domenica 23 giugno 2013


Questo secolo sarà glaciale. Lo afferma lo scienziato russo H. Abdussamatov

   
Giugno 2013
Secondo lo scienziato l’origine del cambiamento climatico è nel Sole che sta entrando in una fase di Grande Minimo della sua attività di irradiazione. Un avvertimento che dovrebbe essere preso in seria considerazione dai nostri governanti, data la situazione di totale insufficienza energetica nella quale politiche demagogiche e miopi hanno congelato il paese.
La certezza che lo scienziato manifesta nasce sia dallo studio dell’attività solare, che si avvale del modulo russo della Stazione Satellitare Internazionale, che dallo studio della storia dei fenomeni solari e terrestri (2).
Questi presentano una periodicità tale da permettere una proiezione affidabile e realistica per il futuro. Infatti quanto sta per succedere è già successo ciclicamente nel tempo, con il verificarsi di glaciazioni periodiche seguite da fasi di riscaldamento, ogni 200 anni circa. Abdussamatov ammonisce: La comprensione tempestiva della realtà del sopraggiungente raffreddamento globale richiede una scelta mirata di misure adeguate ed affidabili che permetteranno al genere umano, in particolare a popolazioni situate lontano dall’equatore, di adattarsi al futuro raffreddamento globale. Ma veniamo agli aspetti più strettamente scientifici, che tratteremo in modo descrittivo, lasciando ai più interessati la possibilità di accedere all’articolo originale allegato.
Grandi variazioni di lungo termine dell’ Irradiazione Solare Totale (TSI) sono dovuti ai cambi nella forma dell’orbita della Terra e all’inclinazione dell’asse della Terra rispetto al piano dell’orbita; sono conosciute come i cicli astronomici di Milankovitch e portarono ai Grandi Periodi Glaciali. Cambiamenti considerevoli nella distanza media annua tra il Sole e la Terra in un periodo di circa 100.000 anni, e le conseguenti variazioni di TSI, portarono la terra a ricoprirsi totalmente di ghiaccio, o ad esserne completamente priva. Queste grandi variazioni vanno al di la della prevedibile esperienza umana diretta; noi ci occuperemo delle variazioni a più breve termine, che si riscontrano in epoche storiche durante pochi millenni, secoli o addirittura decenni dando luogo alle cosiddette Piccole Ere Glaciali.
Abdussamatov ha riscontrato che l’Irradiazione Solare Totale (TSI) è soggetta a cicli di massimo e di minimo che durano circa 200 anni, insieme a cicli di attività di circa 11 anni evidenziati dalle macchie solari. Già di per sé la combinazione di queste variazioni porterebbero a cambiamenti climatici ciclici sulla Terra. Ma in aggiunta si verificano fenomeni di amplificazione e di sfasamento dovuti alla complessità del sistema Terra, con il suo involucro di atmosfera ed acque (il cosiddetto Oceano Globale), che cercheremo di descrivere.
Il primo fattore da considerare è il concetto di Bilancio Energetico della Terra (Earth Energy Budget). La Terra assorbe energia termica dal sole riscaldandosi, ma mediamente nel tempo ne emette altrettanta verso lo spazio, altrimenti si riscalderebbe senza limiti. C’è quindi un bilancio tra energia assorbita legata alla TSI, ed energia emessa, che in una situazione di perfetto equilibrio sarebbe sempre uguale a zero. In realtà intervengono vari fattori a turbare questo equilibrio.
Il primo è l’inerzia termica del sistema Terra, dovuto in larga parte all’ Oceano Globale, che assorbe ed accumula l’energia solare. Durante la fase del periodo solare quasi bicentennale in cui la TSI aumenta, l’energia emessa dalla Terra nello spazio rimane ad un livello inferiore a quello dell’energia assorbita , in quanto parte del calore viene immagazzinata nell’Oceano Globale. Raggiunto il massimo bicentennale inizierà un declino della radiazione emessa dal Sole, ma questo non si tradurrà subito in una diminuzione della temperatura terrestre a causa della riserva di calore accumulata nell’ Oceano Globale. Si verificherà inizialmente un rallentamento nella crescita della temperatura terrestre, fino a raggiungere un massimo dopo il quale anche questa inizierà la discesa. Quindi nel ciclo della temperatura terrestre il massimo si verificherà con un ritardo di circa 20 anni rispetto al massimo dell’Irradiazione Solare. Entreremo a questo punto in una fase in cui la quantità di energia trasmessa dal Sole ed assorbita dalla Terra, scende al di sotto di quella irradiata dalla Terra nello spazio, determinando una situazione di deficit termico. Quindi rispetto ad una situazione ideale di perfetto equilibrio tra energia assorbita ed energia emessa, la Terra viene nella realtà a trovarsi alternativamente in una situazione di guadagno o di deficit, e questo porta a periodiche variazioni climatiche di riscaldamento e di raffreddamento. Dice Abdussamatov: “Le voci di credito e di debito del budget energetico sono sempre in uno stato non bilanciato, e questo è alla base del sistema climatico…. Le valutazioni estese a lunghi periodi di tempo permetteranno di determinare in maniera affidabile il valore sia dell’eccesso di energia accumulata che il deficit del budget termico e di predire in anticipo con grande accuratezza la direzione e l’entità dei prossimi cambiamenti climatici. A partire dagli anni 90 è stata osservata una diminuzione sia della TSI che della porzione assorbita dalla Terra. Il pianeta avrà un bilancio energetico negativo in futuro perché il Sole è entrato in una fase di declino del suo ciclo quasi bicentennale di variazioni della TSI concomitante con una caduta undecennale delle macchie solari. Questo porterà ad una caduta della temperatura e all’inizio di una Piccola Era Glaciale a partire approssimativamente dal 2014”.
Al meccanismo descritto si sovrappongono però fenomeni terrestri secondari originati dalle variazioni della TSI che possono agire nella direzione di aumentarne o diminuirne gli effetti: sono i cosiddetti feedback. Tra questi esaminiamo l’Albedo, che consiste nella riflessione nello spazio delle radiazioni solari ad opera delle nuvole e delle superfici terrestri coperte da ghiaccio e neve. Ad un primo raffreddamento causato dalla diminuzione della radiazione solare, si aggiunge come conseguenza una maggior estensione delle superfici riflettenti, nevi, ghiacci e nuvole, che accentuano lo sbilanciamento termico aumentando il deficit tra energia ricevuta ed emessa dalla Terra in misura tale da superare l’effetto della sola diminuzione bicentennale della TSI.
Il tutto poi influenza in maniera diretta la composizione stessa dell’atmosfera e la sua capacità di trattenere calore grazie all’effetto serra. Qui si verificano degli altri feedback. Bisogna innanzitutto notare che il maggior contributo all’effetto serra (circa il 70%) viene dato dal vapore acqueo , la cui concentrazione nell’atmosfera è circa 10 volte superiore a quella della CO2 (anidride carbonica, detta anche biossido di carbonio), e che inoltre ha una struttura molecolare maggiormente adatta ad assorbire le radiazioni caloriche (onde lunghe nel campo dell’infrarosso). Il raffreddamento porta ad una minore evaporazione delle acque e quindi ad una minor concentrazione di vapore negli strati bassi dell’atmosfera, e questo diminuisce l’effetto serra facendo aumentare la quantità di energia dispersa verso lo spazio.
Ma anche la CO2 gioca un ruolo di amplificazione dei fenomeni. Vediamo perché. Dobbiamo in primo luogo sapere che la CO2 che entra in gioco si trova non solo nell’atmosfera ma, in gran parte, è disciolta nelle acque. Si calcola che la quantità di CO2 disciolta sia 50 volte superiore a quella atmosferica. Orbene, tra CO2 disciolta e CO2 atmosferica si stabilisce un equilibrio dinamico, in cui continuamente molecole CO2 vengono inglobate e disciolte dall’acqua ed altre evaporano dall’acqua all’atmosfera. Questo equilibrio dinamico dipende dalla temperatura. La solubilità della CO2 nell’acqua diminuisce quando la temperatura dell’acqua sale, e quindi nei periodi di riscaldamento della Terra, provocati dal ciclo quasi bicentennale dell’attività solare, una quantità proporzionalmente maggiore di CO2 passerà dall’acqua all’atmosfera e quindi il contenuto di CO2 nell’atmosfera aumenterà di conseguenza. Al contrario nei periodi di raffreddamento le acque assorbiranno maggiori quantità di CO2, sottraendola all’atmosfera. Questo comporterà tendenzialmente ad una diminuzione dell’effetto serra aggravando il raffreddamento.
Ma le variazioni della TSI influenzano anche le dinamiche degli oceani: “Gli ultimi studi confermano un diretto effetto congiunto (con un certo ritardo) delle variazioni quasi undecennali e di quelle quasi bicentennali dell’ Irradiazione Solare Totale (TSI) sui cambiamenti dello stato superficiale (da decine a centinaia di metri in profondità) del Pacifico tropicale dando origine alle correnti El Niño e la Niña, associate con l’apparire di acque calde o fredde che influenzano il clima. I cambiamenti dei parametri osservati di El Niño durante i passati 31 anni non corrispondono ai cambiamenti predetti dai modelli climatici dell’IPCC, che suggeriscono il ruolo predominante dei gas serra. Invece le oscillazioni dei parametri di El Niño sono principalmente dovuti alla causa naturale delle variazioni cicliche della TSI.” Ma per l’Europa l’alterazione delle dinamiche oceaniche potrebbe dare effetti molto gravi. Infatti “Il declino della TSI a partire dagli anni 90 ha comportato l’acquisizione di una minor quantità di energia solare della parte tropicale dell’Oceano, e questo può indebolire gradualmente la potenza e la velocità della circolazione atmosferica ed oceanica, ed in primo luogo della Corrente del Golfo, in quanto la quantità di calore fornito dall’oceano alla corrente sta diminuendo. Questo comporterebbe un ulteriore raffreddamento del clima dell’Europa occidentale”.
A questo punto, dice Abdussamatov: “… L’impatto dei successivi feedback sempre crescenti può portare ad un’ ulteriore caduta della temperatura globale ben oltre l’effetto della diminuzione stessa della TSI . Infatti lo studio di tutte le variazioni del clima terrestre apprezzabili negli ultimi 7500 anni indicano che il ciclo quasi bicentennale della TSI è responsabile per i corrispondenti meccanismi ciclici di cambiamento climatico, dai periodi di riscaldamento alle piccole ere glaciali; addirittura si può dire che le variazioni periodiche della TSI determinino la scala temporale di quasi tutti i processi fisici che accadono nel sistema Sole-Terra. Noi abbiamo trovato che le variazioni della TSI sono correlate in modo sincrono (sia in fase che in ampiezza) con le variazioni cicliche quasi bicentennali e undecennali dell’indice dell’attività delle macchie solari . Questo ha permesso di studiare il decorso della TSI durante i secoli e perfino i millenni passati, confrontarlo con i corrispondenti cambiamenti climatici del passato e studiare le variazioni future. Pertanto noi possiamo affermare che tutti, o almeno gli ultimi 18 raffreddamenti profondi e riscaldamenti stabilitisi entro gli ultimi 7500 anni furono causati dalle variazioni cicliche quasi bicentennali della TSI assieme ad effetti secondari di feedback successivi”.
Secondo Abdussamatov la concatenazione tra la caduta della TSI ed i feedback a questa correlati porteranno ad una caduta della temperatura simile a quella avvenuta tra il 1645 ed il 1715 e conosciuta come Grande Minimo di Maunder. Le cronache del tempo testimoniano di una attività solare quasi assente, caratterizzata dalla mancanza di macchie solari; oggi sappiamo che coincise anche con un minimo bicentennale della TSI. La circostanza determinò freddo intenso in Europa e Nord America, tanto da essere definita “piccola era glaciale”. Fu caratterizzata da inverni molto rigidi, carestie e migliaia di morti. Gli effetti in Italia sono descritti al link 3. Nel 1709 la laguna veneta gelò completamente.
Da analisi dei ghiacci antartici si ricava la glaciazione fu estesa a tutto il globo. Una situazione simile starebbe per verificarsi portando allo stabilirsi di un Grande Minimo di tipo Maunder attorno al 2040 con una fase di profondo raffreddamento che potrebbe prolungarsi fino alla fine del secolo.
Bisogna notare che da quanto esposto precedentemente si evince che la concentrazione di CO2 nell’atmosfera è una conseguenza del riscaldamento terrestre, e non la sua causa. Questo è confermato dall’analisi dei ghiacci polari dai quali si possono trarre informazioni per almeno gli ultimi 800.000 anni. Ebbene, l’analisi delle calotte ghiacciate antartiche mostra che la concentrazione di anidride carbonica nell’atmosfera segue l’aumento di temperatura con un ritardo di 400-800 anni. Durante i cicli glaciali/interglaciali i picchi di concentrazione dell’anidride carbonica non hanno mai preceduto, ma invece hanno seguito i periodi di riscaldamento. Nell’era moderna uno studio effettuato sulla base dei dati da Gennaio 1980 a Dicembre 2011 ha pure evidenziato un ritardo di circa 10-12 mesi nell’andamento della concentrazione della CO2 rispetto a quello delle temperature del mare e dell’atmosfera.
Abdussamatov afferma inoltre: “La CO2 rilasciata da sorgenti antropogeniche ha piccola influenza sui cambiamenti osservati; questo è anche comprovato dal fatto che i cambiamenti climatici non si accordano temporalmente con i cambiamenti avvenuti nelle emissioni umane”. Ed è esemplare a questo proposito quanto avvenuto nel periodo 1940-1975 quando, ci fu un boom dell’attività industriale ed un conseguente aumento di emissioni di CO2 ma a questo non corrispose un aumento, bensì una diminuzione delle temperature reali come da tempo evidenziato dal prof. Franco Battaglia (4).
Ancora un cenno alle eruzioni vulcaniche. Secondo Abdussamatov esse hanno un’influenza transitoria sul clima in quanto particelle solide e gassose emesse nell’atmosfera possono schermare i raggi solari e contribuire alla formazione delle nuvole, ma comunque questi cambiamenti non sono di lungo termine perché l’atmosfera si auto-pulisce nello spazio di tempo da 6 mesi a qualche anno.

Infine è interessante venire a sapere che la correlazione tra macchie solari e clima fu annunciata la prima volta dal ben conosciuto astronomo Inglese William Hershel nel 1801 dopo aver scoperto una interrelazione inversa tra il prezzo del grano e l’attività solare prima e durante un periodo conosciuto come il Minimo di Dalton. Durante periodi di alta attività solare (relativo riscaldamento) la produzione di grano aumentava dando luogo ad una caduta dei prezzi. Quando il numero delle macchie solari diminuiva significativamente (relativo raffreddamento) i prezzi andavano su. Hershel assunse che il cambio del prezzo era dovuto ad un corrispondente cambiamento del clima, ma non seppe spiegare la natura fisica del fenomeno. Questo conferma pure che, contrariamente a quanto spesso divulgato, il riscaldamento tendenzialmente favorisce la produzione agricola favorendo la crescita delle piante, allungando i periodi di coltivazione, estendendo le aree coltivabili verso le zone più fredde.
 

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