di Giancarlo Perna
5 febbraio 2011
Ecco perché l'Italia all'estero è una caricatura.
5 febbraio 2011
Ecco perché l'Italia all'estero è una caricatura.
I corrispondenti ricalcano le panzane dei giornali di sinistra senza capire il nostro Paese
Dopo il caso Ruby si fa un gran parla¬re di cosa all’estero si pensi dell’Italia. Il dibattito si infiamma e Stenio Solinas ci ha dato con sottigliezza la sua opinione su queste pagine. A scuotere i nostri animi patriottici è stata la tv franco-tedesca Arté che in un reportage sull’Italia berlusconiana ci ha messo in mutande. Chi però lo ha visto dice che è una fresconata, infarcita di an¬tiberlusconismo di maniera che anzi¬ché fotografare l’Italiane fa la caricatura. Pare che ci dipinga in massa fascisti e delinquenti, guidati da un ca¬pocosca. Non ho mai stravisto per le opinioni che un popolo dà di un altro.
Sono frutto di pregiu¬dizi e svelano più la mentalità di chi le formula che quella di chi le subisce. Naturalmente di¬pende da chi parla. Se oltre ad aprire bocca ha pure testa, puoi divertirti. Una volta Ar¬thur Schopenhauer disse: «Le altre parti del mondo hanno le scimmie, l’Europa ha i france¬si ». Spassoso. Il filosofo non è stato tenero neanche con noi, pur amando l’Italia.Ci conside¬rava allo stesso tempo impu¬denti e vili, pusillanimi e borio¬si: «Gente malfamata che ha volti così belli e animi così catti¬vi »; «parlano in strada con voci orribili. Ma a teatro trillano a meraviglia». Oggi, purtroppo, al brillante Arthur si sono sostituiti nel far¬ci le bucce i corrispondenti esteri di stanza in Italia. Ai loro scritti badano soprattutto i poli¬tici pensando di trarne lumi. Perdono tempo.
È rarissimo, infatti, che lo sguardo degli in¬viati stranieri abbia l’originali¬tà e la f¬reschezza che ci si aspet¬ta da una persona che viene da fuori. Dico rarissimo per corte¬sia, in realtà mai letto nulla sul¬la stampa estera che non fosse già stradetto da quella italiana. Sola eccezione l’economia do¬ve spesso lo straniero ottiene scoop e inediti. Questo dipen¬de, credo, dallo snobismo dei tycoon italiani che si ringalluz¬ziscono se a intervistarli sono Le Monde o la Faz anziché uno dei quotidiani italioti di cui so¬no azionisti. Per il resto, il corri¬spondente straniero è a rimor¬chio della stampa nazionale, non solo per le notizie, che è lo¬gico, ma anche per l’interpreta¬zione, il che è deludente. La cir¬costanza lo rende quanto mai inutile ai miei occhi di italiano. Lui arriva qui con tutto il ba¬gaglio di pregiudizi, vecchi tal¬volta di secoli, che nel suo Pae¬se hanno su di noi.
Alcuni esa¬geratamente favorevoli: il bel¬paese, la brava gente, l’inge¬gno vivace ecc. Altri immarce¬scibilmente negativi: chiasso¬si, imbroglioni, corrotti ecc. L’ultimo luogo comune è quel¬lo del Berlusca mascalzone o, tutt’al più, marziano che do¬vrebbe risalire sul disco volan¬te e sparire. Il corrispondente che si attiene a questo brevia¬rio, non va oltre il palmo di na¬so e se, putacaso, in Italia acca¬de qualche novità nemmeno se ne accorge. Se poi vuole an¬dare controcorrente, si censu¬ra perché non è quello che i suoi lettori si aspettano da lui. Questo spiega gran parte del¬l’antiberlusconismo stantio delle corrispondenze estere. Nessuno che ci metta il cervel¬lo, analizzi la reale situazione italiana e spieghi perché da lu¬stri gli italiani continuino a vo¬tare il Cav nonostante trappole e scandali. Ne verrebbe un qua¬d¬ro inedito dell’Italia: quello di un Paese desideroso di molte li¬bertà che solo il Berlusca pro¬mette e che i suoi avversari boi¬cottano. I corrispondenti non capisco¬no un’acca di politica italiana e neanche ci provano. In parte è giustificabile. Il nostro linguag¬gio è ambiguo. Parliamo di Giu¬sti¬zia e invece ci riferiamo all’in¬giustizia della Giustizia. Per molti di noi un magistrato è un pm assatanato o una toga alla Nicoletta Gandus che su inter¬net maciulla l’imputato che do¬vrà giudicare ecc. Per un tede¬sco, un giudice è un giudice, os¬sia un pacato signore al diso¬pra delle parti. E allora quando dovrà riferire del Cav che si ri¬fiuta di farsi giudicare, il tede¬sco, avendo in testa la sua idea perfettina di giudice, scriverà un articolo indignato, dimo¬strando di non avere capito niente di ciò che accade in Ita¬lia. Di equivoci come questi ¬che scavano un fossato tra noi e l’osservatore estero - si po¬trebbero scrivere volumi. Limi¬tiamoci a dire che, brancolan¬do nel buio ma dovendo anche scrivere, l’inviato ha una solo strada: scegliere il giornale ita¬liano cui ispirarsi. Per illustrare ai connazionali un Paese labirintico vuole esse¬re chiaro e netto. Accantonerà perciò i giornali sfumati tipo Stampa o Messaggero e anche il Corsera troppo loffio. Gliene restano due fortemente schie¬rati, Repubblica a sinistra, il Giornale a destra.
Il corrispon¬dente tipo escluderà il Giorna¬le , non solo perché vicino al Ber¬lusca che è il demonio, ma an¬c¬he perché se il mondo va a de¬stra, l’opinione resta di sinistra. E poiché lui è politicamente corretto preferirà Repubblica , l’Espresso ,Annozero di cui rical¬cherà corrispondenze e panza¬ne.
E l’immagine dell’Italia gire¬rà il mondo in base al pennello degli Scalfari e dei Santoro.
Ovviamente questa pigrizia non è encomiabile, ma l’invia¬to¬ estero non avrà rimorsi di co¬scienza. Sforzarsi di capire l’Ita¬lia al di là del macchiettismo, per lui è tempo sprecato. Gli ita¬liani sono immoti, inassimila¬bili, ingovernabili. Bisognereb¬be, vivaddio, cambiarli! Que¬sto è, in fondo, quello che pen¬sa lo straniero che ci osserva. Tant’è che la stampa estera ha sempre auspicato per noi quel¬lo che non avrebbe mai voluto a casa propria. Nell’anteguer¬ra, ha tifato per il fascismo che ci avrebbe messo in riga; nel do¬poguerra per il Pci contro la Dc per la stessa ragione; ora sono per il giustizialismo, anche se gli farebbe orrore avere nei loro Paesi i giudici, le ispezioni cor¬porali e le intercettazioni che abbiamo noi.
Ci volete male egregi colle¬ghi? Ce ne faremo una ragione.
Dopo il caso Ruby si fa un gran parla¬re di cosa all’estero si pensi dell’Italia. Il dibattito si infiamma e Stenio Solinas ci ha dato con sottigliezza la sua opinione su queste pagine. A scuotere i nostri animi patriottici è stata la tv franco-tedesca Arté che in un reportage sull’Italia berlusconiana ci ha messo in mutande. Chi però lo ha visto dice che è una fresconata, infarcita di an¬tiberlusconismo di maniera che anzi¬ché fotografare l’Italiane fa la caricatura. Pare che ci dipinga in massa fascisti e delinquenti, guidati da un ca¬pocosca. Non ho mai stravisto per le opinioni che un popolo dà di un altro.
Sono frutto di pregiu¬dizi e svelano più la mentalità di chi le formula che quella di chi le subisce. Naturalmente di¬pende da chi parla. Se oltre ad aprire bocca ha pure testa, puoi divertirti. Una volta Ar¬thur Schopenhauer disse: «Le altre parti del mondo hanno le scimmie, l’Europa ha i france¬si ». Spassoso. Il filosofo non è stato tenero neanche con noi, pur amando l’Italia.Ci conside¬rava allo stesso tempo impu¬denti e vili, pusillanimi e borio¬si: «Gente malfamata che ha volti così belli e animi così catti¬vi »; «parlano in strada con voci orribili. Ma a teatro trillano a meraviglia». Oggi, purtroppo, al brillante Arthur si sono sostituiti nel far¬ci le bucce i corrispondenti esteri di stanza in Italia. Ai loro scritti badano soprattutto i poli¬tici pensando di trarne lumi. Perdono tempo.
È rarissimo, infatti, che lo sguardo degli in¬viati stranieri abbia l’originali¬tà e la f¬reschezza che ci si aspet¬ta da una persona che viene da fuori. Dico rarissimo per corte¬sia, in realtà mai letto nulla sul¬la stampa estera che non fosse già stradetto da quella italiana. Sola eccezione l’economia do¬ve spesso lo straniero ottiene scoop e inediti. Questo dipen¬de, credo, dallo snobismo dei tycoon italiani che si ringalluz¬ziscono se a intervistarli sono Le Monde o la Faz anziché uno dei quotidiani italioti di cui so¬no azionisti. Per il resto, il corri¬spondente straniero è a rimor¬chio della stampa nazionale, non solo per le notizie, che è lo¬gico, ma anche per l’interpreta¬zione, il che è deludente. La cir¬costanza lo rende quanto mai inutile ai miei occhi di italiano. Lui arriva qui con tutto il ba¬gaglio di pregiudizi, vecchi tal¬volta di secoli, che nel suo Pae¬se hanno su di noi.
Alcuni esa¬geratamente favorevoli: il bel¬paese, la brava gente, l’inge¬gno vivace ecc. Altri immarce¬scibilmente negativi: chiasso¬si, imbroglioni, corrotti ecc. L’ultimo luogo comune è quel¬lo del Berlusca mascalzone o, tutt’al più, marziano che do¬vrebbe risalire sul disco volan¬te e sparire. Il corrispondente che si attiene a questo brevia¬rio, non va oltre il palmo di na¬so e se, putacaso, in Italia acca¬de qualche novità nemmeno se ne accorge. Se poi vuole an¬dare controcorrente, si censu¬ra perché non è quello che i suoi lettori si aspettano da lui. Questo spiega gran parte del¬l’antiberlusconismo stantio delle corrispondenze estere. Nessuno che ci metta il cervel¬lo, analizzi la reale situazione italiana e spieghi perché da lu¬stri gli italiani continuino a vo¬tare il Cav nonostante trappole e scandali. Ne verrebbe un qua¬d¬ro inedito dell’Italia: quello di un Paese desideroso di molte li¬bertà che solo il Berlusca pro¬mette e che i suoi avversari boi¬cottano. I corrispondenti non capisco¬no un’acca di politica italiana e neanche ci provano. In parte è giustificabile. Il nostro linguag¬gio è ambiguo. Parliamo di Giu¬sti¬zia e invece ci riferiamo all’in¬giustizia della Giustizia. Per molti di noi un magistrato è un pm assatanato o una toga alla Nicoletta Gandus che su inter¬net maciulla l’imputato che do¬vrà giudicare ecc. Per un tede¬sco, un giudice è un giudice, os¬sia un pacato signore al diso¬pra delle parti. E allora quando dovrà riferire del Cav che si ri¬fiuta di farsi giudicare, il tede¬sco, avendo in testa la sua idea perfettina di giudice, scriverà un articolo indignato, dimo¬strando di non avere capito niente di ciò che accade in Ita¬lia. Di equivoci come questi ¬che scavano un fossato tra noi e l’osservatore estero - si po¬trebbero scrivere volumi. Limi¬tiamoci a dire che, brancolan¬do nel buio ma dovendo anche scrivere, l’inviato ha una solo strada: scegliere il giornale ita¬liano cui ispirarsi. Per illustrare ai connazionali un Paese labirintico vuole esse¬re chiaro e netto. Accantonerà perciò i giornali sfumati tipo Stampa o Messaggero e anche il Corsera troppo loffio. Gliene restano due fortemente schie¬rati, Repubblica a sinistra, il Giornale a destra.
Il corrispon¬dente tipo escluderà il Giorna¬le , non solo perché vicino al Ber¬lusca che è il demonio, ma an¬c¬he perché se il mondo va a de¬stra, l’opinione resta di sinistra. E poiché lui è politicamente corretto preferirà Repubblica , l’Espresso ,Annozero di cui rical¬cherà corrispondenze e panza¬ne.
E l’immagine dell’Italia gire¬rà il mondo in base al pennello degli Scalfari e dei Santoro.
Ovviamente questa pigrizia non è encomiabile, ma l’invia¬to¬ estero non avrà rimorsi di co¬scienza. Sforzarsi di capire l’Ita¬lia al di là del macchiettismo, per lui è tempo sprecato. Gli ita¬liani sono immoti, inassimila¬bili, ingovernabili. Bisognereb¬be, vivaddio, cambiarli! Que¬sto è, in fondo, quello che pen¬sa lo straniero che ci osserva. Tant’è che la stampa estera ha sempre auspicato per noi quel¬lo che non avrebbe mai voluto a casa propria. Nell’anteguer¬ra, ha tifato per il fascismo che ci avrebbe messo in riga; nel do¬poguerra per il Pci contro la Dc per la stessa ragione; ora sono per il giustizialismo, anche se gli farebbe orrore avere nei loro Paesi i giudici, le ispezioni cor¬porali e le intercettazioni che abbiamo noi.
Ci volete male egregi colle¬ghi? Ce ne faremo una ragione.
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