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martedì 20 ottobre 2015

Cinquantamila!!

Di tutto si può accusare Ignazio Marino, tranne di non essere sensibile, di avere, sotto sotto, un'anima così nobile da arrivare talvolta anche fino alla commozione ed alle lacrime. Ha scritto, l'altra domenica, l'ex Primo cittadino della Capitale sul proprio profilo Facebook: "Ho pianto, mi sono scese le lacrime a vedere le migliaia di cittadini romani che in queste ore si stanno mobilitando con ogni mezzo, anche presentandosi qui in Campidoglio di domenica. Vorrei dire loro che li vedo, che li ascolto, che li leggo e che li ringrazio uno ad uno"
In quell'occasione alcuni romani 'pro-Marino' si erano radunati sotto il Comune per esprimere la loro stima al dimissionario Sindaco che, per sua stessa ammissione, è scoppiato in lacrime come un adolescente di fronte alla fine della prima storia d'amore importante della sua vita.
E l'altro giorno ecco ancora il chirurgo emozionato. Sempre dal profilo Facebook: "Grazie a Daniele Dezi e grazie a tutti gli altri firmatari della petizione su Change.org. Vedere quel numero mi ha davvero emozionato"
Il signor Dezi ha evidentemente colto nel segno colpendo, con la sua petizione on line che ha raccolto circa 50mila firme, i sentimenti di Marino. Il quale, però, era talmente inebriato da dimenticarsi che, quando fu malauguratamente eletto sindaco della Capitale, prese oltre 510mila voti al primo turno e oltre 664mila preferenze al ballottaggio con Alemanno. Di "ammiratori" gliene sono rimasti cinquantamila: un "successo", lo stesso ottenuto dai due anni di sua amministrazione.

lunedì 19 ottobre 2015

L'amianto e' veramente pericoloso?

Il vento impetuoso del '68 portò con sé anche rivendicazioni riguardanti la sicurezza nei luoghi di lavoro. La Sapienza, la  più grande università dell'Europa, e forse del mondo, che  aveva vissuto caoticamente la crescita della popolazione studentesca, cominciò ad essere osservata anche per le condizioni di lavoro di docenti e studenti.  L'oggetto di maggior attenzione  fu all'epoca l'Istituto di Chimica: con il  gran numero di Laboratori - per la ricerca e la didattica - aveva senz'altro bisogno di una valutazione dei rischi ai quali erano quotidianamente esposti coloro che lo frequentavano, e di un aggiornamento degli impianti. Così, a partire dai primi anni '70 ebbero inizio lavori in quell'edificio che sarebbero poi diventati interminabili.
Una delle prime osservazioni riguardava le porte di accesso ai laboratori: queste si aprivano verso l'interno; in caso di incendio - un rischio attuale in un laboratorio - e di necessità di fuga dal locale, era opportuno avere porte che si aprissero verso l'esterno. Le porte vennero così tutte adeguate a quella esigenza di sicurezza.  Dopo alcuni anni, una nuova valutazione della sicurezza portò alla conclusione che le porte, aprendosi verso l'esterno, creavano un ostacolo improvviso nel caso di persone che correvano - per una emergenza, ad esempio un incendio - lungo i corridoi. Così, le porte vennero nuovamente "girate". Rimasi colpito da questa doppia "girata" di porte; da allora sono convinto che la sicurezza può essere, almeno in alcuni casi, una opinione. Una commissione di "esperti" giudica sicura una certa sistemazione, e dopo qualche anno un'altra commissione valuta sicura la sistemazione opposta. 
Non so dire se questa tormentata vicenda abbia reso più sicuro il Dipartimento di Chimica; è certo che le porte, messe a così dura prova, sono risultate alla fine semi-distrutte.
Come era giusto, l'impianto elettrico fu oggetto di un completo rifacimento. Senza dubbio, ne aveva urgente bisogno. Vi fu così un nuovo impianto, fatto a regola d'arte: ma per motivi incomprensibili, le prese di corrente erano di un tipo non usuale, e fu necessario sostituire le spine di tutti gli apparecchi in funzione e sostituirle di volta in volta in quelli di nuovo acquisto.
Non mi soffermerò sull'aspetto ora evidenziato, che meriterebbe di essere esaminato in dettaglio: le scelte tecniche di forniture e di acquisti da parte delle amministrazioni pubbliche sono talvolta incomprensibili. Le uniche spiegazioni razionali sono purtroppo quelle maliziose. Ad ogni modo, l'impianto svolse egregiamente la sua funzione per una quindicina di anni o poco più. Dopo, si venne a sapere che era necessario un nuovo rifacimento dell'impianto elettrico. Mi informai sulle motivazioni e mi fu detto che l'impianto "non era più a norma" (la frase fatidica) per l'esistenza di "canalette" (quei tubi a vista attraverso i quali correvano i fili), capaci di dar luogo a vapori tossici in caso di incendio. L'impianto venne smantellato e rifatto da capo, questa volta con le prese di tipo standard. E va aggiunto che il nuovo impianto risultò in qualche settore sottodimensionato e furono necessari alcuni mesi di interventi per eliminare gli inconvenienti. Ogni rifacimento dell'impianto ebbe un costo di alcuni miliardi (all'epoca di lire). 
Sempre nell'edificio della Chimica non poteva mancare la caccia all'amianto. Si tratta effettivamente di un materiale pericoloso, che ha fatto molte vittime: ha la caratteristica di sfaldarsi in microscopiche particelle fibrose, che volano nell'aria e se inspirate provocano un particolare tipo di tumore (mesotelioma) a carico dei polmoni, con esito quasi sempre mortale
L'ignoranza di questa sua tragica proprietà ha fatto sì che l'amianto fosse impiegato in una gran quantità di applicazioni, e molti materiali per l'edilizia contenevano amianto, cominciando dalle tegole. Ma è stato utilizzato anche in molti altri settori, come in parti di automobili (in freni e frizioni), di macchine industriali, o addirittura in  filtri per la preparazione di bevande (birra). Nei laboratori chimici era comune utilizzare guanti o grembiuli fatti con tessuti a base di amianto per manipolare oggetti od attrezzi a temperature elevate.
Decenni di uso dell'amianto, con il quale moltissime persone venivano a contatto quotidianamente, hanno mostrato che un altissimo rischio esiste quando l'amianto, o materiali che lo contengono, vengono manipolati in modo da provocare la formazione di polveri. Ed il rischio è elevato anche per chi non è nelle immediate vicinanze, ma anche per chi è relativamente lontano: la spiegazione  sta nel fatto che le fibre di amianto  "volano" a grande distanza. 
Negli altri casi, cioè la sporadica esposizione all'amianto, con la possibile inspirazione di qualche fibra, non sembra arrecare danni, e questa affermazione è avvalorata dal fatto che la patologia ad esso associabile è un tipo di tumore piuttosto raro. 
L'amianto è stato un nostro compagno di strada per molti decenni; e questa sua costante presenza ha dimostrato che solo in alcune condizioni è realmente pericoloso, altrimenti i morti per mesotelioma sarebbero stati molti milioni. 
Ai nostri giorni, l'amianto viene eliminato ovunque si trovi, che sia o meno un pericolo. Nei condomini i vecchi "cassoni" dell'acqua sono stati considerati fonte di pericolosi inquinamenti, dimenticando che l'amianto è stato per molti anni un componente dei filtri di bevande.
Nei "banconi" chimici, quei grandi banchi di lavoro, anticamente in legno, erano ricoperti da mattonelle,  ed in quelli esistenti nell'edificio dal tempo della sua costruzione sotto le mattonelle vi era uno strato di amianto per isolare il legno dal possibile calore sul piano di lavoro. A questo amianto - intrappolato tra mattonelle e legno - sono stati esposte molte generazioni di studenti. E non risulta che qualcuno si sia ammalato di mesotelioma. Nondimeno, si è aperta la caccia a questi strati di amianto, con relativo smantellamento dei banconi ed intervento di ditte specializzate per lo smaltimento del materiale.
 E' chiaro come in un edificio pubblico non manchino le occasioni per fare lavori, affidare appalti, e far "girare" soldi, utilizzando la sicurezza come ariete per vincere ogni resistenza. 
Gli esempi da me riportati sono solo quelli che mi hanno maggiormente colpito, e dei quali sono vivi i ricordi. Ma l'edificio del quale ci siamo occupati ha avuto moltissimi altri interventi: dalla costruzione delle scale (esterne) di emergenza, all'innalzamento dei corrimano delle scale, ad una ristrutturazione interna  per la creazione di nuovi locali. Interventi che hanno fatto lavorare imprese, grandi e piccole, ed hanno trasformato l'edificio in un cantiere sempre aperto. Viene da dubitare sulla finalità di un edificio pubblico: se serve per ospitare i dipendenti, o per dare lavoro alle imprese.