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venerdì 2 maggio 2008

Veltroni battuto due volte. Randazzo e Fedi hanno voluto la bicicletta? Ora pedalino e non scompariscano come nella precedente legislatura.

Con la perdita del comune di Roma l’immagine di Walter Veltroni esce letteralmente a pezzi sia come leader del PD che come primo cittadino di Roma. L’esito del voto romano ha inviato un messaggio inequivocabile: gli italiani non sopportano più non solo Prodi, ma anche Veltroni e Rutelli. Questi ultimi sono stati identificati con la “casta romana” sempre meno attenta alle esigenze della popolazione. Gianni Alemanno ha stravinto le elezioni da sindaco. Il centrosinistra e’ stato messo KO con un uno/due. Veltroni ed il PD non hanno più nessuna scusa. A Roma ci sono i cittadini insoddisfatti di come Walter ha amministrato la città. La maggior parte degli italiani ha cacciato Prodi insoddisfatti di come stava governando. Ora Alemanno dovrà far vedere cosa vale, e Fini dovrà rimpiangere di non avere avuto abbastanza coraggio politico per tentare lui la sfida. Come si e’ visto, l’obbiettivo era più che raggiungibile. Se avesse avuto il coraggio di osare, ora sarebbe sicuramente il “delfino” di Berlusconi alla guida del Pdl, perché sarebbe stato investito da un chiaro mandato elettorale. Fini, in più di un’occasione, si è dimostrato un “coniglio”, e in politica il poco coraggio ed i tentennamenti si pagano molto ma molto cari. Ora si “consolerà” facendo il Presidente della Camera. Il PD vorrebbe già “defenestrare” Veltroni sconfitto pesantemente per ben due volte in due settimane. Questo sarebbe un errore madornale per la politica italiana. Anche se le due disfatte elettorali hanno decretato che Veltroni e il PD non hanno “sfondato” nell’elettorato italiano, il PD ha avanti a se cinque anni per “radicarsi” nel territorio. La vittoria di Berlusconi apre uno scenario di almeno cinque (forse dieci anni) di governo del centrodestra. Il PD potrebbe non avere alcun peso e rimanere a fare una sterile opposizione sia perché non ha i numeri, ma soprattutto perché sarà condizionato dalla controproducente ed “obsoleta” aggressività di Di Pietro. Questa contingente situazione non impedirà a Nino Randazzo e a Marco Fedi di poter svolgere un proficuo lavoro a tutela dei nostri interessi. Il far parte del PD, che è all’opposizione, non costituirà nessun alibi per loro, anzi potrà persino essere un vantaggio per l’abbondante tempo che avranno a loro disposizione. Questa volta non dovranno stare “incollati” in Parlamento per “soccorrere” il governo Prodi. Si trovano in una posizione ideale che gli permetterà di appoggiare qualsiasi provvedimento, da qualsiasi parte venga proposto, che sia a vantaggio degli italiani nel mondo. Il principale compito dei 18 parlamentari eletti all’estero, di qualsiasi schieramento, e’ quello di “servire” al meglio l’elettorato che li hanno eletti o riconfermati. Nei 20 mesi del governo precedente, Randazzo e Fedi non hanno potuto combinare molto per i motivi che ormai tutti conoscono. Gli elettori del centrosinistra lo hanno capito e generosamente li hanno votati in massa ancora una volta. Anche i tradizionali elettori del centrodestra hanno compreso e ritenuto validi i motivi da loro addotti per giustificare la loro scarsa attività parlamentare. Inoltre erano consapevoli che non si stava votando per far vincere Berlusconi o Veltroni, ma per scegliere i due migliori e validi candidati che ci avrebbero rappresentato al Parlamento italiano. La riconferma di Randazzo e Fedi non si sarebbe concretizzata se fosse mancato l’appoggio “determinate” diretto ed indiretto degli elettori del centrodestra. Alcuni hanno votato espressamente per loro altri, numerosissimi, hanno preferito astenersi dal voto dopo essersi resi conto che i candidati presentati dal centrodestra, politicamente e professionalmente, erano di molto inferiori a Randazzo e a Fedi. Facendo mancare i consensi ai candidati del centrodestra hanno favorito la loro vittoria. Nino e Marco ci hanno chiesto la bicicletta? Gliela abbiamo data, ora sta a loro dimostrarci che sanno pedalare e che sapranno affrontare e superare qualsiasi salita, anche la più dura. Li prendiamo in parola per quanto hanno scritto nel loro messaggio di ringraziamento del 18 aprile: “La modifica di ruolo nel nuovo Parlamento, il nostro posizionamento nei ranghi dell’opposizione, non inciderà sugli impegni e sulla natura della nostra rappresentanza coscienziosa e dignitosa della comunità italo-australiana i cui legittimi interessi ed aspirazioni troveranno sempre in noi disponibilità, ascolto e servizio”. Intanto diano costantemente il segnale che ci sono, non “scompaiano” nel nulla come fecero nella precedenza legislatura. Abbiano “l’umiltà’” e sentano il “dovere” di rispondere a tutti i messaggi che ricevessero: siano essi pertinenti e non. Si diano subito una struttura. Costituiscano una base ben articolata sul territorio che serva d’aggregazione della comunità italo-australiana, la quale dovrà sentirsi in dovere di collaborare promuovendo e presentando intelligenti proposte. La legge per il voto agli italiani nel mondo e’ da sempre appesa ad un filo, dipenderà esclusivamente dagli attuali eletti di non farla cancellare. Il pensiero espresso da Franca Arena recentemente su questo giornale, è tale e quale a quello che ha sempre sostenuto Silvio Berlusconi. Se ha permesso a Tremaglia di raggiungere il traguardo della sua quasi trentennale battaglia per il voto degli italiani nel mondo, l’ha fatto perché, in una coalizione, non si può sempre bocciare le aspirazioni dei “parteners”. Ora che la legge è in vigore Berlusconi non verrà tentato di cancellarla solo e soltanto se costaterà, dati alla mano, che veramente assolve al compito per cui e’ nata: fondere socialmente, culturalmente e finanziariamente le varie comunità italiane sparse in tutto il mondo con quella residente in Italia. L’obbiettivo della legge è di promuovere e raggiungere uno sviluppo integrato a beneficio degli italiani nel mondo e in Italia. Se gli eletti all’estero non saranno capaci “almeno” d’iniziare a dar vita a questo processo, la legge non avrebbe più alcun senso di esistere. E quando si metterà mano alla riforma del Parlamento, che prevede una riduzione consistente dei parlamentari, i primi a venire cancellati saranno senz’altro i 18 eletti all’estero. Se questo dovesse accadere sappiamo già di chi e’ la colpa.


"Gli spiriti della verità e della libertà sono i pilastri della società"
E-mail: ilpopolodegliitalianinelmondo@hotmail.com

giovedì 1 maggio 2008

Randazzo e Fedi volevano la bicicletta? Gliela abbiamo data. Ora pedalino senza scuse

Con la perdita del comune di Roma l’immagine di Walter Veltroni esce letteralmente a pezzi sia come leader del PD che come primo cittadino di Roma. L’esito del voto romano ha inviato un messaggio inequivocabile: gli italiani non sopportano più non solo Prodi, ma anche Veltroni e Rutelli. Questi ultimi sono stati identificati con la “casta romana” sempre meno attenta alle esigenze della popolazione. Gianni Alemanno ha stravinto le elezioni da sindaco. Il centrosinistra e’ stato messo KO con un uno/due. Veltroni ed il PD non hanno più nessuna scusa. A Roma ci sono i cittadini insoddisfatti di come Walter ha amministrato la città. La maggior parte degli italiani ha cacciato Prodi insoddisfatti di come stava governando. Ora Alemanno dovrà far vedere cosa vale, e Fini dovrà rimpiangere di non avere avuto abbastanza coraggio politico per tentare lui la sfida. Come si e’ visto, l’obbiettivo era più che raggiungibile. Se avesse avuto il coraggio di osare, ora sarebbe sicuramente il “delfino” di Berlusconi alla guida del Pdl, perché sarebbe stato investito da un chiaro mandato elettorale. Fini, in più di un’occasione, si è dimostrato un “coniglio”, e in politica il poco coraggio ed i tentennamenti si pagano molto ma molto cari. Ora si “consolerà” facendo il Presidente della Camera. Il PD vorrebbe già “defenestrare” Veltroni sconfitto pesantemente per ben due volte in due settimane. Questo sarebbe un errore madornale per la politica italiana. Anche se le due disfatte elettorali hanno decretato che Veltroni e il PD non hanno “sfondato” nell’elettorato italiano, il PD ha avanti a se cinque anni per “radicarsi” nel territorio. La vittoria di Berlusconi apre uno scenario di almeno cinque (forse dieci anni) di governo del centrodestra. Il PD potrebbe non avere alcun peso e rimanere a fare una sterile opposizione sia perché non ha i numeri, ma soprattutto perché sarà condizionato dalla controproducente ed “obsoleta” aggressività di Di Pietro. Questa contingente situazione non impedirà a Nino Randazzo e a Marco Fedi di poter svolgere un proficuo lavoro a tutela dei nostri interessi. Il far parte del PD, che è all’opposizione, non costituirà nessun alibi per loro, anzi potrà persino essere un vantaggio per l’abbondante tempo che avranno a loro disposizione. Questa volta non dovranno stare “incollati” in Parlamento per “soccorrere” il governo Prodi. Si trovano in una posizione ideale che gli permetterà di appoggiare qualsiasi provvedimento, da qualsiasi parte venga proposto, che sia a vantaggio degli italiani nel mondo. Il principale compito dei 18 parlamentari eletti all’estero, di qualsiasi schieramento, e’ quello di “servire” al meglio l’elettorato che li hanno eletti o riconfermati. Nei 20 mesi del governo precedente, Randazzo e Fedi non hanno potuto combinare molto per i motivi che ormai tutti conoscono. Gli elettori del centrosinistra lo hanno capito e generosamente li hanno votati in massa ancora una volta. Anche i tradizionali elettori del centrodestra hanno compreso e ritenuto validi i motivi da loro addotti per giustificare la loro scarsa attività parlamentare. Inoltre erano consapevoli che non si stava votando per far vincere Berlusconi o Veltroni, ma per scegliere i due migliori e validi candidati che ci avrebbero rappresentato al Parlamento italiano. La riconferma di Randazzo e Fedi non si sarebbe concretizzata se fosse mancato l’appoggio “determinate” diretto ed indiretto degli elettori del centrodestra. Alcuni hanno votato espressamente per loro altri, numerosissimi, hanno preferito astenersi dal voto dopo essersi resi conto che i candidati presentati dal centrodestra, politicamente e professionalmente, erano di molto inferiori a Randazzo e a Fedi. Facendo mancare i consensi ai candidati del centrodestra hanno favorito la loro vittoria. Nino e Marco ci hanno chiesto la bicicletta? Gliela abbiamo data, ora sta a loro dimostrarci che sanno pedalare e che sapranno affrontare e superare qualsiasi salita, anche la più dura. Li prendiamo in parola per quanto hanno scritto nel loro messaggio di ringraziamento del 18 aprile: “La modifica di ruolo nel nuovo Parlamento, il nostro posizionamento nei ranghi dell’opposizione, non inciderà sugli impegni e sulla natura della nostra rappresentanza coscienziosa e dignitosa della comunità italo-australiana i cui legittimi interessi ed aspirazioni troveranno sempre in noi disponibilità, ascolto e servizio”. Intanto diano costantemente il segnale che ci sono, non “scompaiano” nel nulla come fecero nella precedenza legislatura. Abbiano “l’umiltà’” e sentano il “dovere” di rispondere a tutti i messaggi che ricevessero: siano essi pertinenti e non. Si diano subito una struttura. Costituiscano una base ben articolata sul territorio che serva d’aggregazione della comunità italo-australiana, la quale dovrà sentirsi in dovere di collaborare promuovendo e presentando intelligenti proposte. La legge per il voto agli italiani nel mondo e’ da sempre appesa ad un filo, dipenderà esclusivamente dagli attuali eletti di non farla cancellare. Il pensiero espresso da Franca Arena recentemente su questo giornale, è tale e quale a quello che ha sempre sostenuto Silvio Berlusconi. Se ha permesso a Tremaglia di raggiungere il traguardo della sua quasi trentennale battaglia per il voto degli italiani nel mondo, l’ha fatto perché, in una coalizione, non si può sempre bocciare le aspirazioni dei “parteners”. Ora che la legge è in vigore Berlusconi non verrà tentato di cancellarla solo e soltanto se costaterà, dati alla mano, che veramente assolve al compito per cui e’ nata: fondere socialmente, culturalmente e finanziariamente le varie comunità italiane sparse in tutto il mondo con quella residente in Italia. L’obbiettivo della legge è di promuovere e raggiungere uno sviluppo integrato a beneficio degli italiani nel mondo e in Italia. Se gli eletti all’estero non saranno capaci “almeno” d’iniziare a dar vita a questo processo, la legge non avrebbe più alcun senso di esistere. E quando si metterà mano alla riforma del Parlamento, che prevede una riduzione consistente dei parlamentari, i primi a venire cancellati saranno senz’altro i 18 eletti all’estero. Se questo dovesse accadere sappiamo già di chi e’ la colpa.


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