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Davide Giacalone
Martedì, 01 Ottobre 2013
Affondiamo nell’ipocrisia. Ci prendiamo in giro da soli e facciamo anche
finta di crederci. Ora è il turno della legge elettorale, che nessun partito ha
voluto cambiare, ma tutti s’affannano a dire che andrebbe cambiata. Mandino una
lettera alla Befana, che s’avvicina. Gli unici chiaramente conservatori
dell’esistente sono gli ortotteri, che s’accorsero di quanto le false vittorie
siano utili a distruggere i presunti vincitori. Ineluttabile sorte dei nostrani
sfasciacarrozze, presto assisi dentro al cocchio.
Per capire la miseria del nostro dibattito interno volgiamo lo sguardo a quel
che avviene, proprio in queste ore, in Germania: a. Angela Merkel ha vinto le
elezioni con il 41,5% dei voti, roba che da noi nessuno se lo sogna; b. non
avendo preso la maggioranza assoluta le mancano 5 voti per la fiducia al
governo; c. al contrario del Prodi che pendeva dai senatori a vita e del
Berlusconi che s’abbandonò allo scilipotismo (qui criticati fin da subito, non
post tombolo), Merkel non va a caccia di traditori altrui, ma di accordi
politici; d. per decidere se starci o meno i socialdemocratici non tramano fra
supposti maggiorenti, ma convocano un congresso e, a maggioranza, avviano le
trattative; e. Peer Steinbrueck, il loro leader sconfitto, annuncia il ritiro.
Credete che tutto questo si debba al sistema elettorale o a quello
istituzionale? No, si deve alla serietà. Che qui scarseggia.
Enrico Letta ha detto, naturalmente parlando in un contenitore televisivo,
ospite del conduttore fraterno, perché da noi anche la forma istituzionale è
andata a farsi benedire, ha detto che se la maggioranza non c’è si deve andare a
votare, ma certamente dopo avere riformato la legge elettorale. Giusto, ma
allora perché, quando il governo nacque, sostenne che quella riforma l’avremmo
fatta in coda alle riforme costituzionali? Noi scrivemmo che solo gli illusi
potevano crederci, come s’è ovviamente dimostrato, ma dal governo fecero i furbi
per allungarsi la vita. Come quella pubblicità della compagnia telefonica,
sicché continuando a parlare a vanvera si ritardava l’operato del plotone
d’esecuzione (al capo del governo piacciono i riferimenti culturali, e non sia
mai noi lo si deluda). Inoltre: se la maggioranza non c’è, con cosa pensa di
riformarla, la legge elettorale? Pensa a un decreto post sentenza
costituzionale? In altri tempi i suoi compagni lo avrebbero definito “colpo si
Stato”.
Dice Letta: la legge in vigore non va bene, perché non consente la scelta dei
parlamentari e non garantisce la maggioranza al Senato. Quella in vigore fa
schifo, cosa che sostenemmo nel mentre la discutevano. Ma fa schifo perché è una
legge proporzionale con premio di maggioranza, quindi perpetua la necessità di
unire i diversi per vincere, salvo poi impedire di governare. Posto ciò, la
storia dei parlamentari da scegliere è ipocrisia allo stato puro: o si torna al
proporzionale con le preferenze (abbandonato a furor di popolo), oppure i
parlamentari li scelgono le segreterie dei partiti (il guaio è che da noi non
sono partiti). Cosa che a loro piace da morire. In quanto al Senato, questa è
grottesca: la legge originaria rimediava eccome al problema che oggi angustia
Letta, prevedendo il premio di maggioranza nazionale anche per il Senato. La
maggioranza ci sarebbe stata per legge, come alla Camera. Ma lo si tolse per
l’opposizione del partito di Letta (in uno dei suoi formidabili travestimenti e
cambi di nome, come lo Stanislao Moulinsky di Nick Carter, sempre per dimostrare
che passammo la gioventù nella biblioteca di Recanati) e per l’intervento del
presidente della Repubblica, Carlo Azelio Ciampi. Naturalmente salutato come
salvatore della Patria. A me avrebbe fatto schifo in entrambe le versioni, ma a
Letta dispiace che manchi quel che anche lui volle togliere.
C’è una cosa, però, insuperabile: in una situazione in cui metà degli
elettori non sanno che pesci prendere (anche perché olezzano) e l’altra metà si
divide in un terzo a destra, un terzo a sinistra e un terzo fra tutti gli altri,
con prevalenza di chi predica il vaffa, esiste un sistema elettorale capace di
garantire una maggioranza? La risposta è: no. Meno che mai se si passa dal
premio di maggioranza al proporzionale variamente coniugato. Tanto è vero che la
scorsa legislatura si chiuse con larga coalizione, l’attuale barcolla con la
medesima e la prossima si candida all’eguale. E allora? Allora è pur vero che si
devono riformare sia la Costituzione che il sistema elettorale, ma prima di
tutto si deve trovare della gente seria, che abbia una condotta seria, pur
nutrendo idee diverse. Gente che non pensi l’incoerenza e il trasformismo siano
manifestazioni di vivace intelletto. Sono degli inutili il finale diletto.
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