Lorenzo Matteoli
Serve invece perché su queste priorità scattino via, via i veti delle
parrocchie e sette interne, o delle lobby legate all’una o all’altra parte.
Oppure il capriccio degli “ego” di capetti e aspiranti leaderini. Risultato:
blocco operativo, rinvii sine die, rinunce, silenzi conniventi, furbizie
interattive. Né Letta, né Alfano né i loro ministri hanno la forza politica e il
coraggio di affrontare quello che oramai è diventato un luogo comune:
dismissione di beni demaniali, taglio degli sprechi e taglio della spesa
corrente: critico, articolato, strategico, attento alle specificità ma,
chiaramente taglio. Con le sofferenze implicite, con le conseguenti proteste e
resistenze e impopolarità. Ma taglio deve essere, e anche pesante. Si preferisce
aumentare il carico fiscale su un sistema oramai in stato di avanzato coma per
le tasse con una cecità che va oltre l’irresponsabilità suicida: si tratta di
incoscienza politicamente criminale. Sui grandi problemi si insediano comitati
affollatissimi sul cui mandato ci si accapiglia con il risultato di impantanare
pure quelli. Intanto il paese soffoca, le imprese chiudono o se ne vanno, il
debito aumenta nonostante il carico fiscale plumbeo, la preoccupazione di
un’Europa anche lei malata di inconcludenza, aumenta, il sospetto dei mercati
cova, il disgusto della gente aumenta. Sembra che sia più sopportabile la lenta
asfissia di tutto il sistema, che le proteste dei settori colpiti dai tagli.
Tagli che sono il passaggio obbligato per rimettere in modo il sistema e quindi
strategicamente anche di quelli temporaneamente sacrificati.
Lo spettacolo dei rinvii, delle ipocrisie, delle puerili finzioni è
quotidiano e disarmante. Gli esempi sono correntemente trattati su questo sito e
ben documentati: il balletto IMU, IVA, IRAP. Il veto di regime imposto dal PD su
qualunque ipotesi di riforma della giustizia che è invece la riforma nodale
tutelare e attirare investimenti e per far scattare tutto il sistema fuori dalla
palude. La ridicola idea che detassando le nuove assunzioni gli imprenditori
assumano giovani (esenzione di diciotto mesi impegni a tempo indeterminato!)
anche se non hanno ordini e non hanno mercato per i loro prodotti. Un altro
equivoco è la speranza ingenua che le elezioni in Germania comportino un
cambiamento della politica finanziaria dell’Europa e che questo cambiamento
consenta all’Italia di uscire dal guano senza pagare lo scotto e senza fare le
riforme che sono comunque indispensabili per riportare il sistema economico
italiano in condizioni di competitività. In questa situazione il denaro e le
imprese fuggono dall’Italia e la crisi si avvicina sempre più rapidamente al
punto di rottura.
Quando il debito pubblico italiano non sarà più collocabile sui mercati
finanziari: fra un mese, un anno, due anni, o domani, le contraddizioni e le
ipocrisie di questo o del prossimo governo galleggiante saranno allo sconto. I
bisticci delle varie burocrazie e le lotte di poterucolo dei vari caporali del
PD e del PdL andranno finalmente a sbattere contro il muro finale. Quando non ci
saranno i soldi per pagare l’interesse sul debito pubblico, quando non ci
saranno i soldi per pagare stipendi e pensioni, quando non ci saranno i soldi
per comprare l’energia per riscaldare case e far funzionare i servizi essenziali
e vitali…cosa penseranno gli italiani delle dichiarazioni apodittiche e di
principio che adesso vengono sparate da vari “signori e signore della guerra”
sulle riforme, giustizia, lavoro, sanità, scuola? Cosa penseranno gli italiani
degli attuali atteggiamenti sterilmente ideologici e sui “tagli” non
negoziabili, e sulle carriere politiche dei vari pigmei delle segreterie
costruite sull’arroganza dei veti finalizzati all’affermazione delle diverse
presunzioni? Mai più questo, mai più quello, questo impresentabile e quello
inaccettabile, la “giustizia fuori dal perimetro delle riforme” (Finocchiaro),
non creda il PdL che…, non pensi il PD che … etc.
È possibile che partiti, sindacati, fondazioni, istituti finanziari non
abbiano think tanks che lavorano su questi scenari? Ma è poi proprio necessario
un think tank per vedere quello che è sotto gli occhi di tutti? È possibile che
ministri informati e competenti non siano in grado di reagire in modo meno
modesto e subalterno alla emergenza congiunturale? Questa classe politica non
sembra avere imparato nulla dalle tante lezioni: la Grecia, il fallimento del
governo Monti anche lui incompetente verboso galleggiatore che adesso vuole dare
lezioni di efficienza, il successo di Grillo, il successo del partito degli
assenti. Interpretano nel modo sbagliato il primato della politica che discende
innanzitutto dal primato della prassi. Fermi e immobili sui loro inutili decreti
annunciano un “fare” che non sanno nemmeno da che parte comincia. Prigionieri di
antichi schemi e di vecchia cultura impolitica, al guinzaglio di burocrazie
ministeriali onnipotenti e arroganti. A luglio in Italia scatta la sindrome
dell’estate: non si fa più nulla fino a settembre, mentre nel mondo globale
tutto continua a correre e a rotolare.
Quando l’acqua sarà arrivata alla gola le misure drastiche inderogabili
saranno calate pesanti, impietose e senza preavviso: rapina notturna sui conti
correnti, taglio delle pensioni, taglio degli stipendi statali, sospensione dei
debiti della Pubblica Amministrazione. Enrico Letta sarà travolto e Napolitano,
non potendo sciogliere le camere per andare a nuove elezioni con il vecchio
porcellum, darà un nuovo incarico: la gara per la nomina è già cominciata. E il
gioco delle improbabili alternative è aperto. Ma stiano tranquilli tutti i
“primi della classe” dei partiti: il prossimo capo del governo di salute
pubblica potrebbe essere un generale dei Carabinieri. Nei secoli fedele. Ci
aspetta un nuovo autunno caldo. Fra tutti gli annunci l’unico che non viene
dato.
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