- Guardatevi di fare del bene.
-
- Gianni Pardo
Giovedì, 23 Maggio 2013
Un tempo queste notizie avevano un sapore esotico, oggi invece le leggiamo
come attuali e riferite non agli Stati Uniti, ma al nostro Paese. Gli italiani
si avviano a cercare un colpevole per qualunque danno, per qualunque incidente,
per qualunque cosa vada male. Può mai morire, in ospedale, un giovane di
ventiquattro anni? Ci deve per forza essere un colpevole. Né i cittadini sono
lasciati soli, in ciò: li ha seguiti entusiasticamente una magistratura che,
malgrado un ritardo inammissibile nella repressione dei reati denunciati, sembra
andare a cercarne altri. Magari per fatti che, a lume di buon senso, non
somigliano a crimini. Un ottimo esempio è la condanna dei geologi per il sisma
dell’Aquila: è stato affermato il principio giuridico (non sismologico) secondo
cui i terremoti si possono prevedere. E chi non lo fa è colpevole di omicidio
colposo. Corollario: a scanso di responsabilità, qualunque sismologo
intervistato prevederà il “big one” in qualunque posto e in qualunque giorno di
qualunque anno.
Ora la collezione si è ampliata col fatto di cronaca seguente: una suora preside è stata
condannata a ventiquattro giorni di arresti domiciliari e venticinque mila euro
di risarcimento per lesioni colpose: infatti ha rimproverato un paio di
ragazzini di tredici anni perché avevano fumato e uno di loro si è buttato dalla
finestra, rimanendo invalido al 90%. Anche la scuola - forse colpevole di avere
delle finestre - è stata condannata a pagare 300.000 € come provvisionale.
“Provvisionale” significa che la somma potrebbe essere parecchio più alta.
I commenti sono sconsolati. E non riguardano quest’ultima sentenza, dopo
tutto in linea con la moda attuale: riguardano le conseguenze della nuova
mentalità. Mentre le persone generose ed inesperte continueranno a mettersi nei
guai (e ad essere condannate) i più furbi e i più cinici eviteranno tutte le
occasioni di “responsabilità”. Perché mai mettere un brutto voto ad un alunno,
se poi lui potrebbe suicidarsi? Voto minimo sei. Che poi si esca dall’esame di
Stato pressoché analfabeti, che i ragazzi abbiano perduto anni nei banchi per
non imparare quasi nulla, è cosa senza importanza. Saranno contenti gli alunni,
le famiglie, i giornali e le anime belle. Todos Caballeros.
La preside emiliana ha forse voluto evitare che quei ragazzini contraessero
il cancro ed ha sbagliato fino a meritare la reclusione. In futuro, se ha buon
senso, lascerà che gli adolescenti si iniettino l’eroina in classe. Un medico
non tenterà una manovra disperata, per salvare il malato, se poi potrà essere
accusato di averne così affrettato la morte di dieci minuti. Infatti
giuridicamente questo “anticipo” costituisce omicidio. E il pompiere in bilico
sulla scala non indurrà il malcapitato sul balcone del quarto piano a salirvi:
infatti se nella manovra quello cadesse, anche lui sarebbe condannato per
omicidio colposo.
Se si ragiona con questa mentalità, si costringono le persone migliori a non
dare mai una mano al prossimo. Il rischio che una buona intenzione si risolva in
un imprevedibile danno c’è sempre. Meglio non trattenere per la mano chi sta per
cadere nel burrone: gli si potrebbe provocare una slogatura ed essere poi
dichiarati colpevoli di lesioni colpose.
Questa società tende a diseducare i giovani, a perdonare gli scervellati e i
criminali, e ad essere severa fino alla persecuzione con galantuomini fallibili,
certo, ma pieni di buona volontà. Persone che a volte fanno soltanto il loro
dovere.
La cosa più stupefacente è infine che questa tendenza sociale, applaudita da
tanti, è giuridicamente erronea. Il codice penale non reputa colpevole né chi
agisce per salvare qualcun altro da un pericolo attuale (stato di necessità,
art.54) né chi agisce nell’adempimento di un dovere (art.51), perfino se le
circostanze sono erroneamente supposte (art.59). Il professore che valuta “1” un
compito di matematica disastroso adempie il proprio dovere. E se quel compito
poteva essere da “3”, e lui invece in buona fede lo valuta da “1”, ha ancora
adempiuto il proprio dovere: anche se il ragazzo si suicida. Di quella morte è
colpevole solo chi l’ha voluta.
L’esimente, come è ovvio, cade in caso di colpa grave, ma ciò significa che
il medico deve essere punito se commette un errore macroscopico, non per
qualunque evento pressoché imprevedibile. O prevedibile dopo gli attenti studi e
i calmi esami di quei periti del magistrato che, nell’accettare l’incarico,
richiedono tre mesi di tempo per presentare la loro relazione.
Bisognerebbe amministrare la giustizia penale con maggiore prudenza. E a
volte, si direbbe, con maggiore competenza.
Giovedì, 23 Maggio 2013
Un tempo queste notizie avevano un sapore esotico, oggi invece le leggiamo
come attuali e riferite non agli Stati Uniti, ma al nostro Paese. Gli italiani
si avviano a cercare un colpevole per qualunque danno, per qualunque incidente,
per qualunque cosa vada male. Può mai morire, in ospedale, un giovane di
ventiquattro anni? Ci deve per forza essere un colpevole. Né i cittadini sono
lasciati soli, in ciò: li ha seguiti entusiasticamente una magistratura che,
malgrado un ritardo inammissibile nella repressione dei reati denunciati, sembra
andare a cercarne altri. Magari per fatti che, a lume di buon senso, non
somigliano a crimini. Un ottimo esempio è la condanna dei geologi per il sisma
dell’Aquila: è stato affermato il principio giuridico (non sismologico) secondo
cui i terremoti si possono prevedere. E chi non lo fa è colpevole di omicidio
colposo. Corollario: a scanso di responsabilità, qualunque sismologo
intervistato prevederà il “big one” in qualunque posto e in qualunque giorno di
qualunque anno.
Ora la collezione si è ampliata col fatto di cronaca seguente: una suora preside è stata
condannata a ventiquattro giorni di arresti domiciliari e venticinque mila euro
di risarcimento per lesioni colpose: infatti ha rimproverato un paio di
ragazzini di tredici anni perché avevano fumato e uno di loro si è buttato dalla
finestra, rimanendo invalido al 90%. Anche la scuola - forse colpevole di avere
delle finestre - è stata condannata a pagare 300.000 € come provvisionale.
“Provvisionale” significa che la somma potrebbe essere parecchio più alta.
I commenti sono sconsolati. E non riguardano quest’ultima sentenza, dopo
tutto in linea con la moda attuale: riguardano le conseguenze della nuova
mentalità. Mentre le persone generose ed inesperte continueranno a mettersi nei
guai (e ad essere condannate) i più furbi e i più cinici eviteranno tutte le
occasioni di “responsabilità”. Perché mai mettere un brutto voto ad un alunno,
se poi lui potrebbe suicidarsi? Voto minimo sei. Che poi si esca dall’esame di
Stato pressoché analfabeti, che i ragazzi abbiano perduto anni nei banchi per
non imparare quasi nulla, è cosa senza importanza. Saranno contenti gli alunni,
le famiglie, i giornali e le anime belle. Todos Caballeros.
La preside emiliana ha forse voluto evitare che quei ragazzini contraessero
il cancro ed ha sbagliato fino a meritare la reclusione. In futuro, se ha buon
senso, lascerà che gli adolescenti si iniettino l’eroina in classe. Un medico
non tenterà una manovra disperata, per salvare il malato, se poi potrà essere
accusato di averne così affrettato la morte di dieci minuti. Infatti
giuridicamente questo “anticipo” costituisce omicidio. E il pompiere in bilico
sulla scala non indurrà il malcapitato sul balcone del quarto piano a salirvi:
infatti se nella manovra quello cadesse, anche lui sarebbe condannato per
omicidio colposo.
Se si ragiona con questa mentalità, si costringono le persone migliori a non
dare mai una mano al prossimo. Il rischio che una buona intenzione si risolva in
un imprevedibile danno c’è sempre. Meglio non trattenere per la mano chi sta per
cadere nel burrone: gli si potrebbe provocare una slogatura ed essere poi
dichiarati colpevoli di lesioni colpose.
Questa società tende a diseducare i giovani, a perdonare gli scervellati e i
criminali, e ad essere severa fino alla persecuzione con galantuomini fallibili,
certo, ma pieni di buona volontà. Persone che a volte fanno soltanto il loro
dovere.
La cosa più stupefacente è infine che questa tendenza sociale, applaudita da
tanti, è giuridicamente erronea. Il codice penale non reputa colpevole né chi
agisce per salvare qualcun altro da un pericolo attuale (stato di necessità,
art.54) né chi agisce nell’adempimento di un dovere (art.51), perfino se le
circostanze sono erroneamente supposte (art.59). Il professore che valuta “1” un
compito di matematica disastroso adempie il proprio dovere. E se quel compito
poteva essere da “3”, e lui invece in buona fede lo valuta da “1”, ha ancora
adempiuto il proprio dovere: anche se il ragazzo si suicida. Di quella morte è
colpevole solo chi l’ha voluta.
L’esimente, come è ovvio, cade in caso di colpa grave, ma ciò significa che
il medico deve essere punito se commette un errore macroscopico, non per
qualunque evento pressoché imprevedibile. O prevedibile dopo gli attenti studi e
i calmi esami di quei periti del magistrato che, nell’accettare l’incarico,
richiedono tre mesi di tempo per presentare la loro relazione.
Bisognerebbe amministrare la giustizia penale con maggiore prudenza. E a
volte, si direbbe, con maggiore competenza.
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