Davide Giacalone
Domenica, 15 Settembre 2013
Difficile azzeccare un filotto di concetti sbagliati, ma non solo Enrico
Letta c’è riuscito, alla festa di Scelta Civica, è andato oltre, facendo
sembrare un gioiello di univocità i “ma anche” di Valter Veltroni. (E la
smettano di chiamarle “feste”, scimmiottando i comunisti di un tempo, tanto più
che son meste assai). Riproduco l’affermazione del presidente del Consiglio, in
modo da sezionarla e mostrarne l’instabilità culturale e la vacuità politica:
“La Costituzione italiana è la più bella del mondo, ma solo nella prima parte.
Perché nella seconda, quando prevede due Camere che hanno esattamente le stesse
funzioni, e per di più con una legge elettorale che prevede due maggioranze
diverse non è logica: il bicameralismo perfetto è una follia”.
1. Finché si resta nel campo delle battute e della propaganda e vabbe’, si
può arronzare grossolanamente, ma se si parla seriamente sarebbe meglio evitare
queste sciocchezze cosmiche. Prive di quale che sia fondamento storico o
giuridico. La Costituzione italiana ebbe grandissimi pregi, ma che sia “la più
bella del mondo” lo si può sostenere solo ignorando il mondo. Nella sua prima
parte, inoltre, è radicata la ragione culturale, storica e politica che fa
fiorire la seconda, sicché detestare la pianta e inneggiare alle sue radici può
essere fatto solo da chi non ha capito l’indissolubile nesso.
Nella prima parte la libertà individuale (che comprende quella associativa e
d’impresa) è subordinata al bene collettivo. Mancando una definizione
accettabile del secondo ne deriva solo una limitazione della libertà in ragione
d’interessi sovraordinati. E questo è un gravissimo errore, è il nodo profondo
che rende brutta la Carta, perché la libertà è il bene collettivo più prezioso.
A volere l’iscrizione di questi principi furono le correnti del cattolicesimo
sociale e del comunismo, nella lucida consapevolezza che le vincolava a
condividere le scelte politiche e di politica economica, subordinando la società
e i cittadini a quella loro intesa. E, del resto, due erano i paesi europei
usciti massacrati dalla seconda guerra mondiale: la Germania finì divisa,
l’Italia a sovranità limitata. Supporre che quel vincolo vada non solo
mantenuto, ma osannato significa zavorrarsi con la parte peggiore del secolo
scorso.
2. Per dare sostanza a quel principio occorreva una formulazione
istituzionale coerente. Tale era il bicameralismo della perpetua doppia lettura
legislativa e della doppia fiducia governativa, ovvero il modo di affermare la
centralità del Parlamento e la necessaria, voluta, conseguente debolezza del
governo. Il sistema elettorale proporzionale era consustanziale a questo schema.
Pensare di romperlo solo in parte è un gravissimo errore, già commesso da quanti
hanno pensato bastasse cambiare la legge elettorale. Ergo: dire che la prima
parte è bellissima è il bicameralismo folle è dimostrazione di cognizioni
claudicanti e consapevolezza sussultoria.
3. I Costituenti non immaginarono le due Camere con maggioranze diverse.
Oltre tutto è stato lungamente vero il contrario. Il fatto è che, nel testo del
1948, non erano affatto uguali, e fra le cose diverse c’erano sia gli elettori
attivi che quelli passivi, oltre ai collegi di riferimento, al modo di
contabilizzare i voti e alla durata delle legislature. Sono stati i teorici
della “Costituzione più bella del mondo” a scassare progressivamente il tutto.
Ed è stato il partito di Letta, coadiuvato dal presidente Ciampi, a volere due
sistemi elettorali diversi nella loro natura, quindi a portare a maggioranze
diverse. Quando ha di queste critiche da fare, Letta, si procuri uno
specchio.
Il filotto ha una sua ragione: dire di volere riformare la Costituzione (cosa
più che giusta), ma negare di volerla cambiare. Chi si crede furbo ammira
l’arzigogolo affabulatorio, ciascuno leggendoci quello che gli pare. Chi ha una
mente piatta e banale, come l’autore di queste righe, legge le cose per quello
che sono e ne deduce che da una tale insalata variopinta e contraddittoria ci si
possono aspettare molte cose. Nessuna delle quali desta serena predisposizione
al festeggiamento. Una sola avvertenza: i ministri che appoggiano questa roba e
i parlamentari che la voteranno (ammesso che si giunga al voto) cerchino di far
passare più di un anno prima di comunicarci che si tratta di roba immonda e
riprovevole. Parlare e votare senza capire avvelena tutti. Ditegli di
smettere.
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