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sabato 26 maggio 2018

I giornali tedeschi contro Savona. Salvini: “Al Tesoro amico di Berlino? No grazie”

Focus
Matteo Salvini
L’attacco della stampa tedesca scatena la replica del leader del Carroccio che su Savona non sembra aver cambiato idea
 
E’ un weekend di fuoco per i governo Conte. Il nome di Paolo Savona, che la Lega vorrebbe al ministero dell’Economia, sta creando più di un problema al premier incaricato.
Oggi alcuni giornali tedeschi hanno dedicato ampio spazio all’economista euroscettico che potrebbe finire a dirigere il dicastero di via XX settembre. Commenti che non sono piaciuti al leader della Lega Salvini che si è sfogato su Faceboook: “Giornali e politici tedeschi insultano: italiani mendicanti, fannulloni, evasori fiscali, scrocconi e ingrati. E noi dovremmo scegliere un ministro dell’Economia che vada bene a loro? No, grazie! #primagliitaliani”.

L’attacco della stampa tedesca

“L’Italia vuole un nemico della Germania al governo”, scrive la Frankfurter Allgemeine Zeitung. Mentre Bild paragona Savona a Yanis Varoufakis, “che nel 2015 portò l’eurocrisi ai massimi livelli innervosendo tutta Europa”. Sueddeustche Zeitung scrive che “mai prima d’ora un presidente della Repubblica è stato messo cosi’ sotto pressione come in questi giorni dai due partiti”, che dovranno governare. “Si ostinano sul nome dell’eurocritico radicale Paolo Savona”, spiega il giornale.
Una serie di commenti, dunque, che si aggiungono al già durissimo attacco arrivato ieri dal Der Spiegel contro “gli scrocconi di Roma“. Secondo il settimanale tedesco “il nuovo governo promette agli italiani il paradiso in terra”, ma vuole far pagare il conto ai vicini anche se non è certo un paese povero, scrive il giornalista Jan Fleischauer, ricordando che il contratto stipulato fra Lega e M5S prevede di chiedere alla Bce il condono di 250 miliardi di debiti.

Governo, Conte fa il pontiere ma Mattarella resta gelido su Savona


I tempi per la formazione del nuovo esecutivo si allungano. E si delinea l'ombra dello strappo. Ci sarà ancora molto da trattare sull'asse Quirinale-5Stelle-Lega. Il Carroccio minaccia le barricate

















ROMA. Un'ora di colloquio, a sorpresa, al Q uirinale. Ma il premier incaricato Giuseppe Conte, che si assume il compito del  "pontiere" per conto di Di Maio e in qualche modo anche di Salvini, non supera il test della verità per far partire il governo. Ovvero, non smina il terreno  dai dubbi di Mattarella sul ruolo di Paolo Savona, che 5Stelle e soprattutto Lega vogliono paracadutare al ministero dell'Economia ma che per il capo dello Stato rimane troppo no euro. Il Colle, che già si era scagliato contro i "diktat" delle nomine imposte,  resta freddo sul nome. Leghisti e grillini insistono. Il braccio di ferro non si sblocca. E i tempi per la formazione del nuovo esecutivo si allungano. Si allunga perfino l'ombra di uno strappo sul governo che Conte vorrebbe portare a casa. Il premier incaricato non ha  fornito al capo dello Stato nel corso del colloquio del pomeriggio nessuna scadenza sullo scioglimento della riserva. Ci sarà ancora molto da trattare nei prossimi giorni sull'asse Quirinale-5Stelle-Lega, per evitare che il governo salti prima ancora di essere nato.

Un colloquio "informativo e interlocutorio" questo di oggi, come viene definito dagli ambienti del Quirinale, visto che Conte è salito al Colle non per sciogliere la riserva e tantomeno per presentare la lista dei ministri. È stata, invece, una difficile e improvvisa missione diplomatica in corso d'opera, mentre è aperta cioè la procedura per la formazione della squadra per Palazzo Chigi. Una visita al Quirinale in questa fase di per sé è già inconsueta nei riti che accompagnano la nascita di un nuovo esecutivo. Anche se qualche precedente c'è. Letta nel 2013 e Renzi l'anno successivo andarono a parlare con Napolitano prima di aver presentato la rosa.  Però, stavolta, si cammina sul filo.

rep

 Conte è arrivato al Palazzo a sorpresa, per tentare di convincere il capo dello Stato ad accettare nella squadra di Palazzo Chigi l'economista Savona, esponente del fronte no euro, e sul quale la Lega in particolare si dice pronta alle barricate. Fino al punto di rovesciare il tavolo, e andare alle elezioni. Nello stallo, il presidente incaricato - su input di Di Maio - ha chiesto udienza a Mattarella. Che, non senza qualche perplessità iniziale per la richiesta irrituale, gli è stata accordata.

Il premier in pectore per la casella dell'Economia ha tirato fuori proprio il nome di Savona, spiegano che si sarebbe fatto garante in prima della linea europeista del governo. E snocciolando la lunga biografia dell'economista, dalla Banca d'Italia al governo con Ciampi. Fino alle dimissioni, due giorni fa, dal fondo d'investimenti straniero del quale Savona era a capo. Anche quest'ultima circostanza, tuttavia, avrebbe finito per sollevare dubbi al Colle: dimissioni che danno l'impressione di sentirsi un posto di governo già in tasca, come a non tenere conto che i ministri della Repubblica li nomina il presidente della Repubblica.

domenica 20 maggio 2018

Massimo Cacciari: "Non sono barbari ma rischiamo il default"

19 Maggio 2018
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Massimo Cacciari: "Non sono barbari ma rischiamo il default"
"Sono curioso, ma anche preoccupatissimo, perché l'Italia non può scherzare col fuoco". Massimo Cacciari in una intervista a il Fatto quotidiano si dice molto scettico sul nuovo governo di Matteo Salvini e Luigi Di Maio. "Non voglio entrare nel merito dei singoli provvedimenti (guardo con favore al reddito di cittadinanza, sono contrario alla flat tax), ma in generale mi sembra una presa in giro. Si tratta di provvedimenti realizzabili solo con un mutamento radicale delle politiche economiche e finanziarie dell'Ue. Salvini e Di Maio hanno fatto un programma basato sulla mancia che ti dà il papà". La preoccupazione maggiore per il filosofo è che si pensi a "realizzare progetti fattibili, non scrivere il libro dei sogni. Se perseguissero solo il 10% di ciò che prevede il contratto, finiremmo in default tipo Grecia nel giro di due settimane". L'Europa, continua, "è preoccupata e ne ha motivo. Ma in Italia non stanno arrivando i barbari. E, nel caso, non mi dispiacciono le parole di Salvini: meglio barbari che servi. Un po' di populismo è positivo, anche se per governare è inutile".

 "Il governo Lega-M5s non si farà. Ma se nascesse l'Italia piomberà nel buio"

19 Maggio 2018
Vittorio Feltri


Caro Zulin, ovvio che il contratto non sia tutto da buttare. Contiene varie buone intenzioni, peccato siano irrealizzabili in quanto troppo onerose.
La flat tax è una ottima idea, ridurre le tasse fa bene ai cittadini i quali ne pagano fin troppe, ora. Tuttavia simile provvedimento non si sposa con il reddito di cittadinanza, poiché abbassare gli introiti fiscali e contemporaneamente aumentare le spese significa raddoppiare le uscite. E in un Paese, l’Italia, gravato da un debito mostruoso, ciò significa sballare ancor di più il bilancio dello Stato. Ogni iniziativa in favore del popolo è benvenuta, però i costi che comporta non possono essere sottovalutati. Si tratta di fare il conto della serva.
Se in casa mia spendo mille euro più di quanti ne guadagno, alla fine devo vendere i quadri e i tappeti per tenere in piedi la famiglia. Noi abbiamo già venduto tutto il vendibile e l’unica cosa che siamo obbligati a fare è risparmiare e non certo sperperare altro denaro. Viceversa il patto Di Maio-Salvini prevede il contrario. E cioè maggiori investimenti nel sociale e minori introiti pubblici. Se il programma si attuasse ci troveremmo con un deficit insostenibile e avremmo un carico di problemi difficili da risolvere.
Il libro dei sogni grillini e leghisti costituisce una lettura consolatoria, non vi è dubbio. Ma con quali palanche sia traducibile in pratica nessuno fino adesso ce lo ha detto. Di qui nasce la nostra contrarietà. Non è lecito dibattere di questioni economico-finanziarie con lo stesso stile in uso al bar sport. Serve competenza amministrativa per compiere operazioni tanto complicate, non bastano la buona volontà e il desiderio di donare benessere alla gente. La quale gente non va illusa e in seguito disillusa. Merita rispetto e non sopporta gli imbrogli di coloro che fanno sulle sue spalle giochi di prestigio inesistente.
I nodi prima o poi arrivano al pettine. Questo governo non s’ha da fare e non si farà. Se vedesse la luce noi piomberemmo nel buio.
di Vittorio Feltri