Marco F. Cavallotti
Venerdì, 13 Settembre 2013
Che "tutto sia politica" ce lo spiegavano, un tempo, con aria filosofica i
soloni del vecchio Pci. E la sentenza, assoluta e totalitaria, appariva
sufficientemente cinica per affascinare molti giovani, sempre desiderosi di
ritenersi e di apparire fra quelli che "non si fanno prendere per il naso". Mi
promuovono o mi bocciano a scuola per motivi politici, mi assumono perché amico
del notabile di questo o di quel partito, mi promuovono, manco a dirlo, per la
stessa ragione, compro un libro per affinità ideologica con l'autore, mangio in
questo o in quella maniera perché aderisco a questa o a quella visione del
mondo, faccio le vacanze a Capalbio, al mare o ai monti pr le mie simpatie
politiche...
Ma se "tutto è politica"', però, diventa difficile capire quali possano
essere le basi della nostra convivenza. Le regole – quelle serie – diventano una
pleonastica formalità (del resto molti ricorderanno come quei soloni
proclamassero che la stessa "democrazia borghese" fosse un inutile orpello) e
ciascuno si muove secondo quella che gli pare la convenienza sua o della sua
parte.
Questa, ed altre tristi considerazioni, mi ha provocato la nomina di Giuliano
Amato a membro della Corte costituzionale. E in effetti, mentre un tempo a far
parte di quel paludatissimo complesso entravano illustri giuristi, scelti tra le
file dei magistrati eccellenti e degli accademici più autorevoli, ora pare che
anche i criteri che soprintendono a queste nomine - nella fattispecie, Amato
entra nel novero di quelli di nomina presidenziale - i criteri si siano fatti
del tutto "politici". Amato non è un “illustre giurista”, non ha mai fatto il
giudice e non si è mai illustrato per eccelsi studi di diritto: non ne ha mai
avuto il tempo. È solo un politico di lunghissimo corso, che dopo aver
abbandonato Craxi nel momento della massima difficoltà ha fiutato la direzione
dell'aria e, sempre rimanendo defilato rispetto ai colpi di vento più forti e
pericolosi, è sopravvissuto ad ogni avversità arrivando semivergine fino ben
addentro al XXI secolo. Che c'entra insomma Amato, il politico ed esperto (?) in
amministrazione pubblica (visti poi i risultati, e visto che proprio lui ha
avuto tanto a lungo le mani in pasta...), assai più che grande studioso?
Ma se "tutto è politica", come insegnavano i sagaci amici e compagni
dell'abitatore del Colle, come stupircene? E come stupirci di certe sentenze
dell'alto Consesso nel quale è stato inserito?
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