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martedì 29 luglio 2008

I giovani nel mondo di origine italiana chiariscano che cosa intendono per "italianita'".


Solo attraverso la continuità di scambio di opinioni si può coinvolgere tutti coloro che sinceramente hanno a cuore l’italianità nel mondo. L’italianità deve continuare e deve consolidarsi, evolvendosi, coinvolgendo l’intera comunità degli italiani presenti in tutti i Paesi del mondo. Tutti devono assumersi questa responsabilità e lanciarsi in un’impresa costruttiva in continua crescita e trasformazione. Si tratta d’impegnarsi personalmente in un processo grazie al quale possiamo essere aiutati ed aiutare gli altri a trovare la via migliore. Il cambiamento non si arresta e tanto meno possiamo tornare in dietro. Non possiamo che accettarlo e seguirlo. Benvenuto a Tom Cleary al dibattito in atto sul futuro dei giovani italo-australiani, discendenti dei "Giganti", che saranno i futuri protagonisti della conservazione dell’italianità. Nel dibattito in corso, mai sono state mosse "critiche negative" ai giovani, sono stati soltanto fortemente stimolati ed incoraggiati, questo si, ad essere più incisivi e più concreti. Certamente gli ostacoli che dovranno superare saranno molti, come certe resistenze dei soliti noti che sono recalcitranti a lasciare le cariche (nelle varie associazioni o enti) che occupano da sempre.La parola inglese "ruminations" usata da Tom, riferendosi ai contributi apportati al dibattito da Panichi e Pallotta, è meglio tradurla in: “riflessioni ponderate” ma fa rimanere perplessi che non siano benvenute e giudicate irrilevanti. Potrebbe anche essere, ma intanto hanno stimolato molti giovani ad intervenire. Tom si è espresso con intolleranza nell’invitare i "vecchi" a starsene zitti e a non monopolizzare il dibattito. È il succo di alcune sue frasi. Monopolio? Al dibattito sono intervenuti italiani di tutto il mondo tra cui molti giovani, Tom compreso. Ma poi chi sono i "vecchi"? L’età non è un fatto esclusivamente anagrafico. Chi è ancora animato da molta voglia ed entusiasmo di fare è "giovane". Quanti ventenni, trentenni o quarantenni privi d’iniziativa e d’entusiasmo conosciamo? Anagraficamente sono giovani ma, di fatto, sono molto più matusalemmi dei loro nonni. È giovane soltanto chi vive nel presente per proiettarsi nel futuro giorno dopo giorno. Non è giovane chi rimane legato a teorie filosofiche o a movimenti, ormai appartenenti ad un remotissimo passato, che la storia ha archiviato e fortemente ridimensionato o definitivamente condannato. Tom ha coniato un magnifico slogan che in molti potremmo condividere: "La lingua italiana, i valori storici e culturali sono un grande regalo per essere custodito soltanto in un pezzo di terra in mezzo al Mediterraneo". Verissimo! I discendenti dei “Giganti” devono mettere a disposizione di tutto il mondo lo stupendo regalo ricevuto. I giovani italo-australiani (ma anche quelli in altri Paesi di tutto il mondo) sono dei privilegiati per avere origini italiane e per aver ereditato i valori culturali e storici che hanno influenzato (ed ancora influenzano) tutto il mondo. Dovrebbero iniziare a diffonderli concretamente come, ad esempio, organizzando manifestazioni e feste che potrebbero essere anche fonte di autofinanziamento. Sono chiamati a dare la prova di saper passare dalle intenzioni ai fatti. Sappiano, però, che non dovranno fare affidamento su nessuno, ma soltanto su loro stessi. Seguano l’esempio dei “Giganti” che, nonostante mille handicap, sono riusciti ad affermarsi. Non contino su alcun aiuto di nessun genere, tanto meno finanziario, dal Governo e dai politici italiani. Sia perché la situazione economica/finanziaria italiana è disastrosa, sia perché tutti i governi italiani succedutesi, compreso l’attuale, non hanno mai avuto la “vocazione” di sostenere gli italiani nel mondo. Alla conferenza mondiale, che si terrà a Roma nel prossimo dicembre, i giovani nel mondo di origine italiana chiariscano che cosa intendono per "italianità". Il sottosegretario all’emigrazione Alfredo Mantica vuole saperlo e ha aggiunto: "Vorrei da loro sapere cosa sarà tra 20 anni quando le prime generazioni non ci saranno più e come mantenere il legame con loro. Credo che il rapporto tra l'Italia e i suoi connazionali all'estero sia come un matrimonio. O è per amore o per interesse. Allora cerchiamo di capire quanto amore c'è e quali interessi, legittimi, ci siano. Penso che vi sia la necessità di Rifondare la comunità degli italiani all’estero. Per me gli italiani nel mondo sono una comunità di gente giovane, dinamica, che vive una realtà differente rispetto a quella dell’Italia. Io li vedo e li sento come persone – ha detto ancora Mantica – che sono state capaci di integrarsi perfettamente nei Paesi di residenza. Rappresentano, dunque, un valore importante, una diversità che può dare molto all’Italia, e alla quale l’Italia, può attingere con passione e lungimiranza. Quella che vorremmo costruire é la comunità degli Italofoni perché la lingua diventi elemento forte per una comunità italiana allargata". I giovani di origine italiana partono da una base molto solida costituita dalle numerosissime associazioni, oltre 5000 in tutto il mondo. Il loro compito/dovere è quello d’inserirsi per farne parte e procedere alla loro modernizzazione e rivitalizzazione, per conservare il patrimonio culturale, linguistico e l’italianità. È una grande sfida che i giovani possono vincere seppure hanno delle perplessità. Nella recente riunione dei giovani italo-australiani tenutasi a Melbourne (vedi AISE del 23 giugno h. 16.36) è emblematica l’ultima frase della dichiarazione riassuntiva: "Tuttavia, stanti gli ostacoli strutturali alla loro piena partecipazione nelle rispettive comunità italiane, i giovani credono che non sarà possibile per il futuro mantenere in vita il tipo di strutture oggi esistenti". Cambiate pure tutto quello che volete, se è necessario. Costruite però qualcosa di più efficiente ed attuale. La vostra missione/dovere è di rilanciare l’italianità senza disperdere quello che ha costruito i "Giganti" con tanto amore, sacrifici e rinunce.

Il "NO CAV DAY" una dimostrazione che l'imbecillita' e' infinita.


L’hanno chiamato il "No Cav Day", ma è stato un giorno in più a sostegno di Berlusconi. Più lo demonizzano più aumentano i consensi. Certo che sì, la politica è anche partecipazione di piazza, anche forte. È anche indignazione se motivata. Cosa c’entra insultare il Papa, il Presidente della Repubblica, il PD e contestare il governo Berlusconi (compresa la Ministra Carfagna) con la volgarità a sfondo sessuale solo per ottenere il consenso del pubblico? Turpiloquio, niente a che fare con la vera politica. Con la volgarità delle parole hanno dimostrato la miseria desolante della pochezza del loro pensiero politico. Di Pietro chiama il suo partito Italia dei valori. Quali? La manifestazione di Piazza Navona è stato un clamoroso autogol che ha squalificato i suoi promotori e fiancheggiatori che ora, tra loro, fanno a gara a dissociarsi gli uni dagli altri. Alla fine della manifestazione, viste le offese a Napolitano, Berlusconi, Veltroni, al PD, alla Carfagna, al Papa, le volgarità gratuite e gli insulti triviali dei comici intervenuti, Furio Colombo sale sul palco e si dichiara indignato per quanto accaduto nella serata. Tonino Di Pietro, immediatamente, condivide quanto ha detto Colombo e si “dissocia” dalle affermazioni della sgangherata banda di scalzacani quali Grillo, Travaglio e Guzzanti. Ma se erano così indignati, perché non hanno interrotto quegli interventi? Era nel loro diritto in qualità di organizzatori. Perché, invece, hanno aspettato la fine della manifestazione? "Sono molto avvilito e frastornato per quello che è successo in piazza Navona. Gli organizzatori sono stati degli irresponsabili". Ad esprimersi con tanto rammarico è Nanni Moretti, l’inventore dei "girotondi". Comincia la farsa dell'indignazione generale. Tutti a denunciare gli eccessi, le ingiurie, il linguaggio volgare, le offese. Gli organizzatori, in particolare Di Pietro e Colombo, avevano assicurato che non sarebbe stata una manifestazione contro il PD o contro il Quirinale. E invece si è "sparato" anche contro Veltroni, il PD e Napolitano. Walter prende subito le distanze ed intima a Tonino: "O con noi o con la piazza". All'ultimatum Tonino risponde: "Io non mi dissocio dal senso vero delle parole di Beppe Grillo, dalle parole di Travaglio e della piazza". Ma come, prima si era dissociato! Si rimangia tutto: Tonino si dissocia da Di Pietro che si era dissociato. A quel punto, Furio Colombo, che si era già dissociato, si dissocia da Pardi che non si dissocia. Finirà qui? Poniamo che la rottura col PD crei qualche problemino a Tonino ed all'intera coalizione. Potrebbe così accadere che Di Pietro cambi ancora parere e, di nuovo, si dissoci da Tonino che si era dissociato da Di Pietro. Poi, magari Travaglio si dissocia da Grillo, Grillo si dissocia da Guzzanti, Guzzanti si dissocia da Di Pietro, Di Pietro si dissocia da quelli che si dissociano…..Insomma, la politica della sinistra è tutta una "dissociazione generale". Dopo i vari Eco, Camilleri, Colombo e Moretti, anche il direttore di Repubblica Ezio Mauro cerca di rimediare al disastroso risultato della manifestazione, promossa ed appoggiata dal suo giornale. Ormai la frittata è fatta, ma è stata data un’insperata opportunità a Veltroni di smarcarsi da Di Pietro. Ora che Berlusconi, con l’approvazione del lodo Alfano, non potrà più essere "eliminato" per via giudiziaria, è cominciata un'altra partita. La volontà degli elettori sarà rispettata senza impedire alla magistratura di fare il suo corso. In Francia, sia il ministro Juppé che il presidente Chirac sono stati giudicati dalla magistratura dopo la fine del loro mandato. E così sono ricominciate le grandi manovre nell’area di sinistra. D'Alema dichiara morto il bipartitismo e archivia la "vocazione maggioritaria" del Pd. Lancia un "appello ai riformisti" e il "ReD" (Riformisti e Democratici) è quasi pronto. Rilancia il sistema elettorale tedesco (3% di sbarramento per fare rientrare i partitini della sinistra radicale estromessi dagli elettori) ed organizza un convegno al quale invita molti, anche Bossi e Casini. Vuole costruire con loro uno schieramento "alternativo" a quello di Berlusconi. Sognare si può. Di Pietro continuerà con la sua strategia che, nel medio/lungo periodo, lo porterebbe alla conquista dell’egemonia dell’intera sinistra. Veltroni è l’unico a non avere una strategia da perseguire ed un progetto da realizzare e, al momento, il Pd è dilaniato da numerose correnti che lo stanno devastando e paralizzando: Democristiani: Veltroni e Bettini; democristiani prodiani: Parisi; sinistra d’alemiana: D’Alema, Bersani e Turco; centristi: Bindi; centristi ex popolari: Marini, Fioroni e Castagnetti; Centristi rutelliani: Rutelli e Gentiloni. È iniziata l’agonia del PD e di Veltroni. La sua unica speranza è legata alla manifestazione di ottobre dove conta di portare in piazza un mare di gente per contestare il governo sperando che, quest’ultimo, non abbia mantenuto le promesse. Povero Veltroni, i guai non vengono mai soli, ora deve vedersela anche con "I Mille", l’assemblea degli under quaranta del PD. Si sono riuniti all’insegna dello slogan "La necessità di uccidere il padre". Niente di truculento, soltanto un ragionamento sul ricambio generazionale tanto sbandierato dal PD ma rimasto lettera morta. Nel suo intervento Walter, per una volta tanto, è stato chiarissimo: "voglio farvi una raccomandazione e cioè uccidete pure il padre, il nonno, lo zio o il cugino, ma non diventate come il padre, il nonno, lo zio, il cugino". Come dire: ammazzateci tutti, ma non diventate come noi, non aggrovigliatevi in discussioni che sfiniscono su "manca il progetto", "serve una maggiore democrazia" o "bisogna approfondire l'analisi". Veltroni, insomma, dice "basta" all’uso si parole che sente “dai tempi di Spartaco” e conclude dicendo: "facciamo uno sforzo, dobbiamo ritrovare il gusto di stare dove c'è la vita reale". Si fosse reso conto che sta vivendo nel mondo dei sogni?

I "Giganti" come Atlante che reggeva il mondo sulle sue spalle.

Lo ribadisco, sono dei “Giganti” gli emigranti italiani, specialmente quelli che, tra gli anni 50’ e 70’, furono costretti a lasciare l’Italia per cercare lavoro che gli permettesse di dare un più sicuro avvenire ai loro discendenti. Sono dei “Giganti” perché hanno portato sulle loro spalle il gravoso “fardello” dell’immense difficoltà che hanno dovuto affrontare, come il gigante Atlante nella mitologia reggeva sulle spalle il mondo. Con umiltà, perseveranza ed attaccamento alla Patria d’origine, i “Giganti” hanno costruito l’Australia di oggi (o i Paesi dove ora risiedono), iniettandogli valori ed usanze che ora sono parte integrante della vita quotidiana australiana. Grazie allo stile di vita esemplare, i “Giganti” si sono conquistati la stima, la simpatia e l’apprezzamento di tutti gli “australiani”. Tanto che oggi è diventato di “moda” e vanto essere identificati come italiani. I giovani d’origine italiana di seconda e terza generazione ora sono avvantaggiati da questa situazione positiva e la sfruttino. Giovanna Cardamore, dell’associazione “Generazione G.” (G sta per Giovani) di Wollongog, auspica che i “Giganti” si facciano promotori e sponsor delle associazioni dei giovani italo-australiani. Ha fatto bene Giovanna a ricordare il motto di John F. Kennedy: “Non chiedere cosa può fare il tuo Paese per te, ma cosa tu puoi fare per lui”. I giovani, se veramente vogliono diventare i nuovi protagonisti della comunità italiana, debbono essere più intraprendenti e più disposti a prendere i rischi. In qualsiasi campo della vita, scolastico, lavorativo, sportivo ecc, esiste la “competizione”, ed e’ necessaria. La competizione fa emerge il “merito” e, quindi, chi è il più adatto a ricoprire un certo ruolo. I giovani abbiano più coraggio e si propongano con più decisione alle varie associazioni: “Volere è potere”. Tutto va conquistato. Per autofinanziarsi, non esitino ad organizzare feste e manifestazioni. Portare avanti un’idea o un progetto è possibile. Prima di tutto, pero’, bisogna crederci. Poi è necessario essere sostenuti da una forte volontà e determinazione per affrontare e superare le difficoltà che saranno molte. La maggior parte, dei presidenti delle molteplici associazioni italiane, sembra sia orientata di passare la mano ai giovani ma, apparentemente, nessun giovane si fa avanti. Potrebbe essere anche vero ma, tra le altre varie realtà, c’e’ anche quella che molti “presidenti” non amano lasciare la “carica”. Purtroppo continua il cattivo “vezzo” italiano di pensare che essere “presidenti”, “cavalieri” o “commendatori” possa aumentare il “prestigio” personale. Questi “titoli” ormai sono talmente “inflazionati” che rimanere un “semplice cittadino” e’ molto più distintivo. I giovani si stanno muovendo. La GIA (Giovani Italiani Australia) organizzerà alla Gold Coast dal 5 al 7 settembre un convegno. Sandra Pitronacci, coofondatrice della GIA, invita tutti i giovani italo-australiani a partecipare numerosi (giaenquiries@gmail.com). Si dibatterà d’identità e bicolturalismo, di lavoro, creazione di “industry associations”, scambi culturali e professionali, d’economia e commercio. Da questo “incontro”, ci auguriamo, che i giovani riescano a concretizzare “pochi” progetti ma “realizzabili”, da presentare alla Conferenza mondiale dei giovani che si terrà, tra il 12 e il 15 dicembre, all’Auditorium di Roma. Il sottosegretario Alfredo Mantica, ha previsto la presenza di 4/500 delegati, nell’ordine di uno ogni 2,500 Italiani sotto i 35 anni iscritti all’Aire. Parteciperanno, inoltre, una cinquantina di rappresentanti d’altre categorie. In particolare i ricercatori, nuova generazione di emigranti italiani. E’ importante avere il loro contributo. Ci sarà anche un certo numero d’invitati. Giovani residenti in Italia: studenti, giornalisti, imprenditori, lavoratori, esponenti del mondo dell’arte e dello sport. Sarà, quindi, un’assemblea di giovani italiani e d’origine italiana. Mantica vuole conoscere dai giovani “che cos’e’ l’italianità’”. Cosa accadrà tra 20 anni quando le prime generazioni non ci saranno più e come mantenere il legame con loro. Il sottosegretario, come da sua abitudine, è stato esplicito: “Credo che il rapporto tra l'Italia e i suoi connazionali all'estero sia come un matrimonio. O è per amore o per interesse. Allora cerchiamo di capire quanto amore c'è e quali interessi, legittimi, ci siano”. I giovani italiani dovrebbero subito iniziare ad “interagire”, oltre che con i COMITES e il CGIE, anche con i parlamentari eletti all’estero. Questi ultimi devono interpretare le istanze di tutti gli italiani nel mondo agendo più efficacemente. I rappresentanti esteri sono ormai parte integrante di tutte le Commissioni parlamentari, quindi possono frequentare tutti i settori del Parlamento per portare con forza le loro richieste. Quelle finanziare al ministero delle finanze, quelle sociali al ministro competente e cosi’ via. Non saremo soddisfatti se si fermassero ad una “sterile” protesta o proposta al sottosegretario Mantica. Sono stati eletti perché si diano da fare per trovare le strade più idonee a tutela dei nostri interessi. I 18, uniti, possano lavorare coesi e raggiungere gli obiettivi che ormai tutti conosciamo. La finanziaria ha tagliato 15 milioni d’euro, la metà riguarda i consolati, gli altri sette milioni e mezzo gli Italiani nel Mondo. Un milione e mezzo è stato tolto al Museo delle Migrazioni, un milione alla Conferenza Mondiale dei Giovani, invece di 700 saranno 500, ma il taglio più pesante, cinque milioni di euro, è stato quello all'assistenza. Mantica ha garantito che troverà le risorse per reintegrarlo. Il compito dei parlamentari all’estero è quello di collaborare strettamente con il sottosegretario per raggiungere questo obiettivo. Uniti si vince. Infatti, l’azione congiunta di Mantica con i 18 eletti all’estero, ha portato all’estensione dell’abolizione dell’ICI anche sulle proprietà (non affittate) degli italiani all’estero.

Processo Mills e le intercettazioni telefoniche.

Per cercare di distogliere l’opinione pubblica dagli ottimi primi provvedimenti del governo, è ricominciata la solita commedia con gli stessi vecchi copioni e le vecchie scenografie da 14 anni ad oggi. La magistratura ha rispolverato il processo Mills contro Berlusconi, e ha fatto pubblicare intercettazioni telefoniche “private”. La magistratura vuole usarle come arma finale per sbarazzarsi di Berlusconi. Cosi’ tutto è ricominciato come prima. Quello che accade è ormai evidente a tutti: le solite inchieste ad orologeria. Si ricomincia con l’aggressione giudiziaria contro Silvio Berlusconi, il suo governo e la maggioranza politica liberamente scelta dagli elettori. Gli italiani non ci cascano e la maggioranza andrà avanti con più determinazione. Di Pietro è il cavallo di Troia della magistratura che, da tempo, fa il bello ed il cattivo tempo in politica sin dagli anni ’90. Finalmente, pero’, Berlusconi, legittimato dalla volontà popolare, non vuole più sottostare al ricatto e’ ha deciso di agire con la massima decisione. Chissà perché negli anni scorsi del processo Mills non si è più sentito parlare? Ma davvero pensano che gli italiani sono tanto fessi? Lo scontro, sia sul processo Mills o su uno dei tanti che 789 magistrati in 14 anni hanno messo in piedi contro Berlusconi imputandolo di tutto e di più per poi risultare sempre innocente, serve per far indignare l’opinione pubblica, che per fortuna non crede più a queste “panzanate”. Il processo Mills va avanti da oltre sei anni. Se davvero il giudice Nicoletta Gandus avesse avuto le prove, avrebbe già condannato Berlusconi. Dispiace nel constatare che Marco Fedi, invece d’impiegare il suo tempo per fare i nostri interessi, cioè quelli degli italiani nel mondo, lo sprechi per esprimere giudizi faziosi. A parte la sua strampalata opinione al no alla militarizzazione del territorio (preferisce che le bande degli sbandati continuino ad imperversare?), invita Berlusconi a non fare demagogia e “sproloqui inutili su toghe rosse e dintorni.” E’ Fedi a fare demagogia e per giunta “interessata”. Sa che la Gandus ha già dichiarato di voler condannare Berlusconi a sei anni, in quel caso il presidente del consiglio dovrebbe dimettersi. Ecco cosa “veramente” vuole Fedi e i suoi “compagnucci”: cacciare Berlusconi e ricominciare la “baraonda” di sempre. La magistrata, Fedi ed altri, sanno che in appello ed in cassazione Berlusconi sarebbe assolto: perché il fatto non sussiste. Ma questo avverrebbe fra cinque o sei o sette anni. Analoga storia dell’avviso di garanzia che Berlusconi ricevette nel 1994 a Napoli. Soltanto dopo “dodici anni” Silvio fu “assoltocon formula piena. Ben venga quindi lo scontro con la magistratura che deve essere fermata a continuare a portare lo scompiglio politico e sociale nella vita degli italiani. La sospensione dei processi serve per evitare la prescrizione dei reati in attesa di una riforma della giustizia. Oggi i mafiosi escono impunemente dal carcere per decorrenza dei termini. I reati dei terroristi finiscono in prescrizione. I camorristi non sono perseguiti per le discariche abusive. Questo perché i PM (Pubblici Ministeri) ritengono più utile intercettare le conversazioni telefoniche tra Berlusconi e Sacca’ (reintegrato alla RAI) sulle “attricette” o prendersela con i collaboratori di Bertolaso (Commissario straordinario per i rifiuti a Napoli) se, in piena emergenza, non rispettano alla virgola la burocrazia, mentre il processo contro Bassolino “serenamente” va verso la prescrizione. E’ da anni che i politici (vedi Mastella) sono ricattati da certi magistrati ai quali è stato lasciato nelle loro mani un potere troppo grande che usano senza alcuna responsabilità personale e politica. “Lo Stato siamo noi”. Sono gli elettori che delegano il potere con il voto al Governo ed al Parlamento, non ai giudici. Far funzionare la giustizia, anziché lasciarla allo sbando, è nel potere del governo. Di questo governo che gli elettori democraticamente hanno dato la fiducia. Non esiste al mondo che i giudici possono permettersi di criticare una legge in fase d’approvazione ne’, tanto meno, una volta approvata. Come tutti i cittadini anche il CSM (Consiglio Superiore della Magistratura) può esprimere il suo punto di vista che non può essere “vincolante”. L’ha ribadito con forza anche il Presidente Napolitano. In qualsiasi altro Paese civile e democratico (come l’Australia) certi magistrati sarebbero stati cacciati immediatamente, se si fossero comportati come quelli italiani. Nel frattempo che ti fa il povero Veltroni? Arriva a dire che Berlusconi dovrebbe occuparsi dei salari e non dei suoi processi e delle “attricette”. Roba da non credere! Povero Walter, imbambolato e vuoto d’idee. Gli dispiace che Di Pietro possa dare del “magnaccia” a Berlusconi, mentre lui non può. Sa che Di Pietro, di qui all’europee, aumenterà di molto i suoi voti mentre il Pd ne perderà molti ancora. Nel frattempo, D'Alema sta formando un altro partito, e la Margherita (a livello locale) se ne va per conto suo. Per fortuna che i giornali sostengono ancora il povero Walter, ma sino a quando? Scrivono di tutto, tranne che del suo catastrofico fallimento in tutti i campi. Veltroni ha rinunciato all'ipotesi di un congresso anticipato, per far uscire allo scoperto i suoi avversari. Sa, comunque, che la vera partita si giocherà l'anno prossimo, in occasione delle elezioni europee ed amministrative. E’ dal risultato di queste consultazioni che dipenderà la su sorte. Già l’immaginiamo: avanti un altro! Chi e’ che viene adesso?

Anche Veltroni sara' "defenestrato" come Prodi.

Vuoi mettere Berlusconi con Veltroni? Non esiste! Il povero Walter un anno fa veniva acclamato come il salvatore della patria. Oggi Parisi, suo partner, lo invita a dimettersi paragonandolo a Toto’ nella scenetta di Antonio che si beccava sberle a non finire. Il destino politico di Veltroni è appeso ad un esilissimo filo: già si fanno i nomi di chi lo sostituirà. La crisi del Partito Democratico ormai è all’epilogo. Walter era stato presentato come l’uomo “nuovo” che avrebbe guidato il Pd alla vittoria, chiudendo con il comunismo e con i partiti radicali di sinistra. Contrordine compagni! D’Alema ha “sentenziato” che se non si “riammucchiano”, mai batteranno Berlusconi. Cosi Veltroni vuole riallacciare i contatti con gli “zombi” Bertinotti, Giordano, Pecoraro Scanio, Diliberto anche perché altrimenti Di Pietro romperà l’alleanza con il Pd. Ve lo ricordate quello che diceva durante la campagna elettorale? “Sia che vinciamo sia che perdiamo, le riforme vanno fatte insieme”. Perse l’elezioni dichiarò: “Noi faremo un’opposizione seria e dura, ma non ideologica. Saremo costruttivi e non distruttivi. Loro hanno vinto le elezioni e loro hanno il diritto, ma soprattutto il dovere di governare da soli, senza il nostro apporto”. Ora, vi pare che si sia iniziato a parlare di riforme istituzionali, di regole del gioco, di regolamenti parlamentari, di modifiche alla Costituzione? Per ora tutti i provvedimenti erano di competenza esclusiva del governo. Hanno riguardato misure di cui il Paese aveva urgente bisogno: la sicurezza, il lavoro, la giustizia, l’assistenza ai più bisognosi, l’economia, i rifiuti di Napoli, l’Alitalia. Nessuna riforma istituzionale. Come fa ad interrompersi un dialogo che neppure è cominciato? La verità è che il povero Walter credeva davvero che fare il “premier-ombra” potesse contare qualcosa. Pretendeva che si facesse come diceva lui, altrimenti avrebbe rotto. Non ha capito che non è lui a governare? Se davvero, come ha promesso, non farà opposizione ideologica e contribuirà a cambiare le regole, forse si conquisterà un posto nella storia italiana. Intanto il governo Berlusconi va avanti come un treno d’alta velocità anche senza i voti del Pd, che non sono per niente determinante per governare. Se Veltroni si rifiuterà di discutere per le riforme, vorrà dire che erano tutte chiacchiere ed e’ tale e quale a Di Pietro e agli “zombi” della sinistra radicale drasticamente “estromessi” dagli italiani dal Parlamento. Il governo Berlusconi, piaccia o no, gode di grande popolarità perché sta facendo “cose di sinistra”. Toglie soldi a banche, assicurazioni e petrolieri per darli ai poveri e anziani. Finanzia mutui agevolati per far acquistare la casa a famiglie poco abbienti, studenti fuori sede e immigrati regolari. Berlusconi esprime la realtà del Paese e continuerà a governare. Se Veltroni verrà “licenziato”, prima che inizi il discorso sulle riforme dello Stato, poco male, vuol dire che Berlusconi parlerà con qualcun altro. Walter minaccia di scendere in piazza in autunno con la “scusa” dei provvedimenti ad “personam” che hanno “strappato” la tela. Si tratta di scegliere se l’Italia deve essere governata da chi democraticamente ha vinto l’elezioni o da alcuni magistrati politicizzati che, sin dal 1994, cercano di eliminare Berlusconi. Di Pietro lo voleva “sfasciare”. Ora la magistrata Gandus, che dovrebbe giudicarlo, le è scappato di dire: “A questo str… di Berlusconi gli facciamo un c… così. Gli diamo sei anni e poi lo voglio vedere fare il Presidente del Consiglio”. Il Senato ha approvato la norma con cui vengono congelati per un anno i processi, se riguardano reati minori. Berlusconi annuncia che non intenderà avvalersi della norma. L’opposizione, al momento del voto, è uscita dall’aula e Veltroni ha “rotto” il dialogo con la maggioranza. Peccato che tre mesi fa l’idea, di congelare alcuni processi per dare la priorità ad altri, fosse venuta a lui. Non si tratta d’essere fanatici berlusconiani, ma di guardare la realtà quel'e’. Anche per la nomina del Senatore Alfredo Mantica, a sottosegretario agli esteri con delega agli italiani nel mondo, Berlusconi ha dimostrato di saper vedere avanti di almeno 10 anni. Mantica e’ da anni un collaboratore del ministro degli esteri Franco Frattini. Sa benissimo che la realtà degli italiani nel mondo è in via di profonda trasformazione, per questo il governo Berlusconi vuole dargli un indirizzo più realistico. Non più soldi per costruire altri musei dell’emigrazione italiana (ce ne sono a migliaia che nessuno visita), ma una vera svolta per incentivare e sviluppare “sinergie” tra gli italiani nel mondo e l’Italia. Il sottosegretario l’ha spiegato chiaramente alla trasmissione “Italia Word”. Ha dichiarato: “Esiste una realtà di 5/6mila italiani, non superiori ai 40 anni che operano all'estero con alta professionalità nel mondo della finanza, delle banche, della ricerca e nei settori industriali e commerciali. Vi è la necessità di costruire una rete. Non potendoli riportare in Italia la rete ci permetterebbe di mettere a disposizione del Paese la loro professionalità.” Mantica ha annunciato che, entro il mese di dicembre, darà vita ad una grande assemblea dei giovani italiani nel mondo per discutere con loro come costruire il network. Il sottosegretario è convinto che ormai si e’ chiuso il ciclo del sistema di rappresentanza per gli italiani all’estero. Auspichiamo che, con la riforma del Parlamento, gli italiani nel mondo continuino a votare, ma non più per eleggere i candidati all’estero. Mantica ha aggiunto: “Penso che vi sia la necessità di rifondare questa comunità degli italiani all'estero. Lo voglio fare proprio confrontandomi con i più giovani per capire come dobbiamo costruire questa nuova comunità da qui a quindici anni. La comunità che vorremmo costruire è la comunità degli”italofoni”, che è una comunità allargata a cui possono appartenere, cito ad esempio, il ministro della Sanità nigeriano che ha studiato a Bologna e parla l'Italiano; alcuni capi di stato dei Balcani, diversi figli dei ministri eritrei che studiano nelle scuole italiane. Insieme a loro gli italiani all'estero che ora sono sempre più stranieri di origine italiana”. Sono avvisati i giovani. Alla conferenza di dicembre a Roma non ci saranno traduttori in simultanea. Per comunicare, loro nati in paesi che parlano lingue diverse, dovranno parlare esclusivamente in italiano.

I "Giganti" sono riusciti a far affermare l'italianita'. Cosa faranno i giovani.

Seppure con tutti i loro grandi limiti, i “Giganti” sono riusciti a diffondere e a mantenere viva l’italianità’ nei paesi in cui hanno emigrato. Hanno fondato numerose associazioni, grandi club e persino importanti enti. Organizzato migliaia di feste e manifestazioni per autofinanziarsi. Il tempo è trascorso inesorabile e quello che era attuale 30/40 anni fa ora non lo è più. C’e’ la consapevolezza che occorre un drastico cambiamento, per non far scomparire l’italianità nel mondo. E’ l’ora di passare la mano alle nuove generazioni. Si è, quindi, nell’attesa che i giovani di seconda, terza e passa generazione “irrompano” numerosi sulla scena per portare una ventata di novità, adeguata ai tempi, per rivitalizzare il moribondo associazionismo italiano. “Volere è potere” (where there’s a will, there’s a way). Il segreto per riuscire in ogni impresa è avere grandi motivazioni. Sono sempre state queste che hanno spinto una persona o un gruppo ad ottenere grandi risultati. Se le “motivazioni” sono forti, se si sente dentro la spinta di appagare un profondo desiderio o convincimento, allora non c’e’ ostacolo che tenga: il successo e’ a portata di mano. Roberto Benigni, nel riceve il premio “Oscar”, lo dedicò ai suoi genitori perché “lo aveva fatto nascere povero”. L’assoluto bisogno di uscire dalla povertà è stata la “motivazione” che l’ha spinto a dare il meglio di se. Non l’ha intesa come un handicap, l’ha considerata come fosse un grande macigno che gli sbarrava la strada, ma che ha usato come trampolino per spiccare un gran balzo in avanti. Gli ostacoli, per chi ha motivazioni vere, non sono altro che opportunità per dare il meglio di se stessi, cosi e’ stato per i “Giganti”. Sono emigrati senza soldi, senza conoscere la lingua, gli usi e costumi del paese in cui si recavano e, magari, senza avere un specifico mestiere. Il loro unico “capitale” e’ stata la forte “motivazione” di voler uscire dalla povertà e poter dare un migliore avvenire ai loro figli e discendenti. Viene spontanea una domanda: I giovani italo-australiani hanno le “motivazioni” necessarie che li spingeranno a lottare tenacemente per mantenere l’italianità’ in Australia? Riporto qui sotto quanto e’ scritto nel web dell’associazione dei giovani australiani. “Alla Prima Conferenza degli Italiani nel Mondo, svoltasi a Roma nel dicembre del 2000, i giovani Italiani di tutto il Mondo si sono incontrati per scambiare idee, evidenziare le problematiche di invogliare i giovani della seconda e terza generazione e di raccontarsi le realtà nelle loro varie comunità. Una delle soluzioni nata dalle loro commissioni è stata di stabilire un punto di riferimento (linguistico, culturale, commerciale) in ogni paese dove risiedono i giovani di origine Italiana. Far da tramite per facilitare comunicazioni tra i giovani delle nostre comunità a livello locale, nazionale ed internazionale; Creare opportunità per la promozione ed utilizzo della lingua, cultura, usi e costumi Italiani; Sviluppare una rete giovanile tra studenti, professionali e commercianti, artisti e sportivi ecc.; Provvedere ad informare la comunità Italo-Australiana delle varie attività culturali delle associazioni e dell’Ufficio Consolare; Incentivare collaborazioni internazionali per incoraggiare nuovi flussi economici: turismo, borse di studio, programmi di scambio commerciale ecc.” Dopo otto anni quanto di concreto e’ stato realizzato di quest’ottimo programma? Sembra che si stia ancora nella fase “organizzativa”, questo lo si deduce dal comunicato finale della riunione che i “Giovani Italiani Australia” (GIA) hanno tenuto a Melbourne il 14 e 15 giugno. La settimana precedente, il 7 giugno, Tay Garnero, ha annunciato la costituzione di una nuova associazione: “Generazione Giovani”, appoggiata dall’It.So.Well. di Vollongong. Si propone di: “Promuovere eventi sociali esprimendoci in italiano……Vogliamo invitare i vostri figli e nipoti a partecipare e condividere le passioni ed interessi che abbiamo in comune.” Intanto, perché le varie associazioni non lavorano congiuntamente? E’ naturale che qualsiasi progetto richieda una prima fase di teorizzazione e programmazione, per passare poi alla fase attuativa. A quanto pare si sta troppo prolungando la prima fase. Ai primi di settembre e’ prevista un'ennesima riunione alla Gold Coast, per prepararsi alla Conferenza mondiale dei giovani che si terra’ a Roma nel 2009 (costo: oltre un milione di euro). Non si arriverà da nessuna parte se ci si limita soltanto a programmare senza agire concretamente per raggiungere gli obbiettivi. I “Giganti” non hanno mai ricevuto alcun aiuto, tanto meno finanziario, dai tanti governi italiani. Prima si sono autotassati e, quindi, autofinanziati con l’organizzare feste e manifestazioni. I giovani non s’ill’illudino! Non riceveranno un euro dal governo italiano. Se vorranno realizzare i loro progetti si rimbocchino le maniche e comincino a lavorare sodo per organizzare feste e manifestazioni: solo da quelle potranno ricavare gli utili per finanziarsi. Devono poi essere pronti a metterci del proprio (a fondo perduto) e a sacrificare il tempo di moltissimi weekend, ed anche di lavorare molte ore (sino a tarda notte) durante la settimana, dopo aver svolto il proprio lavoro. Devono essere pronti a subire le critiche, le più assurde ed ingiuste. Anche la migliore manifestazione riuscita sarà criticata. Non mancherà, infine, chi farà del tutto per mettere i bastoni tra le ruote. Per superare tutti questi ostacoli occorre essere fortemente “motivati”, altrimenti sarà impossibile realizzare qualsiasi progetto. I giovani di seconda, terza e passa generazione sono nati e cresciuti in un contesto sociale totalmente diverso da quello dei “Giganti” abituati, sin da ragazzini, a lavorare duramente, a fare molti sacrifici e rinunce di ogni genere. Per molti era una fortuna poter frequentare la scuola elementare piuttosto che lavorare. Era un miracolo poter mettere insieme il pranzo con la cena. Combattere contro tutto e tutti, senza possedere mezzi finanziari, e’ stato per loro la norma. La necessità d’uscire da questi bisogni li ha fortemente “motivati” e temprati per affrontare e superare tutti gli enormi ostacoli che hanno trovato sulla loro strada. I figli e i nipoti dei “Giganti” hanno anche loro forti “motivazioni” per raggiungere gli obbiettivi che si sono prefissati?