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venerdì 27 aprile 2018

Non chiamateli eroi. L’elenco delle ausiliarie uccise dai partigiani dopo che si erano arrese

partigianiAmodio Rosa: 23 anni, assassinata nel luglio del 1947, mentre in bicicletta andava da Savona a Vado.
Antonucci Velia: due volte prelevata, due volte rilasciata a Vercelli, poi fucilata.
Audisio Margherita: Fucilata a Nichelino il 26 aprile 1945.
Baldi Irma: Assassinata a Schio il 7 luglio 1945.
Batacchi Marcella e Spitz Jolanda: 17 anni, di Firenze. Assegnate al Distretto militare di Cuneo altre 7 ausiliarie, il 30 aprile 1945, con tutto il Distretto di Cuneo, pochi ufficiali, 20 soldati e 9 ausiliarie, si mettono in movimento per raggiungere il Nord, secondo gli ordini ricevuti. La colonna è però costretta ad arrendersi nel Biellese ai partigiani del comunista Moranino. Interrogate, sette ausiliarie, ascoltando il suggerimento dei propri ufficiali, dichiarano di essere prostitute che hanno lasciato la casa di tolleranza di Cuneo per seguire i soldati. Ma Marcella e Jolanda non accettano e si dichiarano con fierezza ausiliarie della RSI. I partigiani tentano allora di violentarle, ma le due ragazze resistono con le unghie e con i denti. Costrette con la forza più brutale, vengono violentate numerose volte. In fin di vita chiedono un prete. Il prete viene chiamato ma gli è impedito di avvicinare le ragazze. Prima di cadere sotto il plotone di esecuzione, sfigurate dalle botte di quelle belve indegne di chiamarsi partigiani, mormorano: “Mamma” e “Gesù”. Quando furono esumate, presentavano il volto tumefatto e sfigurato, ma il corpo bianco e intatto. Erano state sepolte nella stessa fossa, l’una sopra l’altra. Era il 3 maggio 1945.
Bergonzi Irene: Assassinata a Milano il 29 aprile 1945.
Biamonti Angela: Assassinata il 15 maggio 1945 a Zinola (SV) assieme ai genitori e alla domestica.
Bianchi Annamaria: Assassinata a Pizzo di Cernobbio (CO) il 4 luglio 1945.
Bonatti Silvana: Assassinata a Genova il 29 aprile 1945.
Brazzoli Vincenza: Assassinata a Milano il 28 aprile 1945.
Bressanini Orsola: Madre di una giovane fascista caduta durante la guerra civile, assassinata a Milano il 10 maggio 1945.
Buzzoni Adele, Buzzoni Maria, Mutti Luigia, Nassari Dosolina, Ottarana Rosetta: Facevano parte di un gruppo di otto ausiliarie, (di cui una sconosciuta), catturate all’interno dell’ospedale di Piacenza assieme a sei soldati di sanità. I prigionieri, trasportati a Casalpusterlengo, furono messi contro il muro dell’ospedale per essere fucilati. Adele Buzzoni supplicò che salvassero la sorella Maria, unico sostegno per la madre cieca. Un partigiano afferrò per un braccio la ragazza e la spostò dal gruppo. Ma, partita la scarica, Maria Buzzoni, vedendo cadere la sorella, lanciò un urlo terribile, in seguito al quale venne falciata dal mitra di un partigiano. Si salvarono, grazie all’intervento di un sacerdote, le ausiliarie Anita Romano (che sanguinante si levò come un fantasma dal mucchio di cadaveri) nonché le sorelle Ida e Bianca Poggioli, che le raffiche non erano riuscite ad uccidere.
Carlino Antonietta: Assassinata il 7 maggio 1945 all’ospedale di Cuneo, dove assisteva la sua caposquadra Raffaella Chiodi.
Castaldi Natalina:Assassinata a Cuneo il 9 maggio 1945.
Chandrè Rina, Giraldi Itala, Rocchetti Lucia: Aggregate al secondo RAU (Raggruppamento Allievi Ufficiali) furono catturate il 27 aprile 1945 a Cigliano, sull’autostrada Torino – Milano, dopo un combattimento durato 14 ore. Il reparto si era arreso dopo aver avuto la garanzia del rispetto delle regole sulla prigionia di guerra e dell’onore delle armi. Trasportate con i loro camerati al Santuario di Graglia, furono trucidate il 2 maggio 1945 assieme ad oltre 30 allievi ufficiali con il loro comandante, maggiore Galamini, e le mogli di due di essi. La madre di Itala ne disseppellì i corpi.
Chiettini (si ignora il nome): Una delle tre ausiliarie trucidate nel massacro delle carceri di Schio il 6/7 luglio 1945.
Collaini Bruna, Forlani Barbara: Assassinate a Rosacco (Pavia) il 5 maggio 1945.
Conti – Magnaldi Adelina: Madre di tre bambini, assassinata a Cuneo il 4 maggio 1945.
Crivelli Jolanda: Vedova ventenne di un ufficiale del Battaglione “M” costretta a denudarsi e fucilata a Cesena, sulla piazza principale, dopo essere stata legata ad un albero, ove il cadavere rimase esposto per due giorni e due notti.
De Simone Antonietta: Romana, studentessa del quarto anni di Medicina, fucilata a Vittorio Veneto in data imprecisata dopo il 25 aprile 1945.
Degani Gina: Assassinata a Milano in data imprecisata dopo il 25 aprile 1945.
Ferrari Flavia: 19 anni, assassinata l’ 1 maggio 1945 a Milano.
Fragiacomo Lidia, Giolo Laura: Fucilate a Nichelino (TO) il 30 aprile 1945 assieme ad altre cinque ausiliarie non identificate, dopo una gara di emulazione nel tentativo di salvare la loro comandante.
Gastaldi Natalia: Assassinata a Cuneo il 3 maggio 1945.
Genesi Jole, Rovilda Lidia: Torturate all’hotel San Carlo di Arona (Novara) e assassinate il 4 maggio 1945. In servizio presso la GNR di Novara. Catturate alla Stazione Centrale di Milano, ai primi di maggio, le due ausiliarie si erano rifiutate di rivelare dove si fosse nascosta la loro comandante provinciale.
Greco Eva: Assassinata a Modena assieme a suo padre nel maggio del 1945.
Grill Marilena: 16 anni, assassinata a Torino la notte del 2 maggio 1945.
Landini Lina: Assassinata a Genova l’1 maggio 1945.
Lavise Blandina: Una delle tre ausiliarie trucidate nel massacro delle carceri di Schio il 6/7 luglio 1945.
Locarno Giulia: Assassinata a Porina (Vicenza) il 27 aprile 1945.
Luppi – Romano Lea: Catturata a Trieste dai partigiani comunisti, consegnata ai titini, portata a a Lubiana, morta in carcere dopo lunghe sofferenze il 30 ottobre 1947.
Minardi Luciana: 16 anni di Imola. Assegnata al battaglione “Colleoni” della Divisione “San Marco” attestati sul Senio, come addetta al telefono da campo e al cifrario, riceve l’ordine di indossare vestiti borghesi e di mettersi in salvo, tornando dai genitori. Fermata dagli inglesi, si disfa, non vista, del gagliardetto gettandolo nel Po. La rilasciano dopo un breve interrogatorio. Raggiunge così i genitori, sfollati a Cologna Veneta (VR). A metà maggio, arriva un gruppo di partigiani comunisti. Informati, non si sa da chi, che quella ragazzina era stata una ausiliaria della RSI, la prelevano, la portano sull’argine del torrente Guà e, dopo una serie di violenze sessuali, la massacrano. “Adesso chiama la mamma, porca fascista!” le grida un partigiano mentre la uccide con una raffica.
Monteverde Licia: Assassinata a Torino il 6 maggio 1945.
Morara Marta: Assassinata a Bologna il 25 maggio 1945.
Morichetti Anna Paola: Assassinata a Milano il 27 aprile 1945.
Olivieri Luciana: Assassinata a Cuneo il 9 maggio 1945.
Ramella Maria: Assassinata a Cuneo il 5 maggio 1945.
Ravioli Ernesta: 19 anni, assassinata a Torino in data imprecisata dopo il 25 aprile 1945.
Recalcati Giuseppina, Recalcati Mariuccia, Recalcati Rina:  Madre e figlie assassinate a Milano il 27 aprile 1945.
Rigo Felicita: Assassinata a Riva di Vercelli il 4 maggio 1945.
Sesso Triestina: Gettata viva nella foiba di Tonezza, presso Vicenza.
Silvestri Ida: Assassinata a Torino l’1 maggio 1945, poi gettata nel Po.
Speranzon Armida: Massacrata, assieme a centinaia di fascisti nella Cartiera Burgo di Mignagola dai partigiani di “Falco”. I resti delle vittime furono gettati nel fiume Sile.
Tam Angela Maria: Terziaria francescana, assassinata il 6 maggio 1945 a Buglio in Monte (Sondrio) dopo aver subito violenza carnale.
Tescari -Ladini Letizia: Gettata viva nella foiba di Tonezza, presso Vicenza.
Ugazio Cornelia, Ugazio Mirella: Assassinate a Galliate (Novara) il 28 aprile 1945 assieme al padre.
Tra le vittime del massacro compiuto dai partigiani comunisti nelle carceri di Schio (54 assassinati nella notte tra il 6 ed il 7 luglio 1945) c’erano anche 19 donne, tra cui le 3 ausiliarie (Irma Baldi, Chiettini e Blandina Lavise) richiamate nell’elenco precedente.

In via Giason del Maino, a Milano, tre franche tiratrici furono catturate e uccise il 26 aprile 1945. Sui tre cadaveri fu messo un cartello con la scritta “AUSIGLIARIE”. I corpi furono poi sepolti in una fossa comune a Musocco. Impossibile sapere se si trattasse veramente di tre ausiliarie.

Nell’archivio dell’obitorio di Torino, il giornalista e storico Giorgio Pisanò ha ritrovato i verbali d’autopsia di sei ausiliarie sepolte come “sconosciute”, ma indossanti la divisa del SAF.

Cinque ausiliarie non identificate furono assassinate a Nichelino (TO) il 30 aprile 1945 assieme a Lidia Fragiacomo e Laura Giolo.

Al cimitero di Musocco (Milano) sono sepolte 13 ausiliarie sconosciute nella fossa comune al Campo X.

Un numero imprecisato di ausiliarie della “Decima Mas” in servizio presso i Comandi di Pola, Fiume e Zara, riuscite a fuggire verso Trieste prima della caduta dei rispettivi presidi, furono catturate durante la fuga dai comunisti titini e massacrate.
I PACIFISTI

Macerata, l'orrore dei centri sociali il 25 aprile: fantoccio di Mussolini spaccato a bastonate per i bambini

27 Aprile 2018
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Macerata, l'orrore dei centri sociali il 25 aprile: fantoccio di Mussolini spaccato a bastonate per i bambini
Un fantoccio di Benito Mussolini appeso a testa in giù in piazza Cesare Battisti a Macerata, come un nuovo piazzale Loreto, e preso a bastonate da grandi e piccini in cambio di dolci quando quel cranio si rompe. Dietro la scena raccapricciante c'è l'iniziativa di un alcuni centri sociali di Macerata, che hanno pensato bene di celebrare il giorno della Liberazione, il 25 aprile, rappresentando una delle pagine più vergognose della storia italiana. 
"Un fatto gravissimo - ha detto Andrea Lamona, di Casapound Marche - che travalica i confini della beffa dei vinti e che invita non alla riappacificazione nazionale, ma al proseguo di un clima di odio. Ancora una volta abbiamo testimonianza di come la festa della Liberazione sia una ricorrenza divisiva e di come gli sforzi dei padri costituenti per ricomporre una unità sociale siano stati vani - conclude Lamona - Dopo questa messinscena rivoltante, è ormai chiaro a tutti che la violenza ingiustificata a Macerata è la cifra distintiva di pochi, piccoli uomini che fomentano gli istinti più bassi di un passato storico ormai concluso per giustificare la propria esistenza".
La condanna è arrivata anche dal sindaco maceratese, che in una nota ha chiarito di aver solo concesso l'occupazione del suolo pubblico: "Per un gazebo, un tatami e un tavolo allo scopo di svolgere esibizioni di pratiche sportive. Dalla richiesta non si evince nessuna altra indicazione sui contenuti".

giovedì 26 aprile 2018

LA BUFALA DELLA TRATTATIVA

"Berlusconi vittima della mafia". Chi lo dice a Di Maio?

I grillini usano il verdetto per dipingere Silvio come un boss. Ma la sentenza dice il contrario: il Cav fu minacciato dalla mafia. E non si piegò

"Berlusconi vittima della mafia". Chi lo dice a Di Maio?
Silvio Berlusconi





















Si rassegnino il pm Nino Di Matteo e il leader del Movimento 5 Stelle Luigi Di Maio; si rassegni il primo, che legge la sentenza del processo sulla "trattativa" Stato-mafia come la prova della "correlazione" fra Cosa nostra e Silvio Berlusconi; e si rassegni anche il secondo, che tenta di approfittare della condanna di Marcello Dell’Utri per met- tere all’angolo Matteo Salvini. Si rassegnino, dunque, perché la pronuncia della Corte d’Assise di Palermo stabilisce una cosa ben diversa, e cioè che Berlusconi, nella sua veste di presidente del Consiglio dall’aprile del 1994, è stato vittima delle minacce della mafia. Per chi vuole prendere per buona la sentenza del giudice Alfredo Montalto, dunque, Dell’Utri è «colpevole del reato ascrittogli» limitatamente «alle condotte contestate come commesse nei confronti del governo presieduto da Silvio Berlusconi».
Il reato su cui la procura di Palermo ha puntato, infatti, è il 338 del codice penale, che parla di «violenza o minaccia» a un Corpo politico dello Stato. La tesi dei pm è che dopo l’arresto di Totò Riina, i boss Giovanni Brusca e Leoluca Bagarella, verso la fine del 1993, contattarono l’uomo che negli anni ’70 fu stalliere ad Arcore, Vittorio Mangano, per dirgli di recarsi da Dell’Utri e riferirgli che se non avessero ottenuto qualche beneficio di legge avrebbero ripreso la strategia stragista. Dell’Utri, perciò, si sarebbe recato da Silvio Berlusconi e lo avrebbe minacciato, costringendolo a varare provvedimenti a favore di Cosa nostra.
È questa, dunque, la tesi accolta dalla Corte d’Assise di Palermo. Non a caso, la presidenza del Consiglio, così hanno deciso i giudici, deve essere risarcita con 10 milioni di euro proprio perché Berlusconi risulta essere vitti- ma delle...

mercoledì 25 aprile 2018

Marina Berlusconi: "Mio padre è nella Storia, Di Battista non credo..."

Marina Berlusconi replica ai grillini: "Cosa rispondi a chi ti considera il diavolo? Di Battista non sarà nei libri di storia, mio padre sì"

"I grillini a pulire i cessi? Cosa si risponde a uno che non accetta nemmeno di sedersi al tavolo con te sfregiando la democrazia, a chi ti definisce il male assoluto come Stalin, Hitler o il diavolo? Cosa devi dire?".


A dirlo all'Ansa è Marina Berlusconi che commenta così la situazione politica e i veti che il Movimento 5 Stelle ha posto a suo padre Silvio Berlusconi.
In particolare la presidente di Fininveste e Mediaset se la prende con Alessandro Di Battista, che ha definito il Cavaliere "il male assoluto": "Mio padre si è conquistato un posto nei libri di storia, del signor Di Battista non credo che su questi libri troveremo grandi tracce", ha detto, "Se non fosse drammatico, perché c'é di mezzo il futuro del Paese, sarebbe da prenderla come la ridicola sparata di ragazzi arroganti che non hanno nulla di costruttivo da proporre e quindi devono cercarsi a tutti i costi un nemico. Stiamo parlando di un signore, mio padre, che e' uno dei più grandi imprenditori italiani, ha creato dal nulla un gruppo che dà lavoro a 20mila persone, un gruppo che ha pagato dalla sua nascita 10 miliardi di tasse. Stiamo parlando di un signore che ha innovato nelle imprese e in politica, ha raccolto oltre 200 milioni di voti, ha guidato l'Italia per nove anni realizzando innumerevoli riforme, ha ridato orgoglio a questo Paese trattando da pari a pari con i più grandi leader del mondo. Mio padre alza il telefono e parla con Vladimir Putin o con Angela Merkel, e chi lo offende parla al massimo con un comico o un esperto di computer"
Parlando poi della trattativa Stato- mafia, Marina Berlusconi dice che è "una sentenza davvero priva di fondamento". "Quel verdetto e anche il modo in cui è stato utilizzato per andare contro mio padre con la giustizia non hanno nulla anche vedere", ha aggiunto, "L'Italia non merita di vedere la propria storia riscritta da sentenze come quella. La giustizia dovrebbe guardare ai fatti e basarsi sui fatti. I fatti li conosciamo. In quel processo non è stata presentato uno straccio di prova".
Per quanto riguarda la formazione del governo, invece "ci vorrebbe una sfera di cristallo", ha sottolineato. "Ma auspico che ci possa essere un governo che possa fare le cose di cui ha bisogno questo Paese", ha concluso.

Forbes celebra il Cav: "Un uomo, mille sfide"

La rivista economica Forbes mette Berlusconi in copertina: il Cavaliere simbolo di un'Italia che si mette in gioco con l'imprenditoria

"Un uomo, mille sfide". Silvio Berlusconi è stato scelto da Forbes Italia come icona dei "Billionaires", i miliardari.







La rivista economica ne ripercorre - con una lunga intervista - carriera, traguardi e successi e facendolo diventare il simbolo di un Paese che si mette in gioco all'interno di un numero interamente dedicato alle famiglie italiane dell'imprenditoria.
"Ogni volta i miei nemici si aspettavano il mio fallimento e ogni volta sono stati smentiti", sottolinea nell'intervista il Cavaliere, "Mi considero un imprenditore prestato alla politica". Poi ha ricordato i suoi successi: il lavoro per ridare una casa ai terremotati o la stretta di mano tra Bush e Putin che pose fine alla guerra fredda. Berlusconi si è anche detto rammaricato di non essere "mai riuscito a convincere il 51% degli italiani" a dargli fiducia per "portare a compimento la rivoluzione liberale". "Il guaio è la frammentazione, ma è anche democrazia ed è giusto che sia il popolo sovrano a decidere".
"È evidente che la assoluta centralità, nel nostro Paese e nel mondo, del nostro presidente (e della sua creatura politica Forza Italia) non è stata in alcun modo scalfita col passare degli anni", sottolinea la deputata forzista Marta Fascina", "La rivista traccia il percorso di vita del nostro presidente, evidenziandone le diverse sfaccettature seppur tra loro complementari. Il nostro presidente è stato il baluardo della democrazia e della libertà scongiurando l'avvento dell'armata comunista capitanata da Occhetto e ricostruendo il tessuto sociale, politico e partitico dopo il destabilizzante fenomeno di Tangentopoli".

lunedì 23 aprile 2018

Giovani senza futuro, elite piu' agguerite

  - Dom, 22/04/2018 - 14:29

Quale futuro stiamo preparando? Già oggi le multinazionali che estendono il loro potere su decine di Paesi costringono i governi a piegarsi ai loro interessi.







Esse, disponendo di enormi capitali, acquistano sul mercato le imprese più moderne e che danno maggiori profitti, privando i Paesi meno forti delle loro eccellenze. Nello stesso tempo alcune società multinazionali e i centri commerciali decentrati fanno chiudere i negozi tradizionali, impedendo in questo modo l'estrinsecazione delle straordinarie capacità artigianali e le raffinate creazioni delle piccole imprese. Questa trasformazione sta anche avendo un effetto negativo sui giovani lavoratori, sia maschi sia femmine.
Prendiamo come esempio il caso delle migliaia di giovani che distribuiscono a domicilio i prodotti. Essi non guadagnano abbastanza per pagarsi un alloggio, sposarsi, fare programmi per il futuro. Se uno di loro fa questo lavoro a vent'anni cosa immaginerà di fare a 30, a 40, a 50? Continuerà a correre? La loro condizione è peggiore perfino di quello del minatore che perlomeno aveva una casa, dei figli e immaginava, al peggio, di continuare a fare il minatore finché non andava in pensione. In parallelo, una minoranza di giovani più agiata, più intraprendente, più creativa studia all'estero, trova lavori qualificati e in questo modo fa carriera ed entra nell'ingranaggio dell'élite che dirige la macchina economico finanziaria mondiale. Alcuni di loro hanno addirittura la prospettiva di diventare ricchissimi. Ma la gran massa dei precari, dei poveri, di chi non studia, di coloro che non possono immaginare il loro futuro continua ad aumentare.
Il mondo si sta spaccando in un'élite di persone ricche e ricchissime e di tecnici super qualificati che danno gli ordini e una sterminata moltitudine di disoccupati e di sottoproletari condannati alla povertà, all'incertezza e all'ubbidienza. Non è mai successo nella storia che un'intera generazione venisse cosi schiacciata, asservita, privata del futuro. Oggi sono rassegnati, tranquilli, ma cosa sta maturando nel loro cervello?