ da 17 anni che lo coprono d’ingiurie e di menzogne e gli rendono difficile l’attività di governo. Ma chiunque abbia provato a “distruggerlo”, non tenendo conto della sua straordinaria intelligenza, ha toccato con mano che e’ impossibile batterlo. Non perché io sia “berlusconiano”, ma e’ assolutamente vero che nella sinistra non c’è un leader. Ne avrebbe uno eccezionale: il trentacinquenne Matteo Renzi Sindaco di Firenze, ma e’ inviso dai “dinosauri” che sono al comando. Renzi ha esplicitamente dichiarato di volerli “rottamare” visto che da vent’anni non fanno altro che collezionare sconfitte su sconfitte. Ci sono, però, numerosi aspiranti “pseudo” leader dalle idee confuse. Tutti sono impegnati “esclusivamente” nell’ormai mal riuscito tentativo di negare le doti del loro avversario e a mettere in cattiva luce o deridere qualsiasi sua iniziativa. Questa attività di “contrasto” non fa altro che mettere in risalto il loro “nanismo” politico che li relega nella categoria dei “quaraquaqua’”. Ognuno di questi “capetti” non ama ammettere gli errori, e si “arrabatta” alla meglio per cercare unicamente di stare a galla. Come possono diventare dei “veri” leader? Senza leader si passa da errore in errore, da insuccesso a insuccesso e si hanno continui avvicendamenti ai vertici dei partiti. Negli “antiberlusconiani” non si intravede una reale prospettiva di crescita, ma solo buio pesto. L’attuale opposizione rimane sempre un’armata Brancaleone, infatti, e’ formata da “snob” comunisti arricchiti (veleggiano con lussuosi “panfili” e passano le vacanze in località “esclusive” frequentate da gente che una volta disprezzavano come “sporchi borghesi”), dai “vanesi” ambientalisti, dai “casinisti”, dai “traditori finiani”, tutti si alimentano non dalle loro “idee”, ma dell’antiberlusconismo. Sono convinti che l’annientamento di Berlusconi permetta loro di andare al governo, anche senza vincere le elezioni. E questo loro chiodo fisso e’ peggio di una grave malattia. Rimangono nella totale confusione che gli impedisce di fare dei programmi migliori, delle proposte migliori di quelle presentate da Berlusconi per sottoporle agli elettori e chiedere la loro approvazione. Questa sarebbe l’unica condizione per sostituirlo. Invece l’opposizione, per andare al potere, gli ha iniziato una guerra senza tregua impiegando l’arma della “menzogna”. Ha messo in atto una “raffinata” tecnica della disinformazione a tutti i livelli: stampa, Tv, Internet, attentati, sommosse di piazza, cortei di “bravi” studenti che mettono a ferro a fuoco le città, praticamente non e’ stato trascurato nulla. La realtà e’ che l’opposizione usa metodi “eversivi” ed e’ del tutto scollata dalla realtà socio/economica e non si propone seriamente come forza alternativa all’attuale governo. La loro concezione del potere e’ la negazione della verità e pensano che sia l’unica strategia per vincere. Quando ognuno di noi fallisce il raggiungimento di un obbiettivo, e’ naturale che guardi in dietro per vedere gli errori commessi che ha causato l’insuccesso. Lo stesso metodo dovrebbe attuare i “pseudo” leader dell’opposizione, e guardando al lontano passato capiremmo anche perché, nonostante siano iniziati i festeggiare per il centocinquantesimo anniversario dell’Unità, l’Italia “scricchiola” in tutte le sue giunture. Appena l’Italia fu unificata furono in molti, compreso Garibaldi, che pensarono che il Paese dovesse darsi una struttura “federale” simile a quella che dovrebbe essere approvata definitivamente entro il 23 gennaio 2011. Siamo in ritardo di 150 anni. Sarebbe stata la soluzione piu’ idonea ed intelligente, considerato che erano “abissali” le differenze socio/culturali tra le varie regioni come, in parte, lo sono tutt’oggi. Purtroppo si preferì uno Stato “centralista”, pensando che in pochi anni si sarebbe verificato ciò che in altri Stati esteri si era realizzato dopo alcuni secoli. Il mito del centralismo romano, fu poi “esasperato” dal Fascismo, con la deleteria conseguenza dell’accentramento a Roma di ogni attività come, ad esempio, delle case di produzione cinematografiche milanesi, torinesi e napoletane, tramite la costruzione di Cinecittà, e l’errore continuò anche nel dopoguerra. A parte alcuni geni come Fellini, Rossellini, Antonioni e pochi altri, l’Italia ha prodotto soltanto “filmetti”. Alberto Sordi impersonò l’italianuzzo imbroglioncello, mafiosetto, arruffone, piccolo borghese e inaffidabile, insomma quell’italiano che ci hanno resi “celebri” all’estero. E di conseguenza è mancato il cinema d’autore: quello di “esportazione” che fa incamerare valuta pregiata. Accentrando tutto a Roma, dalla cultura ad altro, si e’ voluto negare la straordinaria prerogativa che nessun altro Paese ha, quella che l’Italia e’ un’unica “immensa grande città” dove la cultura, e qualsiasi altra attività, può avere migliaia di sfaccettature e tutte di altissimo valore e di grande livello. Un esempio su tutti? L’infinita varietà della cucina regionale. Concentrando il potere a Roma la cultura ed il resto, e’ diventato tutto “asfittico” e si e’ giunti all’attuale declino. In uno dei Consigli dei Ministri tenuti a Napoli, acutamente Giulio Tremonti osservò che Napoli, con l’Unità, si era ritrovata di punto in bianco ridotta da “capitale” straordinaria ed evoluta quale era a “paesello”. E cosi’ anche altre vecchie “capitali” di stati e staterelli italiani. La proposta di Calderoli di decentrare i Ministeri in varie ex capitali e città del nord, del centro e del sud, va nel senso di “rivalorizzare” città e territori che con l’Unita’ furono svuotati d’importanza politica, sociale ed economica. Questo renderebbe più “omogeneo” il territorio nazionale contribuendo fortemente alla “compattezza” e non alla “divisione” dell’Italia. Così come la Rai dovrebbe esser decentrata a Milano, Firenze, Bologna, Napoli, Bari, Palermo ecc. e così gli altri canali, moltiplicatisi con il digitale terrestre. Dovrebbe nascere un “gruppo” privato svincolato dalla politica, con le diverse reti decentrate e in concorrenza tra loro a salvaguardia della qualità. Una volta tanto che Calderoli (Lega Nord) ha espresso una “geniale” proposta che “ricompatterebbe” e “valorizzerebbe” tutte le diverse regioni e realtà della Repubblica, e’ stata accolta con “pernacchie” e cori di fischi. Il che testimonia l’infantilismo e l’immaturità’ di molti politici “bipartisan”, dei sociologi e degli “esperti” intellettualoidi.

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