La nota
attrice Franca Rame, moglie del Nobel
Dario Fo, si dimise da Senatrice il 20 gennaio 2008 “dopo aver constatato
che il suo grande impegno era da tutti ignorato” e “schifata” dal
comportamento “truffaldino” dei Senatori e per altre nefandezze. Nella
lunghissima lettera la senatrice, rivolgendosi all’allora Presidente del Senato
Franco Marini, confessa che la scelta di dimettersi da Parlamentare e’ stata “sofferta
ma convinta”, e ha causato
in lei “malessere fisico e molte ansie”.
La lettera e’ lunghissima ed e’ riportata interamente nel mio blog www.itamondo.blogspot.com, il “succo”
e’ nella seguente sintesi: “Al Senato non si usa ascoltare chi interviene,
anche se l'argomento trattato e’ più che importante. No, la maggior parte dei
presenti chiacchiera, telefona su due, tre cellulari, legge il giornale, sbriga
la corrispondenza... In Senato, che ho soprannominato “il frigorifero dei
sentimenti” non ho trovato senso d’amicizia. Si parla... sì, e’ vero... ma
in superficie. Se non sei all’interno di un partito e’ assai difficile
guadagnarsi la “confidenza”. A volte ho la sensazione che nessuno sappia
niente di nessuno...In Aula, quotidianamente, in entrambi gli schieramenti,
vedi seggi vuoti con il duplicato della tessera da Senatore inserita
nell’apposita fessura, con l’intestatario non presente: così risulti sul posto,
anche se non voti e non ti
vengono trattenuti 258 euro e 35 centesimi per la tua assenza,
dando inoltre la possibilità ai “pianisti” di votare anche per te, “falsando
i risultati”. Questo comportamento in un Paese civile, dove le leggi
vengono applicate e rispettate, si chiama “truffa”. In verità basterebbero
poche parole, prendendole a prestito da Leonardo Sciascia: “Non ho, lo riconosco, il dono dell'opportunità e della
prudenza, ma si è come si è”. Il grande scrittore siciliano e’, in
effetti, persona che sento molto vicina, (eravamo cari amici) sia per il suo
impegno culturale e sociale di tutta la vita, sia perché a sua volta, nel 1983,
a fine legislatura decise di lasciare la Camera dei Deputati per tornare al suo
lavoro di scrittore. Le mie motivazioni, forse, non sono dissimili dalle sue. Dopo 19 mesi debbo constatare, con rispetto, ma anche con
qualche amarezza, che quelle istituzioni mi sono sembrate impermeabili e
refrattarie a ogni sguardo, proposta e sollecitazione esterna, cioè non
proveniente da chi e’ espressione organica di un partito o di un gruppo di
interesse organizzato…… Il 12 aprile 2006 mi sono ritrovata a far
parte, alla mia giovane età (!!), del Senato della Repubblica “carica
d’entusiasmo”, decisa a impegnarmi in “un programma di rinnovamento e
progresso civile”, seguendo le proposte portate avanti durante la campagna
elettorale dell'Unione, soprattutto quella di riuscire a “porre fine
all’enorme e assurdo spreco di denaro pubblico”. Ho così “impegnato la mia indennità
parlamentare” per lavorare in questa direzione, anche
organizzando (giugno 2006) un convegno con un gruppo di professionisti tra i
più valenti, al fine di tracciare le linee di un progetto in grado di “tagliare
miliardi di euro di spese dello Stato” nel settore dei consumi energetici,
delle disfunzioni della macchina giudiziaria e dell’organizzazione dei servizi.
A questo convegno ho invitato Senatori della commissione ambiente e altri che
ritenevo sensibili ai temi in discussione. “Non ne e’ venuto uno”. Ho inoltre
presentato un disegno di legge (4 luglio 2006) con cui chiedevo che i
funzionari pubblici, condannati penalmente, venissero immediatamente
licenziati, trovando su questo terreno l’adesione di parlamentari impegnati
nella stessa direzione… E’ nato così il progetto delle “10 leggi per
cambiare l'Italia”. Ho anche acquistato spazi su alcuni quotidiani e sul
web, per comunicare i punti essenziali di questo progetto. Ma anche questa iniziativa “non ha
suscitato interesse nei dirigenti dei partiti del centro sinistra”.
Nei quasi due anni trascorsi in Senato, ho presentato diverse interrogazioni.
Tutte rimaste senza risposta. Ho presentato numerosi emendamenti, ma non sono
stati quasi mai accolti. Questa, per la verità, “e’ la sorte che capita a quasi tutti i Senatori”. In seguito a un’inchiesta
da me condotta sul precariato in Parlamento, sei mesi fa mi sono impegnata
nella stesura di un disegno di legge (presentato il 18 luglio) in difesa dei
diritti “dei collaboratori dei parlamentari”: illegalità, evasione
contributiva e sfruttamento “proprio all'interno dell’istituzione
parlamentare!” Mi sono contemporaneamente impegnata su questioni
drammatiche e impellenti….. Posso dire serenamente di essermi, dall'inizio del
mio mandato a oggi, impegnata con serietà e certamente senza risparmiarmi. Ma
non posso fare a meno di dichiarare che questi 19 mesi passati in Senato sono
stati più duri e faticosi della mia vita. A volte
mi capita di pensare che una vena di follia serpeggi in quest'ambiente ovattato
e impregnato di potere, di scontri e trame di dominio…Che dire del costante ricatto, realizzato
da questo o quell'onorevole, di far cadere il governo per cercare di ottenere
privilegi o cariche? Quante volte, per non farlo cadere, ‘sto
benedetto governo, ho dovuto subire il “ricatto” e votare contro la mia
coscienza? Troppe. Tanto da chiedermi spesso: “Cosa sono diventata? La vota rosso o
vota verde?”…….Non intendo
abbandonare la politica, “voglio tornare a farla per dire ciò che penso”,
senza ingessature e vincoli, senza dovermi preoccupare di maggioranze, governo
e alchimie di potere in cui non mi riconosco. Non ho mai pensato al mio
contributo come fondamentale, pure ritengo che stare in Parlamento debba corrispondere non solo a un onore
e a un privilegio ma soprattutto a “un dovere di servizio”,
in base al quale ha senso esserci, “se si contribuisce davvero a
legiferare, a incidere e trasformare in meglio la realtà”. Ciò, nel mio
caso, non e’ successo, e non per mia volontà, né credo per mia insufficienza.
E’ stato un grande onore, per il rispetto che porto alle Istituzioni fondanti
della nostra Repubblica, l’elezione a Senatrice, fatto per il quale ringrazio
prima di tutto le donne e gli uomini che mi hanno votata, ma, “proprio per
non deludere le loro aspettative e tradire il mandato ricevuto”, vorrei
tornare a dire ciò che penso, “essere
irriverente col potere come lo sono sempre stata”, senza
dovermi mordere in continuazione la lingua, come mi e’ capitato troppo spesso
in Senato. Mi scuso per la lunga lettera, signor Presidente, ma sono stata “in
silenzio” per ben 19 mesi! “Roba da ammalarmi!”... Infine un
ringraziamento sentito alla Senatrice Binetti e al Senatore Tomassini che con
grande umanità hanno superato le ideologie che ci dividono, per soccorrere
uniti, un bimbo di 6 anni in grande difficoltà……Franca
Rame. Dopo aver letto questa lettera e’ chiaro che chi riuscirà a farsi
eleggere appagherà soltanto la sua ambizione personale. Allora per chi votare?
Qualcuno vincerà la “lotteria”. Se voteremo votiamo per il “meno
peggio”. Per saperlo i candidati rendano pubbliche le loro referenze.
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