mercoledì 26 dicembre 2012

Grazie, Professore: basta cosi'.


Scritto da Gianni Pardo

lunedì 24 dicembre 2012



Mario Monti ha tenuto una lunghissima conferenza stampa - cui solo gli appassionati del genere avrebbero potuto prestare costante attenzione - per dire che non si candida alle elezioni. Del resto, essendo senatore a vita, non ha a che cosa candidarsi. E non può certo candidarsi a Presidente del consiglio, per la buona ragione che quest'ultimo non è eletto dal popolo. Al massimo la prassi vuole che il Presidente della Repubblica lo scelga nella persona del leader della formazione che ha avuto il massimo dei voti.

Se Monti fosse il segretario di un partito che ottenesse la maggioranza relativa (cioè fosse il più votato) nulla impedirebbe al Presidente della Repubblica di incaricarlo della formazione del nuovo governo, sia che fosse un parlamentare sia che fosse un quisque de populo: per questa carica si richiede solo il godimento dei diritti politici. Se dunque Monti fosse il leader del partito Italia Europea, e l'Italia Europea avesse la maggioranza relativa, sarebbe normale farne il Presidente del Consiglio incaricato.

Ma Monti non è il leader di un partito. È solo un nome che, essendo ricoperto da lodi e da grande stima (non si sa quanto giustificate) è l'oggetto del desiderio di coloro che vorrebbero approfittare di lui come bandiera, termine volgarmente tradotto in "acchiappavoti". Ecco perché tutti vorrebbero avere il suo appoggio. Lo ha dimostrato lo stesso Berlusconi, quando si è dichiarato disposto a farsi da parte, se il Professore avesse accettato di essere il leader del centrodestra. Un'offerta che non sappiamo se formulata contando su un rifiuto - e cioè solo per potersi vantare della propria generosità - o sinceramente, pur di dare una chance al centro destra. Ma questo dubbio non importa: Monti ha detto di no, condendo questo no con qualche elaborato insulto antiberlusconiano, e la pratica è chiusa.

A questo punto per le ambizioni dell'ex premier ci sono solo due strade: o capeggia "moralmente" il centro o capeggia "moralmente" la sinistra. L'idea di capeggiare il centro - a lui dimostratosi di una fedeltà osannante, acritica e canina - non gli dispiacerebbe: purtroppo, la muta è poco numerosa e mai potrebbe servirgli come predellino per salire a Palazzo Chigi.

Ma il centro potrebbe allearsi col centrosinistra, si dice. Ed è vero. Ma qui purtroppo il posto di candidato a Primo Ministro è già occupato da Pierluigi Bersani. Il Segretario, che a quel posto mira da anni, non solo non ha alcuna voglia di farsi da parte (e si è largamente capito) ma non potrebbe neppure farlo senza tradire la volontà degli elettori, espressa nelle primarie.

Il riassunto è un vicolo cieco. E tuttavia ecco che Mario Monti dichiara solennemente: io scrivo la mia "agenda", stavolta nel significato etimologico di "cose da fare" nella prossima legislatura, e se qualcuno intende applicarla, e desidera che io sia il Primo Ministro, accetterò la proposta. Questo gli permette di evitare lo scoglio di una candidatura insieme al centro o alla sinistra, ma non gli permette di evitare qualche corposa obiezione.

In primo luogo, la famosa "agenda" è più una lista di risultati vagheggiati che di concreti meccanismi per raggiungerli. Di questo genere di agende siamo capaci tutti. Poi, ammettiamo che Vendola e Casini accettino di convivere (per Fini ci stupirebbe); ammettiamo che il Pd vinca le elezioni ed ottenga una corposa maggioranza, perché mai dovrebbe cedere la poltrona più importante a Monti? Bersani potrebbe innanzi tutto dire che il Pd ha un suo programma e non si vede perché dovrebbe rinunciare ad esso per adottare quello di un altro. Ché se poi invece i due programmi coincidessero, attuando il proprio attuerebbe anche quello di Monti.

Insomma sarebbe bene che nella mente di Mario Monti si affacciasse l'ipotesi che lui non si chiama né Cincinnato né Charles De Gaulle. Si è voluto sobrio, tecnico, normale e affidabile? Bene, dovrebbe sapere che " sobrio, tecnico, normale e affidabile" sono aggettivi sostituibili con uno solo: "fungibile". Cioè sostituibile: ed è proprio questa la differenza, con De Gaulle.

Bersani potrebbe dire: io ho tutte le qualità di Monti e una qualità che lui non ha, sono un politico navigato e saprò trarmi d'impaccio in situazioni difficili e complesse cui lui non è abituato. Anzi, di cui lui non sa niente. Il Professore è uno che ha governato col sostegno di destra e sinistra, cosa che non era mai avvenuta nella storia d'Italia e probabilmente non accadrà mai più.

Grazie, Professore, basta così.

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