lunedì 16 settembre 2013

Giuliano Amato, il Giurista

 


Marco F. Cavallotti
Venerdì, 13 Settembre 2013
Che "tutto sia politica" ce lo spiegavano, un tempo, con aria filosofica i soloni del vecchio Pci. E la sentenza, assoluta e totalitaria, appariva sufficientemente cinica per affascinare molti giovani, sempre desiderosi di ritenersi e di apparire fra quelli che "non si fanno prendere per il naso". Mi promuovono o mi bocciano a scuola per motivi politici, mi assumono perché amico del notabile di questo o di quel partito, mi promuovono, manco a dirlo, per la stessa ragione, compro un libro per affinità ideologica con l'autore, mangio in questo o in quella maniera perché aderisco a questa o a quella visione del mondo, faccio le vacanze a Capalbio, al mare o ai monti pr le mie simpatie politiche...
Ma se "tutto è politica"', però, diventa difficile capire quali possano essere le basi della nostra convivenza. Le regole – quelle serie – diventano una pleonastica formalità (del resto molti ricorderanno come quei soloni proclamassero che la stessa "democrazia borghese" fosse un inutile orpello) e ciascuno si muove secondo quella che gli pare la convenienza sua o della sua parte.
Questa, ed altre tristi considerazioni, mi ha provocato la nomina di Giuliano Amato a membro della Corte costituzionale. E in effetti, mentre un tempo a far parte di quel paludatissimo complesso entravano illustri giuristi, scelti tra le file dei magistrati eccellenti e degli accademici più autorevoli, ora pare che anche i criteri che soprintendono a queste nomine - nella fattispecie, Amato entra nel novero di quelli di nomina presidenziale - i criteri si siano fatti del tutto "politici". Amato non è un “illustre giurista”, non ha mai fatto il giudice e non si è mai illustrato per eccelsi studi di diritto: non ne ha mai avuto il tempo. È solo un politico di lunghissimo corso, che dopo aver abbandonato Craxi nel momento della massima difficoltà ha fiutato la direzione dell'aria e, sempre rimanendo defilato rispetto ai colpi di vento più forti e pericolosi, è sopravvissuto ad ogni avversità arrivando semivergine fino ben addentro al XXI secolo. Che c'entra insomma Amato, il politico ed esperto (?) in amministrazione pubblica (visti poi i risultati, e visto che proprio lui ha avuto tanto a lungo le mani in pasta...), assai più che grande studioso?
Ma se "tutto è politica", come insegnavano i sagaci amici e compagni dell'abitatore del Colle, come stupircene? E come stupirci di certe sentenze dell'alto Consesso nel quale è stato inserito?

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