Il Ministro Saccomanni, da Mosca dove partecipa
al G-20, con un’intervista a Bloomberg TV, fa sapere al mondo che siamo pronti a
vendere tutto quello che ci è rimasto: Eni, Enel, Finmeccanica, Poste, Ferrovie,
Fincantieri e reti di tubi, cavi, fili ottici, ecc. (Telekom, Saipem, Terna,ecc.
ecc.).
Il tutto per ridurre d’un tratto una quota consistente di debito pubblico. La
pressione del debito sull’Italia arriva al suo obiettivo principe, denudare il
paese del controllo delle sue imprese strategiche ancora in parte in mano
pubbliche e regalarle al mercato globale, alla ricerca insaziabile di
commodities tariffarie permanenti con cui spennare i cittadini nei prossimi
decenni e, dall’altra parte, per cancellare gli ultimi residui di sovranità
reale e politica del paese.
La colonizzazione dell’Italia sta concludendosi con il più classico degli
esiti delle procedure da indebitamento previste dai manuali neoliberisti di area
anglosassone, già sperimentati in ripetute occasioni nel corso degli ultimi 30
anni a discapito dei paesi dell’est Europa e del sud del mondo.
Il bel boccone sta per essere ingoiato grazie alla collaborazione attiva e
fattiva della fraziona nazionale della grande borghesia globale
(economico-politica), di cui il governo di larghe intese con a capo il giovane
pupillo di Bilderberg e Trilaterale Enrico Letta (che succede al professore –tecnico- di
Bilderberg e Trilaterale Mario Monti), è l’espressione mondana e volgarizzata ad uso delle
masse.
D’altra parte, se andate a rileggervi le intenzioni del giovane Letta in
tempi non sospetti, vedrete che il progetto è in campo da tempo e che non è
affatto casuale che proprio lui sia stato nominato premier.
La nuova colonia del sud Europa, con le spalle al muro per non aver saputo
reagire alle pressioni in atto da anni e per non aver avuto la forza di far
pagare il debito a chi lo ha prodotto e a coloro che ci si sono arricchiti,
devolve ora il suo residuo patrimonio agli stessi soggetti: usurai
internazionali e nazionali e coloro che vi orbitano attorno come satelliti
locali acquisiranno i beni; con i loro introiti pagheremo gli interessi sul
debito agli stessi soggetti centrali e periferici che “compreranno” le quote in
vendita. Una partita di giro colossale e definitiva che cancella un patrimonio
costruito con il lavoro di 4 e passa generazioni di italiani.
Parallelamente, come conseguenza di queste scelte e a seguito delle enormi
ristrutturazioni che avverranno sul corpo dei beni pubblici, sarà ulteriormente
attaccato il patrimonio privato delle famiglie: case e compagnia bella, già per
altro abbondantemente a rischio.
C’è pochissimo tempo per tentare di opporsi a questo disegno che altrimenti
conformerà il futuro delle prossime generazioni.
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