martedì 29 gennaio 2013

Nessuno di chi verra' eletto riuscira' a mantenere le promesse.

La nota attrice Franca Rame, moglie del Nobel Dario Fo, si dimise da Senatrice il 20 gennaio 2008 “dopo aver constatato che il suo grande impegno era da tutti ignorato” e “schifata” dal comportamento “truffaldino” dei Senatori e per altre nefandezze. Nella lunghissima lettera la senatrice, rivolgendosi all’allora Presidente del Senato Franco Marini, confessa che la scelta di dimettersi da Parlamentare e’ stata “sofferta ma convinta”, e ha causato in lei “malessere fisico e molte ansie”. La lettera e’ lunghissima ed e’ riportata interamente nel mio blog www.itamondo.blogspot.com, il “succo” e’ nella seguente sintesi: “Al Senato non si usa ascoltare chi interviene, anche se l'argomento trattato e’ più che importante. No, la maggior parte dei presenti chiacchiera, telefona su due, tre cellulari, legge il giornale, sbriga la corrispondenza... In Senato, che ho soprannominato “il frigorifero dei sentimenti” non ho trovato senso d’amicizia. Si parla... sì, e’ vero... ma in superficie. Se non sei all’interno di un partito e’ assai difficile guadagnarsi la “confidenza”. A volte ho la sensazione che nessuno sappia niente di nessuno...In Aula, quotidianamente, in entrambi gli schieramenti, vedi seggi vuoti con il duplicato della tessera da Senatore inserita nell’apposita fessura, con l’intestatario non presente: così risulti sul posto, anche se non voti e non ti vengono trattenuti 258 euro e 35 centesimi per la tua assenza, dando inoltre la possibilità ai “pianisti” di votare anche per te, “falsando i risultati”. Questo comportamento in un Paese civile, dove le leggi vengono applicate e rispettate, si chiama “truffa”. In verità basterebbero poche parole, prendendole a prestito da Leonardo Sciascia: “Non ho, lo riconosco, il dono dell'opportunità e della prudenza, ma si è come si è”. Il grande scrittore siciliano e’, in effetti, persona che sento molto vicina, (eravamo cari amici) sia per il suo impegno culturale e sociale di tutta la vita, sia perché a sua volta, nel 1983, a fine legislatura decise di lasciare la Camera dei Deputati per tornare al suo lavoro di scrittore. Le mie motivazioni, forse, non sono dissimili dalle sue. Dopo 19 mesi debbo constatare, con rispetto, ma anche con qualche amarezza, che quelle istituzioni mi sono sembrate impermeabili e refrattarie a ogni sguardo, proposta e sollecitazione esterna, cioè non proveniente da chi e’ espressione organica di un partito o di un gruppo di interesse organizzato…… Il 12 aprile 2006 mi sono ritrovata a far parte, alla mia giovane età (!!), del Senato della Repubblica “carica d’entusiasmo”, decisa a impegnarmi in “un programma di rinnovamento e progresso civile”, seguendo le proposte portate avanti durante la campagna elettorale dell'Unione, soprattutto quella di riuscire a “porre fine all’enorme e assurdo spreco di denaro pubblico”. Ho così “impegnato la mia indennità parlamentare” per lavorare in questa direzione, anche organizzando (giugno 2006) un convegno con un gruppo di professionisti tra i più valenti, al fine di tracciare le linee di un progetto in grado di “tagliare miliardi di euro di spese dello Stato” nel settore dei consumi energetici, delle disfunzioni della macchina giudiziaria e dell’organizzazione dei servizi. A questo convegno ho invitato Senatori della commissione ambiente e altri che ritenevo sensibili ai temi in discussione. Non ne e’ venuto uno”. Ho inoltre presentato un disegno di legge (4 luglio 2006) con cui chiedevo che i funzionari pubblici, condannati penalmente, venissero immediatamente licenziati, trovando su questo terreno l’adesione di parlamentari impegnati nella stessa direzione… E’ nato così il progetto delle “10 leggi per cambiare l'Italia”. Ho anche acquistato spazi su alcuni quotidiani e sul web, per comunicare i punti essenziali di questo progetto. Ma anche questa iniziativa “non ha suscitato interesse nei dirigenti dei partiti del centro sinistra”. Nei quasi due anni trascorsi in Senato, ho presentato diverse interrogazioni. Tutte rimaste senza risposta. Ho presentato numerosi emendamenti, ma non sono stati quasi mai accolti. Questa, per la verità, e’ la sorte che capita a quasi tutti i Senatori”. In seguito a un’inchiesta da me condotta sul precariato in Parlamento, sei mesi fa mi sono impegnata nella stesura di un disegno di legge (presentato il 18 luglio) in difesa dei diritti “dei collaboratori dei parlamentari”: illegalità, evasione contributiva e sfruttamento “proprio all'interno dell’istituzione parlamentare!” Mi sono contemporaneamente impegnata su questioni drammatiche e impellenti….. Posso dire serenamente di essermi, dall'inizio del mio mandato a oggi, impegnata con serietà e certamente senza risparmiarmi. Ma non posso fare a meno di dichiarare che questi 19 mesi passati in Senato sono stati più duri e faticosi della mia vita. A volte mi capita di pensare che una vena di follia serpeggi in quest'ambiente ovattato e impregnato di potere, di scontri e trame di dominioChe dire del costante ricatto, realizzato da questo o quell'onorevole, di far cadere il governo per cercare di ottenere privilegi o cariche? Quante volte, per non farlo cadere, ‘sto benedetto governo, ho dovuto subire il “ricatto” e votare contro la mia coscienza? Troppe. Tanto da chiedermi spesso: “Cosa sono diventata? La vota rosso o vota verde?….Non intendo abbandonare la politica, “voglio tornare a farla per dire ciò che penso”, senza ingessature e vincoli, senza dovermi preoccupare di maggioranze, governo e alchimie di potere in cui non mi riconosco. Non ho mai pensato al mio contributo come fondamentale, pure ritengo che stare in Parlamento debba corrispondere non solo a un onore e a un privilegio ma soprattutto a “un dovere di servizio”, in base al quale ha senso esserci, “se si contribuisce davvero a legiferare, a incidere e trasformare in meglio la realtà”. Ciò, nel mio caso, non e’ successo, e non per mia volontà, né credo per mia insufficienza. E’ stato un grande onore, per il rispetto che porto alle Istituzioni fondanti della nostra Repubblica, l’elezione a Senatrice, fatto per il quale ringrazio prima di tutto le donne e gli uomini che mi hanno votata, ma, “proprio per non deludere le loro aspettative e tradire il mandato ricevuto”, vorrei tornare a dire ciò che penso, essere irriverente col potere come lo sono sempre stata”, senza dovermi mordere in continuazione la lingua, come mi e’ capitato troppo spesso in Senato. Mi scuso per la lunga lettera, signor Presidente, ma sono stata “in silenzio” per ben 19 mesi! “Roba da ammalarmi!”... Infine un ringraziamento sentito alla Senatrice Binetti e al Senatore Tomassini che con grande umanità hanno superato le ideologie che ci dividono, per soccorrere uniti, un bimbo di 6 anni in grande difficoltà……Franca Rame. Dopo aver letto questa lettera e’ chiaro che chi riuscirà a farsi eleggere appagherà soltanto la sua ambizione personale. Allora per chi votare? Qualcuno vincerà la “lotteria”. Se voteremo votiamo per il “meno peggio”. Per saperlo i candidati rendano pubbliche le loro referenze.

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