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venerdì 4 settembre 2009

L'inafidabile Gianfranco fini. Chi la fa l'aspetti! Doveva ricordarselo Boffo direttore dell'Avvenire, La Repubblica e l'Unita'.

La Fiamma & Il Globo - Australia
venerdi 04 settembre 2009
Come capo “storico” della destra italiana, Fini ormai ha la consapevolezza di non contare più niente nel Pdl. Povero Gianfranco, già delfino di Almirante e missino di quelli puri. Con Fiuggi s’era capito che, in fondo, non è mai stato fascista e del resto Giorgio Almirante lo scelse proprio per questo aspetto. Ma ora certe sue posizioni recenti fanno dubitare che non sia mai stato neppure troppo di destra, sembra sia diventato metà democristiano e metà comunista. Dopo la svolta di Fiuggi e’ stato abbandonato dai duri della destra. Alla fine, per non rimanere solo ed abbandonato, ha ceduto AN a Berlusconi per “acchiappare” la poltrona della terza carica dello Stato. Si e’ capito il motivo per il quale Fini, a differenza di molti ministri del governo in carica, non ha rifiutato l’invito rivoltogli dagli organizzatori della festa del Pd di Genova. Il presidente della Camera ha probabilmente deciso d’intervenire non tanto quanto persona “super parte”, per il ruolo istituzionale che ricopre, ma perché aveva alcuni sassolini da togliersi dalle scarpe. Non c’è stato tema che ha affrontato sul quale non abbia espresso posizioni del tutto opposte a quelle ufficiali del Pdl. Dall’immigrazione alle “gabbie salariali”, dal testamento biologico, fino alla legge sull’omofobia, sembrava di ascoltare uno deicapatazzdell’opposizione, piuttosto che uno dei “cofondatori” del Pdl. Dire che “una persona è una persona”, come ha detto Fini, è aria fritta. Cioè uno di quegli slogan tanto cari alla sinistra che di slogan, più che di fatti, si e’ sempre pasciuta. Forse per questo Fini è piaciuto tanto al popolo del Pd che lo hanno applaudito compiaciuti per le distanze che stava prendendo dalla maggioranza, che pure lo ha eletto presidente della Camera. “Gianfi” dovrebbe capire che la differenza fra uno statista ed un “politicante” è che il primo, molto spesso, dice anche cose scomode, mentre il secondo cerca solo l'applauso. Se pensa di legittimarsi agli occhi dell'opposizione, dicendo loro ciò che a loro piace sentirsi dire, non ha proprio capito niente, a meno che non aspiri alla segreteria del Pd. Cosa gli importa se i “compagni” che l’hanno oggi applaudito nel passato lo accusavano di essere uno dei peggiori fascisti. Fini ha fatto, al suo solito, un discorso ambiguo: un colpo al cerchio e uno alla botte. A proposito del testamento biologico, ha promesso che farà modificare, con una pioggia di emendamenti, il testo del disegno di legge già approvato dal Senato. Ma chi si crede di essere? Niente niente pensa di avere gli stessi poteri presidenziali di Obama? Il presidente della Camera, ha solo il potere di far funzionare l’assemblea dei deputati del Parlamento e nient’altro. Infatti, l’articolo 8 del regolamento recita: “1) Il Presidente rappresenta la Camera. Assicura il buon andamento dei suoi lavori, facendo osservare il Regolamento, e dell'amministrazione interna. Sovrintende a tal fine alle funzioni attribuite ai Questori e ai Segretari. 2) In applicazione delle norme del Regolamento, il Presidente dà la parola, dirige e modera la discussione, mantiene l'ordine, pone le questioni, stabilisce l'ordine delle votazioni, chiarisce il significato del voto e ne annunzia il risultato”. Fini ha fatto lo sbruffone sparando una grossa fesseria. Questo significa: a) che non conosce il regolamento, cosa che lo squalificherebbe; b) che è consapevole di dire il falso e questo sarebbe ancora peggio. Infatti, i disegni di legge approvati da un ramo del parlamento vanno in discussione alla commissione parlamentare corrispondente dell’altro ramo. Più raramente, nei disegni di minor importanza, direttamente all’assemblea per la discussione generale. Ogni forma di pressione o di interferenza, da parte del presidente della Camera, rappresenta, pertanto, “un abuso di potere” ed una “illegittimità costituzionale”. Intanto, pero’, questa sua “sparata” gli ha procurato lunghi e scroscianti applausi dai “compagni” in sala. A pensarci bene, se Fini si fosse presentato alle primarie del Pd, avrebbe avuto molte probabilità di essere letto segretario. Molte di piu’ dell’astioso “manichino” parlante Franceshini e del “bocciofilo e nostalgico” compagno Bersani. Ma la vera aspirazione di Fini è il dopo Berlusconi. “Gianfi” ritiene di essere di una spanna superiore di tutte le mezze tacche (a suo parere) dei politici che popolano il Pdl. Ma che ne pensa Berlusconi? Il Pdl? E la Lega? E gli italiani? Fini non sta conquistando la simpatia degli elettori, anzi l’ha persa, perché ha dimostrato di non essere affidabile. Inoltre nessuno crede che sia capace di tenere a freno, come fa Berlusconi, le diverse anime del Pdl. E’ davvero difficile pensare che Fini possa rappresentare interamente il PdL del dopo Berlusconi, quando già la sola AN non lo sopporta piu’ da tempo. Maurizio Gasparri ha detto chiaramente che Fini, con certe posizioni, rischia di compromettere le proprie chance di leadership nel Pdl. In tutta la sua vita Fini ha fatto solo politica, quindi, non e’un uomo di azione, che è una delle grandi qualità di Berlusconi. E’ tutt’altro che un pragmatico. E’ un intellettuale, idealista, teorico evanescente e da lui ci si potrà aspettare solo polemiche e discussioni: non fatti. Fini sogna anche di notte come diventare Presidente del consiglio o Presidente della Repubblica: le sue mire sono queste e nient’altro piu’. Meriterebbe essere messo alla porta. Che vada a bussare a quella dei "progressisti" salvatori dell’Italia e del mondo! Alla fine, pero’, Fini non e’ un pericolo. E’ un cagnolinopetit maltese” che abbaia, ma che non ha il coraggio di mordere. Tra poco ritornerà tranquillamente alla sua cucciadorata” ed ogni tanto emetterà qualche flebile “guaito” tanto per ricordare che lui e’ li. Il pericolo vero sono i “cattocomunisti” che, miracolosamente, in questi giorni comunisti e cattolici sono di nuovo “abbracciati” insieme. Persino Rifondazione difende Avvenire. Infatti, Liberazione, organo di Rifondazione Comunista, difende Boffo, direttore di Avvenire, organo dei vescovi italiani. Tutti uniti stanno facendo un’opposizione infame e anticostituzionale con campagne di falsità, diffamazioni, attacchi gratuiti e infondati alla persona del presidente del consiglio. Un’azione “barbara” e altamente lesiva del prestigio e degli interessi dell’Italia. Offende la maggioranza dei cittadini italiani che ha democraticamente eletto il governo. Come si permette Berlusconi di governare, solo perché prende più voti? Devono vincere e governare i migliori, cioè i “cattocomunisti”! E’ ora di dire basta con le diffamazioni e le falsità a mezzo stampa. Basta con l’uso illiberale delle TV di Stato. Basta con l’uso improprio dei mezzi pubblici d’informazione e c’e’ chi ancora “spudoratamente” sostiene che i media sono controllati da Berlusconi. Come mai allora la maggior parte gli sono contro? Anche chi possedesse un quoziente d’intelligenza sotto la media si accorgerebbe che la cosa non quadra. Perché alcuni giornali possono pubblicare per mesi pagine e pagine di pettegolezzi che non hannonessun riscontro realeed un altro giornale non può pubblicare una notizia vera con tanto di prova? Il direttore del Il Giornale, Vittorio Feltri, ha indagato e ha trovato documenti ufficiali, ma sopratutto pubblici, che avvalora la veridicità delle sue affermazioni sul direttore dell’Avvenire Boffo. È indubbiamente VERO che Dino Boffo è stato condannato per molestie telefoniche ad una signora ed ha patteggiato la pena e chi patteggia ammette la colpa. Dopo la decisione del presidente Berlusconi di querelare La Repubblica, ( ed ora anche L’Unita’) contro la diffamazione a mezzo stampa vergognosamente rivolta alla sua persona, La Repubblica ha aperto una sottoscrizione contro il presunto “attentato” di Berlusconi alla libertà di stampa. Ovviamente questo pericolo non c’era quando D’Alema querelò Giorgio Forattini per una vignetta satirica. Altro che forze politiche progressiste e alternative! Qui siamo di fronte a persone che calunniano, falsificano la verità e la strumentalizzano per imbrogliare una parte degli italiani, i loro “creduloni”, a fini di interesse personale, vedi Ezio Mauro, direttore de La Repubblica, che evade le tasse. Se i “cattocomunisti” accusano un governo liberale di illiberalità e di attentati alle libertà di stampa, di quante nefandezze potrebbero essere accusati i “cattocomunisti”? Fa bene Berlusconi a combattere con decisione la guerra a chi gliela dichiarata. Fa bene a rispondere punto per punto e restituire colpo su colpo con forza. Le battaglie si vincono usando l’arma del nemico, ma con in più la forza della veritàdocumentata”. La Repubblica voleva dare l’immagine di un Berlusconi finito ed in difficoltà? Ecco che invece il Premier e’ passato al contrattacco con una legittima azione legale. Ancora una volta ha sparigliato le carte e preso tutti di sorpresa, dimostrando di essere un uomo che non si arrende e sa sferrare una contro offensiva da far tremare i suoi nemici. Quando occorre, un bravo e coraggioso condottiero deve parlare duro ed agire con forte determinazione. E’ meglio essere temuti che amati. Se ti mostri sempre educato e signore c’è sempre qualche furbastro imbecille che pensa che sei un cretino.

sabato 29 agosto 2009

Chiusura dei consolati. Patronati responsabili degli "indebiti pensionistici" INPS.

Il Globo & La Fiamma - Australia
venerdi 28 agosto 2009
I “magnifici”, alias i 18 parlamentari eletti all’estero, stanno vivendo nel “tormento” i loro 45 giorni di vacanza. Non dormono sonni tranquilli, tanto sono preoccupati per la chiusura di 21 dei 119 consolati italiani. Angosciati, gli insonni 18 “magnifici”, si interrogano: “Come faranno i poveri italiani residenti all’estero senza piu’ gli importanti e professionali servizi dei consolati?”. Per far recedere il Ministero degli Esteri da questa “scandalosa” iniziativa (definita cosi’ dai “due”, ovvero Nino Randazzo e Marco Fedi), prima di andare in ferie avevano organizzato alcune manifestazioni. Speravano nella partecipazione di folle “oceaniche” con fischietti e cappellini rossi. Le “cronache” hanno documentato gruppetti (sei/sette persone) tranquillamente in posa per la foto ricordo. Anziani “immortalati” in atteggiamento tranquillo e rilassato. Tanto per trascorrere una giornata spensierata tra amici, diversa da quelle solite: tanto per ammazzare la noia. Ma veramente preoccupa tanto gli italiani nel mondo la decisione del Ministero degli Esteri di procedere alla ristrutturazione della rete diplomatica? La stragrande maggioranza degli italiani sa che bisogna rendere piu’ efficienti i servizi e risparmiare il piu’ possibile denaro pubblico. Con quei risparmi si finanzierebbero progetti piu’ urgenti ed importanti come, ad esempio, l’assistenza ai piu’ bisognosi e l’insegnamento della lingua italiana. Ma cosa veramente pensano gli italiani nel mondo dei servizi che ricevono dai consolati? C’e’ lo fa sapere il signor Adolfo De Martino del Venezuela in una sua lettera pubblicata, tempo fa’, su alcuni giornali on-line. De Martino si chiede. “Perché chiudere i Consolati e non ridimensionare invece le paghe da nababbi e gli sperperi? : i trasferimenti "utili" solo politicamente ed infinitamente costosi di funzionari Consolari, generalmente INETTI e che trasportano con loro masserizie, domestici e... oltre all'oltraggio di case pagate profumatamente? Basterebbe solo il Console nella sua funzione diplomatica. Perché non assumere personale locale che se non altro parla l'inglese ed al rispetto per il lavoro e gli orari locali!! - tanto per cambiare- ed ad intenso training perché imparino la cortesia, le buone maniere e l'efficienza. E visto che ci siamo perché poi non eliminare l'atteggiamento pomposo e di superiorità oltre che incivile e scortese che il personale Consolare ha oggi ed ha avuto da sempre? Perché non Insegnare loro che sono solo piu' fortunati, e che l'ignoranza o l'ottusità' che a volte incontrano al massimo va compatita e NON giudicata. Perché non insegnare loro che il loro compito piu' squisito e' infatti IL SERVIZIO a lettere maiuscole, servizio al poveraccio che e' rimasto "emarginato" a volte sgobbando, senza aver per questo perduto il diritto al rispetto ed a tutto l'aiuto che gli spetta per legge. Perché non instillare in loro che il loro lavoro e' di semplici impiegati...al servizio e NON AL DI SOPRA di altri? Al di sopra di che? di chi??? DI CHIIII????? Il mondo sta' cambiando, che SI SVEGLINO e che cambi anche la burocrazia Italiana una volta per tutte. Senza chiacchiere inutili, senza rivendicazioni, ma con razionale e civile urgenza. Signor Ministro ci pensi e provveda, subito! Siamo stati rappresentati all'estero nel peggiore dei modi e per troppo a lungo tempo.” Quanti italiani residenti all’estero sottoscriverebbero questa lettera? Senza dubbio la stragrande maggioranza. E’ credibile che l’Italia, che fa parte del G8, voglia smantellare la sua rete diplomatico-consolare? NO. Vuole soltanto evitare lo sperpero di denaro pubblico ed aumentare l’efficienza dei servizi. La ristrutturazione della rete diplomatica porterà un modesto risparmio di 8 milioni e mezzo di euro. Questa “inezia”, pero’, andrà ad aggiungersi ai piu’ “consistentii” risparmi in programma, tutti insieme, costituiranno un’ingente risparmio di denaro pubblico. La mannaia calerà pesantemente sulle spese della Presidenza della Repubblica: costa 26 volte piu’ di Re Juan Carlos, 4 volte piu’ della Regina Elisabetta e 2 volte piu’ di Sarkozy. Il Parlamento riformato avrà il 50% in meno dei parlamentari attuali. Ora le due Camere costano come due parlamenti francesi, due parlamenti e mezzo spagnoli o, addirittura, cinque parlamenti inglesi. Le 574.215 auto “blu” saranno ridotte al minimo essenziale. Saranno soppresse le provincie e le comunità montane, che spendono cifre astronomiche. Il compito che attende il governo Berlusconi e’ immane, forse non saranno sufficienti i restanti quattro anni (scarsi) di legislatura ma, certamente, nel 2013 l’Italia sarà molto piu’ efficiente di oggi a beneficio dei governi futuri. I “magnifici” 18, piuttosto di sobillare la piazza e spingerla a manifestazioni “fallimentari” patetiche quanto inutili contro la sacrosanta chiusura di alcuni consolati, impieghino il loro tempo piu’ seriamente. S’impegnino per la soluzione definitiva degli “indebiti pensionistici” INPS. Dal Il Corriere della Sera, del 16 luglio 2002, pagina 37: “Pensioni agli emigrati. Come noto il governo italiano, nell' intento, peraltro pregevole, di assegnare il famoso milione di lire di pensione minima mensile al maggior numero di pensionati italiani, dopo i primi rigorosi controlli reddituali indicati dalla legge e predisposti dai Caf (Centri Assistenza Fiscale - dei Sindacati) e dai patronati, ritenuti colpevoli di un' azione di boicottaggio politico antiberlusconiano, ha accettato anche le domande presentate dai pensionati con una semplice autocertificazione. È notizia proprio dei giorni scorsi (fornita in Parlamento dal sottosegretario al Lavoro Pasquale Viespoli) che ben il 20% dei pensionati che si sono avvalsi dell' autocertificazione sono risultati avere redditi superiori a quello prescritto e quindi dovranno restituire all' Inps quanto indebitamente percepito”. La legge finanziaria 2002 (articolo 49, punto 1, della legge 27 dicembre 2002, n. 289), precisa che i pensionati residenti all’estero, hanno l’obbligo annuale di dichiarare i seguenti redditi di cui beneficiano all’estero: a) redditi previdenziali italiani ed esteri; b) redditi da lavoro; c) redditi immobiliari con esclusione della prima casa di abitazione; d) redditi di capitali e di partecipazione; e) redditi a carattere assistenziale. L’importo di tali redditi, e’ importante per determinare il diritto a percepire sulla pensione una serie di prestazioni, che vengono dette di carattere “non contributivo”, ma “assistenziale”, quali l’integrazione al trattamento minimo, le maggiorazioni sociali, gli assegni per il nucleo familiare ecc. La stragrande maggioranza dei pensionati hanno inviato all’INPS la verificare dei redditi “tramite i Patronati”. L’INPS, dall’esame dei redditi dichiarati, ha riscontrato che stava pagando, per alcuni pensionati, degli importi di pensione in misura superiore al dovuto e, di conseguenza, ha inviato una comunicazione che avrebbero ridotto la pensione. A tutela dei pensionati, è stata data la possibilità di verificare ulteriormente l’esattezza delle comunicazioni ricevute dall’INPS, ricorrendo sempre all’aiuto degli Enti di Patronato, ai quali l’INPS ha dato la possibilità di verificare on-line i modelli relativi al calcolo degli indebiti formatosi (modelli TE08). Se dovessero essere riscontrati degli errori, i Patronati possono trasmettere, sempre on-line, delle dichiarazioni integrative, che andranno a rettificare sia l’importo dei debiti che l’importo della rata di pensione. In definitiva i Patronati hanno la possibilità di verificare e di modificare le precedenti dichiarazioni reddituali inviate all’INPS. Ma quando e’ iniziato l’inghippo? Durante la domanda di pensione iniziale, la maggior parte degli errori sono stati commessi dai Patronati per “favorire” i loro clienti. I gestori dei Patronati, vengono pagati a secondo il punteggio che acquisiscono: piu’ “clienti”, piu’ punti, quindi, piu’ soldi. Per accaparrarsi il maggior numero di “clienti”, si e’ scatenata una forte concorrenza tra i vari Patronati i quali tutti dipendono dai sindacati di ogni sigla. Negli accertamenti reddituali successivi da parte dell’INPS (moduli RED) e’ cascato l’asino. Siccome le bugie hanno le gambe corte, e’ venuta a galla la verità. Ora i Patronati (ed alcuni dei 18 “magnifici”, vedi Randazzo, Bucchino, ma non solo) incolpano l’INPS di “vessare” i pensionati con le lettere degli indebiti. Molti dei “magnifici” 18 erano dirigenti dei vari Patronati. Per loro fortuna ora hanno l’insperata opportunita’ di rimediare al pessimo servizio fornito dai Patronati. Per onestà, correttezza e giustizia dovrebbero iniziare un’azione “unitaria” per far applicare la disposizione dell'art.8, comma 1, del d.P.R. n. 538/86, che dispone, al comma 1, che: "Nel caso in cui, in conseguenza del provvedimento revocato o modificato, siano state riscosse rate di pensione o di assegno ovvero indennità, risultanti non dovute, non si fa luogo a recupero delle somme corrisposte, salvo che la revoca o la modifica siano state disposte in seguito all'accertamento di fatto doloso dell'interessato". I presupposti per l’applicazione della richiamata disposizione sono quindi l’assenza di dolo da parte del pensionato. I pensionati, che si sono rivolti ai Patronati, sono stati indotti all’errore dai gestori degli Enti di Patronato. I “magnifici” 18 debbono obbligare i Patronati di rimborsare all’INPS gli importi che ha pagato “indebitamenteper loro colpa. I “magnifici” 18 debbono vincere questa importante battaglia per fare giustizia. Per salvaguardare i sacrosanti interessi degli “innocenti ed inconsapevoli pensionati” e per impedire lo sperpero del denaro pubblico dell’INPS. Chi sbaglia paga! Per lo piu’ gli errori sono stati commessi dai Patronati che sono “filiali” dei sindacati che hanno le casse strapiene di milioni di euro. Paghino per i loro gravi errori e restituiscano la meritata pace ai pensionati.

sabato 22 agosto 2009

Vacanze di lavoro per Silvio Berlusconi. Vacanze rilassanti per 45 gioni per tutti i parlamentari. Due mesi di vacanza per i giudici.

Il Globo & La Fiamma - Australia
Venerdi, 21 agosto 2009
Giampiero Pallotta
Vacanze di lavoro per Silvio Berlusconi. Lui, che potrebbe spassarsela per mille anni stravaccato” nei migliori posti di villeggiatura, ha passato il pomeriggio di ferragosto in visita dei cantieri nell’area terremotata d’Abruzzo. Non vi e’ stato giorno che non sia stato coinvolto in impegni istituzionali in Italia e all’estero. Il poco tempo “libero”, rimastogli a disposizione, l’ha trascorso con i figli ed i nipoti, come se qualcuno gli avesse portato all’orecchio il suggerimento contenuto nel mio articolo del 26 giugno. In estate (particolarmente in agosto) l’Italia sembra fermarsi. I giornali sarebbero vuoti se non scrivessero delle “agostane” provocazioni di Umberto Bossi. Alcune vere e proprie “cavolate”. Chi segue da anni la politica sa che il “senatur” scegli sempre questo periodo per mettersi “furbescamente” in evidenza: lo fa per tenere alto l’entusiasmo dei suoi elettori. Poi, a fine estate, si acquieta consapevole che le decisioni finali le prende sempre Berlusconi. E’ una polemica surreale quella suscitata sulle “gabbie salariali”. L’opposizione, per pura demagogia, ha tirato fuori questa brutta, vecchia e superata espressione. Non si tratta altro, invece, che della riforma del modello contrattuale ampiamente condivisa dai sindacati, Confindustria e governo, ma anche da esponenti riformisti del Pd, come il giuslavorista e senatore Pietro Ichino. E’ chiaro che se la si chiama “gabbie salariali” ci riporta agli anni 50’: qualcosa di stravecchio e sepolto. In Italia le riforme si incagliano spesso sullo scoglio di qualche parola “tabù”, parole che non si possono dire, parole maledette. Il risultato è che tutto il dibattito politico gira intorno ai vocaboli. Una polemica montata “sul nulla”, ha dichiarato Berlusconi: “Non e’ mai stato parlato di gabbie salariali”. Altrettanto surreale la polemica sulle “ronde”, un’dea innocua. Guardie civiche, dei liberi cittadini dei comuni, che si organizzano per difendere le strade della propria città. Non sono armati, guardano soltanto. Magari non risolvono il problema, ma una mano di aiuto la daranno sicuramente. L’opposizione insiste nel chiamarle “ronde”, per far scatenare la fantasia: manganelli ed olio di ricino come nel ventennio. Fantasia malata di troppa gente che non ha mai vissuto in una dittatura. Si grida al regime, ma le “ronde”, poi, le fanno anche i sindaci di sinistra. E’ l'assurda confusione che monta una sinistra ormai finita e allo sbando. Come quando Berlusconi, qualche giorno fa, ha detto che la Rai non deve attaccare maggioranza e opposizione. Cosa c’era di scandaloso? Il servizio pubblico, pagato da tutti, non può essere partigiano. Ma poi le parole sono state “tagliate e rimodellate” per far credere che Berlusconi vuole una Rai che non riporti notizie scomode per il governo. E’ assurdo che il futuro rimanga incagliato nel passato in una ragnatela di parole “tabù”. In estate, dicevamo, chiudono le scuole, perfino il Papa va in vacanza e non possono fare altrimenti i parlamentari italiani che si prendono ben 45 giorni di “vacanze”. Ma in realtà le vacanze dei parlamentari durano dall’avvio della legislatura. Anzi, i nostri “rappresentanti” non sono in ferie: sono già in pensione. Pensionamento anticipato perché le due Camere hanno ormai una funzione puramente “ornamentale”. Le ore medie lavorative “mensili” dei senatori sono circa 29 ore e 13 minuti. I deputati un po' di più: 68 orein un mese”. Sembra un’eterna vacanza anticipata. Pagata però profumatamente: fra 329 e 489 euro all'ora i senatori (dipende dall'assunzione o meno di portaborse per cui percepiscono comunque i soldi). I deputati poco meno: 201 euro l'ora. Pagati fra i 200 e i 400 euro all'ora di lavoro, i cosiddetti “rappresentanti del popolo” si sono giustificati tutti spiegando di avere cose più importanti da fare che essere presenti in Parlamento. Quindi le Camere hanno chiuso per ferie. Le città si svuotano, le autostrade si riempiono e i caselli “incassano”. Gli italiani, popolo di viaggiatori, santi ed eroi, fanno le valigie e vanno alla ricerca di un po’ di refrigerio, chi al mare e chi in montagna: crisi o non crisi, la vacanza e’ sacra. Milioni di italiani sono partiti per le vacanze. Vacanze? Ovvero una fuga dalla realtà, da una politica più dedita alla ricerca dello “sputtanamento” del premier, e quindi dell’Italia, che alla ricerca delle soluzioni condivise ai problemi quotidiani del popolo. Gli italiani vanno in vacanza con la speranza di ritrovare, al loro ritorno, una classe politica riposata, più brillante e concreta. Si spera che comprenda che di Noemi, Patrizia, tombe fenice e passatempi vari di Berlusconi al cittadino medio poco importa. Gli importa, invece, che i soldi pubblici vengano spesi bene, che i servizi abbiano un livello qualitativo accettabile e che i “privilegi” delle varie “caste” non prevalgano sull’interesse di tutti. Gli Italiani vogliono certezze: un governo che governi ed un’opposizione che faccia politica, e non incentri il suo operare sulla calunnia e la maldicenza. Gli italiani vorrebbero un’informazione che informi, che faccia una critica costruttiva e non un’informazione vista dal “buco della serratura”. Alla ripresa dell’attività ci si augura una maggiore concretezza da ambo le parti. Dal Governo si vogliono fatti e riforme. Dall’opposizione idee, basta con la loro lotta intestina che porta alla loro distruzione. Per una giusta dialettica democratica l’opposizione deve essere forte e coesa. Da Settembre conteranno solo i fatti. E proprio i fatti dovranno essere raccontati dai media. Non più illazioni, non piu’ articoli sul si dice, si mormora, si vocifera cioè sulle chiacchiere. Gli articoli, su presunte intercettazioni e fotografie compromettenti, dovranno lasciare spazio a quelli sui fatti, sulle inchieste come quelle di Bari e sui problemi veri. L’Italia deve diventare un Paese “normale”, veramente democratico, concreto, onesto e giusto. Non ci e’ dato sapere come stanno trascorrendo le “vacanze” i "due" nostri rappresentanti (diciamo cosi’), alias Nino Randazzo e Marco Fedi. Non ci e’ pero’ sfuggito l’articolo della giornalista Natasha Bita apparso a pagina 3 su “The Australian” il 20 luglio scorso. Risulta subito evidente che la giornalista e’ all’oscuro della politica italiana, altrimenti non avrebbe dato credito alle dichiarazioni dei “due”. Sono veramente ridicole, da far sganasciare dalle risate tanto sono fuori dalla realtà, le esternazioni di Randazzo per la possibile chiusura dei consolati di Adelaide e Brisbane. Randazzo sostiene che Berlusconi avrebbe deciso di chiuderli per “vendetta” politica. Si vendicherebbe con gli italo/australiani perché non l’hanno votato nelle elezioni del 2006 e del 2008 mandando in parlamento due rappresentanti della sinistra. I dati elettorali smentiscono senza equivoci Randazzo. Se il centrodestra nel 2006 si fosse presentato unito, invece di piu’ liste, avrebbe vinto le elezioni. Tanto e’ vero che Randazzo e Fedi furono eletti con appena il 48,6%. Nel 2008 sono stati ancora una volta “graziati” dal centrodestra. Un’aspra “disputa” interna accesasi per la selezione dei candidati, ha determinato la mia espulsione dagli Azzurri da parte dei due “irresponsabiliBarbara Contini e Marco Zacchera. Decisi cosi’ di fare campagna elettorale a favore dei “due” contro i candidati del Pdl che, francamente, erano del tutto non idonei (escluso Salvatore Cristaudi del Sud Africa). Conservo ancora le e-mail di ringraziamento dei “due”. Presi dall’entusiasmo e sollevati dallo scampato pericolo, me le inviarono non appena appresero di essere stati riconfermati. Pensate che regalo milionario ho fatto ai “due”! La chiusura di alcuni consolati in tutto il mondo, non e’ una decisione personale di Berlusconi. E’ si al corrente, ma non nei dettagli di come stia effettivamente procedendo il Ministero degli Esteri. La verità e’ che, anni fa, il governo italiano aveva incaricato uno studio per ristrutturare la rete diplomatica per risparmiare denaro pubblico, lo studio si concluse nel 2001. E fu il governo Prodi ad iniziare le prime chiusure dei consolati (ricordo quella di Atene). Ritornerò sull’argomento nel prossimo articolo per parlare anche degli “indebiti pensionistici”. Conosce già la risposta (che e’ negativa) dell’IMPS e del Ministero delle Finanze, ma Randazzo farà ugualmente delle interrogazioni parlamentari, tanto per illudere e quindi seguitare a prendere per i fondelli i pensionati italiani. Vi anticipo che la colpa degli addebiti piu’ che dell’IMPS e’ da addebitarsi ai Patronati.

sabato 15 agosto 2009

Forza Silvio! Siamo con te. Ad ottobre il Congresso del Pd certifichera' la sua fine.

Il Globo & La Fiamma - Australia
Venerdi 14 agosto 2009
Giampiero Pallotta
Non faccio parte del Pdl. Sono sempre stato e rimango esclusivamente un “berlusconiano” convinto sin dall’11 febbraio 1994, prima che Berlusconi vincesse le sue prime elezioni. Lo sono rimasto anche durante l’attraversata del deserto dei sette anni bui d’opposizione. Nel 2001, alla sua seconda vittoria elettorale, molti, che prima si erano tenuti alla larga per paura di “compromettersi”, sono saliti di corsa sul carro del vincitore, alcuni con il miraggio di una candidatura per “acchiappare” una poltrona in Parlamento. Silvio Berlusconi, in questo particolare e cruciale momento storico, ha bisogno del sostegno e della solidarietà degli italiani. Il premier sta trasformando l’Italia per modernizzarla e farla uscire per sempre dal provincialismo che le ha sempre impedito di competere alla pari con i migliori Paesi del mondo piu’ avanzati politicamente ed economicamente. Il governo italiano deve portare a compimento molte importanti ed indispensabili riforme, tra cui quella del Parlamento che darà i mezzi politici al premier, che verrà dopo Berlusconi (che quasi certamente si ritirerà a vita privata a fine di questa legislatura), per governare l’Italia come un Paese finalmente “normale”. Silvio ha ancora a disposizione circa quattro anni per raggiungere tutti gli obbiettivi. Mentre lui ci sta mettendo tutto il suo entusiasmo e tutte le sue energie, ha bisogno del sostegno della maggior parte degli italiani in Italia e nel mondo. Se in questa legislatura non si costruirà un’Italia moderna ed efficiente, sarà per sempre relegata tra le ultime nazioni del mondo. Berlusconi ha dimostrato di essere un uomo forte e coraggioso, che non si abbatte di fronte alla montagna di fango che da quindici anni gli stanno gettando addosso. In questi ultimi tre mesi ha dovuto subire il più gigantesco attacco mediatico che un uomo politico abbia subito in tutto il mondo: solo pettegolezzi, calunnie e veleni, il tutto orchestrato dal gruppo editoriale L’Espresso di cui La Repubblica fa parte. Dopo mesi di disco incantato delle famose dieci domande, i lettori si sono rotti i cosi detti tanto che le vendite de La Repubblica hanno iniziato a calare (-7,2%) e continuano a diminuire vertiginosamente. Ma perché non pensa di utilizzare quello spazio per altre notizie? Ogni giorno ripropone le solite dieci domande e non si capisce chi le dovrebbe leggere. I lettori, che non sono degli imbecilli, le saltano e vanno alla pagina successiva. Invece ce ne sarebbero alcune, e pertinenti, da chiedere all’“escort” (in italiano: “mignotta”) Patrizia D’Addario. Ad esempio. Prima di svolgere il “lavoro”, dove tiene nascosto il registratore? Ha il registratore anche quando e’ senza vestiti? Dove? Beppe Grillo, a proposito di quelle registrazioni ha commentato: "Ho ascoltato le conversazioni tra la D'Addario e Berlusconi. La mia impressione è che siano state preparate, studiate a tavolino. Riascoltatele, la D'Addario sembra recitare una parte. Non mi sembra verosimile che un’escort rischi tutto, si metta contro il Sistema, per una concessione edilizia negata, per una promessa non mantenuta dello psiconano. Poteva vendere le registrazioni a qualunque cifra all'interessato, e non lo ha fatto. È una supposizione, ma la D'Addario mi ricorda il cadavere di Salvo Lima usato contro Andreotti. Altri tempi. Per lo psiconano potrebbe essere sufficiente una prostituta". Un tempo La Repubblica si vantava di fare giornalismo politico e d’opinione, persino riusciva ad influenzare le scelte nel centrosinistra. Avendo fallito su quel fronte, non gli e’ restato altro che il “gossip” con le divulgazioni di fatti totalmente falsi. E allora giù con le Noemi, le D’Addario, i voli di Stato, le trenta tombe fenicie a villa Certosa in Sardegna, le telefonate “piccanti” con le ministre. Tante voci, tante indiscrezioni, tante ricostruzioni, ma niente di niente di concreto in mano: tutte fandonie calunniose. Le uniche cose vere a livello giudiziario, pesanti e gravi, rischiano invece di compromettere l’intera classe dirigente pugliese di sinistra. Analizzando la si­tuazione creatasi in Puglia, a segui­to delle inchie­ste sulla sanità che vedo­no coinvolti i partiti di cen­trosinistra, Antonio Maca­luso ( Corriere, 31 luglio) si è chiesto maliziosamente: “… se i pesanti attacchi di tutto il fronte dell’opposi­zione nei confronti del pre­sidente del Consiglio e dei suoi comportamenti non abbiano talvolta volu­to coprire i timori per quel­lo che l’inchiesta avrebbe potuto portare alla luce”. E’ probabile che sia cosi’. Il governatore della Puglia Vendola, per paura di rimanere coinvolto personalmente, ha inviato ai magistrati responsabili dell’inchiesta una lunga “lettera aperta” in cui si lamenta del modo in cui sarebbero condotte le indagini. Immaginate se fosse stato Berlusconi a scrivere una lettera del genere. Apriti cielo! Sai lo “stracciamento” delle vesti del TG3, de “La Repubblica” ed di altri organi di stampa. Si sarebbe gridato forte e chiaro dell’imminente pericolo della censura degli organi d’informazione e che la dittaturaberlusconiana” era ormai instaurata. L’inchiesta di Bari, piu’ semplicemente, e’ usata come mez­zo per regolamenti di con­ti interni del Pd, in vista delle elezioni regionali del 2010. E’ la prova provata che questo partito non e’ credibile nel sostenere di essere “riformista”. Mai e’ stato in grado di dimostrare, inequivocabilmente, all’opinione pubblica la questione del rapporto fra “morale e poli­tica”. Quale futuro politico può avere un partito che si presenta come “riformista” mentre nella realtà e’ “immorale”, visti i fatti di Bari, ma anche quelli riscontrati da anni e negli ultimi mesi in molte altre regioni e comuni italiani? La “favola” della presunta superiorità morale della sinistra su tutti gli altri l’aveva iniziata a raccontare Enrico Berlinguer e sembrava che fosse credibile. Con “mani pulite”, i compagni hanno iniziato a gridare “al ladro al ladro”. Questa “rivoluzione” favorì nientemeno uno strano matrimonio: tra gli “antropologicamente onesti ed austeri comunisti” (come sosteneva Berlinguer) con i “santi” sopravvissuti dall’estinta DC. I “buoni” ed “incorrotti” insieme ai “santi” dovevano fare blocco contro la scesa in campo del “diavolo” Berlusconi: che simboleggiava tutti i mali, i vizi e le vergogne dell’Italia. E cosi’ questa “favola” e’ stata raccontata per quindici anni agli elettori del centrosinistra: ma era solo e soltanto unafavola”. La realtà e’ ormai sotto gli occhi di tutti e ha portato alla rovina “l’immorale” cattocomunista centrosinistra. Nel confuso dibat­tito precongressuale del Pd, e’ evidente l’assenza di ogni idea politi­co/culturale nei tre aspiranti “segretari”, e per questo il Pd subisce il pe­sante condizionamento de La Repubblica. Poi e’ evidente l’incapacità del Pd di sbaraz­zarsi di Di Pietro perché, al momento, non ha un programma o un sogno da proporre ai suoi elettori per contrastare e combattere quello che è ormai il suo piu’ pericoloso avversario. Il Pd, riducendo la politica a una questione di “onesti” e di “santi”, doveva immaginare che, prima o poi, ci si imbatte sempre in qualcuno che si dichiara piu’ onesto e santo di te: e lo ha fatto Di Pietro. Dopo quindici anni di confusione, fra moralismo ed etica pubblica, il Pd subisce da mesi e mesi, senza rea­gire, l’offensiva di Tonino che gli sta portando via sempre piu’ elettori e militanti che sposano l’ideologia “dipietrista”. La politica “moralista” della sinistra e’ sem­pre stata “protetta” da giudici “giustizialisti” come Di Pietro. Se si rendesse disponibile ad un accordo con il centrodestra per la riforma della giustizia, il Pd potrebbe cominciare a porre fine ad una ventennale politica opportunista rifiutando gli eccessi faziosi dell'attivi­smo politico di alcuni giudici. Allora il Pd comincerebbe a distinguersi da Di Pietro e potrebbe iniziare a considerarsi veramente un partito “pragmatico” e “riformista”. I dirigenti (si fa per dire) del Pd sono troppo lontani dalla realtà politica e di sicuro non faranno niente di tutto questo. Continueranno nella strada intrapresa: quella della totale distruzione del Pd. Dopo il congresso di ottobre, i “comunisti” si raggrupperanno intorno a Bersani e non vorranno avere nulla a che fare con i “democristiani” che avranno abbracciato Franceschini. Pochissimi altri saranno con Ignazio Marino che non ama né i comunisti né i democristiani. Rutelli se ne andrà a braccetto con Casini per correre dietro al sogno del “grande centro”. Liberi tutti! Via con il retino ad acchiappare farfalle.

sabato 25 luglio 2009



Grillo fuori dal Pd.
E ammette: c'è un complotto contro Silvio


22/07/2009 |

Al Cavaliere non ne ha mai fatta passare una. Se c'era da attaccare, attaccava. se c'era da punzecchiare, punzecchiava, se c'era da criticare, criticava. Eppure il re dei censori, Beppe Grillo, questa volta non può che ammettere: contro Berlusconi è in atto un complotto. Da cosa lo evince? Ma dalle registrazioni pubblicate su Repubblica.it e relative alle conversazioni tra il premier e la escort Patrizia D'Addario. Nel suo blog, oltre alla sua candidatura infranta (il Pd ha stracciato la sua tessera), Grillo parla della D'Addario e del Cavaliere: "Ho ascoltato le conversazioni tra la D'Addario e Berlusconi", scrive il comico; "la mia impressione è che siano state preparate, studiate a tavolino. Riascoltatele, la D'Addario sembra recitare una parte. Non mi sembra verosimile che una escort rischi tutto, si metta contro il Sistema, per una concessione edilizia negata, per una promessa non mantenuta dello psiconano. Poteva vendere le registrazioni a qualunque cifra all'interessato, e non lo ha fatto. È una supposizione, ma la D'Addario mi ricorda il cadavere di Salvo Lima usato contro Andreotti. Altri tempi. Per lo psiconano potrebbe essere sufficiente una prostituta".

Di fatto sono stati resi pubblici atti che un pm tiene sottochiave: questa è la realtà. Detto pm è stato preso in giro perché si ostina a custodire “in un armadio blindato nella caserma della Guardia di finanza” nastri che tutta Italia ha già ascoltato: come figura non è certo delle migliori. Arriva anche l’esclusiva del settimanale “Oggi” che pubblica gli scatti “proibiti” di un fotoromanzo porno-soft con protagonista proprio la D’Addario. Scrive il settimanale: «Allora (la D’Addario, ndr) si faceva chiamare Patty Love. Cosa c'è di strano nel fare fotoromanzi osè per una escort? C'è che la trama del racconto sembra proprio il copione di quello che stiamo vedendo in queste settimane. Patrizia seduceva un "cavaliere" (così lo chiama nel fotoromanzo), gli offriva le sue "grazie" e poi, con l'aiuto di un complice, si faceva fotografare durante un amplesso per poi ricattarlo...».Si attendono i prossimi sviluppi.



Tessera Pd stracciata - Voleva fare il fondo a tutti, destra e sinistra, candidandosi nelle file del Pd. Ma alla fine il fondo lo hanno fatto a lui. Beppe Grillo getta la spugna. È costretto a mollare la sua corsa alla leadership del Pd. E lo fa attraverso il suo blog, con un secco P.S. "Il PD meno elle ha annullato anche la mia iscrizione di Paternopoli. Non ho quindi la possibilità di candidarmi a segretario". L'annuncio fa seguito alla comunicazione della segreteria provinciale del Pd di Avellino sottoscritta dal segretario Vanda Grassi, con cui veniva respinta la tessera n. 40 del circolo di Paternopoli 'Martin Luther King' intestata, appunto, a Grillo. La procedura è scattata dopo aver sentito il parere della segreteria nazionale del Pd. Grassi ha imposto al coordinatore del circolo irpino Andrea Forgione di restituire al comico genovese la quota dovuta per l'iscrizione al circolo.
Ma a Forgione la cosa non va affatto giù. E in un'intervista rilasciata all'adnKronos afferma: “Soffro come un cane perchè vedo infrangersi il sogno di Walter Veltroni di un partito aperto. Lo stesso sogno che mi ha fatto avvicinare al Partito democratico. Ieri alle 17 siano andati a consegnare le tessere alla federazione provinciale di Avellino e quella di Grillo non l'hanno nemmeno voluta vedere. Non hanno nemmeno fatto il passaggio formale di prendere le tessere, fare le verifiche e quindi respingere l'iscrizione. Niente. Fuori, punto e basta”. Forgione riferisce che ieri ha parlato con Grillo al telefono dopo il definitivo non al suo tesseramento: "Mi ha ringraziato e mi ha detto che le rivoluzioni si possono fare anche dalla periferia. Speriamo. Io sono molto dispiaciuto perchè il partito di Roma ha perso l'occasione di dimostrare che siamo un partito democratico davvero.
Hanno vinto gli 'ayatollah' di Roma e i loro 'mullah' sul territorio".

sabato 18 luglio 2009

Straordinario successo del G8 all'Aquila. Il Pd in grande confusione e Beppe Grillo l'aumenta.

Il Globo & La Fiamma - Australia

Friday, 17 July 2009
GIAMPIERO PALLOTTA
Orgogliosi, dobbiamo sentirci molto orgogliosi di essere italiani dopo lo straordinario successo planetario ottenuto dall’Italia al G8 dell’Aquila. L’Italia ha avuto un ruolo centrale in questo vertice, non solo dal punto di vista cerimoniale, in quanto Paese ospitante, ma anche dal punto di vista sostanziale. Ad esempio, le posizioni sostenute da molto tempo dal ministro dell’Economia Giulio Tremonti, in materia di riforma delle regole del sistema finanziario, hanno qui trovato sostegni e ampie convergenze. E’ vero che i risultati dei vertici internazionali si misurano solo nel tempo, quando i solenni impegni assunti saranno realizzati concretamente. Per un solo protagonista, invece, non si può aspettare per formulare un giudizio: è stato un grande successo personale di Berlusconi. Chi è che ha dimenticato l’arroventato clima politico della vigilia? Gli avversari del premier che prevedevano scosse”, disastri organizzativi, gaffe protocollari, nuovi scandali mediatici e giudiziari, persino speravano in una forte scossa di terremoto durante il vertice per mandarlo all’aria. I giornali stranieri, soprattutto quelli inglesi, che arrivavano addirittura ad annunciare l’espulsione dell’Italia dal “club dei grandi”. Era stato scritto che molti leader non avrebbero partecipato e di sicuro le first ladies, “disgustate” da quanto scritto dai giornali sul premier italiano. Tutti sono arrivati puntualmente. Era stato messo in atto un tentativo di delegittimare il governo, di metterlo alla gogna con il serio pericolo di ridicolizzare l’Italia e deludere la speranza dei terremotati aquilani. Nel giro di qualche settimana abbiamo assistito a un crescendo di calunnie e persino di fosche previsioni. L’Italia era diventata un Paese “impresentabile” di cui vergognarsi. I giornali (alcuni giornali) inglesi e americani erano in prima linea nel raccontare un’Italia “inaffidabilee un governo non in grado di ospitare il summit. Palazzo Chigi sembrava un fortino assediato. Il G8 ha messo alla prova il governo del fare. I profeti di sventura della sinistra hanno preso una cantonata. Si aspettavano la caduta di Berlusconi durante il G8 (spernacchiato su un palcoscenico internazionale) e invece devono assistere al suo successo. Può sembrare un paradosso, ma Berlusconi è stato aiutato a costruire il suo personale successo proprio dal quel clima di foschi presagi. Di Pietro, nel pieno svolgimento del vertice, ha speso 38 mila euro per una pagina dell’ International Herald Tribune per chiedere scusa al mondo “per il comportamento di Berlusconi” e per chiedere aiuto per la democrazia italiana che è in “grave pericolo”. Infangare l’immagine del Paese, comprando pagine pubblicitarie sui giornali stranieri, è cosa ignobile. Di Pietro è recidivo. Come non ricordare che, nel 1994, proprio durante lo svolgimento del G7 a Napoli notificò, in mondovisione, l’avviso di garanzia al Presidente del Consiglio? Tutti ricordano la vicenda. La notifica fu accompagnata dalla famosa frase del Di Pietro magistrato: “Io quello lo sfascio”. La conclusione fu: “Sputtanamento” universale dell’Italia e assoluzione per Berlusconi dopo 12 anni. Per dare il giusto merito al governo Berlusconi, dell’eccezionale successo che ha riscosso il G8, Di Pietro dovrebbe comprare un’altra pagina nei quotidiani stranieri, per chiedere scusa per il danno provocato all’immagine del nostro Paese. Sul Corriere della Sera ha scritto bene Ostellino: “Uno spirito, quello di Di Pietro, autoritario che mal sopporta, oggi, di fare politica dentro il perimetro costituzionale, e che così facendo getta anche qualche ombra sul suo passato di magistrato”. Prima del meeting dell’Aquila era dovuto intervenire, con saggezza ed amor patrio, il presidente Napolitano per chiedere serietà e riflessione. Giravano le voci di una “scossa” che avrebbe eliminato definitivamente il premier. Molti ne erano certi: il berlusconismo e’ finito e sarebbe stato il vertice internazionale del G8 a certificarlo. Non è andata così, per fortuna. Anche i non berlusconiani dovrebbero essere contenti. Figuratevi che cosa sarebbe successo se fosse andato come tanti “gufi” avevano previsto. Non solo una leadership politica finita nel ridicolo, ma un Paese in ginocchio per il grande “sputtanamento”. L’Aquila dimenticata. Le rovine del capoluogo abruzzese sarebbero persino apparse poca cosa di fronte alle macerie della politica italiana. Era questo che alcuni che non amano l’Italia volevano che accadesse solo per invidia ed odio di Berlusconi. Dopo mesi di campagna “insensata” contro Silvio che ha messo a rischio, soprattutto, il prestigio e la rispettabilità dell’Italia nel mondo, La Repubblica ha dovuto ammettere il grande successo del premier riconosciutogli, per altro, da tutti i 40 leader del mondo che hanno partecipato al G8, iniziando da Obama. Nel suo articolo su La Repubblica Vittorio Zucconi ha scritto: “Questo è il risultato vero che il nostro Paese, il governo Berlusconi e i futuri governi incassano al G8 e che l’Italia può riporre in cassaforte come un capitale”. Anche il Financial Times, il giornale inglese che alla vigilia del meeting dell’Aquila aveva scritto che l’Italia sarebbe stata “cacciata” dal G8, è stato costretto a scrivere: “La scommessa di Silvio Berlusconi di tenere il vertice del G8 sembra aver pagato. Da playboy flagellato dagli scandali a statista: dopo aver presieduto per tre giorni il vertice internazionale mr. Berlusconi ha zittito i suoi critici e ha messo in riga i suoi alleati, almeno per il momento. Per il 72enne premier miliardario, il vertice di tre giorni con 40 capi di governo e organizzazioni è stato un successo per tutto ciò che non è accaduto”. Tutti i detrattori dell’Italia e di Berlusconi hanno collezionato schiaffoni e calci nel sedere. Il primo riconoscimento della forte leadership del governo italiano è giunto da Obama e Gordon Brown, ovvero dai “due giganti della sinistra occidentale”. La sinistra è rimasta completamente spiazzata dal suo mito Obama. Il riconoscimento al lavoro svolto e alla “forte” leadership del governo italiano è stata una decisa sconfessione di chi pretendeva di delegittimare Berlusconi per le “chiacchiere” sulla sua vita privata. Ma la maggioranza degli italiani sono con lui perché dal capo del governo non pretendono la virtù della castità, ma capacità decisionale e realizzativa: un governo del fare. Delle questioni di sesso, vere o fasulle che siano, se ne infischiano. Gli italiani sono stufi di politici parolai, nullafacenti, disonesti, corrotti dediti ad incassare tangenti e al servizio dei loro affari personali e non dei cittadini. Archiviato il G8 il presidente della Repubblica invita le parti politiche ad un ”clima più civile”: favorevoli Pdl e Pd, l’unico a “declinare” è il solito Di Pietro. Torna a ridire che l’Italia è in balia della “dittatura” di Silvio Berlusconi. E questa volta lo fa dalle pagine del Corriere della Sera. Il Pd si trova nel mezzo di un turbolento ciclone per la questione morale sollevata da Ignazio Marino dopo l’arresto dello stupratore seriale che era un coordinatore di un circolo del Pd. Come se non bastasse ecco che irrompe sulla scena il “comicoBeppe Grillo: vuole nientemeno “rifondare il partito per offrire un’alternativa al nulla”. Giura che si tratta di una cosa “serissima” e non di una provocazione. Tutto il “vecchio apparato” cerca di sbarrargli la strada a cominciare da Fassino, Bersani, Bindi, Melandri, Violante e Franceschini. A dargli il benvenuto è invece Mario Adinolfi che fa un appello “ai burocrati del Pd” affinché non ne impediscano la candidatura. Dello stesso avviso Antonio Di Pietro che e’ il vero suo “sponsor” per destabilizzare ancor più il Pd e accogliere gli elettori fuggiaschi. Giudica positiva la candidatura di Grillo il senatore Ignazio Marino: “Seguendo le regole della democrazia, non vedo perché debba essere escluso”. Emma Bonino sbotta: “Io ancora non ho capito bene se le regole di questo Statuto del Pd, che ogni giorno di più risulta più pasticciato, consentono o no la candidatura di Beppe Grillo”. Se Beppe Grillo si candida alla segreteria, i sondaggi dicono che vince le primarie. Da qui al 25 ottobre ed oltre, la sinistra, sarà impegnata nel suo "democratico" dibattito interno. All’improvviso, la scossa che doveva verificarsi contro Berlusconi, ha sommerso sotto le macerie tutta l’opposizione. Un redattore di Repubblica, in conferenza stampa al G8, con stupefacente candore, ha domandato a Berlusconi cosa ne “pensasse del fatto che non vi era stata nessuna compromissione dell’immagine dell’Italia a seguito della campagna di Repubblica dato che erano stati espressi validi riconoscimenti da parte di Capi di Stato e di Governo stranieri”. Ha fatto finta di non capire che senza l’eccezionali capacità di reazione di Berlusconi, Repubblica e la sinistra avrebbero avuto partita vinta. Lapidaria la risposta del Presidente: “Cosa ne penso? Che non avete raggiunto il risultato che volevate. Volevate rovinare l’Italia, ma avete fallito. Auguri!” Concluso il G8 il governo del “fare” ha ripreso a lavorare alacremente con o senza il contributo dell’opposizione. Ma quale opposizione? L’accozzaglia di sinistra è impegnata a districarsi da incomprensibili ed aggrovigliate idee, dalle tradizioni e visioni contrastanti ed incoerenti, e a darsele di santa ragione. Come è possibile costruire in questo modo un partito? Il male del Pd è che non ha un vero leader credibile.