di Boris Marchi |
marchi@ragionpolitica.it |
giovedì 22 agosto 2013 | |
Nell’ultimo hanno chiuso i battenti 360 mila
imprese e abbiamo assistito a centinaia di suicidi da parte di imprenditori.
Questa crisi per certi versi, per le modalità sta provocando conseguenze più
atroci rispetto a quella che fu la cosiddetta «Crisi del ’29». Nonostante i media nascondano il più possibile tutto
ciò, per paura che si possano scatenare e incentivare delle rivolte sociali, la
disperazione e la rabbia della gente ed, in particolar modo degli imprenditori,
è veramente tanta, forse troppa e non accenna minimamente a placarsi perché
quotidianamente le loro speranze si assottigliano sempre di più.
Chi potrebbe veramente capire la disperazione di questi imprenditori, le
cause reali che hanno condotto molti di loro al suicidio? Senz’altro
solamente chi ha testato e provato con mano le difficoltà che si possono
incontrare durante il percorso imprenditoriale. In politica l’unica persona che
più di tutte riesce ad immedesimarsi e a capire i reali problemi che affliggono
gli imprenditori e, di conseguenza, la gente, può essere soltanto colui che
questi problemi li ha vissuti in prima persona, magari non in maniera così
tragica, ma che pur sempre li ha incontrati.
Silvio Berlusconi è l’unica figura politica che ha cercato da sempre di
risolvere quei problemi che attanagliano e rendono difficile il percorso di un
imprenditore, contrapponendosi da 20 anni contro quella sinistra che odia il
ceto medio e coloro che, attraverso il rischio d’impresa, sono stati capaci di
crearsi una piattaforma economica. Non è on caso che tutte le riforme avanzate
dalla sinistra siano sempre state delle proposte mirate a danneggiare il ceto
medio.
Il Governo di sinistra è sempre stato il
governo delle tasse, delle pesanti imposizioni fiscali, della brutale
burocrazia. Si è rivelato come un Governo avverso al benessere del Paese. Un
elettore tipo di sinistra crede e si convince che il colpevole principale di
questo disastro sia l’imprenditore «evasore», che ha rubato e che si è arricchito. Viene
odiato, allo stesso modo, il politico che ne incarna la figura e che si è posto
a favore di essi, ovvero Berlusconi e l’intera compagine del centrodestra. Forse
a «sinistra», si è ignari del fatto
che l’Italia basa la propria economia sull’imprenditoria, sull’artigianato.
Siamo un Paese costituito prevalentemente da
piccole e medie imprese ed è attorno ad esse che ruota la
nostra «macchina economica», sia perché offrono lavoro a milioni di
italiani, sia perché versano non poco denaro nelle casse dello Stato. Per anni
la sinistra non ha fatto altro che incentrare le proprie campagne elettorali sul
falso in bilancio, sull’evasione. L’evasione va sì combattuta ma con metodi
liberali e non con il terrore mediatico e le proposte finalizzate ad aumentare
la tassazione. Va fermata con l’apporto della «ricetta di crescita» liberale proposta dallo stesso Berlusconi,
ovvero «MENO Tasse, MENO Imposizione Fiscale
= PIU' Lavoro, PIU' Crescita».
L’evasione fiscale non si combatte aumentando le tasse perché, al
contrario, si finisce per incrementarla. La situazione delle imprese
italiane di oggi non è grave, ma tragica. Urgono riforme per abbassare la
pesantissima pressione fiscale e delle agevolazioni per le nuove assunzioni.
L’impresa è il cuore dell’economia, è il motore dell’Italia. Se sopravvivono le
imprese, sopravvive l’Italia.
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