Sono arrivato su questa terra lo stesso giorno
che Papa Pio XI ritornava alla casa del Padre. Lui saliva, io scendevo. Nella
mia vita ho visto passare ben sei Papi: Pio XII (1939-1958); Giovanni XIII
(1958-1963); Paolo VI (1963-1978); Giovanni Paolo I (1978-1978); Giovanni Paolo
II (1978-2005); Benedetto XVI (2005-2013). Quest’ultimo, Papa Francesco, è il
settimo. Quando una persona va al potere, di qualsiasi natura esso sia, se ne
parla solo bene, così come quando se ne parla bene alla sua morte. Ma
nell’intervallo si può dire quel che si vuole. Parliamone,
allora, con tutto il bene possibile anche se “affiorano” già certe voci d’oltre oceano che “stuzzicano” l’innata curiosità del popolo. Gli italiani sono ormai
abituati a ragionare secondo schemi politici e già corre l’interrogativo: ma il
nuovo Papa è di destra o di sinistra? E’ una “degenerazione” mentale del
nostro Paese. Certo che la sua elezione ha sorpreso tutti e, tra i
centocinquantamila fedeli di Piazza San Pietro, molti si sono chiesti: “ma chi è costui”? C’e’ stata un po’ di delusione
di non vedere in lui un volto che “buca
lo schermo” come quello dello “show
man” Papa Giovanni Paolo II. In un’epoca in cui dominano i “mass media”, la fotogenia è necessaria
anche in campo spirituale. Personalmente preferisco le persone “modeste”. Ma c’è anche un altro
elemento che il popolo si aspetta: “l’autorevolezza”.
Il Potere si esercita con il “comando”. Il comando presuppone “autorità”. L’autorità presuppone la
capacità di conseguire “efficacia”. Il
popolo oggi, così nella politica come nella guida spirituale, ha bisogno di “uomini forti”, non “autoritari” ma “autorevoli”.
E’ un’innata esigenza umana quella di vedere, nell’uno e nell’altro campo, una “figura paterna” che unisca l’amore
paterno alla “necessaria autorevolezza”.
Il popolo ha bisogno di questo. La delega del potere che, in modo diretto o
indiretto, il popolo dà alla persona che lo rappresenta, deve dare risposta
alle varie esigenze, siano esse spirituali che politiche. Chi è stato delegato
a “comandare” deve farlo con “capacità” e “fermezza” per risolvere le esigenze del popolo. Il nuovo Papa ha
scelto di chiamarsi “Francesco”, il
primo nella storia dei Papi. Un nome molto impegnativo. La stampa e i Tg
nazionali l’hanno subito denominato “Il
Papa dei poveri”. Ma qui bisogna intendersi. Francesco D’Assisi era povero
per scelta e per missione, ma a quei tempi non c’erano le esigenze di oggi. Non
c’era la Tv, gli elettrodomestici, le automobili, gli smartphone… insomma non
c’era nulla di quelle comodità che oggi sono diventati “indispensabili” (almeno alcune) e non più un lusso. Giusto,
quindi, che l’uomo aspiri a un certo benessere. Allora, che senso ha promuovere
il culto della povertà? Se con questo s’intende costringere gli esseri umani a
essere più “sobri” siamo d’accordo.
Se si tratta di rinunziare al “normale”
benessere, non siamo d’accordo. Se,
invece, s’intende che sia la Chiesa a “rinunciare”
a perseguire la ricchezza, allora non solo siamo d’accordo, ma attendiamo “segni concreti”. Il clero è una “casta” delle peggiori che non segue gli
insegnamenti di Gesù’ Cristo. Vive nel lusso e nell’abbondanza ignorando i “diseredati”. Dovrebbe rinunciare a
molti privilegi e smettere di “addobbarsi”
con crocefissi, catene e anelli d’oro (il crocefisso di Papa Francesco è di
ferro), di vestire abiti costosi, di vivere in
palazzi sfarzose e viaggiare con auto lussuose. Avete notato che, per lo
più, i vescovi e i cardinali (ma anche qualche prete) sono ben “pasciuti” e “rubicondi” per il ben mangiare e il meglio bere? La Chiesa è la
più grande, potente e ricca “multinazionale”
del mondo. Possiede capitali immobiliari, e non solo, in tutti i Paesi del
globo. Ha proprietà anche nel più piccolo villaggio. E’ diventata ricca e
potente per la “carità” ricevuta dai
suoi fedeli. La Chiesa chiede la “carità”, ma non ne fa se non i minima parte. Papa
Francesco ha detto che la “misericordia
cambia il mondo”. Mi attendo che imponga alla Chiesa di diventare più “sobria” e “caritatevole” per diminuire di molto (se non eliminare) la povertà
nel mondo. La Chiesa può farlo. Di soldi ne ha tanti anche troppi. Ma vedrete
che la potente e spregiudicata “casta” del
clero glielo impedirà. Speriamo soltanto che a Francesco non gli capiti la
stessa sorte di Albino Luciani, Papa Giovanni Paolo I.
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