18 marzo 2011
Ancora una volta, se ce ne fosse stato bisogno, e’ stato dimostrato che la legge “non e’ uguale per tutti” con la decisione della magistratura di “archiviare” il caso della casa di Montecarlo “svenduta” da Gianfranco Fini in favore del cognato. In televisione Fini aveva solennemente promesso che si sarebbe dimesso se fosse stato accertato che l’appartamento di Montecarlo, sottratto ad An, era di proprietà del cognato. La cosa e’ stata provata con documenti inconfutabili, ma Fini e’ ancora li incollato alla sua poltrona. Un uomo senza onore. Praticamente i magistrati inquirenti hanno stabilito che, il presidente o i responsabili di un’associazione o di un partito, non commettono alcuna “truffa” se vendono sottocosto un bene di proprietà dell’associazione o del partito per favorire un familiare. Non sarà questo l’ultimo caso di “malagiustizia”. Un motivo in piu’ per mettere mano alla sua riforma che ha sempre “bruciato” chiunque l’abbia tocca¬ta, dal vecchio Psi a Clemente Mastella. Ma non e’ ammissibile conti¬nuare ad assistere ad archiviazioni o processi che sono ormai roba da pazzi. Ci vuole un “matto” per salvarsi dal manicomio di certi magistrati ed ecco che “matto” Berlusconi dichiara di esserlo infatti e’ deciso di andare avanti ad ogni costo. Chi invece sono completamente senza idee e allo sbando totale, sono i “leader” (si fa per dire) della sinistra che, certi di far presa su i soliti “creduloni”, bollano “ad personam” la riforma della giustizia senza averla neppure letta. Come può essere ad “personam” se la riforma non riguarda i processi in corso alla data della sua entrata in vigore che avverrà (se tutto filerà liscio) non prima di due anni? Perche’ allora la sinistra “impunemente” racconta colossali “balle”? Possibile che continua a credere che gli italiani siano tutti degli “imbecilli” che credono agli “asini che volano”? Da anni, i governi che si sono succeduti, hanno sempre avuto l’intenzione di riformare la giustizia, ma la magistratura si e’ sempre messa di traverso. Il 14 marzo 2002, il Consiglio dei Ministri del governo Berlusconi, approvò il disegno di legge che subì numerose modifiche durante i passaggi parlamentari. Le approvazioni definitive avvennero piu’ di due anni dopo, il 10 aprile 2004 al Senato e il 30 novembre 2004 alla Camera. La “riforma Castelli”, e’ il nome con cui viene indicata la legge di riforma dell'ordinamento giudiziario presentata dal secondo Governo Berlusconi, fu approvata dal Parlamento in via definitiva il 20 luglio 2005 col titolo di (Delega al Governo per la riforma dell'ordinamento giudiziario di cui al regio decreto 30 gennaio 1941, n. 12,). Il 23 ottobre 2007, durante il governo Prodi, la Camera dei deputati ha approvato, in via definitiva, la legge 24 ottobre 2006 n. 269 (meglio nota come Decreto legge Mastella) che “modificava e sospendeva” parte della riforma della giustizia approvata dal governo Berlusconi precedente, in particolare per quanto riguarda le disposizioni sulla separazione delle carriere dei magistrati e sull’accesso in magistratura. Ora, marzo 2011, si ricomincia daccapo. L’Associazione nazionale magistrati e’ già sul piede di guerra e inizierà a protestare da domani 19 marzo. Inizierà una guerra senza esclusione di colpi. Ormai la magistratura attacca il Parlamento senza alcuna vergogna e timore e fa di tutto per ostacolare la formazione delle leggi. Soltanto pochi giorni fa’ abbiamo letto sui giornali i testi di varie e-mail (segrete) dei magistrati sul governo, su Berlusconi e sui cittadini di centrodestra, sono d’inaudita gravità. Sarà ampia la coalizione che combatterà contro il governo per non far passare la riforma. Il Pd da tempo ha rinunciato ad usare il “cervello” nonostante che Marco Boato, il relatore (non certo di destra) della precedente proposta di riforma della giustizia, abbia dichiarato che l’attuale proposta “ricalca” gli articoli che, nella famosa bicamerale presieduta da D’Alema, furono approvati all’unanimità, sia dal centrodestra che dal centrosinistra. Il perche’ ora tutto sia cambiato, e’ presto detto. Il Pd ha trovato nella magistratura la sola possibilita’ per tentare di “cacciare” Berlusconi. Non ci prova, come dovrebbe, con le elezioni, che implicherebbe l’uso della “intelligenza” che non ha piu’, ma con la “complicità” dei giudici. Pensate che la procura di Milano ha deciso di “costringere” Berlusconi, presidente del Consiglio oberato da molti impegni politici, a presentarsi alle udienze ben tre giorni la settimana: Sabato, domenica e lunedì. Non solo, ma ha rifiutato alla sua difesa di presentare molti testimoni a favore. Una certa magistratura ha fretta di “far fuori” Berlusconi nel tentativo di bloccare, ancora una volta, la riforma della giustizia. La stragrande maggioranza dei cittadini sono stufi di questa giustizia “ingiusta” e scandalosa, multata ripetutamente dall’Europa, e che produce molti danni all’economia scoraggiando gli investimenti esteri in Italia. Riformare la giustizia e’ uno scontro tra le due “caste” piu’ forti del Paese, tra quella della politica e l’altra della magistratura. Anche se la politica e’ quella piu’ “bersagliata” dai cittadini, effettivamente e’ quella che da piu’ garanzie ai cittadini. I politici sono l’espressione della volontà popolare che (in teoria) debbono risolvere i bisogni dei cittadini. Anche se con fastidio sopportiamo i loro privilegi e siamo molto “incazzati” quando pensiamo ai loro stipendi, alle agevolazioni di cui godono e alle loro pensioni che un “normale” lavoratore non l’otterrebbe neppure dopo centocinquant’anni di lavoro. Dall’altra parte abbiamo una magistratura che, pur godendo sostanzialmente degli stessi privilegi dei politici, non e’ espressione della volontà popolare. Il compito dei magistrati non e’ soddisfare i bisogni dei cittadini, se non quelli inerenti alla giustizia. Ma anche in questo adempimento, spesso e volentieri, non sono poi così bravi ed efficienti: la lentezza burocratica si trasforma in una giustizia “ingiusta”. Fra i due “mali” di certo la politica e’ il male minore perche’, in un certo qual modo, possiamo controllarla con il voto. Vediamo in sintesi quali sono le sostanziali differenze e le somiglianze tra le due “caste”. Accesso alla magistratura e alla politica. Per diventare magistrato devi superare un concorso pubblico. E’ riservato a pochi laureati in giurisprudenza. Per diventare un politico e’ sufficiente anche la quinta elementare e non ci sono limiti di età. Alla carica di politico si accede tramite voto popolare. Inamovibilità, durata e responsabilità. I magistrati sono “inamovibili” se non per provvedimento del CSM (Consiglio Superiore della Magistratura). Si e’ magistrati a vita. I giudici “non sono responsabili” per l’eventuali sentenze errate ne’ per i danni causati. Non esiste nessun meccanismo per censurarli in qualche modo. I politici hanno invece una durata limitata nel tempo, anche se possono essere piu’ volte rieletti. Come i magistrati, i politici “non sono responsabili” per gli atti connessi alla loro funzione, ma la loro responsabilità e’ “censurabile” politicamente tramite il voto elettorale. Potere d’indagine. I magistrati possono inquisire un politico, ma il politico non può inquisire un magistrato. Il magistrato può essere inquisito solo da un altro magistrato. Il politico può creare una commissione d’inchiesta parlamentare, ma questa non ha alcun potere sul magistrato, poiché tale potere spetta solo al CSM. Potere di ingerenza. I magistrati (tramite il CSM) possono intromettersi nell’attività’ legislativa attraverso prese di posizione e documenti politici per influenzare la decisione del Parlamento su leggi che interessano da vicino la magistratura. I politici, al di fuori del loro potere legislativo, non hanno alcun potere di ingerenza sull’attività’ dei giudici. L’unica forma di ingerenza ammessa e’ la nomina dei membri laici del CSM e di una parte dei giudici costituzionali. Altri privilegi. I magistrati godono di stipendi parificati a quelli degli alti funzionari dello Stato o addirittura dei parlamentari: giudici costituzionali, giudici di cassazione. Il loro rapporto di lavoro e’ indipendente e autonomo. A loro non si applicano le norme degli impiegati pubblici, ma solo quello dell’ordinamento giudiziario. I politici non sono dipendenti dello Stato e non sono soggetti ad alcuna normativa lavorativa. Si trovano al vertice delle istituzioni statali perche’ votati dai cittadini. Non v’è dubbio che la politica e’ una “casta” con molti “privilegi” e poco “efficiente”, ma, nel bene e nel male, e’ stata votata dagli elettori. La magistratura, invece, come concepita in Italia, non e’ espressione della volontà popolare. Inoltre, diversamente dalla politica, che comunque è responsabile davanti ai cittadini che possono “trombare” i parlamentari tramite il voto, la magistratura, proprio perche’ non e’ eletta dal popolo, è irresponsabile davanti ai cittadini. Concludendo. La magistratura e’ una “casta chiusa”, ermetica e refrattaria all’esterno e proprio per questo necessita di essere riformata sia per incrementare la sua efficienza e sia per renderla responsabile del suo operato che può essere censurato se errato.
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