Lorenzo Matteoli
Martedì, 10
Settembre 2013
Muro contro
muro la manifestazione della assoluta imbecillità politica. L’atteggiamento
simmetrico di PdL e di PD è praticamente
identico: segno che la decadenza dell’intelligenza politica investe tutto
il teatro sia sul palcoscenico che in sala. L’emblema sacrificale dalla parte
del PD è Luciano Violante che viene
massacrato dai compagni nonostante i suoi sessanta e passa anni di fedele
militanza perché sostiene (osa sostenere) il diritto di Berlusconi di difendersi.
Un diritto elementare e fondamentale di qualunque imputato, delinquente,
pregiudicato. Per la base PD/PCI
cieca e incazzata Berlusconi non deve avere nemmeno quel diritto.
Da parte del PdL il “muro”
è la assoluta incapacità di vedere come la situazione di Berlusconi è la
classica situazione dove la evidente attuale “debolezza” deve essere trasformata in “forza” con una sterzata radicale. Rischiosa, ma sicuramente meno
rischiosa dello stallo. Se Berlusconi “saltasse
fuori” dalla posizione di stallo scegliendo
di difendersi lasciando la carica di senatore guadagnerebbe, subito, un credito politico e
di immagine fortissima. Sulla base della quale le successive
manovre sarebbero molto più facili. Ma non riesce, impedito dai suoi falchi,
dalla debolezza o non credibilità delle sue colombe o dalla sua stanchezza e
fragilità attuale. Il problema è restare “dentro”
allo stallo, la soluzione sarebbe uscirne.
Con una ferocia suicida
le due parti, e i relativi alleati espliciti, impliciti, voluti o non
voluti, hanno costruito con pervicace lungimiranza la situazione dell’attuale
insolubilità. Da una parte una
magistratura politicizzata ha distrutto la credibilità della Giustizia italiana: nessuno crede nella indipendenza del giudizio. Ci si limita a recitare il mantra che le
sentenze si rispettano, che è per estrapolazione la implicita ammissione
che si rispettano “comunque”. O così viene interpretata. Quindi anche le sentenze giuste non sono
credibili, se poi si aggiungono comportamenti estemporanei di giudici le cose
non migliorano e se nella celebrazione dei processi non si ammettono i testi a
difesa, la trasparenza della liturgia non migliora.
A questo punto
che il Berlusconi sia colpevole o innocente non ha più alcuna importanza: se è
colpevole di condanne inflitte da magistrati rigorosi e giusti ma appartenenti
a un “ordine” non credibile resta ampio margine di contestazione. Allo stesso
modo se è innocente e ingiustamente condannato resta ampio margine di
contestazione. Che fare? La soluzione va cercata nella mossa meno devastante
per le parti in gioco e non è detto che sia una soluzione pubblicamente denunciata
e pubblicamente operabile.
Napolitano
non può fare atti di clemenza non richiesti e inaccettabili per la dignità
dell’Istituto. Il PD non può
cedere dopo avere per mesi e anni sostenuto la linea della legalità ad oltranza (con
molti cedimenti peraltro in casi che implicavano compagni o istituti di area).
Il PdL non può cedere dopo avere
sostenuto per anni la tesi dell’innocenza e della strumentalità della Giustizia
di parte. E che senso avrebbe la resistenza a oltranza attuale se
fra due settimane arriva la pena accessoria della Corte d’Appello milanese? La
sentenza di terzo grado della Cassazione, credibile
o dubitabile che sia, non è modificabile pena un ulteriore
massacro dell’Istituto.
L’unica via
praticabile con relativa minore devastazione politica e istituzionale è una mossa di Berlusconi per uscire dallo
stallo distinguendo la sua
posizione da quella del Partito. Il vantaggio
enorme di avere la titolarità della soluzione! Sarebbe anche la via potenzialmente più
utile politicamente per il PdL e consentirebbe
a Berlusconi di riorganizzarsi su una piattaforma più dignitosa di quella dello
stallo e del muro contro muro. Una
decisione difficile, ma i vantaggi
scatterebbero un secondo dopo.
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