Alessandro Corneli
Mercoledì, 10 Luglio 2013
In fondo, Enrico Letta è una sorpresa, la
sorpresa che non c’è, nonostante la svolta generazionale. Almeno Mario Monti, se
non si fermava a coccolare goffamente un cagnolino, era un tecnico che
nascondeva in un linguaggio ermetico-arcaicizzante il non-fare, una volta messa
a tacere la loquace Fornero che era riuscita a scatenare qualche emozione (non
tutte positive: vedi esodati). Rispondendo nel corso del question time,
Enrico Letta ha confermato quanto aveva detto poco meno di un mese fa
(bell’esempio di coerenza): “Sarà lotta senza quartiere all’evasione
fiscale”.
Come dire: ce l’abbiamo già in tasca i circa 140
miliardi di euro di evasione (all’anno: in cinque anni saremo straricchi). Ormai
nemmeno più nelle conversazioni al bar si raccontano certe banalità. La realtà è
diversa: l’aumento delle tasse ha fatto diminuire il gettito fiscale.
Seconda affermazione sconvolgente: “Il governo considera il tema del
pagamento (dei debiti della Pa) come la base essenziale perché arrivi la ripresa
nell’ultimo trimestre dell’anno” e si impegna a “rimuovere ogni ostacolo” al
saldo dei crediti alle imprese. Agli eredi, forse, arriverà qualcosa, e comunque
buona parte dei soldi andranno alle banche che hanno anticipato. Una solenne
presa in giro, ma detta da uno da cui tutti comprerebbero un’auto usata. Questo
è il suo segreto. Ma forse non è più un segreto.
Sempre Lette ha rivolto un accorato appello alle banche: “Facciamo squadra”.
La risposta è venuta da Bankitalia: a maggio, i prestiti delle banche al settore
privato hanno registrato una contrazione su base annua del 2,4% (-2,2% ad
aprile) mentre quelli alle famiglie sono scesi dello 0,9% su anno dal -0,8% di
aprile. I prestiti alle società non finanziarie sono diminuiti, sempre su base
annua, del 3,6%.
Di fronte a questo scenario, che eufemisticamente viene detto dei “piccoli
passi”, che cosa devono dire il Fmi e le agenzie di rating? Che l’Italia non
va.
Ed ecco, provvida, l’operazione di “distrazione di massa”: la Cassazione che
decide di decidere ad alta velocità. Così tutto viene buttato nella polemica
politica, tutto viene ridotto a Berlusconi che lotta nelle aule dei tribunali
per evitare una condanna e questo, secondo la volgata, blocca la lotta
all’evasione, il pagamento alle imprese di quanto è loro dovuto, i prestiti
bancari, la ripresa: insomma, la felicità di tutti.
A sprizzare rotonda felicità era, martedì sera a Ballarò, Paolo
Mieli perché il “Corriere della Sera” aveva segnalato il rischio di una mezza
prescrizione per Berlusconi, salvando l’Italia perché la Cassazione aveva
rapidamente provveduto. Sarebbe bello se un articolo del “Corriere” potesse
spingere le banche a finanziarie l’economia, la magistratura a sbloccare 9
milioni di processi, la burocrazia a mobilitarsi sul serio per sconfiggere
l’evasione fiscale, e tutto il resto di cui questo Paese ha bisogno.
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