martedì 12 marzo 2013

Un sacco bello!

Sappiamo tutti che nessuno legge i programmi dei partiti. Tutti sanno che sono un libro dei sogni, dunque irrealizzabili. Troppo spesso in passato le promesse non sono state mantenute. Neanche le più ragionevoli. I programmi sono un modo per prendere gli elettori per i fondelli e per questo la gente li ignora. Generalmente le persone hanno idee “schematizzate” e “radicalizzate”. Pensano che il Pd sia il partito che cerca di favorire i lavoratori contro i ricchi e gli sfruttatori. Il Pdl e’ il partito che incoraggia la libera iniziativa per creare più lavoro e vuole che ci sia meno Stato nella vita dei cittadini. Se si parla di un’accusa a Berlusconi, la conclusione è semplice: per quelli di sinistra tutte le imputazioni sono già sentenze di condanna, per quelli di destra Berlusconi sono vittima delle solite calunnie. Parlando con l’uomo della strada, si capisce che non ha idee più “profonde” di queste. Il programma di Grillo invece è semplice immediatamente comprensibile a tutti: “Basta” con i partiti. “Basta” con la corruzione. “Basta” con l’euro. “Basta” con i privilegi della casta. “Basta” con tutti i politici attuali, bisogna mandarli a casa in blocco. Tanto, i nuovi non potrebbero essere peggiori! “Basta” con le speranze tradite. “Basta” con le promesse non mantenute, bisogna azzerare tutto e ripartire da capo.  Il programma di Grillo si riassume in una sola parola: “Basta!”. Programma piuttosto “vago” e per questo “inattuabile”. Una “protesta urlata”, per quanto giustificata, non è un programma e neppure offre una soluzione. L’esasperazione di cui Grillo si fa portavoce “non conduce da nessuna parte”, se non s’indicano azioni specifiche e “concretamente realizzabili”.  Ad esempio non fa parte dei progetti realizzabili il “reddito di cittadinanza” a chiunque sia disoccupato. Probabilmente Grillo guadagna tanto da credere che mille euro siano una “quisquilia”. C’è troppa gente che lavora 40 ore settimanali e tuttavia non li guadagna. E comunque, con i disoccupati attuali sarebbero necessari 36 miliardi e contando quelli che disoccupati lo diverrebbero immediatamente (per riscuotere il sussidio) quella somma almeno si raddoppierebbe. È una promessa “totalmente fuori dalla realtà”. È vero che i programmi senza capo né coda a volte hanno ugualmente un grande successo. Gridare “Basta!” va benissimo per vincere le elezioni. Ma poi bisogna governare. Saper utilizzare la vittoria è tanto difficile quanto amministrare i tanti milioni vinti con la lotteria. Non a caso, a volte, dopo qualche tempo si apprende che i fortunati hanno perduto tutto. Grillo deve stare attento. È partito dicendo “Basta!” ma dovrebbe sapere che il popolo può dirlo anche a lui, se appena si accorge che dietro le “parolacce” gridate al microfono “non c’è niente”. Per ora i “grillini” rievocano la famosa scena del film di Carlo Verdone “Un sacco bello” in cui il giovane “hippy” prova a spiegare al padre e al parroco l’attività’ del loro gruppo: “Cioè, siamo un gruppo di ragazzi no, che stanno fondando una comunità agricola no, cioè come alternativa all'inquinamento urbano, cioè inteso non soltanto come scorie eccetera, no, cioè inteso anche come inquinamento morale capito in che senso? Cioè allora, mentre le ragazze provvedono alla raccolta dei frutti naturali della terra no, tipo carciofi, ravanelli, insalata, piselli no, tutta robbba vegetale un sacco bbuona no, noi ragazzi invece provvediamo così alla dimensione artigggianale no, cioè tutti lavoretti così in ceramica, in cuoio no, così eccetera no, per sentirci in noi stessi in quanto entità fisico psichica a contatto con gli altri no, cioè in questo mondo cosmico pantistico naturalistico no, cioè un mondo in cui è l'amore che vince e il male che perde no, cioè un modo in cui veramente domina la fratellanza no”. Ovviamente un paragone “spiritoso”, da non prendere alla lettera, ma il discorso di Verdone assomiglia molto al “guazzabuglio” delle “proposte ingenue” e “teorie strampalate” espresse dai “grillini” eletti in Parlamento nella loro recente assemblea di Roma. In generale il Movimento 5 Stelle e’ il frutto della cultura “anti capitalista”, antagonista, no global, che la sinistra italiana, politica e intellettuale, ha diffuso per decenni dal ‘68 a oggi. Vi si ritrovano tutte le “subculture” del post comunismo (ormai uscito sconfitto dalla storia) per combattere il “liberalismo” e la “democrazia” rappresentativa.

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