Che farà il M5S da grande?
Giugno 2013
L’interesse per il Movimento 5 Stelle rischia di divenire maniacale ma la
cosa ha una giustificazione. Immaginiamo una bilancia a due piatti e mettiamo su
un piatto i parlamentari di centrodestra e sull’altro i parlamentari di
centrosinistra. Poi vediamo a parte i deputati del Movimento ed è inevitabile
che ci chiediamo che cosa intendano fare, in futuro. Soprattutto perché,
rimanendo lì, la bilancia non terrà nessun conto di loro, mentre se saltassero
su uno dei piatti gli equilibri ne sarebbero profondamente modificati. Ma
nessuna soluzione è facile. Per come è stato costituito, il gruppo non è
coerente. I membri provengono da esperienze diverse, magari prevalentemente di
sinistra, ma non di una sinistra inquadrata e ideologicamente attrezzata.
Intellettualmente hanno componenti utopiche, ribelliste e anarchiche.
Da un lato hanno tendenza ad associarsi con i partiti di sinistra, dall’altro
tengono alla loro autonomia e possono avere comportamenti imprevedibili e
inaffidabili. Dunque non è detto che, decisa qualcosa, l’insieme si muova poi
compatto nella direzione scelta.
Attualmente c’è il freno della disciplina ferrea che vuole imporre il Capo ma
Beppe Grillo sta sbagliando metodo. Dimentica che ha allevato degli
individualisti e soprattutto che non può attaccare tutto e tutti. Più si procura
dei nemici, più incoraggia i dissidenti a coalizzarsi contro di lui. Non si deve
parlare di espulsione se non per fatti veramente gravi. L’espulso infatti non è
autorizzato, è addirittura costretto a procurarsi nuovi amici e in primo luogo
li cercherà nello stesso gruppo di provenienza. Più Grillo è tirannico, più
rischia di ridursi il suo potere. Né l’aiuteranno gli insulti ai possibili amici
di altri partiti, come l’epiteto di “cane da riporto” (condito con altre note
personali persino sull’aspetto fisico) affibbiato a Civati.
Altro errore di Grillo è quello di credere che, dal momento che i
parlamentari non sarebbero stati eletti senza di lui, per questo gli debbano
obbedienza. Il tradimento non è un’esclusività degli eletti di Berlusconi. Fino
ad ora, a forza di minacce e proclami, le sue perdite si sono limitate a due
deputati e una senatrice, ma di questo passo molti si accorgeranno che qualcuno
vuole tenerli al guinzaglio. Inoltre vedranno che la senatrice Gambaro, invece
di essere una reietta, da domani avrà una visibilità e un’autonomia che sarà
negata a tutti loro: sarà libera di parlare e di decidere come meglio
preferisce. In Senato conterà per uno, ma conterà.
La breve storia del Movimento fa pensare al problema di chi va
occasionalmente a letto con una donna e poi si trova ad averla messa incinta e a
doverla sposare. Quelli che l’hanno votato probabilmente si aspettavano di
essere in pochi a manifestare la loro rabbia, ma nel momento in cui Grillo si
vanta che il suo è il “primo partito”, la sterile protesta, l’Aventino
programmatico e sostanzialmente ininfluente, non bastano più. Per non parlare
del discredito nato dalle beghe miserabili sugli scontrini, sulla televisione e
altre polemiche stupide. La gente comincia ad essere delusa. La Sicilia, e
Catania in particolare, come sempre pantografo degli umori nazionali, sono
passate dall’entusiasmo a un brutale rigetto.
Il M5S è prigioniero delle proprie premesse. La totale scomunica della
politica nazionale in tanto può essere realmente produttiva in quanto si incarni
in una rivoluzione, magari conducendo al partito unico. Se invece si è entra nel
gioco democratico e non si sa o non si può giocarlo, si dimostra tutta la
propria debolezza. Se il Movimento si allea col Pd, ammesso che si possa
ricucire lo strappo delle umiliazioni inflitte a Bersani, sarà soltanto il
junior partner del partito erede del Pci e per giunta gli alleati si
troverebbero ad affrontare una crisi economica che farà ogni giorno più
scontenti. La Santanché, in un talk show, gridava che una tale alleanza lei “la
auspica, la auspica!”, perché un simile governo non durerebbe tre mesi.
Il Movimento si è infilato in un vicolo cieco. Se si allea col Pd,
condividerà la probabile responsabilità di una crisi epocale. Se si frantuma,
andrà ad ingrossare le file di altri partiti. Se rimane unito e all’opposizione
di tutto e tutti, diverrà tanto ininfluente da essere dimenticato. E
probabilmente sarà cancellato dall’orizzonte alle prossime elezioni. Ancora oggi
suscita curiosità e ci si chiede dove andrà a parare, ma quando fosse chiaro a
tutti che non va da nessuna parte, si considererà quel 25% di voti
dell’elettorato un semplice incidente di percorso. Un’occasione sprecata. Un
sketch comico mal riuscito, caro Grillo.
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