domenica 22 settembre 2013

Senatori a vita. Cio' che si prevedeva e' accaduto

Bartolomeo Di Monaco

21 settembre 2013

L’assenteismo è un male comune tra i nostri parlamentari. In mancanza di tornate di voto significative (quali ad esempio quelle sulla fiducia al governo), essi preferiscono badare ai fatti loro.
I senatori a vita (ovviamente salvo eccezioni) sono tra gli assenteisti più tradizionali. Spesso è l’età a tenerli lontani dai banchi del senato, se non le frequenti malattie.
Non è ancora svanito il ricordo della senatrice Montalcini portata in barella in aula per poter dare il suo voto di fiducia al governo Prodi, che minacciava di essere impallinato dall’opposizione.
I senatori a vita nominati recentemente da Napolitano sono abbastanza giovani e soprattutto (importante per i più anziani di loro) in ottima salute.
Niente quindi avrebbe dovuto impedire che costoro, gratificati generosamente da Napolitano che ne ha messo il salatissimo costo sulle spalle dei già tribolati cittadini, si facessero vedere in parlamento con una tolleranza di assenteismo non superiore a quella dei senatori eletti dal popolo.
Una persona normale avrebbe considerato che insieme con l’accettazione del laticlavio fosse implicita anche l’assunzione dei doveri che accompagnano la vita parlamentare di un senatore.
Altrimenti sarebbe stato assai più corretto reclinare la nomina e motivare il rifiuto con l’impossibilità di assicurare – per le più varie ragioni, compresa la propria professione –  una presenza compatibile con l’incarico.
Ciò non è accaduto, come dimostra l’articolo di Paolo Bracalini e Francesco Cramer apparso stamani sul Giornale, in cui si documenta che tre dei quattro prescelti e nominati da Napolitano non si sono mai fatti vedere, e la quarta, la Cattaneo (quella più giovane, di 52 anni), è stata in aula due volte, accreditandosi con una percentuale sbalorditiva di presenza, pari all’1,45%.
Nella seduta di ieri il leghista Stefano Candiani, proprio perché si stava parlando di cultura, li ha cercati guardandosi intorno e chiedendosi dove si fossero nascosti, non volendo pensare che fossero assenti ad una seduta in cui si affrontavano temi culturali, di cui essi apparivano i migliori conoscitori e dunque i più competenti a orientare il parlamento verso le soluzioni più appropriate.
Ma niente. Si è capito perciò che per essi vale il vecchio adagio: è bene suggere dalla puppora dello Stato i maledetti quattrini, ma guai a scomodarsi per esso.
Salvo… Salvo quando si dovesse arrivare (e l’aria che tira è propria questa) al voto di fiducia sul governo pericolante di Enrico Letta. Allora i quattro moschettieri si presenteranno in aula armati della loro spada e al servizio del Re.
Candiani ci ha promesso di lavorare ad un disegno di legge che tolga di mezzo, finalmente, questa anacronistica carica, ormai utilizzata solo a fini politici.
Faccia presto, però.

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