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venerdì 21 maggio 2010

Silvio Berlusconi contro una masnada di grassatori che stanno riducendo l'Italia in miseria.

Nel 1959, ventenne, assistetti ad alcune sedute della Camera dei deputati e mi convinsi che l’Italia era governata da una “banda” di politicanti quasi tutti “malavitosi”. Ora non ho piu’ dubbi per quello che e’ accaduto in questi ultimi cinquantun anni, soprattutto, dal 1994 ad oggi. Da “antipolitico” convinto quale sono sempre rimasto, il giorno che Berlusconi scese in campo, mi sono schierato con lui rimanendoci sempre nel bene e nel male. La riconferma che la mia intuizione di giovane ventenne era esatta, e’ nei fatti di questi ultime settimane. Berlusconi sa che i cittadini capiscono quanto le inchieste sono a fini politici, nelle quali lui e’ stato numerose volte coinvolto, da quelle fondate sulle prove inequivocabili come il caso di Claudio Scajola. Non e’ stato ancora accusato formalmente, ma come non ritenere politicamente gravissime le dichiarazioni di un ministro della Repubblica che dice di “non sapere chi ha pagato” 900 mila euro per contribuire all’acquisto della sua casa? No, e’ troppo! Ci ha trattato come se fossimo degli “imbecilli” ai quali raccontare qualsiasi “cavolata” senza alcuna vergogna. Berlusconi, che notoriamente e’ una persona paziente ed un instancabile “mediatore”, si e’ rotto le scatole: basta! Chi viene pescato con le mani nella marmellata, deve lasciare il partito. Silvio deve prendere a calci nel sedere tutti i “mascalzoni” nel Pdl, e ce ne sono tanti. Sedici anni fa entrò in politica con l’obbiettivo di realizzare un “sogno”: un’Italia piu’ efficiente, trasparente, moderna, con libera concorrenza e veramente libera, ma dopo tanti anni il Paese non e’ molto cambiato, colpa dei suoi “alleati” di turno che hanno messo, e continuano a farlo, bastoni tra le ruote per bloccare qualsiasi cambiamento. Berlusconi ha costruito la sua fortuna facendo l’imprenditore, e’ un “self made man” che ama fare i “fatti”. Non ha trascorso la sua vita a “collezionare” poltrone per riscuotere stipendi pubblici. Il suo stipendio da parlamentare e’ da sempre devoluto in beneficenza. Questa differenza, con gli uomini che della politica ne hanno fatto una “professione”, spiega perché il suo “carisma” e’ ancora forte, nonostante le ignobili campagne durissime che gli sono state fatte contro e il “sabotaggio” che sta attuando Fini all’interno del Pdl. Silvio e’ l’unico capitano d’industria che ha avuto il coraggio di scendere in campo in prima persona e non dietro le quinte, come Carlo De Benedetti presidente del gruppo “Repubblica-Espresso”. Il suo conflitto di interessi lo sottopose subito al giudizio degli elettori. La maggioranza degli italiani l’ha votato sapendo che i problemi dell'Italia erano altri e non il suo conflitto d’interessi. Il suo amico d’infanzia, ora presidente di Mediaset Fedele Confalonieri, sul Corriere della Sera ha riassunto bene questo punto: “Il conflitto d'interessi c'è. Se prendi Silvio prendi tutto. Ma l'elettore sa anche che Silvio non ha bisogno di fare soldi con la politica: ne ha già tanti...”. Sedici anni dopo, il consenso personale del premier resta altissimo. Ora si vuol far credere che il governo non abbia piu’ i numeri sufficienti per affrontare il particolare momento storico che l’Europa sta attraversando. L’Euro e’ sotto forte attacco speculativo, il debito pubblico dell’Europa si e’ gonfiato a dismisura. I governi europei hanno compreso la causa e la natura della crisi e sono decisi a intervenire con cospicui piani di forte riduzione della spesa pubblica. Grazie a Berlusconi e Tremonti l’Italia e’ uscita bene dalla crisi, ma deve provvedere a tagliare gli sprechi e le spese improduttive, come dovranno fare tutti gli altri Paesi europei. Il cittadino e’ pronto a fare sacrifici, solo se la classe dirigente da’ per prima il buon esempio. Non vogliono vedere amministratori che prendono case a “sbafo”, che girano in auto blu, i deputati e senatori che “lavorano” poche ore settimanali con stipendi da ”nababbi”. Negli enti locali le cose vanno ancor peggio: le Regioni “sprecano” montagne di soldi pubblici. Il cittadino si chiede: cosa potrà fare Berlusconi? Di fronte a una situazione economica difficile e a riforme non rinviabili, un allargamento della maggioranza e’ cosa buona e giusta? Ma e’ possibile? E con chi? L'Udc ha rotto con la sinistra di Bersani, rimasta prigioniera di Di Pietro, ma Casini resta un “giocoliere” inaffidabile. Nel Pd i “centristi”, Franceschini e Veltroni, sono in “fuga” da Bersani, ma non “disponibili” alle riforme con il governo. Rutelli non conta niente. Come se non bastasse, Berlusconi, per forza di cose, dovrà presto “scaricare” Fini e tutti coloro che hanno tradito il Pdl e quelli che, con il loro comportamento, l’hanno moralmente danneggiato. Come, ad esempio, chi si e’ fatto eleggere all’estero senza averne i requisiti. L’attuale “caotico” scenario politico italiano potrebbe essere favorevole agli “avventurieri” di ogni risma per realizzare il sogno, a cui mai hanno rinunciato, di liberarsi del Premier. I professionisti della politica, i cinici ed irresponsabili “gattopardi”, stanno ipotizzando che il governo verrà travolto dagli scandali e di sostituirlo senza andare al voto. Ogni giorno viene alla luce “putridi intrecci” politico/affaristi che gestiscono il sistema economico della pubblica amministrazione. Vengono scoperti episodi che dimostrano quanto siano radicate e profonde l’immoralità’ e l’impunità di molti amministratori pubblici. Al bene comune si preferisce quello personale. Non e’ piu’ rinviabile una drastica riduzione dei costi della politica e quelli delle varie “caste” che “taglieggiano” l’Italia. Bisogna eliminare inesorabilmente le spese della burocrazia, gli stipendi ai burocrati e quelli dei manager pubblici. Bisogna far “rendere” il patrimonio pubblico. Colpire gli abusi ed i piccoli e grandi furti. Togliere le agevolazioni. Licenziare i fannulloni che rubano lo stipendio. Le doppie e triple pensioni e persino i rimborsi spese “gonfiati”. C’è una giungla di costi inutili e di sprechi esagerati che comprendono il CGIE, COMITES, i Patronati e i 18 eletti all’estero. Il Governo sa che deve avere il coraggio di tagliare senza pietà altrimenti si finirà come la Grecia. “Ho sentito parlare di tagli agli stipendi dei parlamentari nell’ordine del 5%. Mi viene da ridere. Per me è solo un aperitivo” ha detto Tremonti. Bene, siamo sulla strada giusta! Ma i “gattopardi”, annidatisi nella maggioranza, al momento di votare le riforme saranno con Berlusconi? Questo e’ il dilemma! Chi voterà contro i propri privilegi, contro il taglio della metà dei parlamentari che significa la loro eliminazione? Una volta la politica era gestita da persone che si erano distinte nella società per onestà e capacità professionale e svolgevano questa “missione” gratuitamente tanto da meritarsi l’appellativo di “Onorevole”. Giustamente le elezioni democratiche ha aperto a tutti di essere protagonisti della politica. Ma appena si e’ capito che entrare in politica era un’occasione per far soldi, senza aver competenze professionali e senza saper far niente, ci si sono buttati tutti. Pochi s’impegnano al servizio dei cittadini e, senza che gli tremino le mani, incassano ogni mese uno “stratosferico” stipendio che un lavoratore medio impiega piu’ di un anno per incassarlo. Ma non finisce qui. Chi e’ stato parlamentare per due anni sei mesi ed un giorno, riceve una lauta pensione che i normali lavoratori se la sognano, anche in importi minori, dopo 40 anni di dura fatica. La verità e’ che si entra in politica per far soldi e per assicurarsi un vitalizio vita natural durante. E sì perché, se per disgrazia non si venisse rieletti, la “casta” elargisce un “bonus” per il “reinserimento” nella vita civile. Un esempio fra tutti: Clemente Mastella ha riscosso 380.000 euro per non essere stato rieletto parlamentare italiano, nonostante continua a far politica essendo al parlamento europeo. Siamo comprensivi! Ma questi “poveracci” che non hanno mai lavorato e che non sanno fare niente, di che cosa potrebbero vivere una volta non piu’ parlamentari? Ed ecco che la “mafia” politica, oltre al “bonus” di “reinserimento”, ha “inventato” migliaia di enti “inutili” per i cittadini, ma “utilissimi” per riciclare i “trombati”. L'Italia dei valori di Antonio Di Pietro, si e’ fatta promotrice di ben tre referendum (acqua, nucleare, legittimo impedimento). Mi domando come mai non ha pensato a fare un quarto referendum per abrogare i punti piu’ “scandalosi” della legge 1261 del 1965, che all'art. 1 stabilisce l'indennità parlamentare equiparata allo stipendio del presidente di sezione della Corte di Cassazione. Soltanto chiedendo l'abrogazione dell’articolo 2, il quale prevede un’indennità aggiuntiva (la diaria) per il rimborso delle spese di soggiorno a Roma, si risparmierebbero una montagna di soldi. Oltre al cospicuo risparmio si dimostrerebbe ai cittadini che i sacrifici devono farli tutti: “prima di tutti” i politici. L’Italia e’ “saccheggiata” dai privilegi delle molte “caste” tra cui quella politica che ha tradito i cittadini che l’ha eletta. I parlamentari, che dovevano tutelare gli interessi dei loro elettori, hanno legiferato per approvarsi “scandalosi” privilegi. Da qui la resistenza al cambiamento di moltissimi “gattopardi” che, pero’, ogni giorno sentiamo ripetere che vogliono le riforme. Contro questa “masnada” coalizzata di “grassatori” bipartisan, cosa può fare il solo Berlusconi? Deve presentare in Parlamento una “raffica” di riforme e cosi’ scopriremo chi veramente e’ a favore o contrario al cambiamento.